DI MICHAEL J. BOSKIN, JOHN H.COCHRANE, JOHN F. COGAN. GEORGE P. SHULTZ e JOHN B. TAYLOR
Questa serie di deficit da mille miliardi di dollari che aumentano in perpetuo non ha precedenti nella storia degli Stati Uniti.
Negli ultimi mesi, abbiamo assistito ad un inevitabile aumento dei tassi di interesse , dopo anni di interessi bassi, per cui il contemporaneo aumento dei tassi di interesse e quello del deficit minacciano di spingere il debito pubblico in una spirale sempre più vorticosa. Quando chi ha in mano il debito del tesoro comincerà a dubitare sulla capacità del nostro governo di rimborsarlo, o di attrarre altri futuri creditori, chiederà tassi di interesse più alti per compensare il suo maggior rischio e, se la spesa corrente e la politica fiscale continueranno ad andare avanti allo stesso modo, ci sarà da pagare maggiori costi per gli interessi che si andranno a sommare ad un debito sempre più alto. Più prestiti spingono al rialzo i tassi di interesse e la spirale continua.
Se, ad esempio, i tassi di interesse dovessero arrivare al 5%, contrariamente alla previsione dell’amministrazione Trump che prevede poco meno del 3,5%, solo il costo degli interessi su 20 trilioni di dollari del debito pubblico sarebbe di $ 1 trilione di dollari l’anno. Cosa che equivale a spendere più della metà delle tasse sul reddito delle persone per ripagare gli obbligazionisti. Il pagamento di questi interessi ad un tasso tanto alto dovrebbe essere fatto con i soldi che servono per finanziare le spese che servono per rimettere in sesto il budget (già insufficiente) della difesa nazionale, delle infrastrutture nazionali e di altre attività governative in stato critico.
Se la FED aumenta i tassi di interesse, che cosa cambierà?
Si sta alzando, senza poter essere controllata, una spirale del debito che lascia intravedere lo spettro di una crisi. Qualcuno potrebbe pensare che certe preoccupazioni siano esagerate, dato che non vi sono ancora segnali, sul mercato dei futures finanziari, di una crisi all’orizzonte. Ma una crisi del debito non arriva lentamente e non si vede da lontano come un’ondata che si alza sul mare. Arriva senza preavviso, come un terremoto, perché gli obbligazionisti a breve termine cercano di scappare da un massacro fiscale. Solo con il senno di poi potremo comprendere lo stress che oggi sta montando e poi potremo solo lamentarci di non aver agito. Anche se esistono delle perplessità sul ruolo del dollaro come valuta di riserva globale, non sono né sufficienti né immutabili e comunque si fa affidamento sulla fiducia e sulla verosimile probità fiscale degli Stati Uniti.
Come è noto, i nostri problemi di deficit e debito derivano da una spesa che aumenta per impegni già presi e senza un intervento del Congresso, la combinazione di aumenti automatici di spesa, previsti dai programmi sociali e la crescita del numero dei beneficiari che ne avranno diritto per effetto dell’invecchiamento della popolazione, la spesa per garantire i diritti continuerà a salire molto più rapidamente del reddito nazionale e delle entrate fiscali degli Stati Uniti.
Per affrontare il problema del debito, il Congresso deve riformare e frenare la progressiva espansione dei programmi sui diritti e mettere in atto delle politiche fiscali che regolino differentemente l’aumento della spesa. Il piano di riforma delle imposte aziendali recentemente promulgato è un buon primo passo, perché aumenta notevolmente gli incentivi ad investire e a far crescere le imprese, il che farà salire i redditi. La perdita di reddito, che si stima ammonterà a circa lo 0.4% del PIL nel 2025, non è di per sé un problema di bilancio, considerando sia il recupero da entrate compensative di redditi più alti, sia la prevedibile esplosione dei diritti a lungo termine, oltre al fatto che, nel prossimo decennio, il piano fiscale mantiene inalterato o aumenta il credito fiscale federale sul PIL rispetto al passato.
Le tasse da sole non possono risolvere il problema del bilancio. I programmi che finanziano la spesa così come sono attualmente strutturati comporteranno tasse più alte per tutti i livelli di reddito, tasse che ridurranno drasticamente le opportunità economiche e la crescita, cose che a loro volta renderanno ancora più difficile trovare fondi che finanzino le spese per i diritti sociali.
Se il Congresso agisce ora, può evitare un collasso fiscale futuro e può continuare a dare aiuto alle persone che ne hanno bisogno. Se il Congresso aspetta che scoppi la crisi – che potrebbe arrivare quando gli Stati Uniti dovranno improvvisamente indebitarsi in modo significativo per fronteggiare un tracollo finanziario, una recessione o una guerra – il risultato sarà il caos fiscale ed economico, oltre a tagli dolorosi su programmi sui quali la popolazione fa affidamento.
È tempo di agire. Sistemare i nostri problemi fiscali è molto più facile ora di quanto lo sarà nel cuore di una crisi. E se non possiamo risolvere i nostri problemi ora, in un momento di pace e di prosperità, quando dovremmo farlo?
borsisti e economisti della Hoover Institution)
Fonte : Washingtonpost.com
27.03.2018
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario