COLOMBIA: LOTTA ARMATA E REALTA' DI UN CONFLITTO

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FREDERIC LEVEQUE e ISABELLE DOS REIS intervistano MAURICE LEMOINE (capo redattore di Le Monde Diplomatique)

Introduzione:

In questi ultimi tempi i riflettori sono nuovamente puntati sulla Colombia, la mediazione di Chavez, per l””intercambio umanitario, tra i prigionieri delle FARC ed i guerriglieri rinchiusi nlle carceri colombiane, è appena stata stroncata da Uribe. La presenza di Ingrid Betancourt fa si che il tema faccia parte dell””attualità internazionale ma il conflitto colombiano non è cosa nuova e ha già causato abbondante morte e distruzione.
Una voce autorevole ed informata risponde in modo franco sulla realtà della guerra nel paese sudamericano.

Davide Piccardo

Una delle conseguenze del rapimento della senatrice ed ex candidata alla presidenza della Colombia, Ingrid Betancourt, è stata in Belgio ed in Francia la sensibilizzazione di parecchie migliaia di persone (1) sulla dura realtà colombiana, persone che avevano solo pochissime nozioni sul conflitto interno colombiano vecchio di 50 anni.
Il rapimento nel febbraio del 2002 della senatrice ha anche scatenato un fenomeno mediatico per il quale oggi sono innumerevoli i reportage, gli articoli e gli omaggi resi alla lotta della Betancourt.

Anche se la sua famiglia porta avanti una lotta coraggiosa denunciando giustamente la politica guerrafondaia ed i sabotaggi del governo di Alvaro Uribe allo scambio umanitario di prigionieri, le principali responsabili della detenzione della senatrice restano evidentemente le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia ( FARC).
La principale guerriglia colombiana non gode certo dei favori della stampa.La sua strategia di lotta per il potere è spesso considerata come una reliquia dopo la caduta del muro di Berlino. I suoi legami con il traffico di droga minano la sua lotta legittima contro l””ingiustizia in Colombia.

I suoi metodi di lotta la rendono poco simpatica ai difensori dei diritti umani.

Oggi, il discorso ufficiale dell””amministrazione Uribe, del Dipartimento di Stato USA e di parecchi governi europei consiste nel qualificare le FARC come “narcoterroriste” e di considerare i guerriglieri come dei volgari banditi che hanno perso qualsiasi legittimità politica. Una visione fortemente semplicistica e partigiana che non considera l””evoluzione del contesto colombiano del quale, almeno a medio termine, non si vede la fine. .

Per Maurice Lemoine, redattore capo aggiunto di Le Monde Diplomatique e grande conoscitore della realtà colombiana, “non possiamo spiegare l””evoluzione delle guerriglie colombiane se non seguiamo contemporaneamente l””evoluzione del contesto colombiano, poichè le guerriglie non si sono evolute in modo endogeno ma sempre in relazione ad un contesto”, .

Abbiamo incontrato il giornalista francese l””aprile scorso a Parigi e ci ha espresso dei pareri piuttosto politicamente scorretti. ..

Le FARC nascono nel 1964 sul modello delle guerriglie classiche di quell””epoca in America Latina. Ora che il vento è cambiato un po”” ovunque nel continente, come spiega che la Colombia non abbia vissuto lo stesso processo?

Maurice Lemoine: Il conflitto è continuato in un paese che ha determinate caratteristiche.
La prima, è lo sviluppo dell””industria della droga visto che la Colombia produce l””80 % della cocaina del Mondo.
Non sono certo le FARC che hanno inventato il traffico di droga in Colombia. La storia è nota, all””inizio degli anni 80, la coca si estende nelle zone sotto controllo della guerriglia che in un primo momento ne proibisce la coltivazione.
La guerriglia si ritrova però in contraddizione con la sua base sociale contadina per la quale si tratta di un modo per sopravvivere.

Visto che tra l””altro importanti settori della classe politica ed economica, dell””esercito ed i paramilitari sono implicati, la guerriglia, dopo un intenso dibattito interno, valuta che non si tratta più di un problema etico e che deve essere affrontato in maniera pragmatica.

