COLLABORATORI E SCOMPARSA DEI FATTI

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blank… + CRONACA DI UN FATTO SCOMPARSO, IL CASO TOTAL

Foto: dott. Jean Paul Juguet, Direttore Total Italia del Progetto Tempa Rossa, Antonio Potenza, assessore alla salute, sicurezza e solidarietà sociale servizi alla persona e alla comunità della Regione Basilicata

DI NICOLETTA FORCHERI
ComeDonChisciotte

Apprendo dal
sito di Massimo Fini (cfr. http://www.ilribelle.com/) la decisione di
assumere Marco Travaglio su base regolare per l’editoriale della sua
nuova rivista “La voce del Ribelle” e subito mi dico che qualcosa
stride. Che cosa stride?

ECCO COSA STRIDE:

La risposta
di Marco Travaglio a una mail su Gaza di questi giorni dice:

“Israele
non sta attaccando i civili palestinesi. Israele sta combattendo un’organizzazione
terroristica come Hamas che, essa sì, attacca civili israeliani

(di origine ebraica e palestinese, cittadini di uno Stato discutibile
finchè si vuole, ma democratico). Da tre anni, dopo il ritiro di tutti
i soldati israeliani dalla Striscia, quel che accade a Gaza non è più
responsabilità di Israele, ma del governo di Hamas, che anzichè lavorare
a costruire lo Stato palestinese, s’è occupato di distruggere quello
di Israele. L’ultima volta l’ha fatto un mese fa violando unilateralmente
la tregua
a suo tempo firmata e riprendendo il lancio di missili
su centri abitati e uccidendo civili, anche bambini. Di qui la reazione
di Israele.”

[Foto: la prova dei fatti del numero di attacchi di razzi durante la “tregua”, ricominciati dopo il 4 novembre data di un’incursione israeliana a Gaza che ha ucciso 6 palestinesi, durante una tregua mai rispettata da Israele che ha continuato un embargo letale sulla popolazione di Gaza, chiusa da un muro e strozzata nel cibo nei medicinali nell’acqua nell’elettricità e nelle acque territoriali, last but not least NELLA MONETA per pagare gli stipendi dei pubblici ufficiali]

Ecco cosa stride,
perché no, la questione non è così complicata per chi si fosse doverosamente
informato – e dovrebbe essere proprio il compito di giornalisti, opinionisti,
intellettuali – altrimenti a cosa servirebbero i vari “ribelli”
in rete e i tanti altri siti di (contro)informazione sul net? Chi afferma
che la situazione è troppo complicata da capire fa chiaramente il gioco
di Israele che si è prefissato di demonizzare e uccidere 125000 miliziani
di Hamas, scontando le uccisioni “collaterali” di circa 10 cittadini
per ogni miliziano. Se la matematica non è un’opinione e se sarà
una operazione lunga come hanno dichiarato i vertici militari israeliani,
il risultato matematico è genocidio (essendoci 1600000 di abitanti
nella Striscia). 

Poi stride
che Travaglio si occupi così massicciamente della “questione morale”
– in linea con il personaggio per carità – ma ciò facendo fa il gioco
di disinformazione dei media che hanno inventato la questione e il “terremoto
di Napoli” dal 17 dicembre scorso come metodo di “scomparsa dei
fatti” che erano: le indagini di Woodcock sulla cupola internazionale
della Total, arrivando su su fino ad Albert Frère, azionista di maggioranza
di Suez Gaz de France e socio in affari di BNP Paribas (BNL),
degli
amministratori Total Italia e delle loro malefatte in Basilicata. Funziona
così: i riflettori si spostano dal vero scandalo e creano una “questione
morale” preconfezionata ma utilizzata unicamente come metodo per “bruciare”
alcuni politici – del resto particolarmente inossidabili i nostri
– il cui eventuale “sacrificio” mediatico sarà servito a coprire
i veri responsabili e i veri gangli del potere economicofinanziario,
spesso oltralpi, e gli stessi meccanismi del potere occulto. 

