Di Magdalena del Amo, periodistadigital.com – Spagna
La catastrofe climatica che si è verificata a Valencia, bollata come un attacco terroristico da alcuni critici, secondo gli augelli scientifici dell’ufficialità, è solo l’inizio di molte altre ‘dane’, perché, secondo la versione ufficiale, il cambiamento climatico è il più grande problema dell’umanità.
Noi non siamo d’accordo. Il problema non è il clima, ma gli psicopatici della geoingegneria che lo manipolano e lo controllano utilizzando diverse tecniche che sono state sperimentate fin dagli anni ’50 e che hanno già causato molte catastrofi di vario tipo e migliaia di morti. Ne abbiamo parlato fino alla nausea, ma siamo obbligati a continuare a farlo.
Ieri sera, con il titolo “Dana (*) o HAARP”, il canale flippityflop, presentato da Lara Hernández, ha dedicato una monografia all’argomento, da una prospettiva critica e reale, alternativa al bombardamento televisivo thriller – morboso, molto in dinamica covidiana, che è diventato il modus operandi di fronte a qualsiasi catastrofe, sia essa dovuta a presunti virus, acqua, vento, neve o fuoco.
Se lo analizziamo, il modo di procedere delle autorità sembra obbedire a un piano che si basa sull’utilizzo di quelle che in psicologia chiamiamo “informazioni a doppio legame”, ossia informazioni contraddittorie, provenienti dalle diverse amministrazioni e organismi governativi nei giorni e nelle ore precedenti la catastrofe. Questo tipo di informazioni produce dubbi, indecisione, incertezza e confusione, poiché le persone stesse non sanno cosa aspettarsi.
Una volta che il disastro si è verificato, il passo successivo è che lo Stato rallenti l’attuazione dei soccorsi. Questo è ciò che è accaduto con il Covid, ma anche col vulcano La Palma e gli incendi boschivi.
Il terzo punto si concentra sul rifiuto degli aiuti, con lo Stato che li ignora o pone infiniti ostacoli burocratici, compreso l’uso della forza, per raggiungere le vittime, ad esempio camion pieni di cibo, medicinali e prodotti per l’igiene personale provenienti da luoghi lontani. Il pretesto è la sicurezza – sicurezza quando le persone sono morte, ferite, disperse, affamate o disperate!
Questo è il caso in questione, ma perché è così illogico? So che è molto forte, ma oserò dire quello che penso, anche se io stessa ho paura della risposta: “Non vogliono testimoni e, soprattutto, hanno bisogno di persone morte”.
Tutto questo è evidente nel disastro di Valencia. I morti sono necessari, da un lato, per mascherare la grande bugia del cambiamento climatico, come hanno fatto con le case di riposo nelle prime settimane di covid; e, dall’altro, perché i morti provocano lo shock emotivo necessario per intimidire, terrorizzare e immobilizzare il popolo, passo preliminare alla privazione dei diritti, all’imposizione di regole assurde e/o alla restrizione delle libertà.
Ma attenzione, perché in determinate circostanze e in dosi eccessive, questa “pozione” può produrre l’effetto opposto e far emergere il mostro che è in noi, che non capisce la codardia. Proprio come certe droghe rilassanti che, in dosi eccessive, provocano l’esatto contrario di ciò che ci si aspetta.
Stiamo sperimentando in tempo reale ciò che vediamo a Valencia. Centinaia di testimonianze e video stanno circolando sulla rete, in tv, mostrando l’enorme rabbia delle persone colpite che possono ancora parlare. Pedro Sánchez, fresco di bagno nel Gange, è stato schizzato di fango, sputato e quasi picchiato, a suon di insulti come “assassino” e altri insulti simili.
Tutti ben meritati, tra l’altro. Se non fosse entrato nell’auto protetto dall’ombrello degli ufficiali della sicurezza, sarebbe stato linciato. Ma non dobbiamo dimenticare che l’uomo con il Falcon è solo un burattino, della peggior specie, sì, ma, in fin dei conti, un burattino al servizio del Male, che verrà abbandonato quando sarà ormai inutilizzabile. Dobbiamo abituarci a fare analisi da prospettive più ampie, lontane da ciò che è locale.
In questo stato di confusione, tutti si pongono la stessa domanda, compresi molti militari e altri membri delle forze di sicurezza dello Stato: perché questa riluttanza a permettere ai vigili del fuoco, alla polizia e alla Guardia Civil di entrare nelle aree del disastro? L’opinione pubblica si chiede perché l’esercito non sia stato inviato, mentre invece è pronto a intervenire nelle missioni delle Nazioni Unite o lo ha fatto in Marocco dopo il terremoto.
Ho appena letto che l’esercito dispone di elicotteri da carico, caschi paracadute, ospedali da campo, macchine da scavo, cisterne d’acqua, generatori mobili, attrezzature per la costruzione di ponti modulari, gru, camion da trasporto e centinaia di soldati pronti a rischiare la propria vita per salvare quella degli altri.
Eppure non è stato permesso loro di agire e lo stanno denunciando. Perché tutto questo? Perché è programmato.
