DI FALECIUS
Falecio contro Tutti
A SEGUIRE, Giù le mani dalla famiglia! di Yupa
“Uccide più la famiglia che la mafia” diceva il procuratore di Verona un po” di tempo fa.
“Che ho a che fare con te, donna?” dice Gesù Cristo a sua madre iniziando la sua missione in Galilea.
Oggi sul sito della Repubblica vedo: “Donna uccide il figlio di sette anni” “Disoccupato ha assassinato la moglie e la figlia e ha tentato di togliersi la vita“.
E” ora di dire BASTA. E” ora di abolire il matrimonio, le convivenze, le coppie, e soprattutto di piantarla con questa attitudine irresponsabile di affidare i bambini che rappresentano il futuro della società alla coppia di donatori dei loro geni.
Ovviamente sto esagerando. Fare una cosa del genere è semplicemente impossibile a meno di non instaurare una dittatura totalitaria di un tipo che avrebbe fatto impallidire Pol Pot.
E credo che nessuno lo vorrebbe. Lo vorremmo? Io no.
Comunque. E’ ora di dire basta. E’ ora che si riconosca la difesa della Sacralità dell’Istituto familiare tra i Valori Cristiani dell’Occidente che Lavora per la grandissima cazzata pericolosa che è.
Sposatevi, accoppiatevi, convivete, fate figli, ma non chiamate tutto questo un Valore Fondante, non copritelo nelle nebbie di un’ideologia oscurantista.
La famiglia non è un valore e non porta, né contiene, valori. La famiglia è un’istituzione giuridica e sociale. Come tutte le istituzioni si può modificare. E si modifica. La famiglia nucleare a figlio unico in un condominio di Milano è un’istituto completamente diverso dalla famiglia patriarcale di Montegranaro sessanta anni fa. Ha un ruolo economico e sociale, ed anche uno statuto giuridico, lontanissimo.
La Sacra Famiglia Astratta è una cazzata mistificatoria.
Mi irrita un po’ che la MIA Chiesa sia la principale fonte di fuffa in materia.
Le famiglie nucleari sono atomi instabili nel fluido che si chiama società moderna, e che assicurano quel minimo di precaria stabilità agli individui alienati, una camera di compensazione per la frustrazione e la basilare solitudine che il Moloch Stato-Capitale ci impone come condizione esistenziale.
Per questo la famiglia nucleare è necessaria al Moloch, è il suo alibi. Mentre il Moloch aborre la solidarietà familiare allargata come quella che sopravvive tra i Rom ed in poche altre comunità, e che sottrae risorse alla sua accumulazione di tasse e lavoro.
Questi falsi appigli diventano sempre più scivolosi man mano che il flusso più rapido del fluido surriscaldato conduce via gli individui, li allontana, spezza le labili molecole che sono i nuclei, o li porta alla tragica implosione.
In cui a perdere è spesso la parte debole. Il figlio o la donna.
Mentre l’ideologia mistificante, suonata dalle grancasse della Chiesa ufficiale asservita e traditrice e dei sicofanti atei devoti, seguiti da tutto il coretto dei giornali e delle TV, glorifica i Valori dell’Occidente che Lavora nella Sacralità della Famiglia® (rubo ad Uriel).
Ma che se ne vadano affanculo.
Link: http://falecius.splinder.com/post/15143416/Continuiamo+a+difenderci+dalla
UPDATE: Questo post di Yupa è DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE. Anche se è un po’ lungo, merita davvero.
GIU’ LE MANI DALLA FAMIGLIA
DI YUPA
MagMell
Una buona(?) vuota, parliamo di attualità. Ma quella vera vera (mica scherzi), quella che di solito non dura piú di 24h, e poi cade nel dimenticatojo. E a volte si fa male a buttarcela, perché certe cose, certi movimenti sarebbe da tenerli sempre sott’occhio, anche quando cascano fuori dai margini dei giornali o dello schermo tivvú. sai mai dove vanno a finire, e quando rispuntano, irriconoscibili, si rischia di non capire da dove siano saltati fuori..
