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La Redazione

 

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Catturare la controcultura

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A cura di Redazione CDC
Il 10 Gennaio 2025
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Catturare la controcultura

Di Joshua Stylman, brownstone.org

In un articolo precedente, abbiamo tracciato lo sviluppo delle strutture di supervisione dai monopoli fisici di Edison fino alle operazioni psicologiche di Tavistock, testimoniando come gli interessi aziendali e bancari e le agenzie di intelligence convergessero per plasmare la coscienza pubblica.

Ora vedremo come questi metodi hanno raggiunto una nuova sofisticazione attraverso la cultura popolare, a partire dalla British Invasion degli anni ’60, che ha dimostrato come i movimenti musicali usati a certi fini possano rimodellare la società.

I Beatles e i Rolling Stones non erano soltanto dei gruppi musicali – come ha ampiamente documentato il ricercatore Mike Williams nella sua analisi della British Invasion – la loro comparsa ha segnato l’inizio di una trasformazione culturale sistematica e profonda.

Williams osserva che anche il termine stesso ‘British Invasion’ era eloquente: una metafora militare per quello che era apparentemente un fenomeno culturale, forse Tavistock che telegrafava la sua operazione in bella vista.

Quello che sembrava un linguaggio di marketing giocoso, in realtà descriveva un’infiltrazione attentamente orchestrata nella cultura giovanile americana. Grazie a centinaia di ore di ricerche meticolosamente documentate, Williams costruisce un caso schiacciante: i Beatles sono stati la punta di diamante di un’agenda più ampia che ha utilizzato album come Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band e Their Satanic Majesties Request dei Rolling Stones per indirizzare deliberatamente la cultura giovanile lontano dai valori tradizionali e dalle strutture familiari.

Quello che sembra un gioco da ragazzi rispetto agli standard odierni rappresentava un assalto calcolato alle norme sociali, dando il via a una trasformazione culturale che si sarebbe accelerata nei decenni successivi.

La ricerca di Williams si spinge oltre, presentando prove convincenti del fatto che i Beatles sono stati essenzialmente la prima ‘boy band’ moderna: la loro immagine è stata accuratamente creata, la loro musica è stata in gran parte scritta ed eseguita da altri.

Questa rivelazione trasforma la nostra comprensione della British Invasion: quello che sembrava essere un fenomeno culturale organico era in realtà un’operazione meticolosamente congegnata, con musicisti e cantautori professionisti dietro le quinte, mentre i Beatles servivano come frontman accattivanti per il massiccio progetto di ingegneria sociale.

In qualità di fan della musica da sempre e di devoto dei Beatles, affrontare queste prove mi è sembrato inizialmente un sacrilegio. Tuttavia, lo schema diventa innegabile una volta che ci si permette di vederlo. Anche se il dibattito continua su dettagli specifici, come il presunto coinvolgimento di Theodor Adorno della Scuola di Francoforte nella creazione delle canzoni dei Beatles – affermazione che ha sia sostenitori appassionati che critici – ciò che è chiaro è che l’operazione aveva tutte le caratteristiche della metodologia di ingegneria sociale di Tavistock.

La creazione deliberata di una dialettica “buoni/cattivi” (Beatles/Rolling Stones) offriva scelte controllate e permetteva a “entrambe le parti” di promuovere gli stessi cambiamenti culturali desiderati.

Andrew Loog Oldham ha magistralmente creato l’immagine di ‘cattivo ragazzo’ degli Stones utilizzando tecniche di pubbliche relazioni che ricordano i metodi di Edward Bernays (il ‘padre delle pubbliche relazioni’, pioniere della manipolazione psicologica di massa) – creando il desiderio attraverso l’intuizione psicologica e producendo la ribellione culturale come merce commerciabile.

Come lo stesso Oldham ha riconosciuto nella sua autobiografia, non stava vendendo solo musica, ma piuttosto ‘ribellione, anarchia e sex appeal avvolti in un pacchetto preconfezionato’ – creando deliberatamente un mito che le persone potevano acquistare.

La sua sofisticata comprensione del branding culturale e della psicologia di massa rifletteva i più ampi metodi di influenza che stavano rimodellando i media e l’opinione pubblica in quel periodo.

Dietro il personaggio ribelle di Mick Jagger si nascondeva una formazione alla London School of Economics, che suggeriva un insider con una comprensione più profonda dei sistemi di potere in gioco. Questo assiduo sviluppo dell’immagine si estendeva alla cerchia ristretta degli artisti, in particolare alla fidanzata di Jagger, Marianne Faithfull, lei stessa cantante e mondana di successo, il cui padre era un ufficiale dell’MI6 che interrogò Heinrich Himmler e il cui nonno materno aveva origini asburgiche.

Le finanze degli Stones erano gestite dal Principe Rupert Loewenstein, un aristocratico bavarese e banchiere privato il cui lignaggio nobile e i circoli finanziari si intersecavano con la dinastia Rothschild – un altro esempio di figure dell’establishment dietro movimenti apparentemente anti-establishment.

