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La Redazione

 

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FUORI DAL PARADISO

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A cura di God
Il 21 Giugno 2006
116 Views
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DI JOHN PILGER

Il paradiso di Diego Garcia nell’Oceano Indiano una volta era la casa di oltre mille felici cittadini britannici. Nel 1966, il governo di Harold Wilson lo vendette agli Stati Uniti con un accorso segreto ed illegale, terrorizzando la popolazione che ci viveva.

Nei grandi archivi dimenticati di Londra e delle Mauritius c’è un raro video di una comunità felice. Le immagini granulate e tremolanti ritraggono dei bambini mentre giocano sulla spiaggia, giovani madri orgogliose che mostrano i neonati pronti per il battesimo, uomini che si preparano per la pesca e cani che nuotano nei dintorni, dei barlumi di vero paradiso. Ci sono prosperosi villaggi, una scuola, un ospedale, una chiesa, una semplice ferrovia, costruita in mezzo alla fenomenale bellezza della natura: linee di atolli di corallo, che galleggiano nel turchese Oceano Indiano.Erano alcune delle 2000 persone che una volta vivevano nell’arcipelago delle Chagos, la maggioranza su Diego Garcia, un atollo dalla forma stretta come l’Italia, lungo 14 miglia lungo e largo 6. La loro antichità risale al 18° secolo, quando i Francesi portarono schiavi dal Mozzambico e dal Madagascar per lavorare nelle piantagioni di cocco. Dopo la sconfitta di Napoleone nel 1815, le isole passarono dalla Francia all’Inghilterra; venti anni dopo, la schiavitù fu abolita.

La società di Chagos continuò a crescere con l’arrivo di lavoratori a contratto dall’India a metà del diciannovesimo secolo. Verso il ventesimo secolo avevano sviluppato un particolare linguaggio che era una variazione cadenzale del Creolo Francese. C’erano tre fattorie di copra [1], che fornivano olio di cocco ai lampioni stradali di Londra, e la fabbrica di carbone per le navi in rotta da e per l’Australia; verso la metà degli anni sessanta, c’erano già degli stabilimenti turistici. I lavoratori ricevevano un piccolo salario o pagamenti in natura con merci quali riso, olio e latte. Aggiunsero a questo la pesca nelle abbondanti riserve d’acqua costiera, la coltivazioni di pomodori, peperoncini rossi, zucche e melanzane, e l’allevamento di polli ed anatre. Quasi celebrando una visione perfetta dell’impero in un tale posto, il video dell’Ufficio Coloniale degli anni cinquanta descrive la popolazione come “ nata e cresciuta….nelle condizioni più tranquille e favorevoli””. La videocamera riprende una donna sorridente che mette ad asciugare i vestiti in un frutteto di cocco mentre i suoi figli giocano intorno a lei. Si chiama Charlesia Alexis.

Ho incontrato Charlesia di recente, 50 anni dopo che fu filmata. Era seduta all’ombra della sua piccola, stretta casa sul ponte di Port Louis, la capitale delle Mauritius, più di 1000 miglia lontano dalla sua vera casa. Le ho chiesto quali sono i suoi migliori ricordi di Diego Garcia. “Oh, tutto!”, ha risposto. “Il senso di felicità é il mio miglior souvenir. La mia famiglia poteva mangiare e bere ciò che voleva; non ci mancava mai niente, non compravamo mai niente, eccetto i vestiti. Puoi immaginartelo?”

“Perché te ne sei andata?”

“Sono partita nel 1967. Mio marito era molto malato e io decisi di portarlo a Port Luois perché ricevesse le cure necessarie. Quando erava,o pronti a ritornare, andammo alla Rogers & Company [2], e chiedemmo i biglietti. Mi dissero che avevano ricevuto istruzione non far ritornare indietro nessuno. Dissero che l’arcipelago di Diego Garcia era stato venduto”.

“Venduto?”