Ieri (25 novembre) è stata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ormai una giornata non la si nega piú a nulla e nessuno, e la ressa sui calendarî è peggio di quella tra santi & beati. Il giorno dei bambini, il giorno delle bambine, quello dei genitori e quello dei nonni, e del cane e del gatto, della memoria dell’olocausto e del genocidio armeno, quello contro le tasse e quello contro i politici, quello contro la mafia e quello contro la legge, quello per le foche monache e per i pinguini frati. Di tutto di piú. Riti utili per purgarsi per qualche istante una coscienza altrimenti ben lurida? Come a Natale, quando si è tutti piú buoni, ma grandi carogne per il resto dell’anno? Parate nominali senza che nulla cambi? Forse. Ma anche no: forse anche occasioni imperdibili per catalizzare l’umore delle folle, strette in un unico moto di commozione e affiatamento, e imporre, nel sacro nome delle Vittime e della loro Sicurezza, leggi & norme che in tempi di minore esaltazione incontrerebbero molte piú difficoltà; il momento giusto, insomma, per raccogliere le pietre da scagliare poi su qualche capro espiatorio costruito ad hoc, o per aumentare le dimensioni e il peso dei sassi, e la loro taglienza e letalità. Dall’esterno, poi, osservare questi momenti, può essere utile anche per tastare il polso dell’opinione pubblica, verificare sino a che punto aderisca (o diverga) coi discorsi calati dall’alto, quelli prodotti dal potere politico o dalle intellighèntsija (?????????????) che col potere ci vanno a braccetto.
Dunque. Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, con annessa manifestazione. Manifestazione, con annesse polemiche: corteo off limits pei maschî, politiche di Forza Italia cacciate dalla manifestazione, ma accoglienza assai poco piacevole anche per le ministre del Governo, battibecchi con una troupe de La7. Ma di tutto questo non m’importa molto. Anzi, mi puzza assai di tipica polemica da giornalismo spicciolo: ci si concentra sui battibecchi gossippari e si tralasciano altri punti, magari ben piú fondamentali. Un po’ come passare le ore a discutere se Bush legga davvero col libro a rovescio; ma intanto le Due Torri vanno in fumo e i marines cominciano delle allegre scampagnate in Afghanistan, Iraq e via, verso l’infinito e oltre; ma l’importante è capire se il libro fosse dritto o rovescio.
M’importa invece fare due sole riflessioni, piccole piccole…
Riflessione numero uno
Mi ha fatto piacere (il piacere dell’inaspettato, oserei dire) che dalla manifestazione si siano alzate voci & sloganz contro l’infame «pacchetto sicurezza» che l’attuale governo vorrebbe far approvare il prima possibile, forse una delle ultime spiagge per raccattare un po’ di consenso pescando in un certo tipo di elettorato. Non l’elettorato del corteo di ieri, per fortuna. Quel «pacchetto sicurezza» il cui contenuto, a farla semplice, può esser tradotto cosí: «Maledetti stranieri, giú le mani dalle nostre donne!». La proprietà privata non si tocca, insomma. Specie quando è la proprietà del capofamiglia, maschio & adulto. Peccato che poi (è storia vecchia, ma giova sempre ricordarlo) che stupri, violenze o quant’altro avvengono per la stragrande maggioranza in famiglia, in casa, nei tinelli, nei corridoî o davanti alla tivvú (perennemente accesa?).
Stupri, violenze e quant’altro, e quest’ultimo punto lo sottolineo ben bene: perché qua la violenza sembra scandalizzare solo quando e se c’è il sesso di mezzo. Tutto il resto, via, è perdonabile, se avviene tra consanguinei. Mai viste le ronde appiccare il fuoco alla casa del marito che si è «limitato» a picchiare la moglie (o i figli). Dopotutto, anche nelle ronde ci saranno molti «bravi padri di famiglia», di pura razza bianca, e si sa che cane non mangia cane.
Ma la miscela di retorica familistica e ossessione securitaria, il cui figlio perverso è il summenziato «pacchetto sicurezza» (che già, comunque, è in ampia compagnia di altri deformi fratelli legislativi), a quanto pare non ha ancora incantato del tutto almeno una parte del popolo italiano, quel popolo solitamente (comodamente) pensato e presentato come una massa di beoti telelobotomizzati, da governare in maniera (mai termine fu piú adeguato) sapientemente paternalistica. Ed è da notare, inoltre, che l’opposizione a quella logica securitaria che dà la caccia ai neri fantasmi per le strade notturne ignorando (quanto volutamente?) i normalissimi mostri che vivono dentro le case illuminate, è da notare che questa opposizione e contestazione è provenuta, nel corteo di ieri, proprio da chi con la condizione femminile oppressa e disagiata ci convive e lavora a stretto contatto, direttamente e concretamente, diversamente da politicanti e tuttologi televisivi nutriti da teorie e autoreferenziali dommatismi accademici.
Riflessione numero due
È vero che, almeno a leggere le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo, sembra comunque esserci una certa consapevolezza che il problema della violenza sulle donne (ma forse potremmo dire anche: della violenza in genere) sta piú dentro le case che fuori. E che l’humus di cultura sta nei persistenti residui, in Italia, del patriarcato e del virilismo piú bieco.