Anche la stessa etichetta discografica rientrava nello schema: EMI (Electric and Musical Industries), che ha firmato sia i Beatles che i Rolling Stones, è nata come azienda di elettronica militare. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la ricerca e lo sviluppo di EMI contribuirono in modo significativo al programma radar della Gran Bretagna e ad altre tecnologie militari.

Questa fusione di interessi militari-industriali con la produzione culturale non era una coincidenza: l’esperienza tecnica di EMI nell’elettronica e nelle comunicazioni si sarebbe rivelata preziosa sia nella guerra che nella distribuzione di massa di contenuti culturali.

Questi esperimenti britannici di controllo culturale, accuratamente gestiti, avrebbero presto trovato il loro laboratorio perfetto in America, dove un’improbabile convergenza avrebbe rimodellato per sempre la cultura giovanile e l’unità familiare.

La Gran Bretagna era stata pioniera di questi metodi di manipolazione culturale attraverso la musica, inserendo legami di intelligence nella British Invasion, ma l’America avrebbe perfezionato e scalato queste tecniche a livelli senza precedenti.

Il laboratorio di Laurel Canyon

Nelle colline sopra Hollywood, tra il 1965 e il 1975, come documentato per la prima volta dal giornalista Dave McGowan, si verificò un fenomeno straordinario: l’emergere di una nuova scena musicale centrata a Laurel Canyon, dove un’improbabile concentrazione di legami familiari militari e di intelligence convergeva per rimodellare la cultura giovanile americana. Questa convergenza non fu casuale: mentre il sentimento contro la guerra si rafforzava negli ambienti accademici, questo nesso militari-intelligence aiutò a reindirizzare la potenziale resistenza in una controcultura satura di droghe e focalizzata sul ‘drop out’ piuttosto che sull’opposizione organizzata alla guerra.

Le connessioni militari/di intelligence all’interno di Laurel Canyon erano impressionanti.

  • Il padre di Jim Morrison comandava la flotta durante l’incidente del Golfo del Tonchino che diede il via alla guerra del Vietnam.
  • Il padre di Frank Zappa era uno specialista di guerra chimica presso l’Edgewood Arsenal, un sito chiave per la ricerca sulla sperimentazione umana.
  • David Crosby, rampollo dei Van Cortlandt e dei Van Rensselaer – famiglia reale americana – discendeva da una stirpe di potere politico che comprendeva senatori, giudici della Corte Suprema e generali della Rivoluzione.
  • James Taylor, discendente di coloni della Baia del Massachusetts, è cresciuto in una famiglia plasmata dal mondo accademico e dal servizio militare, compreso il ruolo di suo padre nell’operazione Deep Freeze in Antartide.
  • Sharon Tate, figlia dell’ufficiale dell’intelligence dell’esercito Ten. Col. Paul Tate, si è mossa in questi ambienti prima della sua morte.
  • Dennis Hopper, il cui padre era dell’OSS, diresse Easy Rider e ne fu protagonista con Peter Fonda, confezionando la ribellione della controcultura per il consumo mainstream.

La trasformazione è stata sistematica: dall’ottimismo e dall’unità del dopoguerra, incarnati dalla Nuova Frontiera di JFK, alla frammentazione calcolata che ha seguito il suo assassinio. Questo trauma pubblico condiviso di massa, perfettamente adatto ai metodi Tavistock di ingegneria sociale attraverso lo shock psicologico, ha segnato la fine dell’ottimismo genuino.

I “Boomers”, cresciuti con una prosperità senza precedenti ed ispirati dalla visione di Kennedy di una Nuova Frontiera, videro il loro potenziale di autentica trasformazione sociale e politica reindirizzato in movimenti culturali accuratamente creati che avrebbero plasmato le generazioni successive.

Queste connessioni pervasive tra figure dell’intelligence militare e leader della controcultura – dal padre ammiraglio di Morrison, al genitore specialista in guerra chimica di Zappa, alla dinastia politica di Crosby – rivelano un modello chiaro: la cooptazione sistematica della cultura giovanile da parte dei poteri dell’establishment.

La tempistica dell’emergere di Laurel Canyon come centro di controcultura coincise con gli anni di massima attività del programma di controllo mentale MK-Ultra della CIA. Non si tratta di una coincidenza. Le stesse organizzazioni che sperimentavano il controllo delle coscienze attraverso metodi chimici, come l’LSD, si stavano contemporaneamente inserendo negli sforzi di programmazione culturale. La convergenza di queste strategie a Laurel Canyon pose le basi per quella che sarebbe presto diventata la fusione su larga scala di musica e psichedelia: uno sforzo calcolato per ostacolare la resistenza politica organica, incanalandola in un movimento incentrato sulla trascendenza personale piuttosto che su un’azione collettiva efficace.

Programmare la Rivoluzione

Basandosi sulle basi psicologiche e culturali stabilite a Laurel Canyon, la fusione di musica e psichedelici segnò l’apice della manipolazione della coscienza.

Questa fase di programmazione culturale di massa ha reindirizzato strategicamente la vera resistenza politica verso canali culturali gestiti artificialmente, allontanando il dissenso dai movimenti organizzati e indirizzandolo verso un ritiro frammentato e alimentato dalle droghe.

