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La Redazione

 

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I SEGRETI DI DE MAGISTRIS

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A cura di God
Il 1 Aprile 2010
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DI BUBBA

La storia più recente di Luigi De Magistris è nota: magistrato alla procura di Catanzaro, ha svolto indagini sul malaffare dei colletti bianchi, politici, magistrati, pubblici ufficiali e imprenditori. Gli tolgono le inchieste, il ministro della Giustizia insorge, il Csm lo punisce, entra in politica col sostegno di Santoro Travaglio Grillo e Di Pietro, e viene eletto con quasi mezzo milione di preferenze.

I giudizi sulla sua carriera di magistrato sono due e contrapposti: bravo e onesto, secondo la stampa a lui vicina; pessimo e incompetente secondo i giornali berlusconiani, in particolare secondo Filippo Facci.

La sua vicenda non è sicuramente risolta, e neppure si può dire che sia del tutto chiara. Le forze in campo sono divise in due schieramenti: il primo sventola sentenze e atti giudiziari favorevoli a De Magistris per sostenere che aveva ragione e che è stato vittima di un complotto; gli altri, viceversa, brandiscono la sentenza del Csm e atti ufficiali del Consiglio giudiziario di Catanzaro per sostenere il contrario.

E’ la verità attraverso le sentenze: e uno non sa a quale sentenza credere.

Ecco perchè forse è prematuro dare un giudizio definitivo su di lui. Tanto più che un capitolo della sua storia è stato completamente rimosso e occultato dai suoi sostenitori: una delle sue inchieste precedenti al terzetto ormai famoso di Why Not, Poseidone e Toghe Lucane.

E’ il “caso Reggio” di cui nessuno parla, una inchiesta che creò una vittima eccellente: l’avvocato Ugo Colonna.Chi è Ugo Colonna?

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(Nella foto: Ugo Colonna nella trasmissione “Blu Notte” di Carlo Lucarelli del 5 ottobre 2008)

Ugo Colonna è un penalista siciliano che ha mosso accuse piuttosto infamanti all’onorevole De Magistris, contenute in una lettera da lui inviata a Beppe Grillo. Sono accuse però che non si possono ignorare – vista la autorevolezza di chi le ha formulate.

Infatti, contrariamente a quanto starete pensando, l’avvocato Colonna non è l’ennesimo servo di Berlusconi che butta fango addosso a chi si oppone al suo padrone di Arcore. No, egli è una persona universalmente stimata per le sue battaglie, sia a destra che a sinistra. Difende (o meglio difendeva) collaboratori di giustizia e ha denunciato più volte molto coraggiosamente la mafia, tanto che l’hanno messo sotto scorta. L’ex presidente Ciampi l’ha definito “l’Ambrosoli del sud”.

Ha fama di persona retta e integerrima.

Tra i suoi tanti estimatori, ho scelto, per voi, uno dei più apprezzati e considerati giornalisti italiani: Marco Travaglio.

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Su “l’Unità” del 30 agosto 2007, a pag. 26, veniva pubblicata una risposta di Travaglio ad una lettera dell’ allora presidente della commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione. Nell’ articolo (“Quegli attacchi all’Antimafia”), Travaglio protestava per la mancata nomina di Colonna a consulente dell’ organo istituzionale, scrivendo che l’avvocato era stato l’ “artefice di meritorie battaglie contro la mafia e la ‘ndrangheta” e che sarebbe stato una scelta “di grande valore” per la commissione.

Forgione motivava la decisione di escluderlo dall’ incarico perchè era sotto processo per calunnia. Al che, Travaglio replicava che Colonna era il bersaglio di alcune “denunce persecutorie” per le sue battaglie antimafia. Nel libro “Mani sporche”, a pag. 735, aggiungeva che gli autori di queste denunce “persecutorie” nei confronti dell’ avvocato erano due “tizi” che tra l’altro erano stati “arrestati per mafia e corruzione“.

Credo che questo possa bastare come referenze: un elogio più difesa da parte del grande Travaglio. Datato 2007.

Ebbene: ci credereste che la persona che vi ho appena descritto venne arrestata, nel 2004, proprio da Luigi De Magistris?

Un avvocato contro la mafia

Ma partiamo dall’inizio.
Nel 1997 Ugo Colonna scopre che alcuni magistrati di Messina (e, forse, anche di Reggio Calabria) favorivano la mafia: pilotavano i processi, manovravano i pentiti e commettevano tutta una serie di illeciti per favorire Cosa Nostra.

Colonna denuncia tutto e tutti alla procura di Catania, e si aprirà così un processo denominato “caso Sparacio”, dal nome del falso “pentito” che quei magistrati gestivano.

Il procuratore antimafia Giovanni Lembo e il gip Marcello Mondello, operanti a Messina, arrestati nel 2000, vengono processati. Nel 2008 sono condannati in primo grado a 5 anni il primo per favoreggiamento alla mafia, e 7 anni il secondo per concorso esterno in associazione mafiosa. Un grande scandalo italiano, e molto poco conosciuto.

(“Black out sul Caso Messina“, di Norma Ferrara, 14.02.2008)

I magistrati di Reggio Calabria si salvano invece da conseguenze penali. In particolare, la posizione del pm Francesco Mollace viene archiviata sùbito perchè non si ha la prova che dietro all’illecito da lui commesso (“fatto isolato”) ci fosse l’intenzione di favorire la mafia (1).

Però, durante l’istruttoria a Catania, successiva alla archiviazione, ulteriori gravi elementi vengono fuori sul conto dei magistrati reggini. Fatti non solo documentali, ma anche e soprattutto dichiarazioni di altri magistrati, e dei collaboratori di giustizia che raccontano di presunti abusi del pm Mollace.

