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La Redazione

 

BANZAI! Il Giappone diventa nucleare
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A cura di Markus
Il 24 Agosto 2024
9190 Views

Declan Hayes
strategic-culture.su

In occasione del loro recente incontro a Tokyo, i signori della guerra americani Anthony Blinken e Lloyd Austin hanno rilasciato un comunicato congiunto con i ministri giapponesi degli Affari esteri e della Difesa, in cui si afferma che gli Stati Uniti e il loro Stato cliente giapponese “staranno fianco a fianco nel sostenere e proteggere l’ordine internazionale libero e aperto basato sullo Stato di diritto, e raddoppieranno la collaborazione con gli alleati e i partner per promuovere questo obiettivo“. Poi, dopo aver detto che “gli Stati Uniti hanno riaffermato il loro incrollabile impegno per la difesa del Giappone ai sensi dell’articolo V del Trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Stati Uniti e Giappone, con la possibilità di utilizzare l’intera gamma di capacità, compresa quella nucleare“, il comunicato conferma che il Giappone e gli Stati Uniti stanno facendo quadrato per affrontare “l’ambiente di sicurezza sempre più severo causato dalle recenti mosse di attori regionali“, in pratica puntando il dito contro la Cina.

Sebbene la Cina sia il bersaglio principale, anche la Russia e gli Houthi del lontano Yemen vengono menzionati nel comunicato. Tutte belle cose, fino a quando non si arriva a chi deve pagare il conto per tutto questo irresponsabile tintinnar di sciabole. Sebbene il Giappone sia, ovviamente, il capro espiatorio, ciò ha conseguenze molto gravi per questo Paese e per il suo persistente spirito kamikaze, anche se è stato requisito dagli americani e svalutato da pagliacci come Yukio Mishima.

Il punto è che il Giappone dovrebbe lavorare nell’interesse del Giappone e non per quello dei suoi padroni yankee. Il comunicato sembra non essere d’accordo. Il comunicato chiarisce che i 55.000 soldati americani che attualmente occupano il Giappone, insieme ai 250.000 effettivi delle forze di autodifesa giapponesi, saranno ora sotto il diretto controllo del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti, che si trova a oltre 6.200 chilometri di distanza a Honolulu, nelle Hawaii.

Tanto per capirci, il Giappone, insieme alla Corea del Sud e a Taiwan, non è altro che un’altra Guam, un’altra base avanzata per il Comando indo-pacifico degli Stati Uniti, dislocata nel cuore dei paradisi americani del surf di Mākaha e Waimea Bay. E, mentre i loro padroni yankee cavalcano le onde a Kauai, Maui e Oahu, i kamikaze dovrebbero annientare la Cina, dopo che le Pianure di Kanto e Kansai saranno state cancellate dalla mappa. E, se questo non fosse già un affare abbastanza brutto, i giapponesi dovrebbero ancora una volta pagare a peso d’oro per questa truffa Made in USA.

Come parte del loro piano congiunto (sic) per difendere la democrazia, la torta di mele e lo stile di vita americano, il Giappone spenderà oltre 25 miliardi di dollari per l’acquisto di caccia avanzati di quinta generazione F 35, in un momento in cui il Giappone è in grave recessione e i suoi vantaggi comparativi nelle tecnologie bimodulari vengono erosi alla velocità della luce, non da ultimo dalla Cina.

Sin dall’apparizione delle Navi Nere dell’ammiraglio Perry e dalla Restaurazione Meiji, i giapponesi hanno sempre seguito un solo padrone alla volta, e sempre con conseguenze disastrose. All’inizio avevano giocato a fare i cagnolini con gli inglesi, poi con i nazisti e ora lo fanno con gli americani ma, per ragioni culturali che non è il caso di approfondire in questa sede, non si sono mai parati le spalle o affidati ad alleanze più ampie come, ad esempio, sono soliti fare i vietnamiti.

Sebbene l‘Impero Giapponese sia stato misericordiosamente di breve durata, la sua sfrenata ferocia ha lasciato un residuo molto amaro, in particolare in Cina e in Corea, dove ha avuto poche delle caratteristiche redentrici che i propagandisti britannici hanno sempre attribuito all’Impero Britannico. Un po’ come era successo ai loro loro ex alleati tedeschi, il concetto di Grande Sfera di Co-prosperità dell’Asia Orientale del Giappone era un concetto difficile da vendere, e soprattutto non aveva funzionato molto bene.

BANZAI!

