Incredibile, letteralmente. Dopo 144 anni dalla sua sintetizzazione, si è scoperto che il paracetamolo (quello che insieme alla vigile attesa è stato finora efficacissimo rimedio contro… la crisi delle casse INPS) è pericolosissimo perché, aumentando la pressione sanguigna, rende più esposti a infarti e ictus. A dirlo è uno studio dell’Università di Edimburgo riportato dal Sun, secondo il quale la somministrazione giornaliera di paracetamolo sarebbe molto rischiosa:
Il dottor Iain MacIntyre, un medico del NHS in Scozia, ha detto: “Questo non riguarda l’uso a breve termine del paracetamolo per il mal di testa o la febbre, che va bene.
“Ma indica un nuovo rischio scoperto per le persone che lo prendono regolarmente a lungo termine, di solito per il dolore cronico”. […]
Ma uno studio su 110 pazienti, pubblicato sulla rivista Circulation, ha scoperto che aumenta significativamente la pressione sanguigna nelle persone che hanno già livelli elevati.
Difatti, il tabloid britannico non va per il sottile, e titolando “FARMACI A RISCHIO: Avviso urgente a milioni di inglesi: il paracetamolo quotidiano “aumenta” il rischio di infarto” pone immediatamente la cosa sul piano dell’emergenza sanitaria, del pericolo incombente su milioni di cittadini inglesi. Ma mette anche le virgolette, e le mette proprio sul verbo che racchiude logicamente tutto il rischio, strillato nelle restanti parole. Difatti, come dice chiaramente Sanità Informazione, il sito italiano che ha ripreso la notizia, “Ci sono ancora molte incognite sul legame tra paracetamolo e pressione alta”. E non solo: è tutto da dimostrare, in questo contesto, anche il legame tra pressione alta e malattie cardiovascolari. Così infatti viene riportato:
Dipender Gill, docente di farmacologia clinica presso la St George’s, University of London, sottolinea che «rimangono molte incognite». Spiega: «In primo luogo, non è chiaro se l’aumento osservato della pressione sanguigna sarebbe sostenuto con l’uso a lungo termine del paracetamolo. In secondo luogo, non è noto con certezza se un aumento della pressione sanguigna attribuibile all’uso di paracetamolo porterebbe a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari»
E anche qui nel titolo si parla di “allarme”, ma già il sottotitolo è un capolavoro di pressappochismo: “Uno studio ha dimostrato che le persone con pressione alta che assumono paracetamolo per lunghi periodi di tempo potrebbero essere più a rischio di infarti e ictus”. Come si può costruire un periodo con il verbo dimostrare nella reggente e la subordinata al condizionale? Sarà che si vuole raggirare il lettore sbandierando una certezza per poi scagionarsi dalle responsabilità dell’affermazione fatta con un’astuzia?
Fatto sta che il 2021 è stato l’anno del boom dei “malori improvvisi”, tutti di tipo cardiovascolare o neurologico, che hanno colpito tutte le fasce di età, anche i giovanissimi e i sanissimi, e che in alcuni casi sono stati una vera e propria catastrofe. Dunque le istituzioni, per tardare sempre più la diffusione della consapevolezza sempre più evidente che questa strage immane è causata dai “vaccini” Covid, si sta attrezzando per trovare diverse spiegazioni: prima ha stato il virus, poi ha stato il clima, e adesso – forse perché è il farmaco più diffuso al mondo e può più facilmente essere chiamato in causa – ha stato il paracetamolo.
MDM 09/02/2022
https://www.thesun.co.uk/health/17576305/paracetamol-warning-blood-pressure-heart-attack/
https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCULATIONAHA.121.056015