Persino i Grateful Dead, la quintessenza della controcultura californiana, che hanno coltivato un seguito devoto che ha definito la ricerca di comunità e significato di una generazione, erano intricatamente legati ai meccanismi di controllo della società.

Il loro manager, Alan Trist, non solo era il figlio del fondatore di Tavistock, Eric Trist, ma era anche presente all’incidente automobilistico che uccise l’amico d’infanzia di Jerry Garcia, Paul Speegle, una tragedia che portò Garcia a formare la band.

Il legame militare di Garcia aggiunge un altro livello di intrigo: dopo aver rubato l’auto di sua madre nel 1960, gli fu offerta la scelta tra la prigione e il servizio militare. Nonostante si sia ripetutamente assentato da Fort Ord e dal Presidio di San Francisco, Garcia ricevette soltanto un congedo generale, un risultato insolitamente clemente che solleva domande su potenziali connessioni ufficiali.

Nel frattempo, il paroliere della band, Robert Hunter, partecipò a esperimenti con LSD finanziati dal governo e legati alla più ampia ricerca psichedelica dell’epoca. Servendo come house band per i Merry Pranksters collegati alla CIA, i Grateful Dead giocarono un ruolo chiave nell’indirizzare il sentimento contro la guerra verso il ritiro psichedelico, allineando la controcultura con le agende sponsorizzate dallo Stato in modi che meritano un esame più approfondito.

 

Questo allineamento tra controcultura e interessi dell’establishment si è rivelato estremamente efficace. Mentre il sentimento contro la guerra si rafforzava nei circoli accademici – dove una vera resistenza poteva minacciare il potere strutturale – l’emergere del movimento hippie reindirizzò efficacemente l’opposizione in una controcultura giovanile satura di droghe e focalizzata sull’evasione piuttosto che sulla resistenza organizzata.

 

Mentre la macchina bellica intensificava le operazioni in Vietnam, i giovani americani furono guidati verso la dissoluzione culturale, una formula perfetta per neutralizzare i movimenti pacifisti significativi. Lo stesso complesso militare-intelligence che guidava la guerra stava contemporaneamente plasmando la cultura che avrebbe impedito una resistenza efficace ad essa.

Il ruolo di Timothy Leary in questa trasformazione fu cruciale. Prima di diventare la voce più influente del movimento psichedelico, era stato un cadetto di West Point ed in seguito avrebbe servito come informatore dell’FBI.

La sua difesa degli psichedelici è emersa insieme all’esplorazione da parte della CIA di sostanze come l’LSD durante l’era MK-Ultra. John Lennon in seguito rifletté su questa confluenza con pungente ironia: ‘Dobbiamo sempre ricordare di ringraziare la CIA e l’esercito per l’LSD. Questo è ciò che la gente dimentica… Hanno inventato l’LSD per controllare le persone e ciò che hanno fatto è stato darci la libertà”.

Questo apparente ritorno di fiamma del programma mascherava un successo più profondo: lo smantellamento della resistenza potenziale attraverso la promozione del disimpegno chimico. Diffondendo il mantra “Accendi, sintonizzati, abbandona”, Leary portò avanti questa agenda. Questo reindirizzamento non solo frammentò l’opposizione dei giovani, ma indebolì i loro legami con i sistemi di sostegno tradizionali, come le famiglie e le comunità, esattamente il tipo di atomizzazione sociale che avrebbe reso più facile il controllo futuro.

La sovrapposizione tra la ricerca sull’LSD finanziata dal governo e la scena musicale emergente era tutt’altro che casuale. Mentre l’MK-Ultra esplorava i mezzi chimici di controllo delle coscienze, l’industria musicale stava contemporaneamente perfezionando i metodi culturali – con band come i Grateful Dead che facevano da ponte tra i due mondi grazie ai loro legami con gli esperimenti sull’LSD finanziati dal governo e con la controcultura in rapida crescita.

Reindirizzare la resistenza

I modelli di connessione tra leadership governativa e movimenti musicali non erano limitati all’epoca psichedelica. Con l’evoluzione della musica popolare attraverso nuovi generi e decenni, le stesse relazioni di fondo continuano tra il potere dell’establishment e l’influenza culturale.

Nella scena punk hardcore, figure come Ian MacKaye (Minor Threat, Fugazi) , il cui padre faceva parte del Corpo Stampa della Casa Bianca ed era presente all’assassinio di JFK, sarebbe ironicamente diventato una delle figure più fieramente indipendenti della musica, pioniere dell’etica DIY attraverso la sua etichetta Dischord Records. Il suo approccio autonomo sembrava resistere al sistema, ma i suoi legami con l’establishment evidenziano un modello più ampio.

Anche nel rock alternativo, il padre di Dave Grohl fu assistente speciale del senatore Robert Taft Jr. durante l’amministrazione Reagan. Madonna, che è diventata la pop star di riferimento degli anni ’80, era figlia di Tony Ciccone, un ingegnere che lavorava a progetti militari per Chrysler Defense e General Dynamics Land Systems.

