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La Redazione

 

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Gli scioperi che attraversano la Cina rivelano la pressione dal basso
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A cura di Davide
Il 26 Luglio 2018
324 Views

DI ZHAN DOU ZHE

marxist.com

Mentre il Partito Comunista Cinese agisce con maggiore sicurezza sulla scena internazionale come mai prima, la classe operaia cinese sta iniziando a sfidare le dure realtà del capitalismo. Da maggio, ci sono stati tre scioperi di alto profilo a livello statale avviati dagli operatori di gru, dai lavoratori della consegna fast food e, più recentemente, dai camionisti. Sebbene gli scioperi fossero su scala ridotta, in relazione alla classe operaia in generale, la capacità dei lavoratori di organizzarsi in diverse grandi città indica che uno strato della classe operaia cinese viene spinto alla lotta.

Camionisti, lavoratori della consegna di cibo e manovratori delle gru

Secondo il China Labour Bulletin, da venerdì 8 giugno, più di una dozzina di luoghi [nelle regioni di] Shandong, Chongqing, Anhui, Guizhou, Jiangxi, Shanghai, Huberi, Henan e Zhejiang hanno visto gruppi di camionisti drappeggiare i loro veicoli con slogan di protesta contro l’aumento dei prezzi del carburante e dei pedaggi e il ritardo del pagamento degli stipendi. Si sono anche opposti alla piattaforma online Yun Man Man, il sito web in cui loro trovano i contatti, che sta implementando un’app che impedisce ai clienti di contattare direttamente i camionisti e consente il confronto tra loro, mettendo efficacemente i camionisti l’uno contro l’altro a prezzi più bassi.

https://www.youtube.com/watch?v=_QSXm2iWP28

L’azione transnazionale è stata preceduta da un appello anonimo a scioperare, rivolto a “30 milioni di camionisti” in tutta la Cina. Finora sembra che questo sforzo organizzativo su vasta scala sia stato condotto tramite le comunità online Kayou (“camionisti amici”) attraverso le quali i camionisti possono socializzare. Il fatto che questa azione sia stata in grado di decollare simultaneamente in molte città, nonostante il controllo completo del regime del PCC sui social media, attesta l’inventiva e l’efficienza dei camionisti scioperanti. Finora non ci sono state notizie su questo argomento da alcun supporto legale cinese, e qualsiasi discussione online è stata rapidamente rimossa. Questo potrebbe essere perché gli scioperi in alcune città sono diventati altamente militanti contro il PCC. Un gruppo di camionisti fa riferimento a loro stessi come Alleanza di Wagangzhai, in attinenza ai ribelli che sono insorti contro un imperatore tirannico alla fine della dinastia Sui. C’è anche un video che mostra uno sciopero dove i guidatori inneggiavano “sconfiggere il PCC!”

Le azione dei camionisti sono state precedute da uno sciopero dei lavoratori della consegna di cibo, avvenuto all’inizio di maggio, che ha anche avuto luogo in tutta la Cina a Shandong, Zhejiang, Chongqing, Shanghai, Guangdong, Jilin, Hunan, Guangxi e Shanxi. Questi lavoratori dipendono per l’occupazione da Meituan, il colosso tecnologico per la consegna di cibo, nello stesso modo in cui GrubHub o Seamless assegnano posti di lavoro ai corrieri in Occidente. Mentre Meituan è attualmente valutata 40 miliardi di dollari, gli addetti alla consegna di cibo lavorano in condizioni deplorevoli e stressanti, ciò nonostante devono loro stessi accettare l’abbassamento della retribuzione e il farsi carico del costo del carburante, del telefono e delle riparazioni del veicolo.

Un tema importante diventa evidente quando si confrontano le condizioni degli addetti alla consegna di cibo e dei camionisti. La proliferazione di app e servizi di gig economy(1) ha trasformato molti di questi posti di lavoro in posizioni contrattuali indipendenti, contrapponendo i lavoratori l’uno contro l’altro per contratti e reddito, mentre aziende come Meituan o la società di ride-sharing DiDi vedono incrementare i loro profitti. Xi afferma che la Cina è un Paese socialista, governato dall’alleanza del proletariato e dei contadini, ma in realtà il sistema capitalista in Cina sta trascinando sempre più lavoratori in condizioni precarie, per ottenere maggiori profitti in un modo conosciuto dalla classe operaia occidentale.

