Covid-19: solidarietà fra immigrati italiani in Australia

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Causale: Raccolta fondi

La comunità italiana in Australia sta dando prova di grande solidarietà con i connazionali precari.

Intervista al segretario di NOMIT[i]

 

 

D: Che cos’è NOMIT?

R: NOMIT (Italian Network of Melbourne) è un’associazione no-profit fondata a Melbourne nel 2013 da un gruppo di giovani italiani. Volevano creare qui una forma associativa e di impegno civico come quelle con cui collaboravano in Italia. L’obiettivo principale è fornire informazioni e assistenza ai connazionali che hanno bisogno di aiuto con i servizi consolari, per aspetti burocratici di entrambi i Paesi, e soprattutto per affrontare problemi lavorativi e di sfruttamento a causa della condizione di immigrati.
Chi emigra spesso si prepara dal punto di vista amministrativo, burocratico, magari anche di lavoro, ma poi scopre che a mancare davvero sono gli amici e le occasioni per vivere del tempo libero di qualità. Perciò, fin dall’inizio, ci si è posti un altro obiettivo fondamentale: fornire occasioni di socialità, amicizia, scambio di idee tra persone che vivono situazioni simili e che possono trarre giovamento dal condividere le proprie esperienze di vita all’estero.

D: Con la pandemia Covid-19 è cambiato qualcosa per NOMIT?

R: L’emergenza sanitaria ed economica innescata da COVID-19 ha messo i giovani italiani in Australia di fronte a sfide pesantissime, impreviste e completamente nuove. I problemi maggiori hanno colpito le persone con un visto temporaneo, strettamente legato al contratto di lavoro, molto frequentemente con impieghi precari in bar e ristoranti. Quando quelle attività hanno chiuso, costoro sono stati fra i primi a rimanere disoccupati, ritrovandosi a fronteggiare l’alto costo della vita australiana senza più fonti di guadagno. Molto spesso perdere il lavoro significava perdere il diritto a rimanere nel Paese, a volte dopo anni di investimenti economici ed emotivi, dopo aver costruito qui una rete di affetti. La nostra associazione ha pensato prima di tutto a loro.

 

D: Quali misure di sostegno ha messo in campo il Governo australiano per questa emergenza?

R: Il governo federale di Scott Morrison ho messo in campo importanti iniziative di sostegno economico ai cittadini, ma ha volutamente tralasciato di aiutare i non australiani, cioè proprio le fasce di immigrati più esposti. Il premier ha esplicitamente invitato gli stranieri che non potevano più mantenersi in Australia a tornare nel proprio paese.
Si calcola che da Gennaio 2020 ad oggi circa 300.000 persone abbiano voluto o dovuto seguire questo suggerimento. I più colpiti sono stati gli studenti (per lo più cinesi e indiani) e i cosiddetti “working holiday makers”, giovani fino ai 31 anni di età che possono stare in Australia al massimo un anno (due se accettano di lavorare in zone rurali per 88 giorni), lavorando al massimo 6 mesi con lo stesso datore di lavoro. Gli italiani con questo tipo di visto sono circa 8.000 ogni anno.
Purtroppo l’atteggiamento del governo ha messo in evidenza quello che noi denunciamo da tempo, ossia che gli immigrati temporanei quaggiù sono considerati risorse da sfruttare quando serve e da allontanare quando necessario, nell’esclusivo interesse del paese e senza riguardo per i loro sogni e aspirazioni. Paghiamo le tasse come tutti, molti servizi sono più costosi per gli stranieri che per gli australiani (ad esempio asili nido, sanità e tasse universitarie), ma in fatto di diritti siamo sempre penalizzati.

 

D: Che aiuto è arrivato dagli organi di rappresentanza italiana?

R: L’Ambasciata di Canberra e i Consolati hanno svolto un importante compito di informazione e di assistenza generale, soprattutto nelle prime drammatiche settimane, con centinaia di voli annullati, visti in scadenza e con l’Europa che chiudeva un confine al giorno. Ma quando ti trovi improvvisamente senza lavoro, non c’è molto che la Farnesina possa fare per te.

D: Quindi come avete pensato di intervenire voi di NOMIT?

R: Abbiamo cercato di supplire a questa mancanza di assistenza economica con un progetto chiamato MANO: “Mutuo Aiuto No Obbligazioni”. Si tratta di un progetto di microcredito circolare comunitario attraverso cui l’associazione presta ai richiedenti 500 dollari australiani senza interesse, senza garanzie, senza una scadenza vincolante, semplicemente sulla fiducia. È quello che una volta si chiamava “prestito d’onore”: il ricevente si impegna a restituirlo sulla fiducia, coinvolto nel progetto, condividendone i valori. Si sottintende una visione positiva e fiduciosa delle persone e del rapporto umano instaurato tra loro. Diamo per scontato che non tutti potranno restituire il prestito e che qualcuno potrebbe anche fare il furbo, ma in generale siamo convinti che le persone siano migliori di quanto spesso si creda, e che le situazioni di emergenza tirino fuori il meglio di noi.
A noi di NOMIT piace anche spiegare che in questo modo non è l’associazione ad aiutare ma sono i singoli destinatari del prestito che, passandoselo di mano in mano, si aiutano l’un l’altro. NOMIT è solo il motore iniziale di questa iniziativa, il coordinatore, ma poi sono i diversi italiani in Australia che si aiutano l’un l’altro.
Inoltre questa iniziativa usa il denaro nel modo più nobile, cioè come mezzo legato a un fine e non come un fine in sé: i soldi servono per sostenere una persona o una famiglia in un momento di difficoltà economica eccezionale e, una volta svolta questa funzione, quando quella famiglia torna nella situazione normale di autosufficienza, i soldi passano a qualcun altro.