Ad esempio, spiega Colonna, il mafioso “pentito” Giuseppe Chiofalo chiamava pesantemente in causa il dottor Mollace, accusandolo di averlo favorito mentre egli, con false dichiarazioni, screditava i “pentiti” che accusavano Marcello Dell’Utri. (1)

Ebbene, questo e molti altri fatti gravissimi che non trovavano spazio sulla stampa nazionale, Ugo Colonna si premura di divulgarli affidandosi all’unico giornale che voleva pubblicarli: “il Dibattito” del giornalista Francesco Gangemi. Un periodico dai toni un po’ pecorelliani (2), ma in mancanza d’ altro ci si accontenta.

Oltre a riportare le trascrizioni delle udienze del processo, e le interpellanze parlamentari di alcuni politici, il giornale ospitava anche interviste dell’avv. Colonna, che a Catania era testimone dell’ accusa e parte civile (perchè calunniato da alcuni pentiti).

L’arresto

Il 9 novembre 2004, alle 5 del mattino (2), alcuni funzionari della Squadra Mobile di Reggio Calabria vengono a prenderlo, a Torino. In manette, lo portano a Catanzaro dove, per errore (non si sa quanto involontario), gli agenti scrivono che l’imputato (Colonna Ugo) è accusato di mafia, ai sensi dell’art. 416 bis, e pertanto lo separano dagli altri co-imputati e lo mettono nella sezione del carcere occupata dai mafiosi, senza segnalare il fatto che lui è sotto scorta e minacciato dalla mafia. (1)

Durante l’ora d’aria non esce, rimane in cella. Fortunatamente riesce a spiegarsi col direttore della casa circondariale, che risolve il problema.
E questa è solo una delle tante umiliazioni che subisce. Lamenterà anche tutta una serie di irregolarità nelle indagini che lo hanno riguardato. (2)

Dopo nove giorni viene finalmente scarcerato. (1)

Ma perchè è finito in carcere?

Caso Reggio

io vengo arrestato non per [aver detto – ndr] fatti falsi, calunniosi. Io vengo arrestato perchè li ho detti” (1)

(Ugo Colonna, aprile 2005)

Colonna finisce in manette in maniera del tutto inaspettata e inaudita.

Mentre lui si occupa del processo di Catania e ne divulga i fatti, la procura di Reggio Calabria mette sotto indagine sia lui che il giornalista Gangemi, disponendo intercettazioni e altre attività di polizia giudiziaria, espletate dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria. (3)

Raccolgono poi tutte le emergenze in un fascicolo che viene inviato a Catanzaro. E, infine, i magistrati reggini Francesco Mollace e Vincenzo Macrì si recano loro stessi dal pm De Magistris per denunciare Colonna come un malfattore. (1)

E’ così che si apre il “caso Reggio”, l’ inchiesta dimenticata di De Magistris. Nel novembre del 2004 scattano gli arresti: oltre a Ugo Colonna e al giornalista de “il Dibattito”, vengono arrestati avvocati e politici. Una parlamentare, Angela Napoli, rea di aver fatto delle interpellanze al Governo, viene iscritta nel registro degli indagati.

Gli arrestati e gli indagati sono accusati di “violenza o minaccia a corpo giudiziario” e di “associazione mafiosa”.

La sacrosanta cronaca giudiziaria che facevano Colonna e il giornalista Gangemi si trasforma – nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei loro confronti dal gip Antonio Baudi su richiesta del procuratore Mariano Lombardi, dell’aggiunto Mario Spagnuolo e del sostituto Luigi De Magistris – in:

un sistematico quanto virulento, programma di aggressione, di marca mafiosa, sapientemente orchestrato attraverso il periodico ‘Il Dibattito’, allo scopo di delegittimare e destabilizzare l’ordine giudiziario nel Distretto di Reggio Calabria e di rinsaldare e consolidare nel tempo la pressione sociale e profittatoria della ‘Ndrangheta operante nel reggino”. (3)

Insomma, secondo De Magistris e soci, “il Dibattito” era un giornale in mano alla ‘ndrangheta, sfruttato dall’ organizzazione criminale per minacciare, infangare, influenzare, condizionare, disunire e neutralizzare i coraggiosi magistrati antimafia che stavano infliggendo colpi mortali ai malavitosi. Attraverso le campagne stampa del periodico mafioso, la cosca avrebbe tentato di aggiustare i processi che la riguardavano.

Per avere un metro di paragone:

poco tempo fa è uscita la notizia che Mario Mori sarebbe indagato a Palermo proprio per lo stesso tipo di reato contestato a Colonna: “violenza o minaccia a corpo politico o giudiziario”. Un reato grave, con pene da 1 a 7 anni di reclusione.

Il generale, come sapete, è invischiato in storie di presunti ricatti della mafia allo Stato e ai politici, da realizzare attraverso le stragi degli anni ’90, le trattative ecc. Tutto quell’ inferno che più o meno è stato descritto dalla stampa.

Colonna, invece, aveva solo passato a un giornalista i dischetti con le udienze pubbliche di un processo in corso a Catania. E rilasciato alcune interviste.

Tutto qui.
I pm di Catanzaro (De Magistris e Spagnuolo), invece, lo accusano di una aggressione mafiosa contro la procura reggina, dapprima solo come “professionista utilizzato“(1) dal gruppo criminale, fino a promuoverlo poi, dice Colonna, a “regista“(1) dell’operazione.

E meno male che il giudice per le indagini preliminari non era “superficiale“, altrimenti lo avrebbero accusato pure di associazione mafiosa.
Parola del gip Baudi:

se fossi stato più superficiale, le avrei potuto contestare pure la mafia. Proprio come mi avevano richiesto i pm. No, l’ho arrestata solo per quei titoloni a effetto sul Dibattito…” (4)

Le accuse contro Colonna non stanno in piedi. Verrà rilasciato dopo nove giorni, anche grazie alle proteste della società civile: si mobilitano infatti magistrati e politici di destra e di sinistra per chiederne la scarcerazione.

