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E' GIUNTO IL TEMPO PER UN CAMPIONE DELLA VERITA' DI PARLARE CHIARO

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A cura di God
Il 7 Settembre 2006
30 Views

blankRobert Fisk ci racconterà tutta la storia?

DI JONATHAN COOK
Counterpunch

Nazareth — Mi trovo nella spiacevole situazione di dover criticare uno dei nostri più intelligenti campioni dei valori umanitari e oppositori della guerra. Durante l’attacco di Israele al Libano di questa estate, l’illustre giornalista inglese Robert Fisk ha fatto – come ci si attende da lui – un ottimo lavoro smontando molti dei principali miti che hanno ricoperto il campo di battaglia, pericolosi quasi quanto le decine di migliaia di cluster bomb fabbricate in Usa che Israele ha fatto cadere negli ultimi giorni di combattimento.

Fisk ha documentato la violazione del diritto internazionale in Libano da parte israeliana, offrendo la sua testimonianza personale della natura e dell’estensione dei crimini di guerra: la morte di oltre 1000 civili libanesi a causa dei bombardamenti aerei di Israele sul paese, le centinaia di migliaia di profughi, e la combustione della maggior parte delle infrastrutture – strade, ponti, stazioni elettriche, raffinerie di petrolio. Per questo lavoro merita il nostro ringraziamento e il nostro elogio.

Ma probabilmente, nel tentativo di essere imparziale, Fisk ha pure alterato il quadro della vicenda per quel che concerne il comportamento di Hezbollah e, a causa di questo, ha contribuito alla creazione di quei resoconti veramente mitologici che cerca di smascherare.

Questo è stato fatto – da una prevedibile lacuna presente in ogni suo articolo degenerata in un tic dello scrittore – mediante continue accuse alla milizia sciita di aver provocato la guerra e di essersi prefissata la distruzione del Libano. Insolitamente, Fisk non ci fornisce le prove su cui basa le sue conclusioni.

Ho preso sul serio questo errore – forse di poco conto in confronto alle distorsioni, di gran lunga più indecenti, presentate dagli altri opinionista di punta – a causa dei meriti guadagnati da Fisk in passato grazie all’enumerazioni delle manipolazioni presenti in quasi tutti i servizi occidentali sul Medio oriente e sulla “Guerra al Terrore”.

Hezbollah e il suo leader, Hassan Nasrallah, meritano un’attenzione di gran lunga più onesta e obiettiva di quella che diamo loro, specialmente dal momento che le loro voci sono sistematicamente escluse dalla stampa occidentale che si identifica con Israele.

Non sono nella posizione di sfidare la conoscenza e la familiarità di Fisk con la società e con la politica libanese. Se il reporter dell’Independent ci dice che Hezbollah non è semplicemente il fantoccio di Teheran, proprio mentre segnala che le sue armi sono fornite dall’Iran (e osserva che quelle di Israele provengono dagli Usa), suppongo che abbia ragione. Approvo anche i servizi in cui afferma di aver visto guerriglieri di Hezbollah prendere rifugio dietro edifici di città e villaggi del sud del Libano, e osserva parallelamente che i soldati di Israele hanno fatto lo stesso mentre cercavano di invadere le zone di confine.

Il problema risiede nell’assunto, ripetuto costantemente, che “gli Hezbollah hanno provocato questa guerra con la cattura di due soldati israeliani e con l’assassinio di altri tre il 12 luglio” (16 agosto 2006). Quest’affermazione è lasciata passare come la constatazione di un fatto, che si può divulgare senza bisogno di ulteriori commenti. Ma Fisk aggiunge ripetutamente una serie di altre insinuazioni: che Hezbollah ha voluto l’attacco di Israele, che ha pianificato la guerra (non soltanto che si era preparato per la guerra), che conosceva perfettamente la scala di distruzione che avrebbe scatenato Israele, che stava seguendo gli ordini della Siria, e così implicava che la Siria – e presumibilmente Hezbollah – desiderava la distruzione del Libano.

Ecco qui una piccolo campionario di queste abituali congetture presenti nei suoi articoli:

“No, non dimentichiamo che Hezbollah ha infranto il diritto internazionale, oltrepassando il confine di Israele, uccidendo tre soldati israeliani, catturandone altri due e trascinandoli indietro attraverso il confine recintato. È stato un atto di calcolata crudeltà che non dovrebbe consentire al leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, di sogghignare così tanto nel corso della sua conferenza stampa. Questo comportamento ha causato una tragedia incomparabile a innumerevoli innocenti in Libano. Così la Siria – che Israele ritiene, giustamente, sia il mandante dell’attacco di Hezbollah dello scorso mercoledì – non sta per essere bombardata. Questo accadrà al Libano, che deve essere punito” (15 luglio 2006).