 

D: Come siete organizzati operativamente?

R: Abbiamo attivato varie istituzioni di italiani per unire le forze in una grande raccolta fondi. Grazie alla generosità della comunità italiana d’Australia e a una maratona radiofonica abbiamo raccolto circa 65.000 dollari. Abbiamo pubblicizzato il progetto attraverso interviste sui media in lingua italiana e attraverso i nostri social network. Raccogliamo le richieste di aiuto via mail e ricontattiamo tutte le persone via telefono, una ad una, per capire meglio la loro situazione e far sentire la nostra vicinanza. Cerchiamo di valutare se siano candidati adatti al progetto, abbiamo una serie di parametri da seguire, tuttavia non è richiesta alcuna garanzia, non abbiamo alcun atteggiamento di prudenza in stile bancario. Solo pochissimi casi finora sono stati rifiutati, in genere perché avevano già previsto di tornare a breve in Italia. Cerchiamo di concentrare le nostre poche risorse su chi ha un progetto quaggiù almeno di medio termine.

D: Il prestito è ripetibile?

R: Non c’è una scadenza vincolante standard, ciascuno lo restituirà quando la sua situazione lavorativa personale si sarà raddrizzata. Ci aspettiamo che possano servire almeno due o tre mesi, ma per qualcuno potrebbe volerci di più. Qualcuno potrebbe volerlo restituire molto prima, per togliersi il pensiero e liberare la somma per aiutare altri. Per ora invece non abbiamo pensato di reiterare il prestito alla stessa persona o famiglia, ma non escludiamo di farlo in situazioni particolarmente drammatiche.

 

D: Come sta andando?

R: Pubblichiamo regolarmente sul nostro sito rapporti sull’andamento dell’operazione. Il Progetto MANO è partito ufficialmente il 1 maggio e in un mese ha erogato 34 bonifici da 500 dollari.
I nostri dati mostrano che la situazione degli italiani con visti temporanei per ora non è migliorata, né in città né nelle aree rurali: molti dei working holiday makers che ci hanno contattato si sono spostati proprio nelle aree rurali all’indomani del lockdown, ma anche là ci sono grandi difficoltà a trovare impieghi stabili per l’accavallarsi di contingenze legate alla ciclicità delle raccolte e alla grande offerta di manodopera.
La situazione emotiva si muove di pari passo con l’accumularsi delle preoccupazioni finanziarie e lavorative: il fatto di non riuscire a trovare lavoro per un così lungo periodo di tempo si somma alle tensioni legate alle ristrettezze economiche. Per chi ha vissuto qui da diversi anni crescono i dubbi sulla fattibilità del progetto di vita in Australia. Per quelli arrivati più di recente si fa strada l’incertezza sulle prospettive lavorative e sull’eventualità del ritorno in Italia che tuttavia, nella maggior parte dei casi, è considerato la soluzione estrema.
Spesso la situazione finanziaria è gravemente compromessa, al punto di dover richiedere aiuto alle famiglie in Italia, e tale da precludere la possibilità di spostarsi e fare progetti che vadano al di là della sopravvivenza per il prossimo mese. Per chi ha alcuni anni di esperienza in Australia prevalgono il risentimento e la delusione, i working holiday makers vivono una fase di spaesamento di fronte a questa involuzione, che da alcuni è vissuta come una sorta di fallimento.
È ancora troppo presto per valutare il successo dell’operazione MANO: in termini finanziari, non sappiamo quanti di questi prestiti saranno effettivamente restituiti; in termini economici è evidente il sollievo, almeno temporaneo, in tante situazioni difficili. Siamo estremamente ottimisti e fiduciosi per il fatto che la comunità italiana anche questa volta sta dando prova di grande solidarietà.

 

[i] Matteo Salvadego è un padovano di quarant’anni che si è trasferito per lavoro a Melbourne nel 2016.
Dal 2018 è segretario della associazione no-profit NOMIT, Italian Network of Melbourne, che lavora in stretta collaborazione con il Consolato d’Italia a Melbourne e con le altre principali istituzioni comunitarie italiane d’Australia. Le attività di NOMIT sono descritte nel sito www.nomit.com.au e nella pagina www.facebook.com/nomitnetwork

 

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