Gli osservatori del Giappone si sono recentemente divertiti quando l’imperatore del Giappone in pensione, Akihito, è stato acclamato con il tradizionale saluto Banzai per il suo lungo “servizio” reso al Paese. E, sebbene è cosa certa che il ricordo dell’Impero Giapponese farà ribollire il sangue a milioni di cinesi e coreani, il video mostra che l’imperatore Akihito non è destinato a rimanere a lungo in questo mondo.

Anche se il saluto Banzai fa tornare alla mente gli assalti suicidi alla baionetta delle forze imperiali giapponesi nella guerra russo-giapponese e nelle battaglie del Pacifico e della Cina, il Giappone stesso, purtroppo, non è un gioiello in frantumi, ma una tegola intatta, vergognosamente catturata e ancor più vergognosamente abusata dagli Stati Uniti. Si tratta di una posizione imbarazzante, che non potrà essere ribaltata giocando al ping pong nucleare con la Cina, e che, di certo, non sarebbe stata approvata dai [veri] combattenti kamikaze imperiali del Giappone.

Dopo la cattura di Okinawa da parte del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, il Giappone aveva concentrato a Kyushu tutti gli aerei disponibili e aveva sferrato la madre di tutti gli attacchi kamikaze contro l’armata statunitense che si stava preparando ad invadere le isole della madrepatria. È importante notare che, sebbene molti di questi piloti non fossero riusciti a colpire gli obiettivi prefissati, nessuno di loro si era tirato indietro e tutti, fino all’ultimo, avevano portato a termine la loro missione di sola andata.

Detto questo, dopo lo storico discorso dell’imperatore Hirohito che esortava i suoi sudditi ad accettare l’inaccettabile, gli ultimi piloti kamikaze avevano saccheggiato tutti gli oggetti di valore su cui avevano potuto mettere le mani ed erano tornati alle loro borgate e ai loro villaggi per cominciare una nuova vita. Proprio come in guerra, anche nella pace del dopoguerra la disciplina, la diligenza e l’intelligenza a tutto campo avevano fatto del Giappone una forza con cui fare i conti.

Il Giappone deve nuovamente applicare la stessa disciplina, diligenza e intelligenza ai suoi problemi secolari: la Russia a nord, la Cina a sud e, al centro, il pugnale coreano, ancora oppresso dagli Stati Uniti. Dopo che il Giappone ha incautamente ficcato il naso in Ucraina, la questione russa a nord si è esasperata, il problema coreano non è scomparso e la Cina, nel caso in cui nessuno a Tokyo se ne sia accorto, è in forte ascesa a sud.

Se il Giappone pensa davvero che sia una buona idea trasformare le proprie isole in tante Okinawa, solo un po’ più grandi, dove i rapaci soldati americani possano fare i loro comodi con le donne locali, buona fortuna. E buona fortuna anche per un mezzogiorno di fuoco nucleare con la Cina. Ma, se un leader militare o politico giapponese pensasse di poter prevalere, sarebbe più illuso di quei soldati giapponesi che avevano voluto continuare a combattere dopo il famigerato discorso radiofonico di Hirohito del 15 agosto 1945.

Gli Stati Uniti avevano usato due volte le bombe atomiche sul Giappone e ridotto in cenere Tokyo e le altre principali città. Se il Giappone vuole che la Cina e magari anche la Russia e la Corea del Nord ripetano tutto questo, sta seguendo la strada giusta. E, anche se la diplomazia militare non è mai stata la carta vincente del Giappone, lo zaibatsu del Giappone imperiale e il keiretsu del Giappone moderno dimostrano entrambi che il Giappone ha la capacità di costruire i giusti ponti diplomatici con coloro che gli Stati Uniti vorrebbero fargli combattere. Il Giappone, e non i suoi padroni yankee, deve scegliere tra la costruzione di ponti da un lato e dire sayonara per sempre al Tempio Yasukuni, al saké, al sumo e alla stagione dei fiori di ciliegio. I giapponesi dovrebbero mettere da parte i loro morbosi haiku sulla morte e sul come morire, trovare il modo di sbarazzarsi di tutti gli yankee che ancora infestano le loro isole e, insieme ai loro vicini cinesi, coreani e vietnamiti, gridare banzai, wànsuì, manse e vạn tuế, che si traducono tutti come diecimila anni di pace e fortuna.

Declan Hayes

Fonte: strategic-culture.su
Link: https://strategic-culture.su/news/2024/08/22/banzai-japan-goes-nuclear/
22.08.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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Declan Hayes, pensatore e attivista cattolico, ex docente di Finanza presso l’Università di Southampton.

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