Catalogna for dummies: senza caos in UE, come può la BCE comprare questa merda a fine corsa?

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DI MAURO BOTTARELLI

rischiocalcolato.it

E’ inutile che stia a farvi resoconti di quanto accaduto in Catalogna ieri, visto che tg e giornali non parlano d’altro. Sono quattro i numeri che contano: 42, 90, 800 e 40. Ovvero, avrebbe votato il 42% degli aventi diritto, il “Sì” avrebbe prevalso con il 90% circa, oltre 800 sarebbero i feriti negli scontri e una quarantina quelli che sarebbero ricorsi alle cure sanitarie, ovvero ospedalizzati. Insomma, quattro numeri che ci dicono tutto e il contrario di tutto. Nel pomeriggio di ieri, infatti, gli organizzatori della consultazione, di fatto il governo catalano, parlavano a mezza voce del 55-57% di aventi diritto recatosi ai seggi, un dato che pare ridimensionato dalla realtà e scivolato sotto la soglia immaginaria del quorum, visto che questo non era previsto. Controllo reale su chi ha votato? Pressoché nullo, l’OSCE una consultazione simile la bollerebbe come irregolare immediatamente.

Il 90% di “Sì” è più credibile, stante anche l’astensionismo scelto dal fronte del “No” e la non legittimità del referendum, al netto della sentenza della Corte costituzionale spagnola. Ottocento feriti appare una cifra molto alta ma si sa, in giornate di bailamme mediatico come quella di ieri, anche una spinta con caduta a terra può diventare espressione di violenza poliziesca. Per quanto riguarda i quaranta ospedalizzati, invece, la gravità appare palese riguardo alle responsabilità dell’esecutivo spagnolo e della Guardia Civil, visto che fra contusioni gravi e fratture c’è anche un uomo che rischia di perdere un occhio per una pallottola di gomma sparata in strada.

Inaccettabile, a prescindere. Così come inaccettabile è stato ed è il silenzio tombale dell’Unione Europea riguardo a quanto accaduto: davvero erano così impegnati nel vertice di Tallin da non trovare il tempo di dire qualcosa sui fatti di Barcellona? O forse non c’era interesse a farlo? Veramente, come ho scritto la settimana scorsa, qualcuno aveva interesse da trarre da un’eventuale esplosione di caos di Catalogna? Come altro spiegare, altrimenti, il silenzio di un’istituzione storicamente logorroica come l’UE di fronte a fatti che hanno catalizzato l’interesse di tutti i media del mondo? Oltretutto, come ci mostra questo grafico,

fatti riguardanti l’anello di congiunzione fra UE e Spagna, il trait d’union che è anche ragione per cui Madrid mai concederà l’indipendenza alla Catalogna, stante la situazione attuale. In compenso, qualcuno ha voluto far sentire alta la sua voce:

il poster-boy delle elites, l’uomo destinato a riportare la Gran Bretagna a più miti consigli sul Brexit, non ha perso tempo nel porsi nella condizioni di difensore dei diritti, ovviamente investendo del ruolo di silente osservatore il governo May, sempre più traballante e sempre più sull’orlo di una crisi di nervi, sondaggi alla mano. Quanto ci vorrà prima che i nordirlandesi del DUP ritirino l’appoggio all’esecutivo, mandandolo sotto? Poco. Molto poco.

Ma attenzione, perché pur coperto dall’ondata mediatica catalana, ieri un altro avvenimento ha scosso l’Europa. È di due vittime, due donne, il bilancio dell’attacco compiuto da un uomo armato di coltello alla stazione ferroviaria Saint-Charles di Marsiglia. L’aggressore, un nordafricano tra i 25 e i 30 anni, dopo aver gridato – stando ad alcuni testimoni – “Allah Akbar”, ha pugnalato a morte una donna di 21 anni e una seconda, di trent’anni, prima di essere neutralizzato dai soldati di guardia presso lo scalo, schierati nell’ambito dell’operazione anti-terrorismo “Sentinelle”. L’assalitore era noto per crimini comuni alla polizia con diversi alias ma non per terrorismo ma, nonostante questo, in serata l’Isis ha rivendicato l’attacco, affermando che l’assalitore è uno dei suoi “soldati”, attraverso il suo organo di propaganda, Amaq.