Così nel silenzio
e dietro le quinte, i poteri forti internazionali hanno avuto il tempo
di soffocare l’affaire, non senza la complicità delle varie istituzioni
politiche. Le ipotesi di reato erano: organizzazione a delinquere con
turbativa d’asta nella vicenda Centro Oli di Tempa Rossa (scambio
di buste per la gara) di cui Total partecipa al 50%, corruzione, concussione,
e altri reati molto pesanti. Ne avete sentito parlare oltre a qualche
dispaccio stampa scritto il 16 dicembre? No, oscurato ad arte dalla
“questione morale”. 

Prima si oscurano
le notizie, che si fanno sempre più rade e sempre più nel senso di
fare scomparire il fatto, il fatto mediatico e il fatto giudiziario
(vedi sotto), con una concatenazione operativa e molto efficace dietro
alla facciata mediaticopolitica. 

Eppure la questione
giacimenti idrocarburi dovrebbe essere la Questione di cui tutti i media
dovrebbero parlare se non vogliamo finire espropriati della nostra terra,
a marcire in un campo profughi in una qualche periferia cittadina, con
gli aiuti umanitari di Croce Rossa e Onu, quando l’Italia sarà completamente
fallita come l’Argentina. Si, perché le royalties (7%) pagate sono
le più basse al mondo e quelle effettivamente corrisposte agli enti
locali non vengono assolutamente ridistribuite; perché in Basilicata
e Abruzzo vi è un nuovo esodo di massa dei giovani, un nuovo scempio
territoriale ed economico per gli “indigeni” che avrebbero potuto
tranquillamente vivere di agriturismo e autosostentarsi con l’agricoltura.
Senza parlare della selvaggia privatizzazione dell’acqua non senza
vari casi di premeditato inquinamento delle falde e dei pozzi, un modo
per far risultare “indispensabile” l’intervento di un monopolio
“privato” che ha i brevetti per la depurazione idrica (il duopolio
che spadroneggia nel mondo e in Italia è Veolia in cartello con Suez
Gaz de France, Albert Frère azionista di riferimento). 

Chiusa la parentesi
sul fatto scomparso, ritorniamo ai nostri pionieri del fatto resuscitato:
al riguardo non dimenticherò le prese di posizione – e le tante omissioni
– di Travaglio sulla scomparsa della truffa monetaria e che solo ultimamente,
ob torto collo, ha accennato qualcosa di confuso proprio costretto dal
contesto della crisi finanziaria circostante, che più che una crisi
è una enorme piramide truffaldina a schema MADOFF. All’epoca, lo
avevo scusato perché effettivamente non ci si può occupare di tutto,
e lui era così bravo a spulciare le sentenze, ma sinceramente un’analisi
così superficiale del conflitto in atto e un contributo così massiccio
alla scomparsa dei fatti nel caso Total, STRIDONO, con le sue prediche
e con la linea del Ribelle, a meno che il Ribelle non voglia diventare
conforme o sia lì per recuperare un movimento di ricerca della verità
tra gli internauti. Ma allora cambi nome. Lo dica chiaramente. Ecco
cosa STRIDE. 

All’argomento
della libertà di espressione e della pluralità di opinioni, rispondo
che una cosa è la libertà di espressione, altra cosa è opinare su
un dato di fatto che è un massacro etnico in un ghetto, e questo fatto
non dovrebbe essere dell’ordine delle opinioni, degli argomenti o
dell’opinabile; è un dato di fatto sulla cui ingiustizia, atrocità
e responsabilità non dovrebbe esserci alcuno spazio per disquisire.
Certi fatti non sono opinabili, tranne per certa stampa di regime. Punto.

Vi è un massacro
in corso, e di due cose l’una, o lo si nega, e si fa del negazionismo,
o non lo si nega, allora quel che è peggio lo si appoggia e si fa del
collaborazionismo. 

A meno che
non si parta dal presupposto, ma lo si dica chiaramente allora, che
la vita dei membri di alcune etnie hanno meno valore di quelle di un’altra
che si richiama a una presunta “democrazia”, per non parlare del
rivendicato giudaismo dello Stato d’Israele – diritto di sangue
contro diritto di suolo degli indigeni – al punto da giustificare una
reazione non solo sproporzionata ma una punizione collettiva – e non
da ieri – di cui un giorno qualcuno dovrà rispondere davanti a una
corte internazionale per crimini contro l’umanità. Ma in questo caso
si pecca anche di razzismo, reato contemplato dal codice penale (razzismo
e istigazione al razzismo). 

