I prestatori di denaro del mondo si preparano a strangolare l’Argentina

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DI VALENTIN KATASONOV

fondsk.ru

La Russia e l’Argentina potrebbero essere dalla stessa parte delle barricate

L’Argentina rappresenta un esempio lampante di ciò che i prestatori di denaro possono fare con un Paese, se [quel]Paese cade nella loro rete. Oggi è difficile immaginare che all’inizio del XX secolo l’Argentina fosse uno dei Paesi più ricchi del mondo. Ha goduto di particolare popolarità durante gli anni della presidenza di Peron (1946-1955). A quel tempo, nel Paese una severa riforma economica è stata condotta nell’interesse dei lavoratori, la quale limitava gli appetiti del capitale locale e straniero. Di conseguenza, Peron è stato rovesciato con gli sforzi degli Stati Uniti.

Successivamente, nel Paese è stata istituita una dittatura militare. Nell’economia argentina, nel periodo 1975-1990, si è assistito alla cosiddetta grande depressione. Dalla fine degli anni ’80, la situazione politica interna sembra essersi normalizzata ed è iniziata la liberalizzazione della politica economica statale. Le riforme sono state realizzate con la partecipazione attiva del Ministro dell’Economia Domingo Cavallo e del servizio di consulenza dell’FMI. Sono state aperte le porte al capitale straniero (principalmente americano), i mercati sono stati completamente liberalizzati, sono state rimosse tutte le barriere alle importazioni di merci, è stato istituito il regime di gestione della valuta (che collega strettamente la valuta nazionale al dollaro USA). L’ultimo decennio del Ventesimo secolo è stato definito il tempo del “miracolo economico” in Argentina. E il Paese non si è accorto di come sia finito in una trappola per topi, piazzata dai prestatori di denaro mondiali.

Nel 2001, per gli Argentini e molti osservatori stranieri, è risuonato un messaggio come un fulmine a ciel sereno, riguardante il fatto che lo Stato aveva annunciato un default tecnico sulle obbligazioni per un totale di circa 80 miliardi di dollari, sui 132 miliardi di dollari di debito pubblico (il default non si estendeva ai debiti argentini all’FMI, alla Banca Mondiale, alla Banca Interamericana di Sviluppo, nonché ai prestiti garantiti dallo Stato).

Il Paese è entrato in un’era di turbolenza finanziaria ed economica, che continua fino a tutt’oggi. È iniziata una fuga dal peso, la precedente parità tra il peso e il dollaro è stata neutralizzata, le banche hanno iniziato a subire perdite gigantesche (i loro debitori coprivano le loro obbligazioni denominate in dollari usando il peso secondo la vecchia valutazione), la disoccupazione ha raggiunto un livello critico del 22-24%. Secondo la Banca Mondiale, la percentuale di popolazione al di sotto della soglia di povertà in Argentina è aumentata dal 28,9% nel 2000 al 35,4% nel 2001, e ha raggiunto il picco nel 2002 (54,3%).

La crisi ha portato a disordini di massa e sommosse. Va pure notato che un default tecnico è sorto solo dopo che l’FMI, nonostante le persistenti richieste del governo, ha rifiutato all’Argentina l’assistenza finanziaria. Gli speculatori stranieri (principalmente americani) si sono sfregati per bene le mani per il default argentino e sulla crisi, investendo in beni deprezzati e sfruttando la forte svalutazione del peso. Nel 2002, l’Argentina è riuscita a malapena a evitare un altro default.

Il nuovo Presidente Nestor Kirchner, successore per ideologia di Juan Peron che ha guidato il Paese dal 2003 al 2007, è stato in grado di stabilizzare la situazione nel Paese. Nestor Kirchner si era prefissato il compito di costruire uno Stato sociale e indipendente. A tal fine, ha rafforzato il controllo statale sull’economia, ha sostenuto i produttori nazionali in tutti i modi possibili, ha stimolato le esportazioni, ha eliminato i disavanzi del saldo commerciale e dei pagamenti ed è riuscito a ripagare molti debiti esterni, compreso [quello] nei confronti dell’FMI. Nel 2007, sua moglie Christina Kirchner, che ha continuato il percorso del marito (è deceduto nel 2010), è diventata Presidente del Paese, ma le pressioni statunitensi sull’Argentina si sono intensificate. Da donna fragile non ha potuto opporsi a questo, [quindi] la situazione economica in Argentina ha iniziato ad aggravarsi.