“Sì, e quello che dissero. Fummo ingannati. Tornando indietro, al giorno prima che partissimo, l’amministratore ci disse di portare molta frutta. Ci ingannarono in molti modi, e quando il gioco gli riusci, deportarono tutti quanti, proprio così. Io facevo parte della quarta generazione. Diego era il mio angelo custode strappatomi via. Fui spedita a vivere nei bassifondi, in camere prima abitate da capre e maiali. Ci vedevano in quel modo”.

Ciò che accadde nelle Isole di Chagos fu così pazzesco, che può essere difficile da credere. In realtà La Lotta, così come i Chagossiani chiamano la loro battaglia per la giustizia e la libertà, nacque a seguito di un crimine che ci permette di intravedere il grande potere che lavora dietro una facciata rispettabile e democratica e come i governi giustifichino le loro azioni con le menzogne.

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[Aereo statunitense nella base presso le isole Chagos]

Durante gli anni ’60 e ’70, il governo britannico, sia i Laburisti che i Conservatori, ingannò ed espulse l’intera popolazione delle Chagos, una colonia britannica, in modo che la loro terra potesse essere data ad una potenza straniera, gli Stati Uniti, come sito per una base militare. Questo “atto di rapimento di massa”, come lo descrive un testimone, fu condotto in perfetta segretezza, insieme a tutta la cospirazione che lo precedette. Per quasi un decennio, né il Parlamento né il Congresso Usa seppero di questo, e nessun giornalista lo rivelò. I giornalisti della BBC danno ancora poca importanza all’aereo Usa che decolla per bombardare l’Afghanistan e l’Iraq dalla “inabitata” Isola di Diego Garcia. Non solo ai Chagossiani fu rubata la propria terra, ma furono anche cancellati dalla storia. Questo scandalo ad oggi rimane irrisolto – anche se l’Alta Corte di Londra per ben due volte ha sentenziato che la “totale estirpazione“ degli abitanti dell’atollo fu un “indegno fallimento giudiziario”.

Era il 1961. Due uomini salirono sulla banchina del porto di Diego Garcia, filmati da missionari inconsapevoli del significato della loro visita. Uno era l’ammiraglio Grantham della Marina Usa, direttore del team statunitense di indagine preventiva, il cui obiettivo era trovare un’isola adatta ad una base Usa che permettesse a Washington di dominare sull’Oceano Indiano e oltre. Per i tre giorni successivi, i pianificatori e gli ingegneri statunitensi e britannici ispezionarono l’atollo Chagos. Alla fine, scelsero la vicina isola di Aldabra.

La loro decisione segreta trapelò fino agli scienziati della Royal Society di Londra, che ne rimasero inorriditi. Insieme al Smithsonian Institution di Washington [3], questo formidabile corpo istituzionale montò una campagna che scoraggiò il Ministro della Difesa e l’Ammiraglio Grantham. Il prezioso mondo naturale dell’isola, inclusa le tartarughe giganti e gli ultimi uccelli impossibilitati a volare, erano salvi. La seconda scelta, comunque, non lo fu. Questa fu che l’isola di Diego Garcia, sebbene ricca di vita terrestre e marina, non era abbastanza unica da incitare l’indignazione collettiva dei naturalisti.

La presenza di una prolifica popolazione umana non fu “un insormontabile”, rese noto l’Ufficio degli Esteri, perché la gente poteva essere “rimossa”, presentando “al mondo esterno uno scenario nel quale non c’erano abitanti permanenti sull’arcipelago”.

Nel febbraio 1964, si tenne una conferenza segreta anglo-statunitense a Londra, durante la quale fu presa la decisione finale. Di nuovo, il Parlamento non fu informato. Il successivo mese di aprile, Anthony Greenwood, il segretario coloniale del governo laburista di Harold Wilson, volò alle Mauritius, e poi verso una colonia britannica che includeva le Isole Chagos. Greenwood spiegò i termini per assegnare l’indipendenza alle Mauritius. Nonostante la Risoluzione 1514 delle Nazioni Unite prevedesse che tutti gli abitanti delle colonie avessero l’inalienabile diritto all’indipendenza senza condizioni, Greenwood la offrì a delle condizioni. Le Mauritius poterono essere libere fin tanto che l’Inghilterra avesse potuto tenere l’arcipelago delle Chagos. La misera tangente fu di 3 milioni di sterline, insieme alla promessa di supportare il mercato dello zucchero mauritano.