“Appare ora evidente che la leadership di Hezbollah – Nasrallah è il comandante delle milizie dell’organizzazione nel sud del Libano – ha pensato attentamente agli effetti del proprio attraversamento del confine, confidando nella crudeltà della risposta di Israele che avrebbe soffocato, in Libano, qualsiasi tipo di critica per le loro azioni. Le loro supposizioni erano esatte. La rappresaglia di Israele è stata ancora più terribile di quello che alcuni leader di Hezbollah si aspettavano, e i Libanesi hanno rapidamente messo a tacere tutte le critiche al movimento di guerriglia… Dopo sono venuti i missili di Haifa [da parte di Hezbollah] e l’attacco alla cannoniera [israeliana]. È ora chiaro che questa operazione militare ha avuto successo – gli Israeliani hanno disprezzato a tal punto il nemico che sebbene la loro nave da guerra fosse equipaggiata con un cannone e con una mitragliatrice “Vulcan”, non hanno provvisto il vascello di una difesa anti-missile – anche perché era stata pianificata da mesi” (16 luglio 2006).

“Ora veniamo al “Reparto verità spiacevoli”. Siniora [il primo ministro del Libano] non ha menzionato Hezbollah. Non ha detto che lui non ha avuto il potere di fermare lo sconsiderato attacco a Israele della scorsa settimana. Non ha voluto criticare questo potente esercito di guerriglia che opera nel suo territorio, né ha dichiarato di aver le prove che la Siria continui a controllare gli eventi in questo paese bellissimo e martoriato” (21 luglio 2006).

“Certamente, Hezbollah ha provocato una catastrofe ai suoi stessi connazionali” (26 luglio 2006)

“Hezbollah ha aspettato, preparato e sognato questa nuova guerra per anni, per quanto noi possiamo ritenere spietato il loro comportamento” (27 luglio 2006).

“Così crudele è stata la resistenza di Hezbollah – e così determinati i suoi attacchi alle truppe israeliane in territorio libanese – che moltissima gente qui si è quasi dimenticata che è stata Hezbollah a provocare questa ultima guerra, attraversando il confine il 12 luglio, uccidendo tre soldati israeliani e catturandone altri due …. E così gli Israeliani realizzano che stanno legittimando Hezbollah, che un esercito di guerriglia composto da plebaglia si sta costruendo la propria credibilità contro un esercito israeliano” (5 agosto 2006).

“Hezbollah ha pregato, desiderato e aspettato per anni il momento in cui poter attaccare l’esercito israeliano sul campo” (14 agosto 2006).

“Sono stati gli uomini di Nasrallah, che hanno attraversato il confine israeliano il 12 luglio, catturato due soldati israeliani, ne hanno uccisi altri tre e in questo modo hanno scatenato interamente la prevedibile ferocia della forza aerea e dell’esercito israeliani contro una larga parte della popolazione del Libano” (2 settembre 2006).

Le implicazioni di questi commenti sono importanti, e meritano di essere esposte chiaramente e onestamente da un reporter che le ha dedotte coerentemente. Ma Fisk non ha ancora esibito nessuna prova, tanto meno un ragionamento argomentato, per suggerire perché la Siria, per mano di Hezbollah, abbia pianificato una guerra che avrebbe offerto a Israele l’opportunità di distruggere il Libano. Non sto dicendo che Fisk sta sbagliando, ma mi piacerebbe sapere il fondamento di queste pesanti supposizioni.

Quello che rende i suoi commenti oltremodo strani è il fatto che Fisk sembra essere consapevole almeno che, in circostanze non correlate alla cattura dei due soldati israeliani, Israele ha pianificato il suo assalto al Libano all’incirca nello stesso periodo:

“Israele stesso, secondo rapporti da Washington e New York, ha programmato da lungo tempo la sua attuale campagna contro il Libano – causata dall’attraversamento di Hezbollah della frontiera israeliana, dall’assassinio di tre soldati e dal sequestro di altri due, il 12 luglio” (14 agosto).

“Secondo Seymour Hersh del New Yorker, l’attacco di Israele è stato accuratamente pianificato – e il via libera è stato dato dall’amministrazione Bush come parte della sua campagna di umiliazione dell’Iran. Penso che Hersh abbia ragione” (2 settembre 2002).

Dunque, chi va biasimato per aver “cominciato” questa guerra?

Dopo aver ascoltato un discorso di Nasrallah alla TV libanese, Fisk è rimasto particolarmente irritato dalle “ipocrite” dichiarazioni di Nasrallah in cui afferma che non avrebbe mai voluto avviare questa operazione di cattura dei soldati israeliani, avendo previsto la brutale risposta di Israele. L’indignazione di Fisk sembra esagerata – ed è in contraddizione con le sue osservazioni (citate sopra) che l’attacco di Israele “è stato perfino più terribile di quanto alcuni leader di Hezbollah immaginavano”.

La ragione dei commenti di Nasrallah non è difficile da indovinare. Dopo la distruzione inflitta da Israele, senza dubbio, ha sentito la necessità di liberarsi della responsabilità della catastrofe nella quale è precipitata la sua nazione. Non è quello che i politici, in ogni tempo e in ogni luogo, hanno sempre fatto?

