La Germania è sotto shock dopo che ieri, giovedì 17 novembre, sono stati resi noti due casi di ragazze diciassettenni sane finite sulla sedia a rotelle dopo il vaccino anti Covid-19.
Il caso di Selin Islami
La prima testimonianza, riportata in un video dell’emittente WDR, è della diciassettenne Selin Islami di Solingen. La ragazza, in perfetta salute prima del vaccino, racconta che dopo la prima dose ha manifestato sintomi che i medici hanno classificato come una normale reazione al farmaco.
Dopo la seconda vaccinazione, invece, il corpo di Selin ha reagito così violentemente che è dovuta andare in ospedale.
Dopo infinite indagini è arrivata la diagnosi di miastenia gravis, una malattia autoimmune caratterizzata da un’interruzione nella trasmissione dei segnali contrattili tra i nervi e i muscoli. La miastenia gravis è causata da una reazione autoimmune, cioè da anticorpi (auto-anticorpi) che attaccano per errore componenti dell’organismo che non riconoscono come proprie.
Selin fa la pendolare avanti e indietro tra Solingen e l’ospedale universitario di Essen da un anno. Al momento può sopravvivere solo con il lavaggio del sangue e farmaci ad alte dosi.
Prima della vaccinazione, Selin era perfettamente sana, come confermato dal suo pediatra, il dott. Thomas Fischbach di Solingen. Non aveva segni di una malattia così grave. Tuttavia, dice anche: “Ciò che ha scatenato la miastenia non è del tutto chiaro”.
La madre di Selin, Aylin Dalgül, è convinta: la vaccinazione anti Covid-19 ha fatto ammalare Selin. Non solo ha citato in giudizio il produttore Biontech, ma ha anche presentato una domanda di risarcimento al Consiglio regionale della Renania competente.
Al momento il Consiglio della Renania (con aggiornamento novembre 2022) ha ricevuto 444 domande di risarcimento per le vaccinazioni covid, ma solo 15 sono state riconosciute ed accettate.
L’Istituto Paul Ehrlich, sul caso di Selin Islami, ha risposto all’emittente WDR: “Con quasi 189 milioni di dosi somministrate in Germania, sono prevedibili segnalazioni individuali di insorgenza di miastenia gravis. Tuttavia, non vi è alcuna indicazione di una connessione causale tra la vaccinazione e questa reazione”.
Quindi, conclude il servizio WDR, “significa che il riconoscimento come danno da vaccinazione sarà difficile. E così a Selin potrebbe essere negato il supporto di cui ha bisogno”.
Il caso di Lea Huber
Il secondo caso è stato segnalato sempre ieri 17 novembre dall’emittente tedesca RTL News e riguarda la diciassettenne Lea Huber.
Scrive RTL News: “Lea Huber voleva essere vaccinata contro la Covid-19, come milioni di altre persone. Ma, da quando la 17enne è stata vaccinata, è legata al letto e può usare solo una sedia a rotelle per andare in bagno. “La maggior parte delle volte mi sdraio e guardo un muro”, dice Lea.
Soffre di una sindrome post-vaccinale che comprende affaticamento, trombosi venosa cerebrale e segni di paralisi.
Continua la testata giornalistica tedesca: “tutto è iniziato con sintomi simili all’influenza: febbre, brividi, dolori articolari. E’ stato dopo la seconda vaccinazione con Moderna“, ricorda oggi Lea. “Sono stata da molti specialisti negli ultimi mesi, ma sono sempre stata etichettata come malata di mente”.
L’avvocato Joachim Caesar Preller, di Wiesbaden, città della Germania centro-occidentale e capitale del Land dell’Assia, rappresenta le persone colpite da danni da vaccino covid come Lea. Dall’autunno 2021, il suo studio legale affianca circa 600 persone affette da sindrome post-vaccino covid.
“Non si tratta di sciocchezze come il dolore nel sito dell’iniezione, molte delle persone colpite non sono in grado di lavorare”, afferma Caesar-Preller. Secondo l’avvocato tedesco, in circa il 95 per cento di questi casi si potrebbe raggiungere un accordo extragiudiziale. Ma chi lo paga? “I profitti sono mantenuti dai produttori di vaccini, ma i rischi sono del sistema pubblico”, afferma.
Le persone colpite come Lea Huber chiedono una migliore campagna informativa e finanziamenti per la ricerca. “Abbiamo bisogno di fondi per la ricerca di nuove cure, affinché ci sia la speranza di una via d’uscita dalla sindrome post-vaccinale”, afferma Lea Huber.