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Covid19 Assembly – Il governo del Regno Unito ha basato la gestione della pandemia COVID su presupposti errati

Una lettera aperta alle autorità politiche e sanitarie della Gran Bretagna firmata da 133 medici, infermieri, paramedici e ostetriche
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A cura di Markus
Il 25 Agosto 2021
16246 Views

covid19assembly.org

Mr Boris Johnson, Prime Minister
Ms Nicola Sturgeon, First Minister for Scotland
Mr Mark Drakeford, First Minister for Wales
Mr Paul Givan, First Minister for Northern Ireland
Mr Sajid Javid, Health Secretary
Dr Chris Whitty, Chief Medical Officer
Dr Patrick Vallance, Chief Scientific Officer

22 agosto 2021

Gentili Signori e Signore,

Le nostre gravi preoccupazioni sulla gestione della pandemia COVID da parte dei governi delle nazioni del Regno Unito

Scriviamo come medici, infermieri e altri professionisti sanitari preoccupati della situazione, alleati e senza alcun interesse personale. Al contrario, così facendo affrontiamo un rischio personale per quanto riguarda il nostro posto di lavoro e/o la possibilità di essere personalmente “infangati” da coloro che, inevitabilmente, non gradiranno la nostra presa di posizione.

Abbiamo deciso di scrivere questa pubblica lettera perché è diventato evidente che:

Il governo (con questo intendiamo il governo britannico e i tre governi/amministrazioni decentrati e i consulenti governativi associati e le varie agenzie, come CMO, CSA, SAGE, MHRA, JCVI, i servizi della sanità pubblica, Ofcom ecc, di seguito indicati con “voi” o il “governo”) ha basato la gestione della pandemia COVID su una serie di presupposti errati.

Questi presupposti vi sono stati fatti notare da numerosi individui e organizzazioni.

Non siete riusciti ad impegnarvi nel dialogo e non mostrate alcun segno di volerlo fare. Avete tolto alla gente i diritti fondamentali e alterato il tessuto della società praticamente senza alcun confronto parlamentare. Nessun ministro responsabile della politica è mai apparso su un qualsiasi canale mediatico tradizionale in un dibattito adeguato con chiunque avesse opinioni opposte.

Nonostante siate a conoscenza di punti di vista medici e scientifici alternativi, non siete riusciti a garantire una discussione aperta e completa dei pro e dei contro sui modi alternativi di gestire la pandemia.

Le politiche di risposta alla pandemia da voi attuate hanno causato un danno enorme, permanente e non necessario alla nostra nazione e non devono assolutamente essere ripetute.

Solo quando si sarà reso conto della totale mancanza di approvazione delle vostre politiche da parte degli operatori sanitari, il pubblico potrà richiedere un dibattito più ampio.

In relazione a quanto sopra, desideriamo richiamare l’attenzione sui seguenti punti. I riferimenti di supporto possono essere forniti su richiesta.

1 Nessun tentativo di valutare i danni delle politiche di lockdown

Le prove degli effetti disastrosi dei lockdown sulla salute fisica e mentale della popolazione sono sotto gli occhi di tutti. I danni sono enormi, capillari e di lunga durata. In particolare, l’impatto psicologico su una generazione di bambini in via di sviluppo potrebbe durare tutta la vita.

È per questa ragione che, prima del 2020, le politiche di lockdown non avevano mai fatto parte di nessun piano di preparazione alle pandemie. In effetti, non erano mai state espressamente raccomandate nei documenti dell’OMS, nemmeno per i patogeni virali respiratori più gravi e nemmeno erano mai state raccomandate la chiusura delle frontiere, la copertura del viso e i test sugli individui asintomatici. C’è stata una tale inspiegabile assenza di considerazione dei danni causati dalla politica dell’isolamento che è difficile evitare il sospetto che si tratti di un’elusione intenzionale.

L’introduzione di tali politiche non è mai stata accompagnata da alcun tipo di analisi rischi/benefici. Per quanto questo sia un male, la cosa peggiore è che, dopo l’evento, quando erano diventati disponibili i dati in base a cui valutare i danni, sia stata data solo un’attenzione superficiale a questo aspetto riguardante la pianificazione della pandemia.

