DI MIGUEL MARTINEZ
Kelebek
PRIMO SCANDALO
Due mesi fa, un regista di opera tedesco ha dichiarato di aver paura che avrebbe potuto essere minacciato dai musulmani.
L’altro ieri, invece, un gruppo etnico-religioso ha chiesto che venisse impedito il concerto di un noto musicista.
Procediamo con ordine.
Doveva andare in cartellone, al teatro dell’opera di Berlino l‘Idomeneo di Mozart. Il regista, Hans Neuenfels (non “Heinrich”, come appare in alcuni articoli), ha aggiunto del tutto arbitrariamente, nella scena finale, la decapitazione di Gesù, Muhammad e Budda (il collo di Mosè viene lasciato in pace).
Poi, il colpo pubblicitario. Neuenfels annuncia al mondo di aver fatto qualcosa di così provocatorio, che i musulmani avrebbero potuto attaccarlo: sì, avete capito bene, nessuno lo ha mai minacciato, anche perché gli immigrati che si alzano alle cinque di mattina per scaricare casse, in attesa di essere espulsi, non è che ne sappiano più di tanto delle modifiche alle sceneggiature delle opere liriche.
Neuenfels decide perciò di sospendere la rappresentazione. Insomma, visto che nessuno ha la minima intenzione di terrorizzarlo, si terrorizza tutto da solo, inventando una nuova, geniale forma di jihadismo: l’autocensura.
Il risultato sono 105.000 voci su Google, se cercate “Neuenfels Mozart”. Sono prevalentemente sul genere “Maometto censura Mozart“, o proclami come quella della cancelliera tedesca, Angela Merkel, “L’autocensura non ci aiuta contro coloro che vogliono praticare la violenza in nome dell’islam”.
Poi, incoraggiato dall’appoggio urlato di tutta la macchina mediatico-politica dell’Occidente, Neuenfels sfida Non-Qaeda, annunciando che lo spettacolo si farà lo stesso, a dicembre.
Scommettiamo che ci sarà qualche spettatore in più di quelli che ci sarebbero stati senza tutta la montatura.
SECONDO SCANDALO
The Pizza è un locale di Londra che è anche sede di concerti jazz, e appartiene alla catena della Pizza Express.
In questi giorni, ospita i concerti del nostro amico, Gilad Atzmon, di cui abbiamo tradotto o ospitati vari scritti. Gilad Atzmon, nato in Israele in una nota famiglia sionista, combattente nella guerra del Libano del 1982, oggi si dichiara un palestinese di lingua ebraica, e scrive testi ironici e talvolta provocatori contro il sionismo.
Ha il massimo rispetto per chi crede nella religione ebraica e la pratica, ma se ne frega della camicia di forza imposta ai critici di Israele. Decostruisce, con feroce ironia, l’identità ebraica laica costruita esclusivamente attorno al culto delle armi dello stato d’Israele.
La performance di Gilad Atzmon si chiama Artie Fishel and the Promised Band, e con un folle miscuglio di jazz, musica kletzmer e recitato, parla di “Artie Fishel” (che in inglese suona come “artificial”), un vivace militante deciso a rivendicare agli ebrei l’invenzione del jazz e pronto a denunciare come antisemita chiunque sostenga che sia invece una creazione dei neri americani. Chi conosce l’inglese abbastanza bene da cogliere certi sottili giochi di parole, può leggere qui una presentazione del lavoro.
Adesso, Jon Benjamin, amministratore delegato della Board of Deputies of British Jews, ha chiesto che venisse sospesa la rappresentazione. Dice che Gilad Atzmon:
“spesso usa lo spazio che gli viene concesso come musicista per diffondere le proprie forti posizioni politiche, e il suo sito web è pieno di riflessioni su complotti ebraici e delitti israeliani. Questo è del tutto inaccettabile, ed esprimeremo la nostra protesta a Pizza Express nei termini più forti possibili”.
Per motivare la sua richiesta, cita vari brani attribuiti a Gilad Atzmon, alcuni del tutto fuori contesto, altri semplicemente inventati, cercando di farlo passare per una specie di seguace del Ku Klux Klan. In realtà, Gilad Atzmon ha chiare posizioni antirazziste, anticapitaliste e antimperialiste, e il suo stesso interesse per la musica jazz è legato alla sua vicinanza al movimento dei neri statunitensi.
Queste due faccende ci dicono, credo, molte cose sui nostri tempi. Ovviamente, i veri scandali di questi tempi sono cose come il fatto che Israele abbia potuto bombardare il proprio vicino di casa per oltre un mese senza subire la minima sanzione; o che gli Stati Uniti abbiano abolito per legge proprio i diritti civili di cui si vantano.
Ma nel lieve mondo dei media, lo Scandalo viene regolarmente impostato attorno al fuffaldino binomio arte-censura.
Solo che nel primo caso, lo Scandalo è la (non) minaccia di censura.
Nel secondo caso, possiamo scommettere che lo Scandalo per i media sarà la mancata censura.
Miguel Martinez
Fonte: http://kelebek.splinder.com/
Link: http://kelebek.splinder.com/1161422963#9632987
21.10.2006