Cosa vi avevo detto, non più tardi della scorsa settimana, che con l’approssimarsi del 1 novembre, data in cui scadrebbe lo stato di emergenza in Francia, l’Isis sarebbe tornato a farsi vivo Oltralpe? E chi ha colpito a Marsiglia? Un delinquente comune di mezza tacca, conosciuto dalle forze dell’ordine ma che ora ci venderanno come radicalizzato a tempo di record, un altro studente modello del CEPU del jihad che sta invadendo l’Europa. Il quale, ovviamente, non può parlare, perché – come da tradizione – è morto. E chi lo ucciso, suscitando il plauso delle autorità per aver evitato che il numero di vittime fosse maggiore? Militari, schierati nelle strade in seno a un’operazione anti-terrorismo speciale e figlia legittima dello stato di emergenza. Necessari, visto che si è scoperto che l’assalitore era stato fermato e rilasciato il giorno prima dalla polizia a Lione? L’accusa? Taccheggio e rapina. In 24 ore, diventa un jihadista. Ucciso dai valorosi militari. E chi li toglie ora dalle strade? Nessuno. E chi elimina lo stato d’emergenza che ne garantisce la presenza? Nessuno.

E cosa è stata la repressione della Guardia Civil per le strade di Barcellona, se non uno stress test per capire quanto la gente sarebbe in grado di accettare e sostenere una militarizzazione in piena regola della propria società, in nome dell’ordine e della tranquillità “democratica”? Uno stress, oltretutto, estremo, visto che vedeva in contrapposizione diretta due entità statali di sicurezza, la Guardia Civil e i Mossos d’Esquadra: al netto dei feriti, poteva andare molto peggio. E, state certi, chi di dovere, anche in seno all’UE, questo sviluppo lo ha seguito molto attentamente. Tu guarda, a volte, la quantità di coincidenze che ti si parano sul cammino, mentre un referendum farsa sta terremotando la Spagna. Ed evitando, forse, il suo salvataggio emergenziale.
Già. Il caos spagnolo come lo jihadista di Marsiglia sono parte di un unico piano: incendiare un pochino l’UE al fine di garantire il dispiegamento, l’ennesimo, di misure emergenziali. Sia economiche, sia di ordine pubblico. Sia politiche. Pensate infatti che Mariano Rajoy avrà vita politica ancora a lungo? Io ne dubito, come lo dubito per Theresa May in Gran Bretagna. Tanto più che ora Barcellona cercherà la mediazione UE, la quale – di colpo – si sveglierà e sarà pronta a offrirla: ma come fai a mediare con lo stesso che ha dato ordine alla Guardia Civil di sparare proiettili di gomma e manganellare 70enni fuori dai seggi? Non si può. E l’avanguardia elitaria, leggi Podemos, ha già infatti chiesto la testa del premier e nuove elezioni, al fine anche di dar vita a un processo negoziale serio che disinneschi le tensioni con Barcellona.


Se mercoledì la famosa apertura della procedura formale di indipendenza sarà annacquata da non meglio precisate aperture a un processo di dialogo con Madrid, avremo la certezza della pantomima messa in atto dal governo catalano e per cui molta gente si è anche presa le botte in piazza. Signori, parliamo della stessa Spagna che fra il 2 giugno e il 7 giugno scorsi ha visto fallire e rinascere sotto le “amorevoli” cure di Santander, il Banco Popular, sesta banca del Paese ma leader fra i creditori delle PMI a livello regionale. Crollata in sei giorni e “salvata” dalla banca delle banche iberiche per la modica cifra di 1 euro. Vi ricorda qualcosa? Siamo ai giochi finali e dove non arriva il mercato, arriva l’emergenza sociale. Vera o indotta. Questo grafico,

