Riceviamo e pubblichiamo dal Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB)
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Emergono ormai quotidianamente le ammissioni, le confessioni, le intercettazioni e le documentazioni, anche ufficiali, che confermano tanto l’artificiosità dell’emergenza Covid quanto l’uso strumentale della scellerata “campagna vaccinale” a essa collegata, l’una e l’altra concepite e attuate allo scopo di legittimare l’introduzione di sistemi digitalizzati di controllo sociale.
Allo stesso tempo, i dati sulla mortalità in eccesso in Italia, riferita agli anni 2021 e 2022, evidenziano un incremento del 10% rispetto alla media degli anni 2015-20191 , ciò che sarebbe in grado di gettare ombre sul futuro strutturale della società italiana se non fosse che tutti gli ultimi governi hanno favorito l’ingresso di immigrati non vaccinati, rallentando così il declino demografico del Paese e confondendo non poco – ma è solo una coincidenza – le statistiche sull’eccesso di mortalità e sulle relative cause. Lo stesso Istituto nazionale di statistica, del resto, imputa le cause dell’eccesso in parola nientemeno che al cambiamento climatico2 .
Di fronte a tanti e tali fatti, che con ogni probabilità integrano gli estremi di numerosi e diversi reati, stupisce che la magistratura non abbia ancora avviato alcuna indagine – ciò che da solo basterebbe ad avviare una riflessione sul grado di autonomia dei magistrati e sulle modalità di selezione degli stessi – e che l’intera classe politica, fino a ieri impegnata a sostenere con il voto lockdown e altre misure restrittive inutili e dannose per i singoli e per la collettività, si nasconda oggi dietro sterili commissioni parlamentari d’inchiesta.
Stupisce ancor più che (quasi) tutti i media si ostinino a tacere o, peggio, a confondere l’opinione pubblica, evidentemente allo scopo di perseguire un duplice risultato: da una parte, spingere i cittadini a ritenere che la cosiddetta pandemia ha costituito un evento imprevedibile ed eccezionale, tale da giustificare misure altrettanto imprevedibili ed eccezionali, e che ogni forma di analisi critica delle misure così introdotte, come anche ogni recriminazione sulla gestione complessiva dell’emergenza sanitaria, è inutile o dannosa; dall’altra, alimentare il sospetto che quanti forniscono informazioni diverse da quelle “ufficiali” sull’origine del virus Sars-Cov-2 e sulla gestione del Covid facciano parte di un complotto volto a delegittimare l’azione di governo.
Ma il ruolo dei media non si ferma qui e conferma ogni giorno di più l’appartenenza organica di questi al sistema di potere che opera per imporre, in modo ormai manifesto, strategie di soggiogamento dell’intera popolazione mondiale.
È infatti innegabile che, al crescere della consapevolezza collettiva in merito a determinati fatti (che il Covid non fosse più letale di una normale influenza; che avrebbe potuto essere curato con farmaci già noti; che il cosiddetto vaccino altro non è che una terapia genica sperimentale in grado di produrre effetti avversi gravi e talora mortali e potenzialmente in grado di modificare il DNA; che la maggior parte delle figure apicali della politica e della sanità erano al corrente di tutto ciò), i media hanno ritenuto di deviare l’attenzione del pubblico su nuove situazioni di crisi – da quella idrica a quella bellica, da quella ambientale a quella energetica – secondo un metodo emergenziale che il CIEB ha definito, in un suo precedente Parere, “biopandemismo”3 .
Questo metodo consente, a chi esercita il potere di governo, di mettere sullo stesso piano cause ed effetti, problemi e soluzioni, malanni e rimedi, riducendo a una le diverse prospettive rilevanti e fornendo a esse una risposta univoca, da accettare acriticamente “whatever it takes”.
Per fare un esempio basti pensare al cosiddetto cambiamento climatico, imputato dalla scienza “ufficiale” e dai media mainstream esclusivamente al “global warming” conseguente all’emissione di anidride carbonica prodotta dalle attività umane, senza tenere conto del fatto che la Terra subisce da milioni di anni variazioni climatiche cicliche anche a causa di fattori solari e astronomici e che l’influenza dell’uomo sul trend attuale di temperature è ancora controversa sul piano scientifico, visto che questo trend è cominciato 15.000 anni fa, quando la popolazione umana era piuttosto esigua e i combustibili fossili non rappresentavano la principale fonte energetica4 .
Rispetto al “climate change” i rimedi proposti assumono la portata di diktat in materia sanitaria, alimentare, sessuale e demografica: dall’“efficientamento” energetico degli edifici, senza il quale gli stessi non potranno più essere venduti o affittati e che di fatto svuota di contenuti il diritto di proprietà; alla “città dei quindici minuti”, in cui le persone avranno difficoltà a uscire dal perimetro del proprio quartiere senza speciali permessi, a rischio di essere multate o di vedersi disattivare da remoto l’automobile elettrica, simbolo della tanto propagandata transizione ecologica; ai progetti di riduzione della natalità e degli animali domestici, questi ultimi colpevoli, insieme ai neonati, di produrre troppa CO2 e quindi di non essere sostenibili sul piano ambientale5 .