Così la terra di Charlesia fu “ venduta”. L’8 Novembre del 1965, al tramonto della sua era coloniale, l’Inghilterra creò una nuova colonia, il Territorio Britannico dell’Oceano Indiano (BIOT), la cui regione principale furono le Isole Chagos. Fu un trucco del quale forse solo l’ancien régime Britannico era capace; per la nuova colonia fu un falso, un’entità creata al solo scopo di cederla per scopi d’uso all’esercito statunitense. Questo fu reso possibile usando l’antico potere del privilegio reale, un regredire al divino diritto dei Re.

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[Diego Garcia nell’Oceano Indiano]

Sebbene scarsamente riportato dalla stampa, alcune voci di tale manovra raggiunsero le Nazioni Unite a New York, incoraggiando l’Assemblea Generale a passare la Risoluzione 2066, che chiese al governo Britannico “di non intraprendere alcuna azione che avrebbe potuto smembrare il territorio delle Mauritius e violarne l’integrità“. Fu ignorata.

Nel dicembre 1966, Lord Chalfont, un Ministro dell’Uffico degli Esteri, firmò un contratto a Washington concedendo al Pentagono una durata “d’affitto” di 50 anni su Diego Garcia con rinnovo automatico di 20 anni.

Documenti declassificati del Dipartimento di Stato ottenuti grazie al Freedom of Information Act nel 2005 rivelano che Washington voleva l’espulsione dell’intera popolazione; come osservò un’ufficiale, le isole sarebbero state “rase al suolo” e “ bonificate”. Questo fu descritto in un archivio segreto come “un accurato, ragionevole impianto pronto per l’installazione”.

Nel 1974, un manuale introduttivo a domande e risposte sulle “verità ufficiali” redatto congiuntamente da Inghilterra e Stati Uniti per le ambasciate attorno al mondo riportava la domanda: ”C’è forse una popolazione nativa alle Isole Chagos?”. La risposta fu “No”. Un portavoce del Ministero alla Difesa negò che questa fosse una menzogna, attraverso un processo di divulgazione che rappresento forse la più incredibile menzogna. “Non c’è niente nei nostri archivi”. egli disse, “ riguardo abitanti o un’evacuazione”. Solo nel 1975 il Senato Usa rivelò che il governo britannico fu segretamente “ricompensato” per le Chagos con uno sconto di 14 milioni di dollari sul prezzo del sottomarino nucleare Polaris. Illegalmente, in quanto non fu mai presentato al Congresso per l’approvazione; ed il documento che Chalfont firmò riportava falsamente che gli Stati Uniti non avrebbero pagato un affitto per acquisite “diritti sulla base“. Non c’è stato nessun riferimento alla popolazione.

Anche Lizette Talate é nel film dell’Uffico Coloniale. Aveva 14 anni a quel tempo e ricorda il produttore che disse a lei e alle sue amiche, “Continuate a sorridere, bambine!”. Seduta nella sua cucina di Port Louis, dichiara, “ Non avevamo bisogno che ce lo dicessero. Ero una bambina felice, perché le mie radici erano a Diego. La mia bis-nonna nacque a Diego, così come mia nonna, mia madre ed io. Ho avuto sei figli là. Solo gli Inglesi potevano fare un video che mostrava come la nostra comunità era fortemente stabilita, e poi negare la loro stessa prova ed inventare la menzogna che noi eravamo solo dei lavoratori di transito. Questo perché non potevano legalmente mandarci via dalle nostre case; dovettero spaventarci od obbligarci a partire”.