Ingenuo lettore: vogliono la tua resa totale, vogliono la tua mente, vogliono che tu non ragioni, che tu non pensi con la tua testa; devono convincerti della loro menzogna sul cambiamento climatico; che Papà Stato ti sta dicendo la verità e ti sta proteggendo dalle bufale. Credere, credere, credere e non pensare. E la cosa più efficace è farti sentire impotente e spaventato. È una strategia psicologica da manuale.
La cosa più spaventosa di tutta questa situazione è che il modus operandi che abbiamo appena descritto non è esclusivo della Spagna.
Si tratta di un protocollo internazionale che si applica a tutti gli Stati. Ricordiamo l’uragano Helene in Carolina, l’uragano portoricano del 2018, gli incendi alle Hawaii, in California, o anche quelli nelle Asturie nel marzo 2023, e altre catastrofi, in cui non sono stati permessi né aiuti né testimoni, oltre alla diffusione di informazioni false e tendenziose. Proprio come nel caso delle regole legate all’emergenza Covid. Vale la pena ricordare che quest’ultime sono state accuratamente redatte e tradotte nelle diverse lingue, in base al lessico da utilizzare, alla messa in scena – di tipo bellico – dei comunicati quotidiani da parte di guardie militari e civili legate al regime, agli applausi alle sette di sera, alle passeggiate nei fusi orari, alle fasi di de-escalation e, soprattutto, all’Agit-Prop (**) mediatico 24 ore su 24, descritto sotto le voci “inondare la zona” e “controllare il messaggio”. E hanno inondato e controllato! E ci troviamo di fronte alla stessa dinamica del 2020.
Ho scritto molto sulla geoingegneria e su come è stata utilizzata per creare diversi tipi di disastri: terremoti, uragani, cicloni, inondazioni e incendi. A nostro avviso, l’evento di Valencia, camuffato sotto la solita “goccia fredda”, così comune nella zona, è il colpo di partenza che preannuncia eventi futuri sul palcoscenico dell’Europa. I ‘signori del clima’ hanno deciso di farlo e hanno a loro favore la grande massa della popolazione che non crede che il clima possa essere modificato e si accontenta delle spiegazioni dei ‘saggi’ del momento legati al sistema. Ecco perché il compito di raggiungere il cittadino comune è così difficile per noi che navighiamo in questi mari tempestosi.
Controllare il tempo è forse la sfida più grande per gli apprendisti dei, perché controllare le nuvole, la pioggia, la grandine, i fulmini, la neve o una qualsiasi delle meteore significa porsi come capo supremo dell’Olimpo moderno.
Già nel 1966, il professor Gordon Mac Donald, direttore dell’Istituto di Geofisica Planetaria dell’Università della California e membro del comitato scientifico di Lyndon Johnson, durante il cui mandato furono attuati i progetti contro l’India, le Filippine e il Vietnam, scrisse queste curiose e agghiaccianti parole, che ci aiuteranno a comprendere la vicenda HAARP – chemtrails, incendi, siccità, inondazioni, terremoti, uragani, cicloni, eruzioni vulcaniche – e la portata della geoingegneria in generale:
“In un contesto di parità nucleare, il potenziale dell’uomo di controllare e manipolare l’ambiente e il pianeta deve essere evidenziato. […] Quando questo potere sul proprio ambiente sarà raggiunto, gli esseri umani avranno una nuova capacità di fare danni incalcolabili e indiscriminati. […] Queste armi sono particolarmente adatte alle guerre segrete o nascoste”.
Queste non sono le parole di una persona qualsiasi, ma di un membro del comitato di scienza del clima di un Presidente degli Stati Uniti, che all’epoca si occupava di intervenire in determinati Paesi. Il testo è stato scritto nel 1966 e pubblicato nel 1969.
Da quella data ad oggi abbiamo fatto notevoli progressi in campo tecnologico. A quei tempi, lo scienziato, nel suo rapporto “Come distruggere l’ambiente”, spiegava come provocare siccità, inondazioni, terremoti e maremoti. Non poteva essere più chiaro. E i progressi compiuti nei cinquant’anni successivi, fino ad oggi, sono stati quasi incomprensibili e inconcepibili, sia tecnologicamente che in termini di intenzionalità di questi presunti progressi.
“Come distruggere l’ambiente”, dice il rapporto. Sanno come, e lo stanno facendo (***).
Di Magdalena del Amo, periodistadigital.com – Spagna
04.11.2024
Magdalena del Amo. Psicologa, giornalista e scrittrice.
NOTE
- (*) = Dana – Depresion Aislada en Niveles Altos: “depressione isolata nei livelli alti”, ndt
- (**) = Agit-Prop = Dipartimento per l’agitazione e la propaganda del Comitato centrale e dei Comitati territoriali del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, ndt
- (***) = Calder Nigel – “Unless Peace Come” – Mac Donald Gordon, How to Wreck the Environment – Viking Adult edition (1968)
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Traduzione a cura della redazione di ComeDonChisciotte.org