Nel periodo in cui gli addetti alla distribuzione del cibo hanno avviato il loro sciopero, gli operatori delle gru nei cantieri di Guangxi, Jiangsu, Henan, Jiangxi e Fujian hanno iniziato a scioperare il primo maggio. Oltre a richiedere per sé stessi una retribuzione migliore, condizioni più sicure e otto ore al giorno, a quanto si dice i manovratori delle gru avrebbero richiesto lo stesso trattamento per i loro compagni lavoratori edili. L’alto profilo dello sciopero ha costretto il media a gestione statale, Global Times, a pubblicare un articolo che riconosce l’esistenza del movimento e le richieste dei lavoratori.

Una nuova fase per il movimento operaio cinese?

I sopracitati scioperi transnazionali che si sono svolti in rapida successione, sottolineano una tendenza importante nel movimento operaio cinese. Dopo il ripristino del capitalismo, come viene diretto dal PCC, e la rapida crescita dell’economia, la Cina ha infatti assistito ad azioni imponenti (tuttavia localizzate), come la rivolta del villaggio di Wukan nel 2011 e la protesta dei minatori di Shuangyashan del 2016. Nel mentre ci sono spesso scioperi nelle singole fabbriche, e occasionalmente nel contesto di una determinata città.

L’idea di estendere le lotte in tutto il Paese sembra prendere piede / Foto: UDN

Un punto di svolta si è verificato tra giugno e luglio del 2016, quando i lavoratori della Walmart hanno reagito, in molte località di tutta la Cina a un nuovo regime orario di lavoro che la direzione ha imposto loro, organizzando uno sciopero nazionale. Anche se il movimento si è concluso con il fatto che i lavoratori non sono stati in grado di mantenere la loro organizzazione, a causa di problemi interni e pressioni del PCC in tandem con la Walmart, l’idea di estendere le lotte in tutto il Paese sembra prendere piede.

L’avvio con successo degli ultimi tre scioperi, su vaste distanze geografiche, potrebbe suggerire che i lavoratori hanno trovato un modo per organizzare online queste azioni, evitando la sorveglianza statale.

Il PCC sente la pressione

L’ascesa della militanza della classe operaia in Cina non è una sorpresa per i Marxisti. Le tendenze naturali del capitalismo, in ultima analisi, allargano le dimensioni del proletariato e crea le condizioni che incitano a combattere il sistema. Anche in Cina, che ha una sorveglianza e una censura all’avanguardia, la lotta di classe non può essere evitata.

In certa misura il PCC, seguendo la tradizione stalinista, coglie il fatto che alla fine si arriverà alla lotta di classe. Il forte aumento delle repressioni contro i dissidenti, il rapido sviluppo delle tecnologie di sorveglianza e la campagna di Xi per centralizzare, il potere attraverso la nuova Commissione di supervisione nazionale a tutti i livelli del governo, sono misure per aumentare la capacità dello Stato per combattere i movimenti di massa in caso di insurrezione. Questo non è un segno di forza, ma una prova di paura.

Questa ansia è stata espressa come campagna di reclutamento, condotta il 10 aprile dalla Federazione dei sindacati di tutta la Cina (ACFTU – All-China Federation of Trade Unions). L’ACFTU è gestita e controllata dal PCC. In questo modo il PCC ha creato una facciata che rappresentasse i lavoratori e deviasse, allo stesso tempo, in canali tollerabili qualsiasi fermento di radicalizzazione.

 Il paradosso di questa spinta a riunirsi in sindacato stava nel fatto che i camionisti erano un obiettivo chiave per il reclutamento, ma evidentemente gli operai percepivano ancora che dovevano prendere in mano la situazione. Questo è il destino comune della classe operaia cinese nell’era della crisi capitalista globale. Quando questi lavoratori finalmente si muoveranno, scuoteranno la terra.

 

Zhan Dou Zhe

Fonte: https://www.marxist.com/

Link: https://www.marxist.com/cross-country-strikes-in-china-reveal-pressure-from-below.htm

20/06/2018

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

 

Nota a cura del traduttore

 

  1. La gig economy è una delle nuove forme di organizzazione dell’economia digitale. In italiano si traduce come economia dei lavoretti. Corrisponderebbe a mestieri che una persona svolge a tempo perso, quasi come un secondo lavoro. Il modello, però, spinge verso un lavoro sempre più parcellizzato, affidato a freelance ma gestito dalle piattaforme con formule di organizzazione che molto spesso sono tal quali quelle del lavoro alle dipendenze.

 

Fonte: https://www.wired.it/topic/gig-economy/

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