Eminenti professionisti hanno ripetutamente chiesto di parlare in conferenze stampa degli effetti sulla salute [di questi provvedimenti], ma sono stati universalmente ignorati.

La cosa strana è che le politiche seguite prima della metà di marzo 2020 (autoisolamento dei malati e protezione dei vulnerabili, mentre il resto la società continuava la propria vita normale) erano equilibrate, ragionevoli e riflettevano l’approccio stabilito dal consenso prima del 2020. Nessuna ragione cogente era stata fornita per il brusco cambiamento di direzione avvenuto a metà marzo 2020 e, sorprendentemente, nessuna è stata mai presentata da allora.

2. La natura istituzionale della COVID

In realtà era stato subito chiaro dai dati italiani che la COVID (la malattia – al contrario dell’infezione o dell’esposizione al SARS-Cov-2) era in gran parte una malattia delle istituzioni. I residenti delle case di riposo, da soli, costituivano circa la metà di tutti i decessi, nonostante rappresentassero meno dell’1% della popolazione. Le infezioni ospedaliere sono il motore principale dei tassi di trasmissione, come nel caso del SARS1 e della MERS. La trasmissione da contatto ospedaliero è stata responsabile del 40% dei casi nella prima ondata, nella primavera 2020, e del 64% nell’inverno 2020/2021.

La forma grave della malattia tra le persone sane sotto i 70 anni si era verificata (come si è sempre visto con le pandemie influenzali), ma era stata estremamente rara.

Nonostante ciò, non erano state prese misure tempestive, aggressive e mirate per proteggere le case di riposo; al contrario, i pazienti erano stati scaricati, senza test, in istituti dove il personale aveva DPI, formazione e informazioni inadeguate. La conseguenza erano state molte morti inutili.

I preparativi per il prossimo inverno, compresa la garanzia di una capacità [ospedaliera] sufficiente e di misure preventive, come i sistemi di ventilazione, non hanno avuto la priorità.

3. L’esagerata caratterizzazione della minaccia

La politica sembra essere stata diretta all’esagerazione sistematica del numero di morti attribuibili alla COVID. I test sono stati concepiti per trovare ogni possibile “caso,” piuttosto che concentrarsi sulle infezioni clinicamente diagnosticate e il numero esagerato di casi risultante si è riflettuto sui decessi, con un gran numero di persone che morivano di COVID” e non “con la COVID,” con la malattia come causa principale della morte.

La politica di pubblicare una cifra giornaliera dei decessi significava che la cifra era basata interamente sul risultato del test PCR, senza alcun contributo da parte dei medici curanti. Includendo tutti i decessi entro un periodo di tempo dopo un test positivo, i decessi accidentali, con, ma non dovuti alla COVID, non erano esclusi, esagerando così la natura della minaccia.

Inoltre, nei titoli che riportano il numero di decessi, non è inclusa una categorizzazione per età. L’età media di un decesso per COVID è di 81 anni per gli uomini e 84 per le donne, più alta dell’aspettativa di vita media di queste persone. Questo è un fatto molto rilevante nella valutazione dell’impatto sociale della pandemia. La morte in età avanzata è un fenomeno naturale. Non si può dire che una malattia che colpisce principalmente gli anziani sia la stessa di una che colpisce a tutte le età, eppure la messaggistica del governo sembra progettata per far pensare al pubblico che tutti corrono lo stesso rischio.

Ai medici è stato chiesto di compilare i certificati di morte sapendo che la morte del defunto era già stata registrata dal governo come decesso COVID. Poiché sarebbe stato virtualmente impossibile trovare prove che escludessero categoricamente la COVID come fattore contribuente alla morte, una volta registrata come “morte COVID” dal governo, era inevitabile che venisse inclusa come causa sul certificato di morte. Diagnosticare la causa della morte è sempre difficile e la riduzione delle autopsie avrà inevitabilmente portato ad una maggiore imprecisione. Il fatto che i decessi dovuti a cause non COVID si siano effettivamente ridotti (rispetto alla media) mentre i decessi etichettati COVID sono aumentati (e questo fenomeno si è invertito quando i decessi etichettati COVID sono diminuiti) è una prova impressionante dell’attribuzione eccessiva dei decessi alla COVID.