Per fare un altro esempio basti pensare al must dell’esplorazione spaziale e della colonizzazione di altri pianeti, che la scienza “ufficiale” e i media mainstream (a partire da Hollywood) propongono da tempo quale alternativa all’estinzione “degli esseri umani come razza”6 e che nel dicembre 2020 – dunque in piena emergenza sanitaria, ma è solo una coincidenza – ha trovato rinnovato impulso nelle dichiarazioni rese dall’ex direttore del programma israeliano di difesa spaziale, secondo cui gli extraterrestri non solo esistono, ma sono da tempo in contatto con alcune personalità degli Stati Uniti d’America e conducono esperimenti scientifici in collaborazione con gli americani, tanto sulla Terra quanto su Marte (sic!)7.
Rispetto all’esplorazione e alla colonizzazione dello spazio risultano funzionali altri diktat, quali la rivoluzione biomedica e la transizione ecologico-alimentare: la prima perché volta a dirottare il ruolo della medicina e della sanità verso pretesi approcci predittivi e preventivi fondati sull’impiego di tecnologie convergenti (nanotecnologie, biorobotica, neuroscienze, biologia sintetica, ecc.) in grado di modificare l’identità psico-fisica degli esseri umani, come nel caso del cosiddetto vaccino anti-Covid; la seconda perché volta a fornire “novel foods” (Ogm, farine di insetti, carne, pesce e latte clonati o sintetici, ecc.) che per taluni costituirebbero l’unica fonte alimentare sostenibile, oltreché coerente con l’accezione anglosassone di “food security” imperniata sulla quantità e non sulla qualità degli alimenti; entrambe perché apparentemente in grado di assicurare quello human enhancement che, se da una parte potrebbe aprire la strada alla conquista di mondi lontani, dall’altra condurrà inevitabilmente a una vera e propria rivoluzione antropologica mediante l’affermazione di modelli postumani e transumani.
E’ agevole osservare che i diktat in parola, elaborati dalle élite finanziarie ed eseguiti da compiacenti governi nazionali, esigono rinunce e sacrifici. Per restare all’ultimo esempio ricordato, infatti, è evidente che la corsa allo spazio – accelerata dalle conseguenze che avrebbe sull’habitat umano una eventuale escalation nucleare del conflitto in Ucraina – non sarà aperta a chiunque, ma solo a chi avrà i “crediti” necessari, secondo il sistema “premiale” sdoganato dal Covid mediante il Green Pass. In altri termini, solo chi ubbidisce si salverà: ciò che vuol dire accettare acriticamente il transumanesimo fondato sulla somministrazione forzata di farmaci sperimentali e sull’imposizione di fonti proteiche che l’organismo umano non può assimilare su base sistematica o, ciò che è peggio, ossequiare il fideismo tecno-scientifico che veicola messaggi quali “Non possiederai nulla e sarai felice”.
Se i cittadini non contrasteranno adeguatamente questa deriva, il passo successivo e finale potrebbe essere la sterilizzazione di massa, l’eutanasia di Stato, il controllo della mente umana: ciò che alcuni chiamano “Great Reset” e che è altro non che la nuova normalità del mondo post-Covid, del resto largamente anticipata dalla narrativa (un esempio per tutti: “La peste scarlatta” di Jack London, pubblicato nel 1912) e dalla cinematografia (un esempio per tutti: il film del 1973 “2022: i sopravvissuti”).
Ed è appena il caso di ricordare che nella direzione del “Great Reset” già si indirizzano la revisione del Regolamento sanitario internazionale e il negoziato relativo al trattato sulla cosiddetta prevenzione delle pandemie, condotti in seno all’OMS, di cui il CIEB si è occupato in un suo precedente Parere9 .
Mentre alcuni sembrano adattarsi al nuovo stato di cose – vuoi per ignoranza, vuoi per pavidità, vuoi per collusione – il CIEB assicura che continuerà nella sua azione volta a promuovere un dibattito aperto, trasparente e scientificamente fondato su queste materie, allo scopo di riportare i principi generali della bioetica e del biodiritto al centro delle decisioni politiche e di contribuire, così, alla salvaguardia della dignità e dei diritti fondamentali dell’essere umano nei riguardi delle applicazioni della biomedicina.
CIEB, 12 maggio 2023
Comunicato n.22
FONTI E NOTE
Il testo originale è riportato sul sito internet: www.ecsel.org/cieb