Nel luglio 2014, l’Argentina si è trovata in uno stato di default tecnico per la seconda volta dall’inizio del XXI secolo. La ragione è stata la scadenza, il 30 luglio 2014, di un termine di rimborso del debito per 1,3 miliardi di dollari ad alcuni istituti di credito, tra cui i vulture fund NML Capital Limited e Aurelius Capital Management. L’agenzia di rating Fitch ha declassato il rating sovrano argentino al livello «default selettivo».

Nel 2015, l’uomo d’affari Mauricio Macri, noto per i suoi legami negli Stati Uniti, ha vinto le elezioni Presidenziali nel Paese. Inizialmente Macri è riuscito a fare qualcosa. Ad esempio, l’operazione risonante è stata il collocamento sul mercato finanziario mondiale, da parte di Buenos Aires nel 2017, di titoli di debito a 100 anni per un importo di 2,75 miliardi di dollari. Ciò sembra indicare il fatto che il Paese gode di un’elevata fiducia da parte di investitori e creditori. Tuttavia, Macri ha fatto la scommessa principale sull’FMI. Ha condotto negoziati con il Fondo per ricevere un importante prestito, che potrebbe chiudere molti dei buchi nell’economia argentina. Infine, a giugno 2018, il Fondo ha approvato la concessione all’Argentina di 57 miliardi di dollari, secondo il meccanismo di credito stand-by. Va notato che questo prestito è il più grande nella storia dell’FMI. Tuttavia, al momento della decisione di concedere il credito, è stato ingiunto al Paese di effettuare vari pagamenti entro la fine del 2019 per un importo non inferiore a 80 miliardi di dollari. Le tranche di prestito del Fondo sono immediatamente uscite dal Paese sui conti di investitori e creditori stranieri, senza apportare un tangibile sollievo all’economia nazionale. Ad oggi, l’FMI ha trasferito 44,1 miliardi di dollari all’Argentina. Anche se l’FMI trasferirà il resto del prestito, il loro “effetto anestetizzante” durerà solo pochi mesi. Il prossimo anno, il 2020, è considerato cupo dagli abitanti dell’Argentina.

Tre decenni di “collaborazione” argentina con l’FMI mostrano la natura distruttiva di questa organizzazione, che è fortemente influenzata dagli Stati Uniti. Il Fondo sta negoziando con il governo del Paese, esigendo riforme nello spirito del Washington consensus (completa liberalizzazione dell’economia e della sfera sociale). Quindi fornisce prestiti, ma, di norma, non l’intero importo, ma in tranche (per mantenere il Paese al guinzaglio). Quindi, è previsto un aggravamento della situazione e [il Fondo] si rifiuta categoricamente, nel momento [di crisi] acuta, di fornire le tranche successive. La fase di saccheggio inizia quando gli speculatori acquistano i beni dell’economia argentina per un niente e gli “avvoltoi finanziari” acquistano titoli di debito ammortizzati (in modo che in seguito, attraverso i tribunali, giungano all’estinzione da parte dello Stato di tutte le obbligazioni al 100% del valore nominale dei titoli). Anche in caso di default più grave, il Paese beneficiario dei prestiti dell’FMI deve adempiere regolarmente ai propri obblighi nei suoi confronti, altrimenti il Fondo organizzerà nei confronti di [quel] Paese un vero isolamento. Questa è una regola generale per tutti i Paesi e l’Argentina non fa eccezione. Inoltre, l’FMI è uno strumento di Washington per influenzare il corso politico dei Paesi membri e opera in stretta collaborazione con le agenzie di rating internazionali, le Big Three (Moody’s, Standard & Poor’s, Fitch).

I prestatori di denaro mondiali sono stati molto entusiasti di un tale evento in Argentina, come le primarie dell’11 agosto alla vigilia delle elezioni Presidenziali, previste per il 27 ottobre 2019. Queste primarie sono state una specie di sondaggio dell’opinione pubblica che rivelava l’umore degli elettori alla vigilia delle elezioni Presidenziali. La vittoria alle primarie, con un risultato del 47,65% dei voti, è stata ottenuta dal candidato dell’opposizione Alberto Fernandez, in rappresentanza del partito Frente de Todos (“Fronte comune”). Ha presentato la sua candidatura insieme all’ex Presidente Cristina Kirchner, la quale, in caso di vittoria di Fernandez, diventerà Vicepresidente dell’Argentina. Il Presidente in carica, Mauricio Macri, ha ricevuto il 32,08% dei voti.