Il tasso complessivo di mortalità per tutte le cause nel periodo 2015-2019 è stato insolitamente basso, eppure questi dati sono stati utilizzati per confrontare le percentuali di mortalità del 2020 e del 2021, il che ha fatto apparire senza precedenti l’aumento della mortalità. Il confronto con i dati degli anni precedenti avrebbe dimostrato che il tasso di mortalità del 2020 era stato superato in ogni anno precedente al 2003 e, di conseguenza, non è eccezionale.

Anche ora i casi e i decessi COVID continuano ad essere aggiunti al totale esistente senza un adeguato rigore, così che i totali complessivi diventano sempre più grandi ed esagerano la minaccia. Non è stato fatto alcuno sforzo per conteggiare separatamente i totali di ogni stagione invernale, cosa che è pratica standard per ogni altra malattia.

Avete continuato con una martellante campagna pubblicitaria sui giornali e i media radiotelevisivi per aumentare l’impatto del “messaggio di paura.” Il costo di questa operazione non è mai stato reso pubblico, ma i siti web che trattano degli appalti governativi rivelano che è immenso – centinaia di milioni di sterline.

La retorica dei media e del governo si sta ora spostando sull’idea che il “Long Covid” causerà una grande morbilità in tutti i gruppi di età, compresi i bambini, senza nessuna discussione sulla normalità della fatica post-virale, che può durare anche 6 mesi. Questo si aggiunge alla paura pubblica della malattia, incoraggiando la vaccinazione tra coloro che è altamente improbabile possano soffrire di effetti avversi dalla COVID.

4. Soppressione attiva della discussione sul trattamento precoce con protocolli impiegati con successo altrove.

Il danno causato dalla COVID, e la nostra risposta, avrebbe dovuto comportare il riconoscimento dei progressi nella profilassi e nella terapia della COVID.

Tuttavia, le prove sui trattamenti di successo sono state ignorate o addirittura attivamente soppresse. Per esempio, uno studio di Oxford pubblicato nel febbraio 2021 aveva dimostrato che il budesonide inalato potrebbe ridurre i ricoveri del 90% nei pazienti a basso rischio e un’altra pubblicazione, nell’aprile 2021, aveva dimostrato che il recupero era più veloce anche per i pazienti ad alto rischio. Tuttavia, questo importante intervento non è stato promosso.

La dottoressa Tess Lawrie, della Evidence Based Medical Consultancy di Bath, nel gennaio 2021 aveva presentato al governo  un’analisi approfondita sui benefici profilattici e terapeutici dell’Ivermectina. Più di 24 studi randomizzati su 3.400 persone hanno dimostrato una riduzione del 79-91% delle infezioni e del 27-81% dei decessi con l’Ivermectina.

Molti medici sono comprensibilmente cauti su una possibile sovra-interpretazione dei dati disponibili per i farmaci di cui sopra e per altri trattamenti, anche se è da notare che nessuna cautela del genere venga applicata al trattamento dei dati sugli interventi governativi (ad esempio sull’efficacia dei lockdown o delle mascherine) quando utilizzati a sostegno dell’agenda del governo.

Qualunque opinione si possa avere sui meriti di questi farmaci riproposti, è totalmente inaccettabile che i medici che hanno semplicemente tentato di avviare una discussione sui potenziali benefici dei trattamenti precoci per la COVID siano stati pesantemente e inspiegabilmente censurati. Sapere che potrebbero essere disponibili trattamenti precoci che potrebbero ridurre il rischio di ospedalizzazione cambierebbe il punto di vista di molti professionisti, e anche di persone comuni, sulla minaccia posta dalla COVID, e quindi anche sul rapporto rischio/beneficio della vaccinazione, specialmente nei gruppi più giovani.

5. Uso inappropriato e non etico della scienza comportamentale per generare una paura ingiustificata.

La deliberata diffusione di una narrativa di paura (confermata da documentazione governativa pubblicamente accessibile) è stata sproporzionata, dannosa e controproducente. Chiediamo che cessi immediatamente.