Il tribunale del riesame da’ torto ai pm di Catanzaro (5), ai quali viene spiegato che il fatto che ha commesso Colonna “non è reato”, almeno non il reato di “violenza e minaccia”; al massimo la diffamazione, ma nessuno gli ha contestato quest’ ultimo reato, poichè i fatti da lui divulgati erano veri.

Ma i pm fanno ricorso in Cassazione, e naturalmente lo perdono. Solo allora – siamo nel gennaio del 2006 – si decidono ad archiviare, dopo più di un anno di calvario per Colonna.

Tutte le persone coinvolte nell’inchiesta, incluso il giornalista Gangemi, verranno assolte con formula piena, oppure archiviate. Anche se De Magistris, in aula, sosteneva “l’assoluta fondatezza dell’impianto accusatorio” basato su “elementi di prova incontrovertibili“. (6)

Tutti si chiedono il perchè di questi accadimenti, e la cosa a cui tutti pensano è che si sia trattato di una imboscata giudiziaria. Il coinvolgimento di Colonna nell’inchiesta di De Magistris, totalmente infondato, ha sortito infatti l’effetto di screditare lui e le sue denunce al processo di Catania contro quei magistrati dell’antimafia che saranno dopo anni condannati, oltre che di impedirgli di testimoniare contro di loro.

I giornalisti Pensavalli e Gugliotta di IMGPress.it non temono di affermare che Colonna è stato arrestato con un “pretesto“. (7) Su questa vicenda hanno anche scritto un libro, che Peter Gomez definisce “un’opera da leggere tutta di un fiato quasi fosse un legal thriller“. (8)

Colonna, dal canto suo, si rende conto di essere un incubo per i corrotti, un elemento da “sopprimere“, anche fisicamente. Ma ucciderlo avrebbe significato dare legittimità alle sue denunce: per questo andava ucciso moralmente. (1)

Riguardo al suo arresto, lui parla proprio: di un tentativo, da parte dei magistrati coinvolti a Catania, di “disinnescare” la fonte d’accusa principale (lui stesso)(2); e di giudici che hanno “interferito” con quel processo catanese.

Ma chi sono questi Macrì e Mollace, giudici di Reggio, che lo avevano accusato? Secondo Colonna sono gli amici di Giovanni Lembo, quello che era sotto processo a Catania:

Giovanni Lembo è un magistrato collega di stanza di Vincenzo Macrì, sostituto procuratore antimafia a Reggio Calabria [oggi vice procuratore nazionale antimafia – ndr], ed è stato arrestato e processato per falsi e abusi e per calunnia ai miei danni. Io mi sono costituito parte civile dinanzi al tribunale di Catania che lo ha processato assieme al falso “pentito” Sparacio che lui ha gestito assieme a Vincenzo Macrì e al pm Francesco Mollace. Sono proprio Macrì e Mollace che mi hanno denunciato ai magistrati di Catanzaro De Magistris e Spagnuolo, che mi hanno arrestato. Assieme a me, che difendevo dei imputati innocenti, hanno arrestato i giornalisti di Reggio Calabria e hanno chiuso il giornale, e hanno avvisato di reato un deputato della Casa della Libertà, allora sottosegretario alla Giustizia, e una sua collega [Angela Napoli, oggi amica di De Magistris – ndr], anch’essa deputata della Cdl e membro della commissione antimafia: le accuse sono tutte cadute e la mastodontica inchiesta, costata lagrime e sangue e un mucchio di soldi dello Stato, è stata archiviata…“.(9)

Riassumendo:
I giudici di Messina, Lembo e Mondello, sono processati a Catania per mafia. Al processo, però, i “pentiti” accusano di pesanti responsabilità anche diversi magistrati di Reggio Calabria, tra i quali c’è Francesco Mollace. Enzo Macrì è invece accusato da Colonna di aver favorito il falso “pentito” Sparacio anche dopo che questi era stato scoperto.

Questi due giudici, secondo Ugo Colonna, i quali temevano quel processo che stava scoperchiando anni di collusioni della magistratura, decidono di fare qualcosa per salvarsi, e cioè di far arrestare l’avvocato con un’ accusa infamante, senza che quella accusa venisse verificata dai procuratori di Catanzaro: e Colonna, dopo l’arresto, finisce sulla stampa, indicato come un personaggio vicino alla ‘ndrangheta, o quantomeno alleato con essa. (10) Delegittimato, infangato.

E dietro alle accuse su di lui ci sono proprio Macrì e Mollace, quegli stessi magistrati che lui aveva denunciato sia alla magistratura che alla stampa.

E De Magistris, uno dei pm che lo arrestò, come si colloca in questa storia?

Uguale per tutti. Quasi.

Sono tante le persone che hanno reagito con sdegno all’arresto di Ugo Colonna, che lo hanno difeso, che hanno vissuto con inquitudine le sue vicende, e che lo hanno sostenuto. Ci sono magistrati come Giovanni Battista Scidà e Nicolò Marino, giornalisti come Guido Ruotolo (fratello di Sandro) e quelli di “censurati.it”, politici come Nichi Vendola, e associazioni antimafia. (11)

Ma anzichè mettere insieme tutte le loro testimonianze, o menzionare i loro atti di concreto supporto all ‘avvocato, ho deciso invece di citare il caso di incredibile incoerenza dei magistrati del blog “Uguale per tutti” (toghe.blogspot.com), anche loro solidali con Colonna, ma in un modo tutto particolare.

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Questo noto sito, che è gestito da operatori del diritto di tendenze progressiste, è stato tra i più decisi sotenitori di Luigi De Magistris. Hanno trattato il suo caso con decine di articoli, hanno sbugiardato i suoi detrattori, hanno garantito sulla sua onestà e sulle sue ragioni.

A novembre si è tenuto un convegno promosso da De Magistris (12). Seduto di fianco a lui dietro al bancone c’era il suo “amico” personale Felice Lima, giudice a Catania, uno dei magistrati del blog “Uguale per tutti”. Dopo essere stato presentato con affetto da De Magistris, Lima ha preso la parola, e nel suo discorso ha garantito su De Magistris, prendendosi la responsabilità, davanti ad un folto pubblico, di affermare che la punizione disciplinare del Csm contro l’ex giudice di Catanzaro era ingiusta e del tutto infondata.