Tutti ne hanno le mani sporche, di conseguenza i guerriglieri non vedono in nome di cosa dovrebbero rifiutare, solo loro, questi soldi, di cui hanno bisogno per la lotta armata.

La guerriglia imporrà, in un primo tempo, una tassa sulla coca. Ci sarà in seguito una tassa sulla pasta base, che è la prima tappa della trasformazione della coca in cocaina.
Fondamentalmente mi baso sugli esperti che lavorano veramente sul tema, la guerriglia colombiana, in particolare le FARC, ( l””ELN è in una situazione diversa poichè ha rifiutato di toccare la coca;quindi pratica mediamente di più il sequestro)non ha reti per l””esportazione all””estero. Non sono dei trafficanti nel senso proprio del termine.
Nonostante le FARC siano una organizzazione verticale, la struttura di comando non controlla tutto. Ci sono 60 fronti sparsi per tutto il paese ed evidentemente in un angolo o in un latro del paese qualche comandante locale fa i suoi piccoli affari e magari è anche implicato nel traffico di droga anche perchè ogni fronte si autofinanzia.
Dopo gli anni 80 però i più implicati in questo traffico sono i paramilitari.
Tutti lo sanno, tutti lo dicono, tutti lo scrivono tranne che a volte nel modo così riduttivo che i media hanno di raccontare la storia, si dimenticano di menzionarli.

Certi parlano di “narcoguerriglia”…

Un tempo si parlava della guerriglia dei sovversivi, dopo, è divenuta la “narcoguerriglia”.

Il primo che utilizza il termine è l””ambasciatore degli Stati Uniti a Bogotà nel 1982, Lewis Tamb. Tre anni dopo troviamo lo stesso Lewis Tamb, in Costa Rica implicato nel finanziamento dei Contras (2) con i soldi del traffico di cocaina. Si è fatto espellere dal paese ed è raro che un paese centroamericano espella un diplomatico statunitense.
Arriva l””11 Settembre e si inizia a parlare di “narcoterroristi”. C””è una strumentalizzazione che diventa ancora più scandalosa nel momento in cui il governo colombiano tratta con i paramilitari( autori del 70% delle violazioni dei diritti umani commesse nel paese) sulla base di un` impunità quasi totale.

E poi bisogna ricordare, anche se non mi piacciono i processi personali, ma in questo caso ci sono parecchi elementi, che in alcuni documenti del Pentagono declasifficati di recente, il presidente Alvaro Uribe Velez appare come il numero 82 di una lista di uomini politici colombiani legati al cartello di Medellin negli anni 80. L””informazione può essere considerata credibile. All””epoca, quando Uribe era sindaco di Medellin, ha collaborato con Pablo Escobar al programma Medellin senza baracche.

Quali sono le altre ragioni che spiegano la continuazione del conflitto?

La seconda caratteristica, è la persistenza, in un modello di democrazia formale, dell””impossibilità totale, fino a prova contraria, di partecipazione di settori democratici que contestano il modello economico e scociale. Il migliore esempio, che ci si dimentica spesso di citare quando si parla di Colombia , è la storia dell””Unione Patriotica. Nel quadro degli accordi firmati il 28 marzo 1984 seguiti alle negoziazioni tra il presidente Belisario Betancourt (3) ( nessuna parentela con Ingrid ) e le FARC, fu creato il partito Unione Patriotica, che fu prontamente sterminato. Il numero di vittime si calcola intorno a 3000 : dirigenti, simpatizzanti, militanti e candidati presidenziali.

Mi si ribatterà che questo episodio è avvenuto vent””anni fà, ma se non consideriamo questo episodio, non possiamo comprendere quella che potremmo qualificare come la combattività, la radicalità e incluslo a volte la crudeltà delle FARC.

Non possimo uscire dalla Storia del contesto. Non è facile perchè il conflitto colombiano è diventato quasi indecifrabile. Tenuto conto di tutti gli elementi in causa, non c””è una guerra ma molteplici guerre. Il conflitto è diventato una matassa così ingarbugliata e con un così alto livello di atrocità che non si sa più chi ha cominciato, chi sono i buoni e chi sono i cattivi.

