DI GIANLUCA FREDA
Blogghete!
E’ da un po’ di tempo che non parlo più di politica italiana. Non solo sul blog, ma anche nelle quotidiane conversazioni. Fino a poco più di un anno fa era l’unico argomento di cui mi sembrava valesse la pena di parlare. Questo blog era iniziato così, con le ingenue speranze preelettorali di chi aveva combattuto per cinque anni, con scarsi mezzi e poche forze, contro un governo che gli sembrava l’incarnazione di quanto di più pericoloso e violento si fosse mai visto in questo paese dagli anni del fascismo. Rileggermi i primi post, pieni di esultanza ludica e doverosamente scurrile per la sconfitta del centrodestra e di timidi preventivi per il futuro, è un viaggio a ritroso nella percezione della politica che sembra durare decenni anziché i miseri sedici mesi trascorsi da allora. Ai conoscenti dico sempre che l’espansione e poi l’esplosione della blogosfera – quindi dell’informazione libera da condizionamenti e censure – mi ha insegnato in un anno più cose di quante ne avessi imparate nei restanti 41. Che mi ha spinto a parlare di questioni internazionali a molti aliene, perché è in quelle vicende (in ciò che accade nelle riunioni del Bilderberg, del Bohemian Grove o dell’AIPAC) e non nei ridicoli parlamenti nazionali che si decide, da sempre, il destino delle nazioni e del mondo.
E’ vero.
Ma non è tutta la verità.
Se non parlo più di politica italiana non è solo perché essa ha perduto ogni rilievo nella mia personale classifica delle cause di infelicità o felicità dei cittadini, cause che colloco ormai nettamente altrove. Il fatto è che la politica italiana, con questo governo-farsa tenuto in piedi da ottuagenari incarogniti, ha semplicemente cessato di esistere. Ciò che leggo la mattina sul giornale non è politica. E’ una cloaca, un fiume in piena di deiezioni puzzolenti che rischia di straripare ogni volta che un politico o un sindacalista, perfino dell’area che un tempo consideravo mia, apre bocca e dice la sua.
Stamattina, per esempio, teneva banco la trattativa sulle pensioni. Il fetore era tale che sono riuscito a stento a raggiungere l’edicola. L’assassinio delle speranze di sopravvivenza di milioni di pensionati, presenti e futuri, è stato perpetrato, secondo regola sperimentata, in piena estate, quando la gente è distratta dalla canicola e dalla tintarella. Chissà se funzionerà anche questa volta, con il V-Day alle porte. La scusa è la solita, impresentabile, ridicola: dobbiamo sacrificarci, o l’INPS non avrà più soldi, in futuro, per pagare le pensioni ai giovani che iniziano oggi a lavorare. Peccato che l’INPS, proprio l’altro giorno, abbia comunicato i suoi conti: nei primi 5 mesi dell’anno ha incassato 3,8 miliardi di euro in più rispetto al 2006 e ne ha spesi solo 2,2 in più, con un saldo netto di 1,6 miliardi. Per coprire il rumore della notizia che li sbugiardava, i servi dei banchieri hanno iniziato a strillare come scimmie impazzite. Draghi gridava “poveri noi se non alziamo l’età della pensione!”. Almunia affermava che “L’Italia ha già fatto tanto, ma deve fare di più”, indovinate in che settore. La Corte dei Conti, seria seria, filosofeggiava: “L’innalzamento dell’età pensionabile non è eludibile”. I più vergognosi di tutti sono stati Dini e la Bonino, che hanno annunciato che non avrebbero votato l’abolizione dello scalone, nonostante essa fosse parte integrante del programma politico che aveva loro consentito di posare i culi sulle poltrone. Un governo di cani rognosi mi farebbe meno schifo di questa marmaglia senza pudore e senza onore.
La possibilità di liberarsi della schiavitù del lavoro viene rinviata ad un’età sempre più lontana e irraggiungibile man mano che si va avanti negli anni, con lo stomachevole balletto sulla “quota 96” “97” e “98” che potrebbe far credere al lettore distratto di star leggendo un reportage alpinistico piuttosto che una sentenza sul suo destino. L’orrido capobanda, mezzo uomo e mezzo Olmert, quello che in campagna elettorale aveva promesso di abolire lo scalone, ora dichiara, con sommo sprezzo del decoro: “E’ la svolta promessa ma anche un punto di arrivo: l’aumento delle pensioni minime, gli aiuti ai giovani in materia di previdenza, il riscatto della laurea. C’è un disegno continuo e questa riforma dà sicurezza al paese”. Sicurezza. Al paese. Con un pensionamento che si allontana anno dopo anno e un carovita che si mangia giorno dopo giorno tutto il valore dei già miserabili adeguamenti previsti dalla revisione triennale dei coefficienti. Con una generazione di lavoratori precari che lavora un mese sì e due no con stipendi medi sotto i 700 euro al mese, si può capire con quale entità di contributi pensionistici. Il walkie-talkie di Olmert limita evidentemente l’idea di “paese” alla sua casta di privilegiati. Sono loro gli unici che da questo accordo immondo ricaveranno la “sicurezza” di vivacchiare al governo il tempo necessario per avere la pensione garantita. No, non quella prevista dal loro scalone. Quella ricca. L’elemosina elargita a un passo dalla fossa è per operai, commercianti, precari, insegnanti… per coloro che, com’è noto, non sono “paese”.