“Come vi hanno spaventato?”, le ho chiesto.

“Provarono a farci morire di fame. Le barhe per i rifornimenti alimentari smisero di arrivare, e tutto diventò scarso. Non c’era latte, né prodotti caseifici, né zucchero né sale. Quando si resero conto che non ci potevano affamare, sparsero la voce che saremmo stati bombardati, poi attaccarono i nostri cani.

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[Lizette Talate]

I Chagossiani amano i loro cani, sono inseparabili. Il piano di uccidere tutti i cani sull’isola – con l’ovvia conseguenza che gli essere umani potevano essere i prossimi – fu architettato da Sir Bruce Greatbatch, l’allora Governatore delle Seychelles di sua Maestà.”All’inizio provarono ad avvelenarli con polpette di pesce”, disse Lizette. “Questo ne uccise pochi e ne lasciò molti in agonia. Allora pagarono un uomo per andare in giro con un asta di legno a colpirli fine alla morte. Infine, i soldati statunitensi, che avevano già iniziato ad arrivare, li gassarono, ed i loro corpi – molti ancora in vita – furono gettati sul banco dove di solito vengono raccolte le bucce del cocco mentre viene cucinato…I bambini ascoltavano i gemiti dei loro animali mentre venivano bruciati”.

Insieme ad altri 180, Lizette e la sua famiglia furono costretti a salire sulla nave Nordvaer, che a lungo aveva navigato tra le Chagos, le Mauritius e le Seychelles, trasportando copra [4] e riprendendosi le forniture consegnate sulle isole. Gli uomini furono raggruppati sul ponte della nave e dovettero stare in piedi od accovacciarsi in dure condizioni atmosferiche; le donne ed i bambini furono fatti dormire nella cella di un carico di fertilizzanti. La gente vomitò e soffrì di diarrea; due donne abortirono.

“Anche l’acqua era scarsa”, dice Lizette. “Ciò che non posso dimenticare é la paura e l’incertezza per me stessa e la mia famiglia. Quando arrivammo alle Seychelles, la polizia ci stava aspettando. Ci scortarono alla prigione dove ci tennero nelle celle fino a che la nave non fosse pronta per portarci alle Mauritius.

“Presumo che la nostra speranza risiedeva nella promessa che alle Mauritius avremmo ricevuto una casa, un pezzo di terra, animali ed una somma di denaro. Non ricevemmo niente”.

L’ex presidente delle Mauritius, Cassam Uteem, che aveva difeso i diritti dei Chagossiani, mi disse: “Non può immaginare quanto erano disorientati e terrificati…erano persone piene di gioia per il loro stile di vita, e qui stavano versando lacrime per il loro stile di vita, e lo stanno ancora facendo.

“So di una donna che perse due figli in due o tre mesi, e non poté neppure celebrarne il funerale perché non aveva denaro, i bambini furono portati dall’ospedale direttamente al cimitero. Quella donna sta ancora piangendo”.

Lizette é quella donna. Perse Jollice, di otto mesi, e Regis, di 10 mesi. Suo marito morì poco dopo. “Morirono di tristezza”, mi dice. “é vero, perché il dottore gli disse che non poteva curare la tristezza. Lizette é una donna forte e molto intelligente, che indossa una maschera di dolore e determinazione. “Tornerò a casa”, mi dice. “Non avrò pietà, lotterò”.

Verso il 1975, i Chagossiani in esilio iniziarono a morire a causa della povertà che gli fu imposta. Molti erano disoccupati e senza soldi e dividevano i quartieri poveri o dormivano sulle pietre. Nella lettera ad un membro del Parlamento, un ufficiale dell’Uffico degli Esteri scrisse: “Sebbene non abbiamo alcuna informazione sulle morti, alcune di queste fanno parte del normale corso degli eventi”.