Ma questa irriducibile difesa dell’ex magistrato, ora politico, non impedisce loro di apprezzare anche Ugo Colonna.

Il 23 gennaio 2008, sul loro blog, veniva pubblicato un post a difesa di De Magistris, il quale era appena stato definito “cattivo giudice” da un membro del Csm, l’organo giudiziario che a breve doveva decidere se punirlo o no.

I bloggers con la toga, quindi, per spiegare ai denigratori del pm di Catanzaro cosa è realmente un “cattivo giudice” , scelsero di parlare dei magistrati Lembo e Mondello di Messina, quelli denunciati da Colonna e appena condannati per mafia. Quei due erano gli esempi negativi da contrapporre al nobile De Magistris.

E scrivevano:

Nell’articolo di Marco si parla di un altro uomo impegnato in tante difficili battaglie, che per quelle ha pagato e paga “prezzi pesanti”: l’avv. Ugo Colonna.
Le vicende di Marco e dell’avv. Colonna ci sembrano emblematiche del fatto che non possiamo tirarci indietro e non possiamo credere di essere gli unici a pagare, per la giustizia e la verità, prezzo troppo cari.

A sèguito di questa premessa, riportavano un pezzo di Marco Benanti, giornalista, che raccontava il processo dei due magistrati, conclusosi con le condanne.

E’ un articolo che il giornalista ha scritto proprio per il loro blog, ricevendo anche sentiti ringraziamenti.
Ma per quanto mi riguarda, resta inspiegabile come possano i magistrati di quel sito condividere e non dissociarsi da quanto è scritto ad un certo punto nell’articolo di Benanti da loro pubblicato. Il brano in questione riguarda i “prezzi” che Colonna ha pagato per le sue battaglie:

Ha pagato Colonna: nel novembre del 2004 venne arrestato dalla Procura di Catanzaro con un capo d’imputazione inverosimile.
L’ accusa era di avere usato violenza al corpo giudiziario, reato per cui dal 1945 non era mai stato condannato nessuno.
In particolare fu accusato di avere delegittimato con le sue denunzie due giudici, Enzo Macrì e Francesco Mollace.

E come finì?

Scarcerato dopo nove giorni. Si mobilitò l’intero arco istituzionale da Centaro di Forza Italia a Vendola di Rifondazione: lo stesso Carlo Azeglio Ciampi, che già nel 2000 lo aveva definito “l’Ambrosoli del Sud”, si espresse a suo favore.

Alla fine, la Cassazione gli ha dato ragione e i Pm di Catanzaro hanno chiesto finalmente l’archiviazione.

Totalmente estraneo, quindi, Colonna a simili incredibili accuse: questo atto di vile aggressione è stato ricordato anche dalla Pubblica Accusa nel processo di Catania.
Il PM Fanara ha parlato, al riguardo, di un elemento di inquinamento probatorio.

Incredibile, dicevo. In un post che parte difendendo De Magistris, si arriva a parlare di un arresto e di una inchiesta, compiuti da lui medesimo insieme ad un collega, definendoli “atto di vile aggressione”. E gli autori del blog (perchè la colpa non è del giornalista Benanti) omettono di dire che, in questo caso, Procura di Catanzaro = Luigi De Magistris + collega.

Ho mandato un commento alla redazione del sito per richiamarli alla coerenza. Non l’hanno pubblicato con la scusa che era “diffamatorio”, il che mi sorprende perchè, in sostanza, io non facevo altro che dare un volto a quella generica definizione di “Procura di Catanzaro” che avrebbe commesso un “atto di vile aggressione” (parole loro, non mie). Quindi, semmai, sono loro che hanno diffamato De Magistris, non io.

Ma non solo censurano il commento. Quando insisto si rifiutano di rispondermi, e soprattutto di rispondersi. Dopo avermi preso un po’ in giro, il Felice Lima del convegno con De Magistris mi scrive che: “Io, comunque, non sono in competizione, non voglio dimostrare niente a nessuno, non chiedo niente a nessuno, non obbligo nessuno a darmi ragione né a venire qui a perdere il suo tempo.

E chiusa la storia. Nessuna risposta nel merito. “Noi non siamo in competizione. Ho da fare”.

Facile risolvere così i problemi: siamo solidali con Colonna, ma Colonna è stato arrestato da De Magistris? Basta non fare il suo nome e siamo a posto. Tanto chi se ne accorge?

Comunque loro garantiscono su De Magistris. Allora mi fido.

Caro Beppe Grillo…

Nell’Aprile del 2005 Ugo Colonna era andato a vedere uno spettacolo di Beppe Grillo. Nei giorni seguenti, parlando della sua disavventura catanzarese ai microfoni di Radio Radicale, si lasciava andare a questa considerazione: “probabilmente, lo stesso Beppe Grillo, […] se io raccontassi questa vicenda, direbbe: “ma roba da pazzi!” “. (1)

Non poteva immaginare, allora, che nel 2009 Beppe Grillo avrebbe cooptato De Magistris nel suo movimento politico, che lo avrebbe candidato come indipendente nelle liste dell’ Italia dei Valori, e che si sarebbe occupato personalmente della sua campagna elettorale, procacciandogli una valanga di voti e facendolo onorevole a Strasburgo.

Ma forse Grillo non conosceva la sua storia. Così, nel luglio del 2009, a elezioni già terminate, Ugo Colonna scrive una lettera al comico genovese, nella quale spiega perchè, secondo lui, l’ex magistrato e Sonia Alfano (ma a noi, adesso, interessa solo il primo dei due) non siano del tutto meritevoli della fiducia che è stata loro accreditata.

Nel testo si apprende anche che De Magistris avrebbe goduto di “speciali impunità”.

