CREDITO O DEBITO, CARTA O PLASTICA?

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blankDI CAROLYN BAKER, Ph.D.
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Sono ormai parecchi anni che faccio il maggior numero possibile di acquisti pagando in contanti. Recentemente alla domanda su quale metodo di pagamento preferivo ho risposto, come faccio sovente, “piccoli pezzi di carta verde con ritratti di presidenti morti”. Il commesso mi ha risposto: “Wow, da queste parti non ne vediamo più tanto spesso di quelli”. La mia vecchia preferenza per il pagare in contanti è stata ulteriormente rafforzata dalla visione di quello che ritengo essere il miglior regalo di Natale che si possa comprare con i soldi: il film-documentario di Aaron Russo America Freedom To Fascism, che purtroppo è ancora unicamente acquistabile online e deve quindi per forza essere pagato con carta di credito. Tra le varie questioni affrontate nel film c’è l’immane sforzo del governo statunitense di tenere d’occhio il comportamento dei propri cittadini, sforzo spiegato da un’intervista agghiacciante con Catherine Albrecht, coautrice con Liz McIntyre di SPYCHIPS: How Major Corporations And Government Plan To Track Your Every Purchase And Watch Your Every Move. Anche una lettura sommaria di Albrecht e McIntyre vi farà correre a tagliare a pezzi le vostre carte di credito ed a nascondere il bancomat nell’angolino più buio di un cassetto del comò, perché ormai non vi è praticamente alcuna separazione tra la documentazione degli acquisti dei consumatori da parte delle multinazionali e la sorveglianza da parte del governo degli stessi. Ogni acquisto che lascia una traccia cartacea o digitale dà alla multinazionalcrazia imperiale molte più informazioni su di voi di quanto immaginate, ed investe di nuovi spaventosi significati l’espressione “Troppa Informazione”.Coloro che hanno familiarità con i miei scritti sanno che da anni consiglio di non usare le carte di credito per niente e di usare il bancomat il meno possibile per evitare di accumulare debiti pagando in contanti. Questa pratica rende i soldi più tangibili a noi stessi ed impedisce di spendere soldi che non abbiamo. Ma ora grazie alla ricerca di Albrecht e McIntyre abbiamo una nuova validissima ragione per usare quei pezzetti di carta verde invece della plastica: il chip RFID. I chip ad identificazione con frequenze radio vengono ormai inseriti sempre più spesso in prodotti, carte di credito, bancomat, ed altri tipi di carte individuali come le carte-fedeltà. Arriveremo al punto che il governo degli Stati Uniti stamperà banconote contenenti un chip RFID per poterne tenere d’occhio la circolazione, anche se non è ancora successo. Albrecht e Mcintyre chiarscono le implicazioni di una moneta provvista di chip:

Immaginate che quando prelevate cento dollari dal bancomat, ogni banconota da venti dollari contenga un numero di identificazione unico che può essere letto ed associato al vostro conto corrente. Quando più tardi utilizzerete una banconota per effettuare un pagamento il numero di identificazione verrà nuovamente letto dal commerciante. Se questi trasferimenti fossero registrati in un database controllato dal governo federale (o da un’entità privata che può fornirne l’accesso su richiesta) si potrebbe letteralmente seguire il flusso dei contanti attraverso l’economia. [1]