Fu una menzogna. L’Ufficio degli Esteri spedì un alto funzionario, ARG Prosser, ad investigare, ed egli fece pervenire un rapporto graficamente dettagliato sulle condizioni di vita degli abitanti dell’isola e consigliò che “doveva essere fatto qualcosa”.

La risposta del governo fu quella di offrire una misera indennità di 650.000 sterline per l’intera popolazione. Anche questo denaro non arrivò prima fino al 1978, cinque anni dopo che l’ultimo abitante era stato deportato.

Nel 1981, diverse centinai di donne Chagossiane si riunirono di fronte alla British High Commission su Port Louis, sedute a cantare, e a chiedere una giusta indennità. Grazie alle loro proteste, sembrò che si arrivasse ad un risarcimento. Il 27 marzo 1982, un gruppo tra gli abitanti più poveri dell’isola accettò un “pieno e finale“ accordo per 4 milioni di sterline – meno della metà del minimo stimato con il quale avrebbero potuto sopravvivere. Ma su ciò che gli abitanti volevano di più, il diritto al ritorno, ci fu un assordante silenzio.

Negli anni novanta, la lotta degli isolani subì un drammatico mutamento quando una serie di documenti ufficiali declassificati fu scoperta nell’Archivio Nazionale a Kew, Londra. Questi fornirono la descrizione di una cospirazione tra i due governi per compiere, nelle parole dell’articolo 7 dello statuto della corte per il crimine internazionale, la “deportazione od il trasferimento forzato di una popolazione….un crimine contro l’umanità”.

Il 28 luglio 1965, un ex ufficiale dell’Ufficio degli Esteri, TCD Jerrom, scrisse al rappresentante Britannico alle Nazioni Unite, FDW Brown, istruendolo a mentire all’assemblea generale dichiarando che le Isole Chagos erano “inabitate quando il governo del Regno Unito le raggiunse per primo”. Così fece Brown il 16 Novembre del 1965. Inoltre egli definì la popolazione come “ lavoratori dalle Mauritius e le Seychelles” per i quali gli obblighi Britannici sotto la Carta Costituzionale dell’ONU “ non erano applicabili”, e mentì affermando che I “ nuovi accordi amministrativi” erano stati “liberamente raggiunti con i rappresentanti eletti della gente coinvolta”.

Nel memorandum segreto, un uffciiale dell’Ufficio Coloniale, KWS MacKenzie, spiegò la verità. “Una delle cose che vorremmo fare nel nuovo territorio”, scrisse, “é convertire tutti i residenti attuali in residenti temporanei, a breve termine, concedendo loro un temporaneo permesso di emigrazione, descrivendoli come abitanti delle Mauritius o delle Seychelles”.

Leggendo gli archivi, é chiaro che il governo britannico fece quanto gli fu detto da Washington. La Deportazione di massa, scrisse il funzionario dell’Ufficio degli Esteri, ebbe l’effetto in una condizione per un accordo [con gli Statunitensi] quando lo negoziammo nel 1965”.

Ciò che rivelano inoltre questi archivi é un’imperiosa attitudine alla brutalità e al disprezzo. Il 24 agosto 1966, Sir Paul Gore-Booth, sottosegretario permanente all’Ufficio degli Esteri, scrisse: ”Sicuramente dobbiamo essere molto severi al riguardo. L’oggetto della questione é impadronirsi di un pezzo di terra che rimarrà nostro. Non ci sarà nessun’altra popolazione eccetto i gabbiani”.

Alla fine della pagina c’é una nota scritta a mano da DA Greenhill, un altro alto anziano, che divenne il Barone Greenhill di Harrow.

“Sfortunatamente”, egli scrisse, “Tra gli Uccelli ci sono alcuni Tarzan o Man Friday [5] le cui origini sono oscure, che si spera siano rifilati alle Mauritius etc. Sono d’accordo che dobbiamo essere severi al riguardo affinché sia fatto”.