Ecco una parte della missiva:

“[…]- l’on. de Magistris – lungi dall’immagine accreditata di Magistrato scomodo per il potere corrotto – da Pm catanzarese ha interferito in processi che altra autorità giudiziaria (Catania) da anni stava svolgendo, a carico di soggetti e magistrati poi condannati per mafia, indagando chi nell’altra sede aveva denunziato, con ipotesi accusatorie così inconsistenti e velleitarie che in breve hanno condotto a totale archiviazione, proscioglimenti e assoluzioni. Non ha esitato, sempre nello stesso procedimento, a mettere il bavaglio alla stampa che del processo catanese dava notizia, ottenendo anche – fatto per quanto mi consta unico in Italia – il sequestro di un giornale e richiedendo la custodia in carcere per chi dava pubblicità con interviste o facendo pubblicare i verbali delle pubbliche udienze, anche su quel giornale, del processo presso il Tribunale di Catania a carico di notabili, tutti poi condannati. E’ anche facile documentare che su tali poco edificanti vicende l’ex PM ha ricevuto “speciali impunità”. Con quale coerenza e credibilità oggi, da parlamentare, Luigi de Magistris parla di libertà di informazione e di indipendenza della magistratura? Certo, come lei dice, abbiamo un Ministro dell’Interno condannato per lesioni ad un agente della Polizia di Stato, ma non potrà non convenire che, coerentemente, affidare l’interlocuzione sui temi della libertà di stampa o sull’indipendenza della magistratura al dottor de Magistris è come affidare l’ospedale Bambin Gesù di Roma o il Gaslini di Genova ad Erode! Anche altri soggetti, che operano nel settore della giustizia o gente comune, certamente sono a conoscenza di queste condotte, poco compatibili con l’immagine di “volti nuovi e puliti” che è stata attribuita mediaticamente all’on. Alfano ed all’on. de Magistris. Costoro che sanno, tuttavia, scelgono di stare in silenzio forse perché pensano che sia inutile o peggio rischioso esporsi, criticando chi è supportato da così ampio e incondizionato consenso, unificato sotto il vessillo della lotta alla mafia. Io, all’opposto, ritengo che non sia giusto tacere e sia doveroso denunziare, anche se poco o forse nulla cambierà. Le chiedo di pubblicare la presente lettera e se ritiene posso fornire per la pubblicazione nel suo blog, onde sottoporli al giudizio dei suoi lettori, dati più precisi sulla scorta dei quali comprendere analiticamente le mie precedenti affermazioni, estremamente sintetiche. Sono certo che il suo blog non si sottrarrà dalla diffusione di dati e notizie che riguardano la correttezza e la lealtà dei parlamentari eletti, in modo da accrescere l’informazione dei suoi lettori. Solo in esito alla conoscenza di dati oggettivi, evitando proclami, slogan o offese personali, ognuno potrà formarsi una corretta opinione. In attesa le invio cordiali saluti.

UGO COLONNA

Messina, 22 luglio 2009″

Beppe Grillo si sottrae. Non esattamente la reazione che si era immaginato Colonna.

La lettera non solo non viene pubblicata, ma nemmeno riceve una risposta in privato. Silenzio assoluto.

Un quantomeno discutibile concetto di democrazia, trasparenza e libero confronto quello del capo-popolo genovese.

CONCLUSIONI

De Magistris ha una rete di persone e gruppi che lo sostengono in politica, i quali hanno efficacemente silenziato le accuse di Colonna, e si rifiutano per qualche motivo di considerarle, benchè – vi ho dimostrato – il Colonna sia una persona piuttosto autorevole.

Questa rete di persone ha venduto alla gente un prodotto esaltandone i pregi, e nascondendone i difetti. Ma vi pare giusto? Come ci si può fidare di loro se fanno questo? Almeno dire che non si è d’accordo con Colonna… invece zitti.

Ma dunque, vediamo quali sarebbero questi difetti, sperando di farmi interprete fedele del pensiero di Ugo Colonna, ma, in caso non vi riuscissi, sappiate che i difetti del prodotto che elencherò sono quelli che io ho ritenuto tali:

Primo punto:

De Magistris ha arrestato una persona innocente con delle accuse inconsistenti, e, consentitemi, farneticanti, stando a quanto dice Colonna. E già questo contrasta con l’immagine di magistrato bravo e professionalmente competente che ebbi una volta di lui. Il primo fatto grave è che non si accorge della infondatezza delle sue accuse, arrecando grave danno all’accusato.

Dopo la bocciatura del riesame, insiste ancora, facendo ricorso in Cassazione, anche se non ci sono i presupposti. Solo dopo la bocciatura anche in quest’ultima sede si decide ad archiviare.

Secondo punto:

secondo Colonna, le accuse formulate contro di lui dai magistrati reggini celavano il disegno di delegittimarlo onde “disinnescare” il processo catanese (tra l’altro, per il breve periodo della custodia cautelare, Colonna non ha potuto testimoniare in tribunale contro i corrotti).

Se fosse vero, fin qui la colpa sarebbe tutta di Mollace e di Macrì che lo hanno denunciato.

Ma il loro presunto piano non sarebbe andato in porto se i pm di Catanzaro non avessero posto in essere gli arresti, sicuramente evitabili nel caso di Colonna.

Dunque, a proprosito della sua “indipendenza” – messa in dubbio dall’avvocato nella lettera a Grillo: perchè De Magistris asseconda i piani dei magistrati di Reggio Calabria? Ne era ignaro, o era in combutta con loro? Era manovrato consapevole o inconsapevole? O non era manovrato ed è stata una sua iniziativa condivisa coi colleghi? Insomma, è stato depistato o ha agito d’intesa? O semplicemente si è accodato supinamente alle decisioni dei suoi due colleghi?

Ma anche se Colonna concedeva che l’ avesse fatto in buonafede, pur dimostrando negligenza (1), il dubbio, francamente, potrebbe rimanere.