Ma Fisk è ugualmente irritato da un’altra, più importante (e parzialmente inconsistente) affermazione sulla guerra: Hezbollah sapeva che Israele e gli Stati Uniti stavano cercando una scusa per attaccare il Libano e credeva perciò che fosse meglio, per coglierli impreparati, poter scegliere il momento dello scontro.

Sebbene, come abbiamo visto sopra, Fisk sembri d’accordo con questa ricostruzione degli eventi, accusa ancora il leader Hezbollah di ipocrisia: «Penso che entrambe le parti pianificassero questo, e un’allusione in questo senso viene da un’altra parte del discorso, terribilmente ipocrita, di Nasrallah. “In ogni caso”, ha detto, “Israele stava progettando di scatenare la guerra all’inizio dell’autunno e in quel caso il livello di distruzione sarebbe stato ancora maggiore”. Bene, grazie per avermelo detto, Hassan» (2 settembre 2006).

Sicuramente, dopo le evidenti contraddizioni presenti negli articoli di Fisk dell’ultimo mese, i suoi lettori meritano una sintesi più profonda del suo punto di vista rispetto a tutto questo. Come e perché le due parti avverse – Siria, e Israele/Usa – pianificano entrambe una guerra, grosso modo nello stesso periodo, l’esito della quale comporta la distruzione certa del Libano?

Possiamo speculare riguardo gli interessi di Israele nell’attuare questo tipo di strategia… Poteva sperare di provocare una guerra civile in Libano, all’incirca come sta cercando di fare a Gaza, per indebolire il suo vicino. Poteva credere che, a causa del terrore, ci sarebbe stato dal Sud un esodo generale della popolazione libanese, circostanza che gli avrebbe permesso di rioccupare permanentemente la zona. Poteva pure sperare, se avesse vinto questa guerra, di trascinarci dentro anche Siria e Iran.

Ma perché la Siria avrebbe voluto distruggere il Libano? Per ripicca dopo essere stata espulsa lo scorso anno dal Libano in accordo con i piani degli Usa seguiti alla rivoluzione dei Cedri? È questa la conclusione di Fisk?

E come si inserisce Hezbollah in questo disegno? Fisk ci sta dicendo che Hezbollah è semplicemente un fantoccio della Siria – allo stesso modo in cui molti opinionisti dicono che Hezbollah è controllato dall’Iran? Anche Hezbollah desidera la distruzione del Libano?

La cosa più rilevante, nella costante condanna a Hezbollah per aver “cominciato” la guerra, è il fatto che Fisk ignora totalmente gli antefatti dello scontro: che gli aerei da combattimento e i droni spia israeliani hanno violato quotidianamente lo spazio aereo e la sovranità libanese, e ovviamente non accenna al fatto che, secondo le affermazioni dei prigionieri libanesi nelle carceri israeliane, Israele rifiuta di consegnare le mappe dei campi minati che ha collocato nel corso delle due decadi di occupazione, e che persiste a negare ogni genere di negoziazione per il territorio di confine denominato “le fattore di Shebaa”.

Questi punti centrali – valutati insieme ai convincenti rapporti per cui Israele e gli Stati Uniti stavano pianificando un attacco al Libano come minimo da un anno – rendono, nel migliore dei casi, gli impliciti assunti di Fisk, che cioè Siria ed Hezbollah abbiano iniziato la guerra per spingere Israele a distruggere il Libano, fuorvianti.

Un fattore isolato potrebbe aiutare a spiegare il motivo per cui il pensiero di Fisk è così confuso.
Lui spesso parla della sua stretta relazione con la famiglia dell’ultimo primo ministro libanese Rafik Hariri, che è stato ucciso da un’auto-bomba, di cui fu ampiamente accusata la Siria. Hariri, un milionario uomo d’affari sunnita, è stato l’artefice di gran parte degli investimenti in Libano che hanno permesso la sua ricostruzione, ora vanificata dalla distruzione portata da Israele.

Fisk, giustamente, attribuisce a Israele la colpa capitale di aver distrutto le infrastrutture pubbliche del Libano – e la morte di oltre 1000 civili. Ma è in debito con i suoi lettori di una spiegazione più chiara riguardo le dinamiche e i motivi per cui pensa che Siria e Hezbollah abbiano cospirato per offrire a Israele l’opportunità di provocare una tale distruzione. È giunto il tempo per Fisk di raccontarci tutta la storia.

Jonathan Cook, scrittore e giornalista, vive a Nazareth in Israele. Il suo libro, Blood and Religion: The Unmasking of the Jewish and Democratic State, è pubblicato da “Pluto Press”. Il suo sito è www.jkcook.net.

Jonathan Cook
Fonte: http://www.counterpunch.org/
Link: http://www.counterpunch.org/cook09052006.html
05.09.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSANDRO LUCCHI

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