Avere dei genitori coinvolti in attività governative, di difesa o di intelligence non implica che questi artisti abbiano commesso degli illeciti; tuttavia, questi esempi rappresentano solo una parte delle connessioni documentate tra figure della controcultura e strutture di potere.

 

Lo schema si estende attraverso i decenni e i generi, con centinaia di casi simili che suggeriscono non una coincidenza, ma un disegno sistematico: dai musicisti jazz sostenuti da famiglie di banchieri, ai punk rocker con legami con il governo, alle pop star mainstream provenienti da famiglie dell’industria della difesa. Questi legami pervasivi sollevano domande fondamentali sul rapporto tra il potere della classe dirigente e l’influenza culturale.

 

Forse nessuna famiglia esemplifica meglio la fusione deliberata tra operazioni di intelligence e produzione culturale dei Copeland. Miles Copeland Junior, che ha contribuito a fondare la CIA e ha orchestrato colpi di stato in tutto il Medio Oriente, ha descritto in dettaglio le strategie psicologiche alla base di questa integrazione nel suo libro The Game of Nations.

In quel testo rivelatore, Copeland ha delineato esplicitamente la metodologia di manipolazione che avrebbe plasmato sia le operazioni di intelligence che la cultura popolare: “Nel mondo delle operazioni segrete, nulla è come sembra. La chiave non è solo controllare le azioni, ma controllare la percezione delle azioni”.

Suo figlio Miles Copeland III divenne una figura chiave nell’industria musicale, gestendo artisti influenti come i Police (con il fratello Stewart come batterista) e fondando la I.R.S. Records. Attraverso l’I.R.S., Copeland avrebbe dato forma all’emergere della musica alternativa nel mainstream, gestendo artisti come i R.E.M. con Michael Stipe, un altro figlio di militari. I Copeland rappresentano un ponte cruciale tra le operazioni segrete e la produzione culturale, dimostrando come le metodologie di intelligence si siano evolute dall’intervento diretto all’influenza sottile attraverso l’intrattenimento. Il loro successo nel fondere il fascino della controcultura con la redditività commerciale è diventato un modello per la scultura narrativa futura.

 

Questo modello di ingegneria culturale segue principi storicamente coerenti. Gli artisti e i movimenti che si allineano agli obiettivi dell’intelligence ricevono una promozione schiacciante, mentre la resistenza genuina viene soppressa o eliminata.

 

La tragica fine di personaggi come Phil Ochs e John Lennon, entrambi sotto la sorveglianza documentata dell’FBI per le loro sfide dirette al potere statale, contrasta notevolmente con le traiettorie di carriera di coloro che hanno presentato la ribellione entro limiti più convenzionali.

Produzione di genere

Se la musica si è dimostrata il laboratorio perfetto per testare il controllo delle coscienze di massa, questi metodi si sarebbero presto estesi ben oltre l’intrattenimento. In nessun altro luogo ciò è stato più evidente come nel rimodellamento deliberato dei ruoli di genere e delle strutture familiari, con l’obiettivo di trasformare gli aspetti intimi dell’identità e delle relazioni umane.

La calibrazione strategica delle narrazioni femministe è emersa come un esempio particolarmente potente, con le agenzie di intelligence che hanno plasmato attivamente le politiche di genere attraverso i media e l’attivismo organizzato.

Gloria Steinem, che ha riconosciuto di aver lavorato con organizzazioni finanziate dalla CIA come l’Independent Research Service negli anni ’50 e ’60, esemplifica questa intersezione. La sua rivista Ms. Magazine, lanciata nel 1972, fondeva gli ideali femministi con una capacità di lanciare messaggi molto accurata, mentre la Steinem ammetterà in seguito di aver partecipato a eventi finanziati dalla CIA, volti a influenzare i movimenti femministi durante la Guerra Fredda.

La candida ammissione di Nicholas Rockefeller all’amico Aaron Russo sottolineò come la “liberazione delle donne” sia stata finanziata strategicamente per espandere il controllo statale e aziendale – raddoppiando la forza lavoro, indebolendo i legami familiari attraverso l’aumento dei divorzi e aumentando l’influenza del governo sui bambini attraverso l’assistenza all’infanzia gestita dallo Stato.

Nello stesso periodo, programmi influenti come That Girl e The Mary Tyler Moore Show contribuirono a normalizzare questi stessi cambiamenti, rendendo popolare l’archetipo della donna indipendente e focalizzata sulla carriera, in modo da allinearsi notevolmente agli obiettivi sistemici.

Questa trasformazione è stata strutturale. Le riviste femminili passarono dal pubblicare contenuti prevalentemente domestici a diffondere messaggi culturali sempre più incentrati sulla carriera. La drammatica evoluzione di Cosmopolitan sotto la direzione di Helen Gurley Brown negli anni ’60 esemplificò questa trasformazione, normalizzando non solo la partecipazione delle donne alla forza lavoro, ma anche promuovendo la liberazione sessuale al di fuori del matrimonio tradizionale: una duplice agenda che si allineava perfettamente con gli interessi delle aziende nell’espandere sia il bacino dei lavoratori che la base dei consumatori.

