FALLUJAH RIVISITATA

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DI DAHR JAMAIL

Circa un anno dopo che sono stati perpetrati, solo pochi dei crimini di guerra commessi a Fallujah da membri dell’esercito Usa hanno ottenuto l’attenzione dei principali media internazionali (esclusi, ovviamente, tutti i media aziendali negli Stati Uniti).

Lo scorso 26 novembre 2004, in un articolo che scrissi per l’Inter Press Service intitolato ‘Armi inusuali’ usate a Fallujah, dei rifugiati di quella città descrivevano, nel dettaglio, varie armi strane usate a Fallujah. In aggiunta, fornivano delle descrizioni dettagliate, come questa: “frammenti di queste bombe sono esplosi in grandi incendi che bruciavano la pelle anche quando si gettava acqua sulle ustioni”.Tutto ciò è stato menzionato anche in un web-log che scrissi nove giorni prima, il 17 novembre 2004, intitolato Taglia e cuoci dove in una delle descrizioni di queste stesse armi, un rifugiato di Fallujah diceva: “Sono esplose sul terreno con grandi incendi che hanno bruciato per mezz’ora. Le hanno usate vicino alle rotaie. Potevi udirle che venivano sganciate da un grande aeroplano e le bombe avevano la dimensione di un carro armato. Quando qualcuno entrava in contatto con questi incendi, i loro corpi bruciavano per ore”.

Il 9 dicembre del 2004 postai una galleria di foto, molte delle quali sono incluse nel nuovo documentario della RAI sulle armi incendiarie usate a Fallujah.

Come per lo “scandalo” delle torture di Abu Ghraib, che non è diventato “reale” per le persone occidentali fino al tardo aprile del 2004, Iracheni e giornalisti in Iraq impegnati a fare i reporter veri e propri sapevano che le forze Usa e britanniche torturavano Iracheni da circa l’inizio dell’occupazione, e continuano a comportasi così anche oggi.

Tutto questo mi fa chiedere quanto ci vorrà perché altre atrocità vengano alla luce. Anche solo parlando di Fallujah, ce ne sono molte tra cui possiamo scegliere. Anche se non sono l’unico giornalista che ha riferito su queste, lasciate che porti la vostra attenzione su giusto poche cose che ho registrato mentre avevano luogo nel massacro di Fallujah a novembre 2004.

Nel mio articolo I rifugiati di Fallujah raccontano della vita e della morte nelle zone del massacro pubblicato il 3 dicembre 2004, ci sono molte dichiarazioni di crimini di guerra che, si spera, otterranno l’attenzione che meritano.

Burhan Fasa’a, un giornalista iracheno che ha lavorato per la stazione Tv satellitare del Libano, la LBC, e che è stato a Fallujah per nove giorni durante il più intenso dei combattimenti, ha detto che gli Americani diventavano facilmente irritati con gli Iracheni che non sapevano parlare inglese.

“Gli Americani non avevano interpreti con loro”, ha detto Fasa’a, “così entravano nelle case e uccidevano le persone perché non parlavano inglese. Sono entrati nella casa dove ero con 26 persone, e sparavano alle persone perché non obbedivano agli ordini dei soldati, anche solo perché le persone non riuscivano a capire una parola di inglese”. Ha anche aggiunto: “i soldati pensavano che le persone stessero rifiutando gli ordini, così li sparavano. Ma semplicemente le persone non riuscivano a capirli”.

“Li guardavo pestare le persone ferite nelle strade con i carri armati”, ha detto Kassem Mohammed Ahmed, un residente di Fallujah. “Questo è accaduto molte volte”.

Altri rifugiati hanno raccontato storie simili. “Ho visto così tanti civili uccisi lì, ed ho visto molti carri armati rigirarsi sui feriti nelle strade”, ha detto Aziz Abdulla, 27 anni, che è fuggito dal combattimento lo scorso novembre. Un altro residente, Abu Aziz, ha detto che anche lui era stato testimone di veicoli armati americani che schiacciavano le persone che lui credeva fossero vive.