La cospirazione arrivò molto in alto. Il 5 e l’8 novembre 1965, il Segretario Coloniale, Anthony Greenwood, scrisse due rapporti segreti al Primo Ministro Harold Wilson, nei quali descrisse il problema di una “popolazione di 1000 abitanti” che viveva alle Chagos. Egli suggerì che la Regina approvasse velocemente “la legge per l’allontanamento dalle isole promossa dal governo in nome della Regina” in modo che potesse essere dichiarata la nuova colonia e “noi dovremmo poter presentare all’ONU il fatto compiuto”.

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[Harold Wilson]

Così quando Wilson dette il benestare per quell’ordine, fu consapevole che stava ignorando i diritti umani e legali dei cittadini britannici. Stava rubando il loro paese ed ignorando il rischio di “Incrementare pesantemente la disoccupazione sulle sovrappopolate Mauritius”, come fece notare un onesto funzionario dell’Ufficio Estero, non menzionando l’incalcolabile sofferenza che questo atto avrebbe causato.

Il Segretario del Esteri Michael Stewart, un pacato nonno di bell’aspetto con i capelli grigi, prese il controllo della situazione. Scrivendo segretamente a Wilson il 25 luglio 1968, propose che il governo mentisse al mondo sul fatto che “non era una popolazione indigena”, anche se aveva firmato un memorandum che circolava all’interno del governo nel quale ammetteva: “c’era una popolazione indigena e l’Ufficio degli Esteri ne era consapevole”.

Il 26 aprile 1969, il segretario privato di Wilson scrisse a Stewart per dirgli che il primo ministro
aveva approvato il “progetto”. I successivi sette governi – per ricordare l’espressione memorabile di un consigliere legale dell’Ufficio degli esteri nel 1969 – mantennero la finzione.

Nelle sue due autobiografie, Denis Healey, che fu segretario alla difesa durante il governo Wilson e responsabile per aver concesso Diego Garcia al Pentagono, non fa alcun riferimento all’espulsione della popolazione. Nel 2004, chiesi a Healey di concedermi un’intervista. Egli mi rispose, “Ho paura di non ricordare niente dell’Arcipelago Chagos. Mi dispiace”.

Il 6 maggio 1969, il segretario privato di Healey scrisse a Downing Street, confermando che il Segretario alla Difesa aveva letto il progetto di Stewart ed “era d’accordo con i suoi suggerimenti”. Haeley chiese anche di sapere il costo per espellere la popolazione e volle assicurarsi che ogni “eccesso” sopra i 10 milioni di sterline non sarebbe stato imputato al suo dipartimento.

La “politica della dissimulazione” (così come é chiamata nell’archivio dell’Ufficio degli esteri) fu in vigore fino alla fine del secolo – fino a momento in cui i documenti custoditi a Kew [Londra] furono liberati dal segreto. Armato con la sua straordinaria testimonianza, Richard Gifford, l’instancabile avvocato che rappresenta gli abitanti dell’isola, andò ai tribunali. Nell’ottobre del 2000, Lizette Talete, Charlesia Alexis ed altri, guidati dal coraggioso Olivier Bancoult, volarono a Londra per fornire all’Alta Corte la prova che mise in discussione la legalità del loro spossessamento.

Il governo lo aveva temuto e, prima dell’udienza, l’ufficio degli esteri montò una campagna di disinformazione, guidata da Peter Hain. “Le isole esterne”, disse Hain alla Camera dei Comunei, “sono state inabitate per 30 anni, dunque ogni nuovo insediamento presenterebbe seri problemi, sia a causa fattibilità pratica, sia in relazioni ai nostri obblighi di trattato”.

Un “trattato” implicato da un accordo esaminato dal parlamento. Non c’è un trattato; solo un accordo segreto e criminale. Il 3 novembre 2000, presso la Alta Corte, i signori Lord Justice Laws e Justice Gibbs allibirono il governo.

Citando la Magna Carta [6], che prescriveva “Esilio dal Regno“ senza dovuto processo, essi fecero tacere all’unanimità l’ordinanza del 1965 usata per deportare gli abitanti dell’isola in quanto illegittima.