Questo plasmare in maniera intenzionare i movimenti di genere è arrivato fino ad oggi, con il Tavistock Institute che continua a formare le narrazioni moderne. Dallo spostamento delle riviste femminili verso la linea editoriale incentrata sulla donna in carriera negli anni ’60, alla promozione incessante del nostro presente, dove le narrazioni di genere sono sempre più in evoluzione: queste tendenze si allineano costantemente con gli obiettivi fondanti dell’agenda.

Resistenza alla mercificazione

Le tecniche perfezionate a Laurel Canyon per trasformare la resistenza genuina in prodotti culturali redditizi si sarebbero evolute in sistemi di controllo sempre più complessi. Dai Grateful Dead, pionieri della cultura dei festival, ai moderni festival musicali aziendali come Coachella: gli spazi autentici della controcultura sarebbero stati via via sistematicamente convertiti in imprese commerciali.

 

Negli anni ’90, questi metodi si sono evoluti in una cooptazione sistematica della resistenza autentica. Mentre i “Boomers” hanno vissuto il passaggio dall’ottimismo alla disillusione, la Generazione X ha affrontato un meccanismo più raffinato che ha mercificato l’alienazione stessa.

 

La traiettoria di Kurt Cobain, da autentica voce del malcontento generazionale a merce di MTV, ha dimostrato come l’apparato di influenza si sia evoluto: non si tratta più solo di reindirizzare la resistenza, ma di trasformarla in prodotti culturali redditizi.

Questa mercificazione si è estesa oltre la musica: marchi come Nike hanno trasformato la cultura di strada anti-establishment in campagne di marketing globali attraverso personaggi come Michael Jordan e Charles Barkley.

La cultura “alternativa” dell’epoca è stata commercializzata a tal punto che si è ritrovata nei centri commerciali come Hot Topic (catena di abbigliamento Usa, ndt) per vendere la “ribellione” preconfezionata agli adolescenti delle periferie, trasformando i simboli della controcultura in offerte di vendita standardizzate.

Il dirottamento completo delle culture musicali underground dimostra quanto la struttura di potere abbia perfezionato la manipolazione. Proprio come le agenzie di intelligence avevano reindirizzato la controcultura degli anni ’60, le aziende svilupparono metodi avanzati per assimilare e mercificare la dissidenza organica.

Il Vans Warped Tour ha trasformato il punk rock – un tempo espressione genuina della ribellione giovanile – in una piattaforma di marketing aziendale itinerante, completa di palchi sponsorizzati e di prodotti di marca. Il programma Music Academy di Red Bull è andato oltre, creando quello che equivale a un sistema di allarme precoce per i movimenti culturali potenzialmente dirompenti. Identificando precocemente i generi e gli artisti underground emergenti, potevano reindirizzare l’espressione culturale autentica verso canali commerciali prima che sviluppasse un vero potenziale rivoluzionario.

Anche le scene più fieramente indipendenti si sono dimostrate vulnerabili a questo sistema. Le grandi case discografiche crearono falsi marchi indie per mantenere la credibilità dell’underground e controllare la distribuzione. Le aziende produttrici di tabacco hanno preso di mira in modo specifico i club underground ed i rave, capendo che la credibilità della sottocultura poteva essere convertita in quote di mercato.

Il modello stabilito a Laurel Canyon – ossia trasformare l’autentica resistenza in prodotti per fare soldi – si era evoluto in una scienza dell’assimilazione culturale.

 

Proprio come le connessioni governative dei Grateful Dead hanno aiutato a stabilire modelli per spazi culturali controllati, i festival musicali moderni servono come punti di raccolta dati e laboratori comportamentali.

L’evoluzione dagli Acid Test alle lineup dei festival curate in modo algoritmico dimostra quanto profondamente si sia digitalizzato il quadro dell’influenza.

 

La resistenza mercificata

L’approccio perfezionato da Gloria Steinem – canalizzare movimenti sociali autentici attraverso dei leader – portavoce  attentamente gestiti – si sarebbe evoluto nell’odierno modello di attivismo delle celebrità, meticolosamente realizzato.

Questa gestione algoritmica si estende al di là dei contenuti e al talento stesso, con le piattaforme digitali che sempre più spesso determinano non solo cosa ha successo, ma anche quali voci debbano salire alla ribalta. Il posizionamento strategico e l’attivismo delle celebrità dimostra quanto profondamente gli interessi istituzionali siano penetrati nell’intrattenimento.

 

Il coinvolgimento di George Clooney con il Council on Foreign Relations, continuando un legame familiare multigenerazionale con il potere, iniziato con il giornalismo dal padre Nick Clooney durante la Guerra Fredda, esemplifica come questi legami tra intrattenimento e establishment spesso attraversino le generazioni.

 

L’evoluzione di Angelina Jolie da ribelle di Hollywood a inviata speciale dell’UNHCR esemplifica come il fascino controculturale possa essere reindirizzato verso obiettivi governativi. Allo stesso modo, la difesa dell’ambiente di Leonardo DiCaprio, promossa attraverso le piattaforme del WEF, pur mantenendo uno stile di vita da jet privato, mostra come anche le preoccupazioni legittime, siano modellate per allinearsi ai quadri dell’élite.