L””Unione europea e gli Stati Uniti hanno inserito le FARC nelle loro liste delle organizzazioni terroriste. Cosa ne pensi?

Possiamo criticare e dobbiamo condannare i metodi della guerriglia nell””ambito globale del rispetto dei diritti umani. La guerriglia non rispetta il diritto umanitario internazionale. Ma, nel contesto colombiano, mi piacerebbe sapere chi lo rispetta a partire dallo Stato che dovrebbe esserne il garante!

Per quello che riguarda la chiusura totale a qualsiasi negoziazione, i canali di dialogo sono stati chiusi, tramite la qualificazione di “terroristi”.

Questi gruppi, le FARC e l””ELN, avevano, prima, degli emissari che passavano regolarmente a Parigi a Ginevra a Bruxelles, a Madrid e che potevano esporre le loro posizioni e stabilire sei canali di comunicazione con i diplomatici ed i governi. Tutto questo è finito, non li vediamo praticamente più, ora sono fuorilegge in quanto “terroristi”.

Il fatto di aver inserito questi gruppi in modo arbitrario nella lista delle “organizzazioni terroriste” ha un effetto per il quale poi non si può più tornare indietro.
Seguendo la logica di questo provvedimento, l””unica soluzione per la Colombia, la negoziazione e un aiuto internazionale a questa negoziazione, è diventata impossibile.

Il giornalista uruguiano Raul Zibechi ha detto “il controllo territoriale è la ragione d””essere” del conflitto e che “con il tempo, alla lotta per la terra in quanto mezzo di produzione si è sostituita la difesa del territorio” (4). Numerosi movimenti sociali e comunità ( contadine, afrocolombiane, indigene )sviluppano dei processi d””organizzazione e di mobilitazione e affrontano pacificamente la presenza di gruppi armati sul loro territorio. Come si può spiegare che le FARC facciano delle vittime tra questi movimenti sociali quando invece potrebbero in una certa misura convergere su molte rivendicazioni?

Da noi è rimasta una visione romantica della guerriglia… La guerra, è l””imposizione di rapporti di forza. La minima debolezza ed il nemico vi salta addosso! È inutile sognare una guerra all””acqua di rose! È proprio per questo che solo una negoziazione può far uscire la Colombia dal caos.

Le guerriglie, nelle zone sotto loro controllo, hanno dei metodi brutali perchè devono controllare il territorio, la guerra non si fa mai diversamente. Non conosco una sola guerra nella quale un belligerante dica: “ Bene, dai , siamo simpatici, controlliamo senza controllare.” Impossibile, si tratta di una questione di vita o di morte.

L””opposizione armata non ammetterà, così di colpo, dopo quarant””anni che tutto questo ponga dei problemi.

I movimenti sociali sono evidentemente incastrati. A partire dal momento in cui entrano in azione, con dei metodi democratici, sono accusati inmediatamente d””essere dei sostenitori della guerriglia. Dispongono di uno spazio estremamente limitato, incastrati come sono tra l””opposizione armata ed il governo. La Colombia è diventata per esempio il paese del mondo più pericoloso per i sindacalisti, che non sono, per natura, degli agenti della guerriglia. E lo stesso accade per i difensori dei diritti umani.

Quando parliamo per esempio delle comunità di pace che provano ad evitare il conflitto, la maggior parte delle vittime non è attribuibile alla guerriglia. Come dimostra ciò che è successo ad Apartado (5); sono i paramilitari ed i militari i responsabili. Le responsabilità in materia di violazioni dei diritti umani sono divise nel conflitto ma non al 50% tra fanatici d””estrema sinistra da una parte e fanatici d””estrema destra dall””altra. Il 20% di queste violazioni è commesso dalle guerriglie, e questo è ovviamente condannabile, ma l””80% sono imputabili al terrorismo di Stato. Fino a quando non si ammetterà questo non si vedrà una via d””uscita al conflitto.

