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GLI IRACHENI RIFIUTANO L'AUMENTO NEI PREZZI DEL COMBUSTIBILE

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A cura di God
Il 30 Dicembre 2005
48 Views

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DI DAHR JAMAIL E ARKAN HAMED

Per due giorni sono continuante le manifestazioni in tutto l’Iraq contro la decisione del governo di aumentare il prezzo dei combustibili, presenti nella benzina e necessari per cucinare e riscaldare.

Con i prezzi aumentati fino a nove volte, il ministro del petrolio iracheno, Ibrahim Bahr al-Oloum, ha minacciato di dare le dimissioni. Ma questo non ha affatto placato l’accesso d’ira tra gli Iracheni verso l’aumento drastico ed improvviso dei prezzi.
Il portavoce del ministro del petrolio iracheno, Assem Jihad, ha detto ai reporter che il governo ha aumentato i prezzi in modo da limitare un crescente mercato nero. Jihad ha affermato che i prezzi del kerosene sono aumentati di cinque volte, del gas da cucina di tre volte, mentre il diesel è stato aumentato di nove volte.La risposta degli Iracheni al recente aumento dei prezzi del combustibile è stata di indignazione e disapprovazione.

“Siamo forse noi responsabili di rifornire con carburante le forze di occupazione americane, grazie al petrolio dalle nostre raffinerie?” ha chiesto Akram Mohamed, un consumatore. “Puoi credere che ricevono il nostro gasolio e poi lo usano per uccidere il nostro popolo? Questo è qualcosa di inaccettabile per ogni onorevole iracheno!”.

“E’ un regalo del governo dopo le elezioni”, ha detto sarcasticamente Mohamed. “Nessuno vuole la responsabilità per aumentare i prezzi del combustibile e hanno paura di annunciarlo. Questo è il motivo per cui hanno fatto l’aumento il giorno dopo le elezioni”.

Mohamed, che ha detto all’IPS di aver guidato la sua auto come un taxi per decenni, crede che il prossimo governo non voglia essere responsabile per l’aumento dei costi del carburante e crede che membri dell’attuale governo stiano eseguendo ordini degli Stati Uniti.

“Questo è il tipo di sovranità che abbiamo noi Iracheni”, ha aggiunto, mentre aspettava ad una fila per fare benzina.

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[In coda per fare benzina]

L’annuncio dell’aumento dei prezzi, il 19 dicembre, ha portato a degli scontri tra la polizia e i dimostranti ad Amarah, 290 km a sud-est di Baghdad. Quando i dimostranti si sono rifiutati di andarsene da davanti alla sede principale del governatore, ne sono risultate delle azzuffate.

Nel frattempo a Tikrit, più di 500 persone hanno protestato, mentre i dimostranti marciavano nelle strade di Najaf, Suleiminiyah, Kut, Kerbala, Baghdad, Samawa e in molte città più piccole.

Nello stesso giorno, a Bassora, le strade e i distributori di benzina sono state bloccate da centinaia di dimostranti che hanno bruciato pneumatici davanti alla sede principale del governatorato.

Il prezzo per un litro di carburante prodotto localmente è stato aumentato di sette volte, fino a 12 cent per litro.

Mentre i prezzi del mercato nero sono già otto volte l’ammontare di quelli nei distributori di benzina, alcuni distributori a Baghdad stavano caricando 11 volte l’ammontare del prezzo normale – un fenomeno che ha portato molti Iracheni a credere che i distributori stessero traendo vantaggio dal già enorme aumento dei prezzi.

Ahmed Chalabi, accusato di aver fornito all’amministrazione Bush le informazioni false che condussero all’invasione dell’Iraq e che è ora il vice primo-ministro iracheno, ha giustificato la decisione del governo dichiarando che 330 milioni di dollari dei fondi generati dall’aumento sarebbero stati “redistribuiti alle famiglie povere”.

“Ho sentito Ahmed Chalabi dire che quelli di noi senza auto si stanno lasciando sfuggire come il governo stia aiutando il popolo iracheno”, ha detto Ismael Hamoudi (36 anni). “Al diavolo quel bastardo per aver mentito sull’aiutare, mentre adesso così tante persone stanno soffrendo; questo avrà effetti su chiunque nel mercato. Ora tutto il nostro cibo sarà più costoso sicché è portato da fuori città, e chi pagherà per l’aumento dei costi di trasporto? lo faremo noi, perché ogni cosa sarà più costosa adesso!”.

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[Ahmed Chalabi]

Il governo iracheno a Baghdad ha difeso la mossa, dicendo che è stata fatta per far partire con i cavi l’economia dell’Iraq, che langue, generando 500 milioni di dollari.

Poco dopo, a Bassora, i manifestanti hanno bloccato temporaneamente la strada principale tra Bassora, Amarah e Baghdad. Il governatore di Bassora, Mohammed al-Waeli, ha convocato un incontro d’emergenza del consiglio provinciale. Durante l’incontro alcuni membri hanno deciso di non onorare gli aumenti dei prezzi, e sono stati dati ordini ai distributori di benzina perché rispettino la decisione.

Amjad Abdul Qadr (21 anni), studente universitario di Baghdad, ha espresso una profonda preoccupazione per l’aumento dei prezzi.

“Sto facendo il pieno all’auto di mio padre adesso, ma non abbiamo più soldi extra”, ha detto all’IPS, “Come possiamo vivere con prezzi così alti?”

Sin dal regime di Saddam Hussein, il governo iracheno ha sovvenzionato i prezzi del carburante. Comunque, adesso il governo iracheno sostenuto dagli Stati Uniti è sotto pressione dalla Banca Mondiale, al cui capo si trova l’ex segretario alla difesa statunitense Paul Wolfowitz, per tagliare i sussidi che hanno tenuto bassi i prezzi del carburante.

Attualmente l’Iraq sta importando circa metà di tutto il proprio carburante, con il governo che spende più di 6 miliardi di dollari ogni anno per importare i prodotti del petrolio da altri paesi.

Il padre di Amjad, un insegnante di 55 anni, Abdul Qadr, ha detto, “Quei bastardi che comandano l’Iraq adesso sono degli animali. Dovrò tenere mio figlio a casa da scuola perché possa lavorare con me. Ho sette bambine da mantenere, al diavolo la scuola. Non riusciamo a trovare pane per sfamarle.

Qadr ha espresso preoccupazioni comuni a molti Iracheni sin da quando è stato fatto l’annuncio dal governo: che dovrà vendere la sua auto, trovarsi un altro lavoro, trovare un modo per tirare avanti.

“Non abbiamo la nostra auto per divertirci, ma per sopravvivere”, ha aggiunto, “Quel che vorrei dire al nuovo governo è che facendo in questo modo, adesso si sta scavando la propria tomba, ma quelli dovrebbero sapere che ci sarà un giorno in cui tutti si vendicheranno di loro”.

Meno di tre giorni dopo che è stato fatto l’annuncio iniziale a Baghdad, almeno due delle 18 provincie irachene, come a Bassora, hanno rifiutato l’aumento dei prezzi.

Con le provincie meridionali di Misan, Bassora e Dhi Qar che hanno rifiutato di implementare l’aumento del governo e gli Iracheni in tutto il paese che stanno bollendo di rabbia, sembra probabile che altre province aderiranno al rifiuto.

Data: 21 dicembre 2005

Fonte: IPS News

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Traduzione dall’inglese a cura di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org

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