Allo stesso modo, il modello di interventi di alto profilo di Sean Penn in caso di crisi – dall’uragano Katrina ad Haiti, al Venezuela di Hugo Chávez e, più recentemente, all’Ucraina – solleva domande sull’accesso selettivo alle varie piattaforme.

 

Mentre le celebrità allineate all’establishment ricevono un’amplificazione infinita, coloro che mettono in discussione le narrazioni ufficiali si trovano spesso rapidamente emarginati o messi a tacere.

 

Come l’organizzazione femminista della Steinem, sostenuta dalla CIA, l’attivismo moderno delle celebrità spesso si allinea in modo eccellente con gli obiettivi della classe dirigente. Il percorso da simbolo della controcultura a voce dell’establishment è diventato un modello ripetibile.

Marketing della cultura moderna

Gli equivalenti moderni della programmazione controculturale dimostrano come questi sistemi rimangano altamente efficaci.

 

Dall’industria dell’intrattenimento alle case di moda di lusso, gli ingegneri culturali di oggi creano narrazioni che si allineano con gli interessi dell’élite, con il pretesto del progresso.

 

Questo modello di ristrutturazione coordinata della società si estende a più settori e piattaforme. Il ruolo dell’industria della moda è diventato esplicito grazie a episodi come la controversa campagna 2022 di Balenciaga, con bambini e immagini di bondage. Mentre l’indignazione pubblica si è concentrata sulla controversia immediata, l’incidente ha rivelato come le case di moda spingano sempre di più le narrazioni sul genere, la sessualità e le norme sociali.

 

Proprio come gli Stones e i Beatles incanalavano la ribellione in forme accettabili, gli architetti culturali di oggi creano una resistenza attentamente calibrata.

 

I temi dell’alienazione di Billie Eilish forniscono alla generazione Z uno sbocco commerciale per il malcontento, mentre la sfida di Lizzo agli standard di bellezza convenzionali si allinea con gli interessi aziendali nella promozione di prodotti farmaceutici, prodotti per il benessere e beni di consumo su misura per un pubblico eterogeneo.

Anche gli artisti di maggior successo commerciale riflettono queste connessioni con l’establishment: i legami familiari di Taylor Swift con le dinastie bancarie, compreso il ruolo di suo nonno nella Federal Reserve, dimostrano quanto queste relazioni siano ancora profondamente radicate. Come ha documentato il ricercatore Mike Benz, i materiali di formazione della NATO identificano Swift come una figura chiave per l’amplificazione del messaggio, rivelando come l’influenza burocratica operi nell’era digitale.

 

Quando la salute diventa ideologia

La promozione di stili di vita non salutari serve a molteplici scopi sistemici. Una popolazione focalizzata sulla ‘positività del corpo’, mentre lotta contro l’obesità e le condizioni di salute croniche, diventa più redditizia per le aziende farmaceutiche e più dipendente dai sistemi istituzionali.

Questa agenda si manifesta nel modo in cui la malsanità viene celebrata come progressista e inclusiva. Le campagne aziendali e i media ritraggono i tipi di corpo obesi e gli stili di vita malsani come potenzianti, normalizzando comportamenti che nella maggior parte dei casi porteranno a una cattiva salute a lungo termine.

Per esempio, Cosmopolitan ha pubblicato una copertina del febbraio 2021 che proclamava: “Questo è sano!”, accanto a immagini di tipi di corpo non convenzionali, mentre Nike ha introdotto manichini plus-size nei suoi flagship store, generando un notevole clamore mediatico. Questi sforzi sono stati celebrati come pietre miliari dell’inclusività, consolidando il movimento della ‘body positivity’ come pietra di paragone culturale.

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Allo stesso tempo, il fitness e l’allenamento sono sempre più inquadrati come simboli di estremismo. Articoli e riflessioni collegano la cultura dell’allenamento e la salute fisica a ideologie pericolose, dipingendo la disciplina personale come un indicatore di radicalizzazione politica. Questa narrazione palesemente assurda riformula sottilmente l’esercizio fisico non come benessere e disciplina personale, ma come simbolo dell’estremismo di estrema destra.

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Questa deliberata inversione rispecchia la distopia di Orwell: la salute diventa dannosa, mentre la malsanità diventa virtuosa.

Riformulando il benessere fisico e il miglioramento personale come forme di devianza, queste narrazioni distorcono i valori della società, allineandoli con il compiacimento come ideale morale.

I semi di questo cambiamento sono stati piantati durante la pandemia di Covid-19, dove le politiche di salute pubblica hanno largamente ignorato le pratiche di benessere fondamentali. Invece di promuovere il sole, l’esercizio fisico, la corretta alimentazione o la perdita di peso – nonostante l ‘obesità sia il fattore di rischio più elevato– il messaggio enfatizzava l’isolamento, il mettersi la mascherina ed il conformarsi agli altri.

Nell’era post-pandemica, questi temi si sono evoluti ulteriormente, ridefinendo la salute e la disciplina personale non solo come non necessarie, ma anche come politicamente pericolose.