Benissimo. Ma quali contromisure vengono proposte? Ridicolaggini. Si invoca «un cambiamento culturale». E in cosa consisterà mai? Istituzione di sportelli anti-violenza e le inevitabili «campagne di sensibilizzazione»: il tipico palliativo per dar mostra di un gran daffare per voler risolvere molto senza però risolvere nulla. Come se una cultura sorgesse e si sostenesse cosí, da sola, sul nulla, per incanto, in mezzo al cielo, grazie all’inspiegabile forza delle idee e delle parole. Come se bastassero le buone intenzioni, e le formule magiche. Qualche manifesto in giro per le strade, un po’ di pubblicità progresso in tivvú, e i mariti impareranno a tener giú le mani. Appunto: ridicolaggini. Utili solo a far muovere un po’ di denaro, che fluisca copioso nelle tasche degli amici e dei raccomandati, le commissioni, le sottocomissioni, i grafici pubblicitarî e i creativi dell’immagine.
C’è poco da dire. La cultura cambia se prima cambiano i fatti, le condizioni concrete, le situazioni materiali in cui la cultura germina: riforme strutturali! E se la violenza nasce in famiglia, allora significa che è la famiglia, per com’è messa oggi, ad aver qualcosa che non funziona. Limitarsi a invocare la buona coscienza dei suoi membri serve solo a mettere a posto qualche coscienza senza cambiar nulla. O magari cambiando le cose in peggio. È lo stesso identico fallimento delle campagne contro il bullismo. Trasformiamo il bullismo in un marchio della vergogna, e cosa otterremo? Che i bulli smetteranno, per sfuggire alla disapprovazione collettiva? Tutt’altro (e in Giappone è andata proprio cosí): impareranno a bullare con piú astuzia e sagacia, lontano dagli occhî inquisitori di adulti & insegnanti. Non solo, il marchio stesso del bullismo diventerà una nuova, ottima arma, per bullizzare le vittime: basterà… accusarle di bullismo (chi ha visto il III episodio di Paranoia Agent può capire cosa intendo…)! Campagne di sensibilizzazione? Tanto varrebbe andare in un campo di concentramento a chiedere gentilmente alle guardie di essere piú umane, e ai prigionieri piú collaborativi…
E allora cosa si dovrebbe fare? Non è nemmeno troppo difficile. Far sí che ci sia la possibilità, per chi lo desidera e quando le desidera, di allentare i vincoli che lo stringono al nucleo familiare. Snellendo le procedure di divorzio; dando riconoscimento giuridico a forme di convivenza piú «leggere» rispetto al matrimonio «vero e proprio» (l’unico attualmente permesso); promuovendo un’effettiva uguaglianza tra masculi e foemine nell’accesso e nelle retribuzioni lavorative; abbassando l’obbligo scolastico; togliendo il divieto, per i minori, di poter accedere al mondo del lavoro (e quindi a un guadagno, e alla possibilità di avere quanto prima una vita indipendente; perché il problema della violenza non è solamente sulle donne, ma anche sui figli: altro grande tabu…). Certo, ora come ora, la direzione è tutta all’opposto: il divorzio continua ad essere una strada lunga e faticosa per le coppie che desiderino separarsi; il lavoro femminile non tende affatto ad allinearsi a quello maschile ma, piuttosto, viceversa (precarizzazione, ecc.); sul riconoscimento delle «famiglie di fatto» penso non serva dir nulla; l’obbligo scolastico e il divieto al lavoro stanno venendo progressivamente innalzati d’età, incatenando sempre saldamente piú i figli ai ceppi familiari.
Qualcuno, magari, dirà che le mie idee rischiano di «scardinare la famiglia». Oh, mygosh! Come prima risposta potrei dire: E allora? Come seconda risposta dico: mi spiace, egregio signore, ma la sua obiezione non è pertinente, ma proprio no. Perché la famigliuola felice, quella col padre dinamico & intraprendente lanciato lungo una carriera di ricca di soddisfazioni, con la graziosa mogliettina angelo del focolare, e i figli (biondi e con gli occhî azzurri) proficenti a scuola, abili negli sport, idoli dei ragazzini del vicinato, quella famigliuola dove tutto procede sempre d’amore & d’accordo potrà comunque continuare a vivere nel proprio Mulino Bianco. Ma chi quel Mulino Bianco lo trova orrendo, perché conosce (o subisce) ciò che si nasconde nel suo putrido retrobottega, per favore, gli sia almeno concesso il diritto e i mezzi per fuggirne. Almeno questo.
Link: http://magmell.splinder.com/post/14877022/Gi%C3%BA+le+mani+dalla+famiglia%21