ci mostra plasticamente il livello di controllo sociale cui siamo già sottoposti via social network e web: su cosa si è basata la battaglia catalana, a partire dalla mossa della Guardia Civil di irrompere e occupare il Centro telematico del governo catalano? E ancora più interessante, soprattutto in ottica di riunione del board della BCE dei prossimi 25-26 ottobre, è poi questo grafico,

quello che ho scelto come immagine di copertina: si tratta dei bond meglio performanti in Europa da inizio anno. Come vedete, la carta da culo greca è il top performer, seguita da quella portoghese e poi irlandese e proprio spagnola. Pensate che quei bond abbiano ancora fiato per correre molto? No, tanto più che la Grecia non più tardi del 25 luglio scorso ha voluto bluffare alla grande, emettendo debito quinquennale per 3 miliardi, tanto per dire ai mercati che la crisi era finita. Balle, tra dieci giorni la Troika tornerà ad Atene, praticamente in contemporanea con il voto legislativo austriaco e quello regionale in Bassa Sassonia, entrambi attesi per il 15 ottobre.

E cosa certificherà la Troika? L’ovvio, ovvero che al netto del massacro sociale permesso da Alexis Tsipras, i conti restano da Stato tecnicamente fallito. E dove finiranno quei bond, ora in pancia a fondi USA e banche europee? Dove non si può che finiscano: nel cesso. E cosa c’è di meglio che un bel principio di incendio sociale nell’eurozona per dar vita a manovre emergenziali, non solo nell’UE ma, soprattutto, per la BCE? Se infatti il Portogallo – legato da un destino siamese alla Spagna, la quale non può permettersi crisi sul debito lusitano, pena vedere i propri istituti più piccoli e fragili precipitare nella condizione del Banco Popular – vede il proprio debito acquistato dall’Eurotower nell’ambito del QE solo grazie all’investment grade garantito dal rating benevolo di DBRS, Atene è ancora fuori dalla platea di collaterale eligibile all’acquisto. Per statuto del QE relativo ai rating. Ma si sa, la Banca centrale ha già derogato alla norma relativamente ai corporate bonds: peccato che quegli acquisti facciano comodo anche alla Germania, quindi la Bundesbank ha chiuso un occhio.

Ma per le cicale greche, no, dissero Schaeuble e Weidmann. Ma ora in Germania non c’è un governo, siamo in piena trattativa e prima del voto in Bassa Sassonia non si muoverà nulla, nemmeno un foglio di carta. Non è questa la condizione migliore per un blitz di Draghi, soprattutto per calciare ancora un po’ in avanti la lattina dell’annuncio del ritiro delle misure di stimolo, atto che placherebbe inoltre le eventuali tensioni montanti attorno ai quei bond spazzatura divenuti asset dell’anno? Una bella garanzia implicita della BCE, anche solo adombrata e passa la paura. E poi, che figata l’euro a quota 1,17 sul dollaro, magari in prospettiva di ulteriore undershooting per le tensioni montanti. Ma per farla passare, la paura, occorre prima aizzarla. Crearla. Farla passare sui media prima e sottopelle poi. Sotto forma di pallottole di gomma, di lupi solitari marsigliesi, di vecchiette manganellate ai saggi, di Europa prima silente e poi protagonista negoziale. Ma, magari, mi sbaglio ed è tutto spontaneismo indipendentista e repressione neo-franchista. Un fatto interno. Chissà poi chi ha fatto 20 morti e 100 feriti a un concerto country a Las Vegas, obiettivo quantomeno simbolico. Se non quasi caricaturale.

Mauro Bottarelli

Fonte: www.rischiocalcolato.it

Link: https://www.rischiocalcolato.it/2017/10/catalogna-for-dummies-senza-caos-ue-puo-la-bce-comprare-questa-merda-fine-corsa.html

2.10.2017

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