Il trattamento della salute e della forma fisica rivela un’agenda calcolata: promuovere stili di vita malsani e demonizzare la disciplina fisica serve allo stesso scopo: creare una popolazione più dipendente e controllabile. Non si tratta di contraddizione, ma di convergenza: entrambi gli approcci allontanano le persone dall’autosufficienza e le spingono verso la dipendenza istituzionale. Non si tratta di una contraddizione casuale, ma di un inganno calcolato: proprio come Tavistock imparò a usare la vulnerabilità psicologica per rimodellare la coscienza, le organizzazioni moderne utilizzano le narrazioni sulla salute per creare nuove forme di controllo sociale.

Questo rimodellamento sistematico della coscienza della salute è parallelo a una trasformazione ancora più ampia: la ridefinizione della cittadinanza e dell’identità nazionale stessa. Proprio come la forma fisica è stata riformulata come estremismo, le nozioni tradizionali di patriottismo e orgoglio nazionale sarebbero state attentamente ricostruite per servire le strutture di potere. L’industria dell’intrattenimento, avendo perfezionato le tecniche per modificare le narrazioni sulla salute, avrebbe utilizzato questi stessi metodi per rimodellare la comprensione pubblica della lealtà e dello scopo nazionale.

Dare forma al patriottismo

Dall’industria del fitness a Hollywood, le narrazioni sono realizzate per garantire la conformità con gli ideali sistemici, spesso riecheggiando le tattiche sviluppate per la prima volta per rimodellare il sentimento pubblico durante l’epoca dell’isolazionismo discussa in precedenza.

Proprio come l’acquisizione di giornali da parte di J.P. Morgan nel 1917 aiutò a inquadrare l’ingresso riluttante dell’America nei conflitti globali come un imperativo morale, oggi giorno le serie televisive, gli spettacoli in streaming e i film modellano la percezione pubblica dell’azione militare glorificandone la necessità e l’eroismo.

I moderni blockbuster come Top Gun: Maverick dimostrano come gli studios debbano sottoporre le sceneggiature al Dipartimento della Difesa per l’approvazione, con modifiche richieste dai militari per accedere alle attrezzature essenziali e ai luoghi delle riprese.

L’influenza del Pentagono si estende in profondità nel Marvel Cinematic Universe. Captain Marvel ha richiesto ampie revisioni della sceneggiatura per assicurarsi il supporto militare, trasformando il protagonista da un pilota civile in un ufficiale dell’Aeronautica.

Una simile supervisione militare ha plasmato Iron Man, con il Pentagono che ha richiesto l’approvazione della sceneggiatura in cambio dell’accesso alle basi e alle attrezzature. Non si tratta solo di accordi di product placement: rappresentano un controllo narrativo sistematico al cuore dell’intrattenimento moderno.

Altri film, come Zero Dark Thirty e Argo, sono stati prodotti in collaborazione diretta con la CIA, promuovendo narrazioni allineate agli interessi militari.

La NFL fornisce un altro esempio eclatante di come i campionati sportivi funzionino come estensioni della rete di intrattenimento, facendo leva su narrazioni emotive per plasmare il sentimento pubblico. le parate aeree militari, i tributi dei giocatori ai soldati e le pubblicità del Super Bowl sono spesso presentate come celebrazioni organiche dell’orgoglio nazionale.

Tuttavia, questi momenti derivano spesso da partnership a pagamento con il Dipartimento della Difesa, confondendo i confini tra patriottismo autentico e propaganda. Proprio come i film blockbuster glorificano l’azione militare, i campionati sportivi normalizzano il legame tra patriottismo e servizio militare, rafforzando le narrazioni regimentate con la scusa dell’intrattenimento.

Se è vero che il patriottismo genuino e il rispetto per i membri del servizio riflettono gli autentici valori americani, l’attenta cura dell’industria dell’intrattenimento delle narrazioni militari serve a uno scopo più profondo: normalizzare i nostri continui e ripetuti interventi militari all’estero senza incoraggiare una comprensione più profonda di questi conflitti e delle loro terribili conseguenze.

 

Confondendo il sostegno alle truppe con l’accettazione indiscussa dell’azione militare, questi prodotti culturali creano il consenso per questi interventi bellici che la maggior parte dei cittadini non comprende né discute in modo significativo.

 

La trasformazione di realtà geopolitiche complesse in narrazioni semplificate di eroi aiuta a garantire la conformità del pubblico senza che esso riesca a comprendere.

Anche film apparentemente critici come The Bourne Films e La guerra di Charlie Wilson mescolano fatti e finzione secondo modalità che glorificano sottilmente il lavoro dell’intelligence e le politiche interventiste. Questa costruzione narrativa fa sì che lo scetticismo nei confronti di queste organizzazioni rimanga limitato, rafforzando un senso di patriottismo legato agli ideali e alle politiche dello Stato.

Oltre a questi esempi cinematografici, l’industria dei videogiochi è diventata un potente strumento per le strategie di influenza comportamentale. Videogame come Call of Duty hanno incorporato narrazioni pro-militari nel loro gameplay coinvolgente, servendo come strumenti avanzati di reclutamento per le forze armate.