Cioè, ben
vengano gli scambi di opinioni, argomentate e suffragate dai fatti ma
che non si confondano con la libertà di manipolare l’opinione pubblica
facendo scomparire i fatti del regime tanto stigmatizzato da Travaglio
e Fini. Il fatto, ad esempio, che a interrompere la tregua è stato
Israele e non Hamas – uccidendo sei palestinesi ai primi di novembre
– che la tregua è stata costantemente violata da Israele che ha proseguito
un vergognoso embargo da quando Hamas, partito democraticamente eletto
nel 2006 non è mai stato riconosciuto né alcun israeliano ha mai voluto
discutere attorno a un tavolo delle sue giuste rivendicazioni: ritiro
dai confini del 1967, apertura dei valichi, cessazione della costruzione
del muro e degli insediamenti illegali dei coloni, sospensione dell’embargo
alimentare, energetico, idrico e monetario, liberazione di tutti i prigionieri
politici, di cui le tante donne e i bambini che marciscono nelle prigioni
israeliane. 

Per tornare
ai nostri paladini dei fatti resuscitati, libertà di opinione non dovrebbe
essere quella di veicolare sofismi e luoghi comuni per giustificare
un crimine contro l’umanità. Né il lavoro onesto e certosino di
tanti precari sul net che tentano di sbrogliare la matassa dei ragionamenti
capziosi dovrebbe essere vanificato dalla propaganda, almeno non in
quegli ultimi spazi liberi che ci sono rimasti sul net!!! 

Fosse una collaborazione
una tantum, ancora ancora, ma la collaborazione è su base regolare.
Non vi sembra sia giunta veramente l’ora per questo martoriato paese
di dare spazio ai nuovi talenti del giornalismo che annegano nella precarietà
più totale? Travaglio, che io sappia, è un giornalista dell’establishement,
ha le sue “poltrone” in televisione o sulla stampa scritta. A meno
che anche qua voi della Voce non predichiate bene per razzolare male. 

E poi pongo
un interrogativo (retorico): chi scrive, e ha visibilità, non ha anche
una responsabilità etica? Se una parola va nel senso di sia pur minimamente
difendere le giustificazioni faziose di chi sta perpetrando un massacro
etnico, non è come collaborarvi, o esserne complici? Insomma così
come esiste il reato di mancata assistenza a persona in pericolo, dovrebbe
anche esistere il reato di collaborazionismo intellettuale, quando si
omettono deliberatamente i fatti, e la libertà di opinione dovrebbe
trovare un limite laddove tenta di giustificare le violazioni dei diritti,
i soprusi, le violenze, i massacri, le espropriazioni. Qual è la linea
etica del Ribelle? Collaborare con un collabora-sionista? 

E se Travaglio
non è ferrato nel conflitto, di due cose l’una, o si informi sui
fatti, o taccia. Però strano per un opinionista. Stride soprattutto
con la visione implicita che ha della democrazia, agli antipodi di quella
dichiarata da Massimo Fini: un regime da ampliare a suon di cannonate.
Che fa Massimo Fini assume un infiltrato nella sua testata? Sempre pronto
a sparare le sue pallottole eccellenti sugli stessi personaggi, ma mancando
sempre regolarmente il quadro globale, i veri mandanti o i veri meccanismi
del potere. Premeditato? Fa lo gnorri? L’interrogativo rimane aperto.

Fatto sta che
a certi personaggi non si dovrebbe dare più spazio di quanto non abbiano
già sui media ufficiali. Largo agli altri. Almeno sul web. 

CRONACA
DI UN FATTO SCOMPARSO, IL CASO TOTAL:

Prendiamo il
fatto accaduto, il 16 dicembre scorso (cfr. http://www.news4.it/speciale/default.asp?speciali=34883 ) degli arresti, in seguito alle indagini
del pm Woodcock di 4 amministratori Total, di cui l’ex ad Lionel Levha
di Total Italia, il contumace Jean Paul Juguet, il deputato PD (di cui
Margotta) e l’imprenditore Ferrara, oltre al sindaco di Corleto Perticara.
Le ipotesi di reato spiccate dal pubblico ministero non sono da poco
conto: associazione a delinquere con finalità di turbativa d’asta
– scambio di buste per appalti – corruzione e concussione, creazione
di una società per pilotare gli appalti di costruzione, stipula di
un contratto anticoncorrenziale per 15 milioni di euro e garanzia di
rifornimento presso la Total per cinque anni, clausole capestro per
l’acquisizione di terreni agricoli a un prezzo fuori mercato, 6 euro
al metro cubo pena il pignoramento a 2 euro, con la collaborazione di
un funzionario comunale. Esse ruotano attorno al progetto “Tempa Rossa”
(vicino alla Val d’Agri in Basilicata) che “prevede lo sviluppo
di un giacimento petrolifero all’interno della Concessione Gorgoglione,
situato nella Regione Basilicata, nel Sud d’Italia, principalmente
nel territorio del Comune di Corleto Perticara (PZ)” dove TOTAL ITALIA
SpA, ha la quota del 50% (ESSO Italiana e Shell Italia E&P il 25%
ognuna), e comporta la costruzione di un centro di Trattamento Oli,
la costruzione e messa in funzione di sei pozzi; la realizzazione di
una rete di condotte; la realizzazione di un impianto nell’area industriale
di Guardia Perticara, per lo stoccaggio del GPL prodotto; la realizzazione
delle condotte di collegamento all’oleodotto “Val d’Agri-Taranto”,
per il greggio, alla Rete Gas nazionale per il metano e al centro di
stoccaggio per il GPL. 
 

blank

La notizia
riportata dal Corriere, il 16 dicembre, è la seguente: “Tangenti
sul petrolio in Basilicata, finisce in carcere l’ad di Total Italia.”

Coinvolto anche il deputato Pd Margiotta, che si autosospende dall’incarico:
«Sono innocente».

Dove si riferisce
con tanto di dettagli sulle ipotesi di reato. Incarcerati gli amministratori
di Total, latitante Jean Paul Juguet, agli arresti domiciliari il deputato
PD Margotta. 

La Repubblica
mostra subito il suo taglio “giornalistico” del fatto, facendo anche
un copia e incolla del comunicato della Total: Basilicata: Total,
fiducia in dirigenti e magistrati.
 

Il 17 dicembre
scoppia la “questione morale”: quasi due settimane ininterrotte
di sparizione dei fatti economici con tanto di riflettori unicamente
sui politici, e deviazione dell’attenzione anche sul “terremoto”
di Napoli con l’affaire degli appalti truccati dell’imprenditore
napoletano Romeo, sacrificato a dovere sull’altare degli interessi
di altri imprenditori più potenti e finito in prigione. Fu una settimana
particolarmente ricca in arresti e retate mafiose da Potenza a Firenze,
da Napoli a Pescara. E di Juguet neanche più un indizio. Da latitante
a fisicamente e virtualmente scomparso del tutto dai dispacci stampa,
dal sito della Total e dalle notizie. 

E poi il 31
dicembre, dopo due settimane di brainwashing sulla questione morale,
il Corriere titola: Inchiesta Total, scarcerati gli indagati
«Ma restano le accuse di corruzione»
. La decisione del Tribunale
del Riesame di Potenza. Cancellata l’ipotesi di associazione a delinquere.
Dove si riferisce della sospensione degli arresti domiciliari del deputato,
della scarcerazione di Lionel Levha, Roberto Arancini e Roberto Pasi,
l’imprenditore Francesco Rocco Ferrara, il sindaco di Gorgoglione
(Matera) Ignazio Tornetta – che rimangono agli arresti domiciliari
– la cancellazione del reato di associazione a delinquere, il dissequestro
dei beni immobili (50 milioni di beni mobili e immobili in una lista
di 29 pagine dell’ordine di custodia cautelare). Continuo a chiedermi
dove è finito Juguet. Gli hanno annullato l’arresto?  

Poi l’epilogo,
per il quale spiana bene la strada il quotidiano La Repubblica il 2
di gennaio 2009 con conclusioni quanto meno affrettate: Potenza,
il Riesame boccia Woodcock «Nessun comitato d’ affari sul petrolio»
.
Niente arresto per il pd Margiotta: così
mi restituiscono l’ onore. Le analogie con il caso Pescara
. Dove
si rassicura la popolazione sull’inesistenza di un comitato d’affari,
cupola, associazione a delinquere che dir si voglia. 