Infatti, credo che un magistrato indipendente avrebbe rimediato al suo errore.

Invece di insistere in Cassazione, avrebbe disposto l’archiviazione. E avrebbe fatto subito chiarezza sul caso, invece che lasciare tutto in “un alveo di fumo nero” per mesi (1), per usare una espressione di Ugo Colonna.
Ricordo che la sua iniziativa giudiziaria è descritta sul blog “Uguale per tutti” come un “atto di vile aggressione”.
Non è chiaro poi, dalla lettera di Colonna, se De Magistris abbia “interferito” in altro modo col processo a Catania.

Terzo punto:

L’ex pm, nel 2004, fa sequestrare un giornale che sarà dissequestrato solo nel 2009, dopo la sentenza di assoluzione “perchè il fatto non sussiste” (13).

Un caso senza precedenti in Italia, dice Colonna.

Un giornalista viene incarcerato.
E la libertà di informazione tanto decantata?

Quarto punto:

Dopo il suo arresto, Colonna, durante i colloqui coi pm, espone a De Magistris e colleghi tutte “le numerose condotte non lecite commesse anche dai magistrati MOLLACE e MACRI’ i quali, a mio giudizio, avevano contribuito al mantenimento in vita della potente organizzazione mafiosa messinese attraverso l’adozione di provvedimenti di natura giudiziaria. Gli [al gip – ndr]avevo indicato i procedimenti aggiustati presso la DDA di Reggio Calabria dal dr. MOLLACE, nonché gli atti attraverso cui il dr. MACRI’ favoriva il falso pentito Sparacio.” (14)

Tra l’altro, Vincenzo Macrì aveva dichiarato ai pm di Catanzaro di non essersi mai occupato del falso “pentito” Sparacio: ma fu sbugiardato dai documenti esibiti da Colonna. (1) Anche “Dibattito news” (sempre del giornalista Gangemi) ha pubblicato alcuni verbali:

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(Pubblicati su “Dibattito news” del gennaio 2009, a pag. 12)

Dunque, De Magistris aveva tutta una serie di elementi a favore di Colonna e a discapito dei giudici reggini.

A questo punto, credo di interpretare correttamente il pensiero di Colonna quando ritiene che De Magistris non sia stato un “magistrato scomodo per il potere corrotto”: se l’avvocato avesse ragione ad individuare il “potere corrotto” nella parte di magistratura da lui denunciata, perchè De Magistris, messo a conoscenza di tutte queste cose, non ha fatto nulla contro quei magistrati ? .

E, come lui, anche il Csm e la commissione antimafia non hanno agìto, come se quei magistrati denunciati da Colonna avessero una “immunità” speciale.

Tutto quello che Colonna espose a De Magistris è stato come “acqua sul marmo. Dopo quegli interrogatori, la tanta documentazione depositata e memorie i signori magistrati hanno proceduto alla richiesta di archiviazione nei miei confronti e di altri coindagati, oggi la sentenza di assoluzione per gli altri. I dottori Enzo MACRI’ e Franco [sic] MOLLACE continuano a fare i magistrati, il dottor De Magistris è divenuto parlamentare e il dottor Spagnuolo ora è Procuratore Capo. In questa situazione solo l’opinione pubblica più avvertita riesce a comprendere.” (14)

Quinto punto:
Colonna dice che De Magistris ha goduto di “speciali impunità” per quello che ha fatto. Purtroppo non ha specificato quali e da parte di chi. Ma è una affermazione piuttosto pesante, che aggrava la reputazione di De Magistris. E che rende ancora meno credibile la sua immagine pubblica di magistrato “indipendente”.

De Magistris ha avuto la possibilità di replicare alla lettera di Ugo Colonna, ma non mi risulta che ciò sia mai avvenuto. Più volte gli è stato chiesto di commentare, ma nulla. Io però sono curioso di conoscere la sua versione dei fatti, seguita magari da precisazioni e approfondimenti da parte di Colonna. Penso che Colonna dimostri notevole coraggio ad esporsi così pubblicamente, e che De Magistris ne dimostri poco trincerandosi nel suo silenzio, e in quello dei suoi “amici”: come quei magistrati sul cui blog si legge che le accuse a Colonna e l’arresto furono un “atto di vile aggressione”, senza specificare chi fosse l’autore di quell’atto. Lo dico perchè quel mezzo milione di persone che ha scritto il suo nome nella scheda elettorale forse non sapeva nulla di questa storia, e invece era suo diritto sapere. Almeno dopo, ma neanche allora.

APPENDICE: documenti a confronto

Adesso che conoscete meglio l’oggetto della denuncia di Colonna, vi chiedo di rivalutare, secondo lo vostra sensibilità soggettiva, i seguenti fatti:

1) Bruno Arcuri, magistrato di Catanzaro, nella relazione del giugno 2008 per il Consiglio giudiziario della sua corte d’Appello, espresse parere negativo per l’avanzamento di carriera di De Magistris.

La procura di Salerno, sostenuta da Travaglio e company, lo accusò di averlo fatto per delegittimare l’ex pm. (15)

Ora vi chiedo di leggere alcuni passi di quella relazione, riportati da Filippo Facci su “il Giornale“, e di decidere voi stessi se quelle parole, riferite al periodo 2002-2008, siano fango o se invece trovino una sorta di conferma nella storia di Colonna:

«Prendendo possesso del mio ufficio di Procuratore generale, iniziavo la mia esperienza in Calabria con vivo interesse per il dr. De Magistris dopo aver letto di lui sulla stampa e averlo visto in televisione. Fui subito colpito dalle notizie che andavo apprendendo presso i colleghi tutti: i procedimenti da lui istruiti, di grande impatto sociale perché istruiti contro i cosiddetti colletti bianchi, erano quasi tutti abortiti con provvedimenti di archiviazione, con sentenze di non doversi procedere e con sentenze ampiamente assolutorie.
Voci che mi stupirono perché in contrasto con la rappresentazione che ne davano i media»

«una serie numerosissima di insuccessi

«anomalia dei provvedimenti adottati »

«procedimenti infausti »

«omessa indicazione dei reati e delle fonti di prova»

«perseverava nell’adozione di provvedimenti immotivati malgrado i continui insuccessi».