Mentre Hollywood e il gioco d’azzardo reclutano il pubblico negli scenari di guerra, la musica contemporanea è stata armata in un modo simile agli esempi di diplomazia jazz degli anni ’50, alla “British Invasion” e ai musicisti di Laurel Canyon discussi in precedenza. In nessun luogo questo è più evidente che nell’hip-hop, dove la trasformazione del genere da musica di protesta a ‘gangsta rap’ illumina il modo in cui gli intermediari del potere cooptano le voci autentiche per allinearsi con gli interessi aziendali e politici che lavorano attivamente per sottometterle.

La catena del profitto nelle carceri

L’ascesa dell’hip-hop negli anni ’80 ha coinciso con l’epidemia di crack, un capitolo devastante della storia americana, esacerbato dal coinvolgimento della CIA con i ribelli della Contra in Nicaragua – un legame esposto dal giornalista Gary Webb nella sua inchiesta rivoluzionaria.

Quello che era iniziato come un genere che documentava gli effetti dell’oppressione sistemica ed il flagello della droga nelle comunità nere, divenne presto mercificato.

Le crude narrazioni di sopravvivenza e resistenza sono state trasformate in rappresentazioni glamour della cultura della droga, allineandosi perfettamente con gli interessi delle autorità che perpetuano i cicli redditizi di incarcerazione e controllo.

La vera agenda dell’industria musicale diventa esplicita attraverso figure come l’icona dell’hip-hop Ice Cube, che ha rivelato come le etichette discografiche e le prigioni private abbiano deliberatamente allineato i loro interessi. “Sembra davvero sospetto”, ha osservato Cube, ‘che i dischi che escono siano davvero orientati a spingere le persone verso l’industria carceraria’.

Ha dichiarato: “le stesse persone che possiedono le [etichette discografiche] possiedono le prigioni”, poi ha messo in luce lo sviluppo strategico dei contenuti per alimentare i sistemi di incarcerazione.

Come ha spiegato Cube, “molte delle canzoni che piacciono alla gente sono fatte da un gruppo di persone che dicono ai rapper cosa dire”, sostituendo l’espressione artistica organica con narrazioni attentamente sviluppate. Questo cambiamento deliberato ha incanalato la rabbia e il malcontento in comportamenti autodistruttivi, perpetuando cicli di incarcerazione che si allineano perfettamente agli interessi aziendali.

Il complesso carcerario-industriale ha dimostrato come il controllo sistemico possa fondere i motivi di profitto con la programmazione sociale.

Questa fusione di sorveglianza, modifica del comportamento e coercizione economica sarebbe diventata il modello del sistema di controllo e sorveglianza digitale, dove gli algoritmi tracciano il comportamento, modellano le scelte e impongono la conformità attraverso sanzioni economiche, ma su scala globale.

Ciò che le etichette discografiche hanno ottenuto analogicamente nell’hip-hop – identificando, reindirizzando e mercificando l’espressione autentica – diventerebbe il modello per il controllo digitale.

Proprio come i dirigenti hanno imparato a trasformare la cultura di strada in prodotti redditizi, gli algoritmi avrebbero presto automatizzato questo processo su scala globale.

La trasformazione dalla protesta al profitto non si limitava alla musica, ma diventava il modello di come tutta la resistenza culturale sarebbe stata gestita nell’era digitale.

 

Nel prossimo articolo, vedremo come queste tecniche di modellamento culturale sono state automatizzate e perfezionate attraverso i sistemi digitali.

I metodi di controllo culturale si sono evoluti da fisici a psicologici, da locali a globali, da manuali ad automatizzati. Ciò che è iniziato con i monopoli hardware di Edison e ha raggiunto il suo picco analogico nella manipolazione della cultura popolare, avrebbe trovato la sua massima espressione nei sistemi digitali.

La trasformazione dal controllo meccanico a quello algoritmico non rappresenta solo un’evoluzione tecnologica, ma un salto quantico nella capacità di plasmare la coscienza umana.

 

Di Joshua Stylman, brownstone.org
05.01.2025

 

 

Joshua Stylman è un imprenditore e investitore da oltre 30 anni. Per due decenni si è concentrato sulla creazione e la crescita di aziende nell’economia digitale, co-fondando e uscendo con successo da tre aziende, investendo e facendo da mentore a decine di startup tecnologiche. Nel 2014, cercando di creare un impatto significativo nella sua comunità locale, Stylman ha fondato Threes Brewing, un birrificio artigianale e un’azienda alberghiera che è diventata un’amata istituzione di New York. Ha ricoperto il ruolo di CEO fino al 2022, dimettendosi dopo aver ricevuto reazioni negative per essersi espresso contro gli obblighi vaccinali della città. Oggi, Stylman vive nella Hudson Valley con la moglie e i figli, dove bilancia la vita familiare con varie iniziative imprenditoriali e l’impegno della comunità.

 

Fonte:  https://brownstone.org/articles/part-two-capturing-the-counterculture/

Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org

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