Sempre letteralmente
figurativamente e materialmente scomparso Jean Paul Juguet, di cui non
ci sarà mai più l’ombra di un accenno dal 16 dicembre 2008. Sparito
completamente dal mondo virtuale. 

Nel frattempo
il Corriere resiste debolmente, il 3 gennaio, con la versione del bicchiere
mezzo pieno, o più accuratamente con la versione del pm: Woodcock
difeso dal capo: l’ indagine non
è demolita.
Il procuratore: la lista dei prosciolti? Non mi
occupo del passato. Dopo l’annullamento dell’ ordinanza contro il
parlamentare diessino Margiotta. «Non c’
è alcun comitato d’ affari». Il procuratore: Il Riesame dice che
la nostra inchiesta è in gran parte confermata.
 

Per il Riesame
rimane intatto l’impianto accusatorio, confermati “i «gravi indizi»
per tutti i reati-fine, quelli cioè per i quali si ipotizzava fosse
stata messa in piedi l’ associazione a delinquere e tutte le ipotesi
di corruzione, concussione e turbativa d’asta per i protagonisti dell’
inchiesta (ora tutti ai domiciliari)” per: l’ amministratore di
Total Italia, Lionel Levha, e i dirigenti della compagnia Roberto Francini
e Roberto Pasi, l’ imprenditore Francesco Rocco Ferrara e Ignazio
Tornetta, sindaco di Gorgoglione (Matera).”  Ma Juguet, non era
anche lui indagato? 
 

Vi si parla
anche della tappa del 7 gennaio dove bisognava discutere della proposta
del pm di sospendere per due mesi OGNI ATTIVITA’ DELLA TOTAL ITALIA.
Si apprende anche che all’imprenditore Ferrara era contestato il reato,
annullato dal Riesame, di associazione a delinquere per detenzione e
spaccio di stupefacenti. (Dal petrolio alla droga…un passo non così
singolare basti pensare alle colture di papavero in Afghanistan moltiplicate
da quando l’esercito “di liberazione occidentale” ha introdotto
la guerra per ottenere il diritto di passaggio delle pipelines Chevron
Texaco dal Kazakistan al Pakistan… ) 

E vi si riferisce
anche che nell’ordinanza del pm era scritto che “il petrolio doveva
essere una «grande occasione di sviluppo per tutta la regione” e
che invece è diventato «una occasione di arricchimento di una schiera
di soggetti» che ha «svenduto» la Basilicata «a discapito del pubblico
interesse»” (3 gennaio 2009 – Corriere della Sera) 

E poi la stoccata
finale, il sospetto di “gravi anomalie” sull’inchiesta di Woodcock
sparato dal ministro Mancino : Potenza: la Procura nega
«gravi anomalie»

Nessuna notizia
sull’ udienza del 7 gennaio e sulla proposta del pm Woodcock di sospendere
le attività di Total. Sparita la notizia. Scomparso il fatto. 

Cronaca di
una scomparsa annunciata, ne parla correttamente il giornalista di Peacelink,
Pietro Dommarco, nell’articolo del 20 dicembre (http://www.pietrodommarco.it/fumonegliocchi.htm): Inchiesta petrolio: “Fumo negli
occhi”, dove alla probabilità di fare macchia d’olio per “l’inchiesta
più pesante ed incisiva degli ultimi anni” si contrappone la possibilità
che “l’attenzione dell’opinione pubblica potrebbe essere “dirottata”
lontano dai problemi reali. I sentori di “specchietti per le allodole”
ci sono. Fumo negli occhi, insomma.” 

Dove è finito
Juguet? E se è sparito mentre era latitante come mai neanche più una
parola e non se ne trova traccia neanche in tutti i siti della Total?
Come è finita la richiesta del pm di sospensione delle attività della
Total che doveva essere discussa il 7 gennaio? E la ventilata possibilità
di ricorrere in Cassazione contro il dissequestro dei beni? Tutto scomparso,
una scomparsa fin troppo prevedibile a giudicare dalle gesticolazioni
dei media e il gran numero di retate di mafia e corruzione iniziate
il 17 di dicembre. Solo una coincidenza? 

Nicoletta Forcheri

12 gennaio
2009

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