Alcuni criticano le FARC affermando che la guerriglia ha perso qualsiasi ideologia e che è divenuta più un gruppo mafioso che un movimento politico. Cosa ne pensi?

Dire che i combattenti delle FARC sono marxisti non regge. Ho assistito a una scena in un accampamento delle FARC durante una piccola festa con chitarre e canti rivoluzionari. Gli anziani hanno iniziato a cantare l””Internazionale ed i giovani guerriglieri sono rimasti con la bocca chiusa poichè non ne conoscevano le parole.

Nonostante questo quando discuti con i dirigenti, hanno senza dubbio un discorso politico. Mi ricordo che l””inviato speciale delle Nazioni Unite, James Lemoyne, che in quel momento era appena stato “cacciato” da Bogotà dal governo perchè parlava troppo francamente, disse che le guerriglie colombiane conservavano una “colonna vertebrale ideologica”.

Nonostante nel loro discorso continuino a richiamarsi al marxismo-leninismo, cosa che non è più di moda, non sono più in quella fase. Raul Reyes, che è stato il negoziatore delle FARC durante le conversazioni con il presidente Andres Pastrana, lo dice molto chiaramente: “Il problema oggi, per noi, non è quello d””imporre un regime socialista tipo Corea del Nord o tipo Cuba ma di creare degli spazi democratici ed ottenere delle riforme”. Aggiunge che le FARC vogliono arrivare al potere: attraverso la via armata se necessario, ma, se possibile, attraverso la via democratica. Non si tratta più di una logica massimalista, c””è sempre un discorso politico.

Bisogna anche ricordare che 47 diplomatici europei e latinoamericani, canadesi e cubani, dei rappresentanti dell””ONU e del Vaticano, sono andati ad incontrare le FARC, l””8 Marzo 2001 a Los Pozos, all””epoca delle trattative di pace con Pastrana (1998-2002). Se questa gente non fosse altro che un gruppo di gangster, non avremmo mai visto dei diplomatici spostarsi in quelle condizioni, sarebbe stato illogico. Se si discutesse con Al Qaida si invierebbero degli agenti segreti, delle persone con un profilo particolare, non 47 diplomatici. La tesi non regge.

Tutto questo non impedisce che, nel contesto di una guerra così terribile, c””è per forza all””interno della guerriglia, come in tutti i gruppi armati ed in ogni formazione militare, qualche pazzo furioso, qualche psicopatico o assassino patologico. Anche nei gruppi più “romantici” si fanno dei grossi errori, dei crimini contro l””umanità. Questo esiste anche ogni tanto nel esercito francese, un””esercito ben inquadrato di un paese democratico, senza parlare della tortura durante la guerra d””Algeria. So di scioccare quando dico questo, ma, una guerra non è mai pulita.

Si legge e si sente spesso dire che il conflitto colombiano sarebbe una guerra contro la popolazione civile, come se fosse estraneo alla società colombiana. Sei d””accordo con questa visione delle cose?

In tutte le guerre, ci sono due tipi di vittime: le vittime armate e le vittime civili…Dresda, Hiroshima, Vietnam, l””Iraq di Blair, Bush e Berlusconi, senza dimenticare Saddam Hussein, quello è ovvio…Potrei anche spingermi più in là: cos””è un guerrigliero? É un civile che ha preso le armi perchè gli hanno imposto uno sfruttamento insopportabile. Cos””è un paramilitare? Non parlo degli ideologi e i capi ovviamente. É un giovane, un disoccupato uno spogliato di tutto, che, in cambio di una somma modesta, parte, prende un””uniforme, un Kalashnikov e massacra chi gli dicono di massacrare. Si tratta di un civile che, nelle condizioni sociali presenti in Colombia, è diventato un assassino.

La problematica dei sequestri ha un legame diretto con questo. Durante troppo tempo il conflitto colombiano si è svolto nelle campagne, sul fronte della colonizzazione agricola. Le vittime erano escusivamente dei guerriglieri e dei soldati di estrazione comunque povera. Le classi medie si sono disinteressate del conflitto. Di conseguenza la pratica dei sequestri, è da un lato un affare di soldi, ma è anche una volontà di dire alla popolazione, ed in particolare alla classe media e alta che non possono disinteressarsi di questa guerra: non potete pensare che per il fatto di stare in città, potete chiudere gli occhi.