Per fare solo un esempio, le politiche governative sulla copertura del volto sembrano essere state prese sulla base di indicazioni di psicologia comportamentale, per generare il livello di paura necessario per il rispetto di altre politiche. Queste politiche non sembrano essere state guidate da motivazioni legate al controllo delle infezioni, perché non c’è nessuna prova inconfutabile che dimostri che indossare una copertura per il viso (in particolare un panno o mascherine chirurgiche standard) sia efficace contro la trasmissione di agenti patogeni respiratori che si diffondono per via aerea, come il SARS-Cov-2. Diverse istituzioni e individui di alto profilo sono consapevoli di questo e, durante questa pandemia, si sono pronunciati contro la copertura del viso, per poi inspiegabilmente ribaltare il loro parere, senza nessuna giustificazione scientifica di cui siamo a conoscenza.

D’altra parte ci sono molte prove che suggeriscono che indossare la mascherina può causare danni multipli, sia fisici che mentali. Questa pratica è stata particolarmente angosciante per i bambini delle scuole nazionali, che sono stati costretti dalla politica governativa e scolastica ad indossare le mascherine per tutte le lunghe ore di lezione.

Infine, l’uso di coperture per il viso è altamente simbolico, e quindi controproducente nel far sentire le persone al sicuro. L’uso prolungato rischia di diventare un comportamento di sicurezza radicato, impedendo di fatto alle persone di tornare alla normalità, perché attribuiscono erroneamente la loro sicurezza all’atto di indossare la mascherina, piuttosto che al rischio remoto, per la stragrande maggioranza delle persone sane sotto i 70 anni, di contrarre il virus e ammalarsi gravemente di COVID.

6. Incomprensione della natura ubiquitaria delle mutazioni dei virus appena emersi.

La mutazione di qualsiasi nuovo virus in ceppi più nuovi – specialmente quando è sotto la pressione selettiva della vaccinazione e di restrizioni anomale che ne bloccano la diffusione naturale – è normale, inevitabile e non è un qualcosa di cui preoccuparsi. Sono già state identificate centinaia di migliaia di mutazioni del ceppo originale di Wuhan. Dare la caccia ad ogni nuova variante emergente è controproducente, dannoso e totalmente inutile e non ci sono prove convincenti che una qualsiasi variante identificata di recente sia più letale del ceppo originale.

I ceppi mutanti appaiono simultaneamente in diversi Paesi (per via dell'”evoluzione convergente”) e la chiusura dei confini nazionali nel tentativo di impedire che le varianti si spostino da una località all’altra non è assolutamente di alcuna utilità nel controllo delle infezioni e dovrebbe essere abbandonata.

7. Il fraintendimento della diffusione asintomatica e il suo utilizzo per promuovere la conformità del pubblico alle restrizioni.

È assodato che la diffusione asintomatica non è mai stata uno dei principali motori per le pandemie delle malattie respiratorie e ci opponiamo alla vostra costante messaggistica che implica una cosa del genere, messaggistica che dovrebbe cessare immediatamente.

Mai prima d’ora abbiamo pervertito la pratica secolare di isolare i malati isolando invece i sani. Le ripetute imposizioni alle persone sane e asintomatiche, specialmente ai bambini in età scolare, di auto-isolarsi non servono a nessuno scopo utile e hanno solo contribuito al danno generale di tali politiche. Nella stragrande maggioranza dei casi le persone sane sono sane e non possono trasmettere il virus e solo le persone malate con sintomi dovrebbero essere isolate.

L’affermazione del governo secondo cui una persona su tre potrebbe avere il virus è stata dimostrata esserein conflitto con i dati dell’ONS [Office for National Statistics] sulla prevalenza della malattia nella società, e l’unico effetto di questa messaggistica sembra essere stato quello di generare paura e promuovere il rispetto delle restrizioni governative. Anche il messaggio del governo di “comportarsi come se si avesse il virus” è inutilmente terrificante, dato che è estremamente improbabile che le persone sane possano trasmettere il virus.