«Di fronte a una tale patologia, forse unica nel panorama delle iniziative di un pm, a meno di configurare una magistratura disattenta se non collusa con centri di potere criminale (come ha configurato De Magistris con esternazioni mediatiche) non si sfugge a un’alternativa secca: o le persone indagate sono tutte esenti da responsabilità penali, o i giudici di Catanzaro sono tutti non professionalmente idonei se non corrotti».

«Il dato certo è che il dr. De Magistris è del tutto inadeguato, sul piano professionale e sul piano dell’equilibrio e sul piano dei diritti delle persone solo sospettate di reato, a svolgere quantomeno le funzioni di pm».

«Le tesi accusatorie sono cadute spesso per errori evitabili edevidenziati dall’organo giudicante »

«Sono emersi rilievi negativi per l’anomalia di molti provvedimenti adottati. I procedimenti di rilevante impatto sociale hanno trovato clamorose smentite»

«Il rapporto statistico indagini/giudizio lascia emergere un’anomalia, poiché numerosi procedimenti non hanno condotto a nessuna fondatezza. Non solo: nei provvedimenti si configurano violazioni manifeste di legge (addirittura diritti costituzionali), ovvero si radicano prassi senza alcun fondamento normativo, come in materia di intercettazioni»

«Giudizio finale negativo. Le voci capacità e preparazione presentano profili di evidente deficit»

«gravi vizio lacune; tecniche di indagine discutibili; procedimenti fondati su ipotesi accusatorie che non hanno trovato conferma, attività carente dal punto di vista dell’approfondimento e della preparazione».

2) Angela Napoli (Alleanza Nazionale) era la vice presidente della commissione parlamentare antimafia quando fu indagata da De Magistris. Lei disse che la sua iscrizione fu un “atto dovuto”.

Oggi partecipa spesso a incontri e convegni insieme all’onorevole De Magistris. Vanno d’accordo insomma.

Qualcuno le chiese, qualche anno fa, perchè si accompagnasse al suo ex inquisitore (che l’aveva prosciolta nel gennaio 2006). Ecco domanda e risposta, dal suo blog:

mildareveno:

Onorevole Napoli, lei ha partecipato a un convegno sulla stampa in cui era presente anche De Magistris. Perché non gli ha ricordato la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il giornale “Il Dibattito”, l’avvocato Ugo Colonna e lei personalmente?

28 ottobre 2007 21.40

Angela Napoli:

Gentile Mildareveno,
fermo restando che ho conosciuto personalmente il Procuratore De Magistris proprio nell’occasione del convegno da Lei richiamato e che la conoscenza si è limitata ad una stretta di mano all’inizio e alla fine dell’incontro, non vedo perchè avrei dovuto ricordare a De Magistris il “caso Reggio”. Infatti, è stato corretta la mia iscrizione nel registro degli indagati, pur non avendo responsabilità alcuna se non quella di aver esplicitato una mia attività parlamentare; l’errore grave lo ha prodotto il Gip Baudi (oggi tutore di Loiero nella qualità di sottosegretario regionale alla legalità), poichè ha inserito le intercettazioni telefoniche,che riguardavano scambi notizie relative ad una mia interrogazione parlamentare,senza la dovuta autorizzazione della Camera dei Deputati,nell’ordinanza di custodia cautelare di uno dei cinque arrestati per quel caso.
Come vede, quando non si ha nulla da temere e si sa di avere la coscienza tranquilla, si lasciano andare avanti senza interferenze tutte le inchieste, anche se fatte dal Procuratore De Magistris.
on. Angela Napoli

29 ottobre 2007 08.54

Perchè avrebbe dovuto ricordargli il “caso Reggio”? Forse perchè nel 2005 parlava così:

… io vi invito a meditare su questo “caso Reggio”, e a trovare le forme di parlarne, di farne delle denunzie ufficiali, di non fare cadere tutto nel dimenticatoio. Perchè guardate che su questo “Caso Reggio” c’è una volontà sotterranea che è la stessa volontà che ha portato alla operazione eclatante così come è apparsa, e quella stessa volontà che in questo momento sta mettendo tutto a tacere. Non può tacere! Non può finire così! Chi ha sbagliato, una volta per tutte, deve pagare, perchè solo così noi faremo giusitizia. E la faremo non per noi, che siamo coinvolti, ma per i tanti e numerosissimi cittadini che nella nostra terra hanno bisogno di vera, di vera giustizia, per i cittadini italiani e per i meridionali in particolare. (2)”

Se Ugo Colonna ha ritenuto di ricordarlo, forse c’era una ragione. Ad ogni modo, Massimo Bordin ha commentato così il comportamento apparentemente contraddittorio della sig.ra Napoli:

“[…]Per di più De magistris sembra essere parte e non estraneo alle faide interne alla magistratura calabrese, l’inchiesta su Angela napoli ne è un chiaro segnale. Che poi l’on. di AN oggi per suoi motivi ritenga utile sostenere il pm, non è nemmeno una novità nella dinamica dei rapporti giustizia politica.” (link)

E chiudo citando Travaglio, che parla delle ultime vicende da magistrato di De Magistris, quelle note a tutti:

Innocente. Capito? Innocente. Secondo la Procura di Salerno, che ha ricevuto per tre anni una raffica di denunce da parte dei suoi superiori e di suoi indagati, Luigi de Magistris non ha fatto nulla di illecito. Va archiviato perché s’è comportato sempre correttamente. Mai fughe di notizie, mai passato carte segrete a giornalisti, mai perseguitato né calunniato nessuno, mai abusato del suo ufficio. Semmai erano i suoi superiori a commettere contro di lui i reati che addossavano a lui. […]
In un paese normale, ammesso e non concesso che queste vergogne possano accadere, ci sarebbe la fila sotto casa del magistrato per chiedergli scusa. Ma, nel paese della vergogna, non si scusa nessuno
. ” (16)