I prestatori di denaro mondiali stanno scommettendo su Macri, mentre la coppia Fernandez – Kirchner ha francamente paura. E una reazione ai risultati delle primarie è seguita poche ore dopo. All’asta del 12 agosto, per 30 minuti, il peso argentino è crollato del 30%. Il costo dell’assicurazione da default dell’Argentina (credit default swap – CDS) è quasi raddoppiato [nella quotazione] – da 1040 a 1917 punti base. Il mercato azionario è crollato del 12% sull’indice MERVAL, vivendo il peggior insuccesso nell’arco di una giornata dal 2008.

Nel tentativo di fermare il panico, la Banca Centrale Argentina ha alzato il tasso chiave al 74% annuo. Non ci sono tassi chiave di questo tipo nemmeno in Turchia, dove Erdogan sta lottando con la sua Banca Centrale, chiedendo di ridurre l’alto tasso chiave senza precedenti (lì era al del 24% e solo a luglio è stato possibile il suo abbassamento di un po’- al 19,75%).

Il 12 agosto tutti gli analisti hanno iniziato a parlare del fatto che in Argentina si sta attendendo un default, e a seguire una ristrutturazione del debito. Hanno cominciato a dire che, come conseguenza della ristrutturazione, i detentori di bond argentini avrebbero potuto ricevere non più di 40 centesimi per 1 dollaro. Già all’inizio della terza decade di agosto, le obbligazioni venivano scambiate a un prezzo di 45 centesimi per 1 dollaro. Il peso argentino, nonostante l’aumento del tasso chiave, ha continuato [la sua] caduta. Nel settore finanziario argentino è scoppiato il panico.

La scorsa settimana, l’agenzia di rating Fitch ha declassato il rating sovrano argentino da “B” a “CCC”. E la decisione dell’agenzia di rating S&P ha avuto autentico clamore: il 30 agosto ha abbassato il rating dell’Argentina, in valute estere e nazionali, al livello di “default selettivo” (SD). I media hanno riportato la notizia, presentando la soluzione S&P come terzo default dell’Argentina nel secolo in corso. L’agenzia di rating ha dichiarato che il governo argentino ha annunciato, unilateralmente il 28 agosto, una proroga per la scadenza dei titoli a breve termine denominati in pesos, per una somma di circa 7 miliardi di dollari. “Secondo i nostri criteri, ciò rappresenta un default”, – constata S&P.

Dal punto di vista dei finanziatori professionisti, la citata decisione del governo argentino dovrebbe essere qualificata solo come un default parziale. Il numero di tali inadempienze parziali nella storia dell’Argentina è non quantificabile. Tuttavia, i media controllati dai prestatori di denaro mondiali hanno presentato la decisione governativa del 28 agosto e il rating S&P del 30 agosto, come un vero e proprio default. S&P ha aggiunto legna al fuoco, provocando ulteriore panico, il che può davvero portare a un default completo. Ora il governo dovrà prendere una decisione in merito al differimento dei pagamenti sui titoli di debito per un importo di circa 50 miliardi di dollari. È possibile che l’Argentina non sarà in grado di estinguere e persino gestire il proprio debito, che supera i 44 miliardi di dollari, nei confronti dell’FMI. E se ciò accade, allora sarà nemmeno possibile parlare di un default in piena regola, ma di un default al quadrato. Il mancato adempimento agli obblighi nei confronti dell’FMI è il peggior crimine nel mondo finanziario moderno.

I prestatori di denaro mondiali hanno mostrato le loro minacce al popolo argentino, con l’obiettivo di influenzare le elezioni Presidenziali. Hanno bisogno della vittoria di Mauricio Macri e della sconfitta dei suoi avversari. Tuttavia, alle elezioni mancano ancora quasi due mesi. Non si deve essere profeti per prevedere che, durante questo periodo, la situazione socio-economica del Paese peggiorerà solamente. E [per] le ragioni di questo aggravamento, è probabile che gli elettori si schierino con l’attuale Presidente, Mauricio Macri, votando a sfavore di ciò.

Si può prevedere che se vincono Alberto Fernandez e Christina Kirchner, l’FMI prestabilirà un totale ostruzionismo per l’Argentina. Il Paese sarà in isolazione finanziaria. Anche la Russia è oggi soggetta a varie sanzioni economiche, essendo in effetti nella stessa [situazione di] isolazione. È molto probabile che nell’attuale ordine mondiale, la Russia e l’Argentina si troveranno dalla stessa parte delle barricate.

 

VALENTIN KATASONOV

 

Fonte: https://www.fondsk.ru/

Link: https://www.fondsk.ru/news/2019/09/01/mirovye-rostovschiki-gotovjatsja-dushit-argentinu-48912.html

01.09.2019

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

 

 

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