Il test PCR, ampiamente utilizzato per determinare l’esistenza di “casi,” è ora indiscutibilmente riconosciuto come incapace di rilevare in modo affidabile l’infettività. Il test non può discriminare tra coloro in cui la presenza di frammenti di materiale genetico parzialmente corrispondente al virus è accidentale (forse a causa di un’infezione passata) o è rappresentativo di un’infezione attiva o è un’indicazione di infettività. Eppure, è stato usato quasi universalmente senza qualificazione o diagnosi clinica per giustificare le politiche di isolamento e per mettere inutilmente in quarantena milioni di persone a costi enormi per la salute, il benessere e l’economia del Paese

Le nazioni che hanno rimosso le restrizioni comunitarie non hanno sperimentato conseguenze negative attribuibili all’allentamento. I dati empirici di molti Paesi dimostrano che l’aumento e la diminuzione delle infezioni è stagionale e non dovuto alle restrizioni o alla copertura del viso. La ragione del ridotto impatto di ogni ondata successiva è che: (1) la maggior parte delle persone ha un certo livello di immunità, precedente o acquisita attraverso l’esposizione; (2) come è usuale con i nuovi virus emergenti, sembra essersi verificata una mutazione del virus verso ceppi che causano forme più leggere della malattia. Anche la vaccinazione può contribuire a questo, sebbene la sua durata e il livello di protezione contro le varianti non siano chiari.

Il governo ora parla di “imparare a vivere con la COVID,” mentre, apparentemente, pratica di nascosto una strategia “zero COVID,” che è futile e, in definitiva, dannosa.

8. Test di massa sui bambini sani

Effettuare in continuazione test per trovare casi asintomatici nei bambini, che è improbabile possano diffondere il virus, e trattarli come una sorta di rischio biologico è dannoso, non serve a nessuno scopo di salute pubblica e deve finire.

Durante il periodo pasquale, ogni settimana [nel Regno Unito] si è speso un importo equivalente al costo di costruzione di un ospedale generale distrettuale per testare gli scolari e per trovare alcune migliaia di “casi” positivi, nessuno dei quali grave, per quanto ne sappiamo.

I lockdown, in pratica, sono un fattore che contribuisce molto di più ai problemi di salute dei bambini, con livelli record di malattie mentali e un’impennata dei livelli di infezioni non-COVID, che alcuni esperti considerano essere un risultato del distanziamento sociale e del conseguente decondizionamento del sistema immunitario.

9. La vaccinazione dell’intera popolazione adulta non avrebbe mai dovuto essere un prerequisito per porre fine alle restrizioni.

Basandosi solo sui primi, “promettenti” dati del vaccino, è chiaro che il governo, nell’estate 2020, aveva deciso di perseguire una politica di soppressione virale all’interno dell’intera popolazione fino a quando non fosse stata disponibile la vaccinazione (che, inizialmente, era stato detto sarebbe stata praticata solo ai vulnerabili, per poi essere trasferita – senza un adeguato dibattito o un’analisi rigorosa – all’intera popolazione adulta).

Questa decisione era stata presa nonostante i massicci danni conseguenti alla continuazione del lockdown, che erano noti o avrebbero dovuto essere accertati in modo da essere presi in considerazione nel processo decisionale.

Inoltre, in relazione alla campagna di vaccinazione, sono stati violati un certo numero di principi di buona pratica medica e standard etici, precedentemente ritenuti ineccepibili, il che significa che, nella maggior parte dei casi, affinchè il consenso ottenuto possa essere considerato come “pienamente informato” non ci deve assolutamente essere:

uso della coercizione sostenuta da una campagna mediatica senza precedenti per convincere il pubblico a farsi vaccinare, comprese le minacce di discriminazione, sia sostenute dalla legge che incoraggiate socialmente, per esempio in collaborazione con le piattaforme dei social media e le app di incontri.

omissione di informazioni che permettano agli individui di fare una scelta pienamente informata, soprattutto in relazione alla natura sperimentale dei componenti del vaccino, il rischio di fondo rappresentato dalla Covid, estremamente basso per la maggior parte delle persone, gli effetti collaterali noti a breve termine e quelli sconosciuti a lungo termine.

Infine, notiamo che il governo sta seriamente considerando la possibilità che questi vaccini – che non hanno dati associati sulla sicurezza a lungo termine – possano essere somministrati ai bambini, con la giustificazione che questo potrebbe fornire un certo grado di protezione agli adulti. Troviamo questo concetto un’inversione spaventosa e non etica della responsabilità, da sempre accettata, del dovere che gli adulti hanno di proteggere i bambini.

10. Eccessivo affidamento su modelli che ignorano i dati del mondo reale

Per tutta la durata della pandemia, le decisioni sembrano essere state prese utilizzando modelli non convalidati prodotti da gruppi in possesso di quello che può essere descritto solo come un pessimo curriculum, che hanno sovrastimato in modo incredibile l’impatto di diverse pandemie precedenti.