Alla fine sembrava che Lizette e Charlesia potessero andare a casa. Ma il governo Blair aveva un’altra idea. Quel pomeriggio, l’Ufficio degli Esteri pubblicò una nuova ordinanza di immigrazione che bandiva gli abitanti dell’isola dal ritornare a Diego Garcia. Ancora una volta, “gli obblighi del trattato” con Washington furono citati.

Nel 2003, gli abitanti dell’isola ritornarono dall’Alta Corte, questa volta cercando il risarcimento. Ma questa volta affrontarono un giudice che descrisse il caso come “senza metodo “ e “senza speranza”, e non riconobbe agli isolani neppure un penny – decisione che fu “ben accolta” da Bill Rammell, il ministro dell’Uffico degli Esteri responsabile per le Chagos.

L’anno seguente, Rammell applicò lo stesso stratagemma che il governo Wilson usò per espellere gli isolani negli anni sessanta, quando spedì una legge alla Regina per l’approvazione con sigillo reale. Questo capovolse la vittoria dei Chagossiani all’Alta Corte del 2000 nella sua interezza e bandì per sempre gli isolani dal far ritorno a casa. La legge apparve sulla lista dei decreti innocui, tra un emendamento per una licenza reale del College di optometrista e gli appuntamenti degli ispettori scolastici per la Scozia di Sua maestà. Non fu data nessuna ragione; il cancelliere incaricato lesse solo ad alta voce la sorte di quei mille cittadini più maltrattati, defraudati e indifesi di Sua Maestà

Richard Gifford e gli isolani rifiutarono di accettare questo e ritornarono dall’Alta Corte lo scorso anno. L’11 maggio, due giudici diedero loro completamente ragione, descrivendo il comportamento del governo come illegale, ripugnate e irrazionale. Il governo sta considerando di ricorrere in appello, sapendo che gli Statunitensi, avendo attaccato l’Iraq e l’Afghanistan da Diego Garcia, sono furiosi. Il bombardamento dell’Iran é programmato per avvenire da territori britannici. Sembra che entrambi i governi credono ancora di poter “logorare” la determinazione degli isolani. Si sbagliano. Glielo posso garantire.

Questo articolo è un estratto ridotto dal nuovo libro di John Pilger, Freedom Next Time.

Note del traduttore:

[1] Coca = noci di cocco disseccate per la produzione di olio

[2] Rogers & Company = Servizio di trasporto navale.

[3] Smithsonian Institution di Washington = Iistituto nazionale della cultura fondato nel 1846 a Washington D.C. grazie a un lascito di James Smithson.

[4] Copra = Noci di cocco disseccate per la produzione di olio.

[5] E’ uno dei principali personaggio del racconto di Daniel Defoe, Robinson Crusoe. Il suo nome, nel datoglio nel racconto da Robinson Crusoe, divenne più tardi un’espressione usata per descrivere un lo staff maschile di assistenti o servi, in particolare quelli leali e con capacità

[6] La Magna Carta (Magna Charta Libertatum) è la carta delle libertà che il Re inglese John Lackland (Giovanni Senzaterra) fu costretto dai baroni a concedere, firmandola, nel 1215. Rappresenta il primo documento fondamentale per la concessione dei diritti dei cittadini, e tra i suoi articoli ricordiamo il divieto per il Sovrano di imporre nuove tasse senza il previo consenso del Parlamento e la garanzia per tutti gli uomini di non poter essere imprigionati senza prima aver sostenuto un regolare processo. La Magna Charta Libertatum rimase per secoli un modello per i cittadini inglesi.
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Magna_Carta

John Pilger
Fonte: http://www.johnpilger.com
Link: http://www.johnpilger.com/page.asp?partid=351
29.05.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MANRICO TOSCHI

VEDI ANCHE: IL FURTO DI DIEGO GARCIA (JOHN PILGER)

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