La tecnologia RFID viene spacciata al popolo statunitense come una “necessità” per “proteggerlo” dal terrorismo, identificare i furti, risparmiare tempo e rendere la vita di tutti molto migliore. Come spiegato in “America Freedom To Fascism” entro il 2009 tutti gli stati dell’unione emetteranno patenti di guida contenenti un chip RFID con un’integrazione dei dati personali del portatore, come informazioni mediche, assicurative, fiscali, ed altre informazioni ora ritenute private. Inoltre nessuno potrà guidare o aprire un conto in banca negli Stati Uniti senza una patente contenente un chip. Quando questo accadrà non sarà il cittadino ad essere protetto, quanto piuttosto il governo federale. Ovviamente qualora si volessero acquistare prodotti o servizi da Internet che non sono disponibili localmente, come il documentario di Aaron Russo, è necessario usare una carta di credito. A mio avviso tali acquisti andrebbero mantenuti ad un minimo e le transazioni andrebbero eseguite solo su siti dove c’è una ragionevole certezza che i dati non vengano compromessi o condivisi con agenzie governative. Certo potreste chiedere perché mai dovreste pagare con denaro contante che è essenzialmente privo di valore in quanto non redimibile in oro, e che sembra perdere sempre più valore rispetto ad altre monete ogni giorno che passa? Forse l’unico motivo per cui dovreste sempre usare contanti è il bene della vostra privacy e intanto cominciare ad acquistare piccole quantità di argento e oro, se ve lo potete permettere, così che quando il resto del mondo avrà scaricato il dollaro avrete una moneta di scambio che vale realmente qualcosa, invece di un mucchio di carta straccia. Un’altra ragione per guardare il documentario di Russo è per capire come quei pezzi di carta verde siano diventati carta straccia, grazie ad una banca privata ingannevolmente chiamata Riserva Federale, e per comprendere quale controllo fiduciario esercita questa istituzione completamente NON-federale sulla vostra vita, dal valore delle banconote nel vostro portafogli ai tassi di interesse che dovete pagare acquistando una casa o un’automobile.

Secondo statistiche fornite da Shop.Org, una rete di commercianti online, quasi il 30% dei consumatori statunitensi che naviga in Internet, non compra prodotti online. L’ostacolo maggiore riguarda preoccupazioni sulla sicurezza dei dati della carta di credito – il 62% cita questo aspetto come deterrente [2]. Il commercio online, che offre al consumatore vantaggi smisurati, ed in alcuni casi è l’unica maniera per acquistare prodotti e servizi, ci porta a ragionare in termini globali piuttosto che locali mentre il nostro immediato circondario è l’unico posto dov’è possibile implementare soluzioni a pressanti problemi di sopravvivenza umana e planetaria. Uno dei segnali più incoraggianti di trasformazione economica all’orizzonte è il moltiplicarsi di movimenti in tutta la nazione pro-rilocalizzazione sui quali Michael Brownlee di Boulder, Colorado, così commenta:

Perché la rilocalizzazione è così importante? Perché stiamo rigenerando o facendo rinascere la comunità; la comunità è la nostra risorsa più preziosa, e questa risorsa è in rapido declino. Si è scoperto che una cultura di consumo basata sui combustibili fossili, e la globalizzazione economica che inevitabilmente la accompagna, distrugge la comunità. Ed è solo costruendo comunità autosufficienti per l’energia, il cibo e l’economia che possiamo preservare ciò che è più importante della specie umana ed assicurarci il futuro della libertà umana. Viviamo su un unico pianeta e sta diventando essenziale per la nostra sopravvivenza iniziare a pensare ed ad agire come un solo popolo; realisticamente questo può cominciare solamente a livello di comunità. [3]

Cosa potrebbe accadere se i miliardi spesi ogni anno in acquisti elettronici rientrassero nelle nostre comunità attraverso quei piccoli pezzetti di carta verde ancora senza chip? Cosa potrebbe accadere a voi ed alla vostra comunità questo Natale se quasi tutti i vostri acquisti fossero fatti nei negozi locali e consistessero quando possibile di prodotti locali? Il paese ha appena svolto un’elezione nazionale e dovrà affrontarne un’altra tra 2 anni. E’ un’attesa piuttosto lunga per poter votare politici che alla fine realizzano ben poco per il popolo statunitense. Oggi, domani ed ogni giorno voterete con i vostri soldi ed il vostro tempo ed il vostro voto potrebbe aiutarvi o meno. Voterete per il vostro vicinato e la vostra comunità o voterete per la multinazionalcrazìa globale che ogni giorno mina sempre di più il valore del vostro lavoro e delle vostre risorse finanziarie? Questo Natale tirate fuori quei pezzi di carta verde e spargeteli nella vostra comunità. Ci fosse abbastanza gente che lo fa, potremmo aiutare a salvare l’intero pianeta, un posto alla volta.

[1] Spychips, Pag. 197.

[2] http://www.shop.org/learn/stats_ebizz_fulfillment.asp

[3] http://www.boulderrelocalization.org/articlesessays/index.htm

Carolyn Baker
Fonte: http://carolynbaker.wordpress.com
Link: http://carolynbaker.wordpress.com/2006/11/28/credit-or-debit-paper-or-plastic/
28.11.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte a cura di DANIEL MONTI

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