I team decisionali sembrano avere pochissimi input clinici e, per quanto accertabile, nessuna competenza di immunologia clinica.

Inoltre, i presupposti alla base della modellazione non sono mai stati corretti, in modo da tenere conto delle osservazioni del mondo reale nel Regno Unito e in altri Paesi.

È un’ammissione sorprendente che, quando era stato chiesto se i danni collaterali fossero stati presi in considerazione dal SAGE, la risposta era stata che non era nel loro mandato – a loro era stato semplicemente chiesto di minimizzare l’impatto della COVID. Questo potrebbe essere perdonato se ci fosse stato qualche altro gruppo consultivo che si fosse occupato di valutare i danni economici, ma questo non sembra essere stato il caso.

Conclusioni

L’approccio del Regno Unito alla COVID è palesemente fallito. Nell’apparente desiderio di proteggere un gruppo vulnerabile – gli anziani – le politiche attuate hanno causato danni collaterali diffusi e sproporzionati a molti altri gruppi vulnerabili, specialmente ai bambini. Inoltre, le vostre politiche non sono comunque riuscite ad impedire che il Regno Unito registrasse uno dei più alti tassi di mortalità COVID al mondo.

Ora, nonostante i tassi di vaccinazione molto alti e i tassi di morte e di ospedalizzazione per COVID attualmente molto bassi, la politica continua ad essere mirata a mantenere una popolazione in preda ad una paura estrema, con restrizioni alla vita quotidiana che prolungano e approfondiscono i danni causati dalla politica. Per fare solo un esempio, le liste d’attesa del NHS sono ora ufficialmente di 5,1 milioni, con – secondo il precedente Segretario alla Sanità – altri 7 milioni che probabilmente richiederanno cure non ancora richieste. Questo è inaccettabile e il problema deve essere affrontato con urgenza.

In breve, c’è bisogno di un cambiamento radicale all’interno del governo, che ora deve prestare la giusta attenzione agli esperti al di fuori della sua cerchia interna che stanno suonando questi allarmi. Essendo persone che si occupano di sanità, siamo fedeli al nostro giuramento di “non nuocere” e non possiamo più stare a guardare in silenzio le politiche che hanno imposto una serie di presunte “cure” che, in realtà, sono molto peggio della malattia che dovrebbero affrontare.

I firmatari di questa lettera chiedono a Lei, il governo, di ampliare senza ulteriori indugi il dibattito sulla politica, di consultarsi apertamente con gruppi di scienziati, medici, psicologi e altri che condividono opinioni alternative cruciali, scientificamente valide e basate su prove, e di fare tutto ciò che è in suo potere per riportare il Paese il più rapidamente possibile alla normalità, con il minimo possibile di ulteriori danni alla società.

Cordiali saluti,
-Dr Jonathan Engler, MB ChB LLB (Hons) DipPharmMed
-Professor John A Fairclough, BM BS B Med Sci FRCS FFSEM,  Consultant Surgeon, ran vaccination program for a Polio Outbreak, Past President BOSTA, for Orthopaedic Surgeons, Faculty member FFSEM
-Mr Tony Hinton, MB ChB, FRCS, FRCS(Oto), Consultant Surgeon
-Dr Renee Hoenderkamp, BSc (Hons) MBBS MRCGP, General Practitioner
-Dr Ros Jones, MBBS, MD, FRCPCH, retired consultant paediatrician
-Mr Malcolm Loudon, MB ChB MD FRCSEd FRCS (Gen Surg) MIHM VR
-Dr Geoffrey Maidment, MBBS, MD, FRCP, retired consultant physician
-Dr Alan Mordue, MB ChB, FFPH (ret), Retired Consultant in Public Health Medicine
-Mr Colin Natali, BSc(Hons), MBBS FRCS FRCS(Orth), Consultant Spine Surgeon
-Dr Helen Westwood, MBChB MRCGP DCH DRCOG, General Practitioner

Il testo originale con l’elenco completo dei firmatari è qui.

Fonte:www.covid19assembly.org

Link: https://www.covid19assembly.org/doctors-open-letter/

Tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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