Il tempo, dice il proverbio, è galantuomo. E aiuta a distinguere i galantuomini dai mascalzoni. Due galantuomini, Clementina Forleo e Luigi De Magistris, vengono attaccati, perseguitati, infangati da una campagna politico-mediatica che avrebbe stroncato un bisonte. Ma non si sono lasciati abbattere. Hanno risposto colpo su colpo nelle «sedi competenti». Ora in quelle sedi la verità comincia a emergere. A Salerno, dove De Magistris ha denunciato i superiori per le fughe di notizie che poi venivano attribuite a lui, le indagini sarebbero a buon punto: non è lontano il giorno in cui chi l’ha condannato al Csm dovrà vergognarsi e chiedergli scusa.” (17)

Sarà anche come dice Travaglio, non so.

Ma De Magistris ha mai chiesto scusa a Ugo Colonna?:

… io trovo questo, per uno stato democratico, una cosa sconvolgente
(Ugo Colonna, commentando una delle accuse che gli avevano fatto, aprile 2005)(1)

Note:

(1) Radio Radicale, 22 aprile 2005, “Il ruolo della magistratura calabrese nella lotta alla ‘ndrangheta

(2) Radio Radicale, 11 febbraio 2005, “Verità in manette

(3) Antimafia duemila, “Il verminaio di Reggio Calabria“. Articolo visibile solo per gli abbonati, ma si può leggere nella “copia cache” della pagina.

(4) Brano tratto dall’ interrogatorio di garanzia di Ugo Colonna davanti al gip Antonio Baudi, riportato nell’ articolo della nota 14.

(5) “L’ ex deputato Matacena torna libero“, Corriere della Sera:

L’ avvocato Colonna era accusato di violenza o minaccia a corpo giudiziario. Un’ accusa che il Tribunale del riesame ha considerato insussistente, ritenendo «legittime» le notizie fornite dal penalista al giornalista Gangemi.

(6) “Pressioni DDA Reggio: Sarà depositata entro lunedì la sentenza del Tribunale del riesame”, 26 novembre 2004, qui.

(7) http://www.ateneonline-aol.it/060515vlad2.php

(8) http://www.ateneonline-aol.it/060515vlad.php

(9) Virgolettato attribuito a Ugo Colonna, citato in “La Giustizia in Calabria maleodorante verminaio” di Lino Jannuzzi, 15 ottobre 2007, su “ilcircolo.it”. Fino a poco tempo fa l’articolo era on-line. Oggi se ne trova una traccia a questi link: link1 link2 link3.

(10) La stampa rilancia le accuse su scala nazionale, e con titoloni sensazionali:

a) “Ecco come la cupola comandava a Reggio” (Corriere).

b) “Sarebbe Colonna a riferire di una spaccatura interna alla Dda e a ideare insieme al Gangemi un piano per “aggredire il dottore Vincenzo Macrì”: “pianificare un attacco anche al procuratore nazionale Dott. Vigna”. Il tutto grazie a documenti “esplosivi” in suo possesso”. (3)

(11) “Società civile contro l’arresto dell’avv. Ugo Colonna“, terrelibere.org:

“Alcuni rappresentanti di associazioni anti-mafia di Catania hanno invitato tutti i cittadini a partecipare alle prossime udienze del cosiddetto processo Lembo a Catania, sui “presunti” aggiustamenti dei pentiti messinesi ordito da magistrati e imprenditori mafiosi della città dello Stretto. “Per la prima volta l`avvocato Ugo Colonna non potrà testimoniare”, scrivono nel loro accorato appello. “Colonna si trova in carcere per aver “minacciato” l`autorità giudiziaria. Sapete perché? Perché ha denunciato illegalità e ingiustizie (e collusioni di parte della magistratura) attraverso i media. Un “delitto di opinione” punito con il carcere. In tutta la storia del nostro bel paese, questo provvedimento è stato applicato soltanto 4 o 5 volte. Ora lo hanno tirato fuori per colpire, delegittimare e umiliare una delle poche persone oneste che io conosco e che ha avuto il coraggio di prendere posizione contro un sistema di potere corrotto e perverso.”

(12) Radio Radicale, 6 novembre 2009, ““Questione morale e istituzioni.Etica e poteri. Quale Italia in Europa?

(13) http://www5.melitoonline.it/index.php/home/layout/set/print/Regionale/Cronaca/Catanzaro-Il-Caso-Reggio-tutti-assolti-ma-ha-vinto-l-art.-21-della-Costituzione

(14) “La dichiarazione dell’Avv. Ugo Colonna” di Ugo Colonna, su “Dibattito news” del giugno 2009, pag. 2.

(15) Dalla ordinanza della sezione disciplinare del Csm contro i magistrati di Salerno e Catanzaro:

“Il 3 dicembre 2008 il Comitato di Presidenza del Consiglio superiore trasmetteva gli atti acquisiti ai titolari dell’azione disciplinare. Sempre il 3 dicembre il Consiglio giudiziario della Corte di appello di Catanzaro esprimeva all’unanimità “preoccupazione per l’iniziativa presa dal Procuratore della Repubblica di Salerno”, che aveva ritenuto di “incriminare”, nell’ambito del predetto atto di perquisizione e sequestro, il Procuratore generale di Catanzaro, dott. Iannelli ed il Presidente di sezione del Tribunale di Catanzaro, dott. Bruno Arcuri, “per il parere negativo formulato dal Consiglio in ordine alla nomina del dottor Luigi De Magistris a magistrato di appello”.”

(16) “Il coniglio superiore” di Marco Travaglio, su “l’Unità” del 6 giugno 2008, pag. 4.)

(17) “E chiedere scusa?” di Marco Travaglio, su “l’Unità” del 2 aprile 2008, pag. 8)

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