Non possiamo ovviamente non inchinarci, senza alcuna ipocrisia, davanti al dolore delle vittime dei sequestri e delle loro famiglie, come di fronte a tutte le vittime, ma, fino a quando non si sarà compreso che un conflitto armato deve essere analizzato politicamente se si desidera che finisca, ci saranno sempre delle vittime innocenti.

Tu respingi quindi l””idea di guerra contro la popolazione civile?

Cosa si può e si deve criticare delle FARC? Spesso fanno parecchie vittime civili con i loro mortai artigianali. Le bombe cadono a destra a sinistra.. su dei civili. Ma non mettono bombe nei supermercati e non fanno saltare come in Iraq delle autobombe tra i civili. La logica di questi gruppi armati non è quella di attaccare i civili.

Non siamo più nel tempo in cui la guerriglia poteva attraverso la persuasione guadagnarsi l””appoggio della società civile, perchè? Perchè questo conflitto è durato troppo. Le popolazioni sanno per esperienza che se si schierano con le FARC o l””ELN, saranno vittime delle pratiche abominevoli del terrorismo di Stato. Questo non impedisce che certi, e molti più di quanto si immagini, lo facciano.

Tra l””altro, il muro di Berlino è caduto. Avendo perso il Nord ideologico, gli intellettuali, gli universitari, la sinistra tradizionale si è allontanata dalla guerriglia, a volte a causa dei suoi metodi ma anche pensando che dopo la caduta del comunismo niente di tutto quello aveva più senso. Si penserà che le guerriglie dovrebbero tenerne conto. Il problema, è che una guerra è come un TGV lanciato a piena velocità, non si ferma di colpo, ci vogliono 7 chilometri per fermarlo. Applichiamo l””esempio ad un conflitto vecchio di 50 anni nel quale migliaia di “compagni” hanno perso la vita per il loro impegno. Anche essendoci una presa di coscienza del fatto che le condizioni sono cambiate, non si dice d””un colpo: “ Bene, fermiamo tutto, si chiude bottega”.

È una guerriglia nella quale si sono impegnate diverse generazioni, ci sono dei nonni, dei padri e dei figli. Non si può chiedere obiettivamente a questa gente di fermare tutto senza avere alcuna garanzia in cambio, senza assicurargli che tramite la trattativa con il governo otterranno una profonda riforma dei rapporti sociali basati sull””ingiustizia e l””ineguaglianza.

Non sto difendendo i gruppi armati in modo incondizionato. Sono pienamente cosciente della crudezza del conflitto colombiano, ma non possiamo in nome della democrazia dire alle guerriglie colombiane: ”la vostra lotta non ha più senso, è ormai anche criminale rispetto all””ideale democratico, fermate tutto, tutto è finito”, quando nel vicino Venezuela dove un presidente che è stato eletto democraticamente e che tenta di mettere in atto riforme fortemente rivendicate dalla massa dei diseredati è vittima di un tentativo di Golpe nell””aprile del 2002 e si cerca di destabilizzarlo. Come li si può far credere nella democrazia in queste condizioni?

Frédéric Lévêque e Isabelle Dos Reis.
Fonte: http://www.risal.collectifs.net
Link: http://risal.collectifs.net/spip.php?article1365
09.05.2005

Traduzione a cura di DAVIDE PICCARDO

NOTE:

[1] Vedere: www.betancourt.info.

[2] I gruppi « contro-rivoluzionari » finanziati, armati ed addestrati da Washington per destabilizzare, dopo l”” Honduras, il potere sandinista in Nicaragua negli anni 80.

[3] Presidente colombiano dal 1982 al 1986.

[4] Raul Zibechi, “Militarismo e movimenti sociali”, RISAL (www.risal.collectifs.net), aprile 2005.

[5] Il massacro di 8 contadini, di cui 3 bambini.

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