Abdul Razaq Ismail, un altro residente che è fuggito da Fallujah, ha detto: “Ho visto corpi morti sul terreno e nessuno che potesse seppellirli a causa dei cecchini americani. Gli Americani lasciavano cadere alcuni dei corpi nell’Eufrate vicino a Fallujah”.

Un uomo chiamato Abu Hammas ha detto di essere stato testimone di truppe Usa che gettavano corpi iracheni nel fiume Eufrate. Anche Abu Hammed e altri hanno detto di aver visto Americani sparare su civili disarmati che sventolavano bandiere bianche.

Con la convinzione che le forze americane ed irachene fossero inclini ad uccidere chiunque stesse a Fallujah, Hammad ha detto che guardava le persone cercare di nuotare lungo l’Eufrate per scappare dall’assedio. “Anche allora gli Americani sparavano loro con con i fucili dalla riva”, ha detto. “Anche se alcuni di loro stavano portando una bandiera bianca o vestiti bianchi sui loro capi per mostrare che non erano combattenti, a tutti loro è stato sparato”.

Il fotografo dell’Associated Press Bilal Hussein ha riferito di essere stato testimone di eventi simili. Dopo che aveva scattato le foto essenziali, avendo deciso di abbandonare la città nel pieno dell’assalto guidato dagli Usa, Hussein si era diretto verso l’Eufrate.

“Decisi di nuotare”, Hussein ha detto ai colleghi dell’AP, che hanno trascritto la sconvolgente storia del fotografo, “ma cambiai idea dopo aver visto gli elicotteri Usa che sparavano ed uccidevano persone che cercavano di attraversare il fiume”.

Hussein ha detto di aver visto soldati uccidere una famiglia di cinque persone mentre cercavano di attraversare l’Eufrate, prima di seppellire un uomo sull’argine con le sue mani nude.

“Ho continuato a camminare lungo il fiume per due ore e potevo ancora vedere alcuni cecchini Usa pronti a sparare su chiunque cercasse di nuotare”, ha raccontato Hussein. “Misi da parte l’idea di attraversare il fiume e camminai per circa cinque ora attraverso i frutteti”.

Un uomo di nome Khalil, che ha chiesto di non usare il suo cognome per paura di rappresaglie, ha detto di essere stato testimone di spari sui civili che stavano sventagliando bandiere bianche mentre cercavano di scappare dalla città. “Sparavano su donne e anziani nelle strade”, ha detto. “Poi sparavano su chiunque cercasse di raccogliere i loro corpi”.

Ci sono corpi che gli Americani gettavano nel fiume”, ha continuato Khalil, facendo noatre che era stato personalmente testimone di truppe Usa che usavano l’Eufrate per sbarazzarsi degli Iracheni morti. “E chiunque restava, pensava che sarebbe stato ucciso dagli Americani. Così cercavano di nuotare lungo il fiume. Sarebbero affogati piuttosto che rimanere uccisi dagli Americani”, ha detto Khalil.

Perché mai le spudorate menzogne dell’esercito dovrebbero essere una sorpresa? Anche lo scorso novembre 2003, scrissi su come le forze Usa affermassero di essere state attaccate dalla milizia Fadayin di Saddam a Samarra, e che 45 combattenti erano stati uccisi. Poi, magicamente, nel corso della notte, il numero salì a 54. Indagando su questo, trovai che 8 civili erano stati uccisi nella città e scrissi al riguardo qui e postai delle foto qui.

Comunque, perché mai qualcuno di noi dovrebbe essere sorpreso da tutto questo? Quando abbiamo un’amministrazione che ha condotto il paese in una guerra d’aggressione illegale e continuiamo a mentire, eventi come la tortura e l’uso di armi incendiarie sui civili non sono un grande cambiamento.

Data: 14 novembre 2005

Fonte: Dahr Jamail’s Iraq Dispatches

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Traduzione dall’inglese a cura di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org

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