Quando si leggono i commenti dei sindacalisti, il fiume di merda verbale si fa più impetuoso. Va bene che, col regalone ricevuto dal governo (il TFR dei lavoratori così tonti da averlo lasciato nelle sue grinfie, pronto per gli investimenti più pazzi), non c’era da aspettarsi battaglia da parte della triade, semmai si trattava di un’occasione per ringraziare e ricambiare il favore. Ma la vecchia trimurti, dopo aver dissimulato per anni la sua totale strafottenza verso le ragioni dei lavoratori che dovrebbe tutelare, ha stavolta compiuto il salto di qualità: rendere esplicita la strafottenza, sfottere apertamente i lavoratori che dissangua, tanto, litigiosi e stupidi come sono, cosa volete che possano fare per opporsi? I più schifosi e servili, come sempre, sono stati quelli di Cisl e Uil: “Dò un giudizio molto, molto positivo”, scoreggiava Bonanni, senza più curarsi di sapere se i suoi iscritti condividessero o no il suo ben remunerato entusiasmo. Angeletti sputazzava cifre a vanvera sul roseo futuro dei giovani, garantito dalla taumaturgica revisione dei coefficienti, come una fattucchiera di borgata che predìca la salute e l’amore sulle interiora di una rana morta.
La Cgil ha salvato parte della faccia grazie al solito Rinaldini, che ha espresso senza remore la sua totale avversione al provvedimento. Ma sulla parte di faccia salvata urinava laidamente Epifani con l’usuale doppiezza. “La soluzione per lo scalone è un po’ striminzita. Avremmo preferito tempi più lunghi”, frignava il marpione, con la nota tecnica del chiagni e fotti, che consente di inguaiare chi si dovrebbe difendere mantenendo al contempo una presentabilità di facciata. Una specialità olimpica in cui la CGIL è, da decenni, imbattibile.
Infine è stato ripugnante, davvero ripugnante, l’atteggiamento tenuto dalla sinistra radicale, quella che un tempo non lontano chiamavo la “mia” parte politica. Collusi con i banchieri quanto gli altri, ma impossibilitati a darlo a vedere senza sparire dalla scena politica, Verdi, Rifondazione e Comunisti Italiani hanno accettato l’accordo con una mano, mentre l’altra vibrava iraconda verso il cielo in segno di sdegno e orrore. Evidentemente sono convinti che apparire schizofrenici sia preferibile, in termini di consenso, all’apparire traditori. E’ il vecchio trucco di ogni malandrino: fingersi pazzo per salvare le chiappe. Peccato che finiscano per apparire sia traditori che schizofrenici, con i risultati che ben presto vedremo. Finiranno i loro giorni, e gli ultimi miserabili residui di consenso che gli restano, in una cella imbottita, non rimpianti neppure da chi, fino all’ultimo, aveva insistito a dargli fiducia.
Tutto questo accadeva mentre il giudice Clementina Forleo inviava in Parlamento la richiesta di poter utilizzare 68 intercettazioni sulle scalate di Antonveneta, Bnl e Rcs nei relativi procedimenti penali. La Forleo parla di personaggi come D’Alema, Fassino, Latorre (Ds), Comincioli, Cicu e Grillo (FI) chiamandoli finalmente col loro nome: “Complici di un disegno criminoso di ampia portata”. La portata del disegno criminoso è ampia davvero: mettere in mano ai privati ogni rimasuglio di settore pubblico, pensioni comprese, e poi intrallazzarci allegramente per favorire imprenditori amici e banche internazionali, con gli stessi metodi sperimentati nei crimini che la Forleo vorrebbe perseguire. Non ci riuscirà. Per liberarci di questo letame umano non sarà sufficiente un magistrato volonteroso. Occorrerà un altro grande rivolgimento internazionale, come quello dell’89, che permise agli USA, quale unica superpotenza rimasta in piedi, di imporre all’Europa le sue classi politiche – che facessero gli interessi esclusivi dei suoi banchieri, dei suoi industriali, dei suoi gruppi militari – spazzando via quelle precedenti. In Italia, vista la corruzione dilagante, tirare lo scarico non fu difficile. Ma ci si ritrovò la casa piena di liquami di esclusiva marca americana, i più mefitici e schifosi del mondo, quelli che oggi ci impongono sacrifici mentre si godono stipendi da 20.000 euro al mese, pensioni da nababbi elargite dopo pochi anni di lavoro e privilegi a non finire pagati coi nostri soldi. Dovrà crollare un altro muro perché questa mareggiata di putredine fognaria possa essere ripulita.
Pochi giorni fa la Russia di Putin è uscita dal trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa. Putin ha liquidato senza tanti complimenti la delegazione di pezzi grossi, guidata da Kissinger, che tentava di convincerlo a desistere dall’insano proposito. Ha reagito all’espulsione dei 4 diplomatici russi, compiuta per ritorsione dagli inglesi, con la minaccia di espulsione di altrettanti diplomatici britannici. Tanto per dire: “Guardate che non scherzo”. Il suo proposito di portare dalla sua parte le nazioni europee, fornendo risorse e contratti vantaggiosi, per soppiantare la presenza americana sul continente è ormai palese. Questo, più che le vane richieste della Forleo, mi fa sperare che la resa dei conti con la vampirica classe politica/sindacale/imprenditoriale che in 15 anni ha succhiato ogni goccia di sangue dalle nostre vene, potrebbe essere relativamente vicina.
Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
Link: http://blogghete.blog.dada.net/post/465720/CHI+CI+LIBERERA’
21.07.2007