“Da quattro mesi il mio corpo non smette di bruciare”: testimonianza da Borgosesia

Una funzionaria amministrativa in servizio in una scuola di Borgosesia racconta l’incubo in cui è piombata a seguito della seconda dose.

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«Da quattro mesi sento il mio corpo bruciare». «Ho dovuto farla per forza, nonostante vari problemi di salute. Oggi mi sento abbandonata dallo Stato, senza diagnosi e senza terapie»

Testimonianza choc: vita d’inferno dopo il vaccino

Da una donna di 46 anni residente a Sostegno, funzionaria amministrativa in una scuola a Borgosesia, riceviamo e pubblichiamo.

«Egregio direttore, lunedì 9 maggio, sfogliando Notizia oggi mi sono imbattuta in un interessante articolo pubblicato sulla pagina di Romagnano, e ciò mi ha dato il coraggio di scrivere una lettera che spero possa essere meritevole della vostra attenzione.

Mi chiamo Alessandra e sono un’assistente amministrativa della scuola. E dopo quattro mesi dalla seconda inoculazione del vaccino anti-Covid, che ha letteralmente cambiato e devastato la mia vita, finalmente trovo la forza e soprattutto l’opportunità di rendere pubblica la mia storia.

Il 6 dicembre lo Stato mi dà solo 9 giorni di tempo per ottemperare all’obbligo vaccinale (di cui ho paura, perché sono un soggetto poliallergico finito in ospedale più volte per gravi reazioni ai farmaci, e nonostante io sia già guarita dal Covid, sviluppando una difesa immunitaria naturale), o rinunciare al lavoro e togliere il diritto di mangiare ai miei due figli.

Il malessere alla prima dose

Alla fine propendo per i figli e decido di ignorare le mie paure presentandomi giorno 15 all’hub vaccinale.

Subito dopo l’inoculazione mi sento frizzante, ho una crisi vagale, la pressione crolla e grondo sudore freddo da tutti i pori, sto così male che mi sento morire, mi fanno sdraiare su una barella e mi nascondono con due paraventi non prestandomi alcuna assistenza sanitaria. Due ore dopo trovo la forza di tornare a casa, ho malesseri per diversi giorni e una fitta lancinante alla testa, poi tutto passa.

La seconda dose

E il 14 gennaio, non avendo più paura di uno shock anafilattico, mi presento serena al secondo appuntamento col destino.

Avendo saputo della mia crisi vagale, mi fanno sdraiare prima di vaccinarmi e mi tengono sotto osservazione per mezz’ora. Venticinque minuti dopo avverto una forte pressione al petto, come un peso che poi diviene bruciore. Mi fanno subito una puntura di antistaminico e mi rimandano a casa con la raccomandazione di andare in pronto soccorso se non mi fossi sentita meglio.

Passano due giorni, il bruciore non è mai cessato e adesso si è esteso in tutto il corpo, non lo sopporto più, sembra che mi abbiano cosparso di benzina e dato fuoco, mi sento una torcia umana.

Il bruciore non se ne va

Vado in pronto soccorso mi trattano subito con due flebo di cortisone e antistaminico, e anche se il bruciore resta mi dimettono con la diagnosi di reazione allergica sistemica da vaccino anti-Covid.

Sono passati quattro mesi e io continuo a bruciare incessantemente, come se mi fossi ustionata con dell’olio bollente. Ardo notte e giorno, 24 ore su 24. A volte è davvero dura ma ho due figli, non posso arrendermi. Prendo la forza ed il coraggio con i denti e vado avanti.

Una vita d’inferno

Ho dolori improvvisi, lancinanti, spasmi muscolari a volte perdo perfino l’uso delle gambe, da un occhio, quando lo giro verso sinistra, vedo due strisce luminose come lampi. Spesso ho acufeni. Non ho più forza, sono sempre debole, faccio due passi e sembra che io abbia scalato l’Everest. Ho sbalzi di pressione e tachicardia improvvisa soprattutto a riposo.

Non c’è alcuna cura

Ho girato specialisti su specialisti, ingurgitato farmaci di ogni sorta, ho speso tutti i soldi che avevo e anche quelli che non avevo ma non ho ancora una diagnosi e soprattutto non ho una cura. Per lo Stato io non esisto, per la letteratura medica e scientifica neppure, e nessuno sta investendo sulla ricerca.

La mia voce rappresenta una moltitudine di danneggiati di cui nessuno parla, noi siamo invisibili, derisi, trattati come malati immaginari, abbandonati alla frustrazione della nostra condizione.

Vi prego ridateci la nostra dignità di malati, non ignorateci, diffondete le nostre storie, sensibilizzate l’opinione pubblica, i medici, lo Stato: noi ESISTIAMO. Non siamo dei meri numeri da esporre sul bugiardino, siamo malati e abbiamo bisogno di cure. Dopo il dolore la vostra indifferenza è la nostra sofferenza più grande».

Fonte articolo: https://notiziaoggi.it/cronaca/da-quattro-mesi-il-mio-corpo-non-smette-di-bruciare-testimonianza-choc-a-borgosesia-vita-dinferno-dopo-la-seconda-dose/

 

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