di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org
Quando l’evidenza impone certi fatti, allora la ragione e l’etica obbligano a indagare. Si scopre così che c’è una storia che merita di essere conosciuta, quella dell’ascorbato di potassio, molecola individuata dal chimico fiorentino Gianfrancesco Valsé Pantellini alla fine degli anni ’40 del secolo scorso grazie a un ‘errore’.
Siamo a Firenze nel primo dopoguerra. Un orefice di nome Giovanni che Valsé Pantellini conosceva bene si ammalò di un tumore allo stomaco. Fu dichiarato inoperabile e non gli restavano che pochi mesi di vita. Siccome soffriva di forti dolori allo stomaco, Valsé Pantellini gli consigliò delle limonate con del bicarbonato ma, dopo un anno, quando – preoccupato per il suo stato di salute – andò a trovarlo a casa, lo trovò completamente ristabilito. Sorpreso, gli chiese allora che cura avesse mai fatto e lui gli rispose che continuava a prendere solo le limonate con il bicarbonato, cosa che stava facendo proprio in quel momento. Valsé Pantellini guardò incuriosito il barattolo da cui Giovanni attingeva con un cucchiaino la piccola dose di bicarbonato e si accorse che quel barattolo aveva un aspetto insolito, lo girò per leggere l’etichetta e si accorse che era sì bicarbonato, ma di… potassio!
Sul momento Valsé Pantellini pensò che avessero sbagliato le radiografie e andò a Careggi a parlare con il medico che le aveva fatte, invece no, erano proprio giuste: la lesione era sparita. Allora cominciò a ragionare sull’accaduto e scovò una vecchia ricerca fatta da Moraweck e Kishi nel 1932, i quali avevano messo in evidenza l’alta percentuale di potassio all’interno delle cellule sane e la bassa percentuale di potassio nei tessuti neoplastici dei portatori di tumori maligni.
Da quel momento è iniziata l’avventura dell’ASCORBATO DI POTASSIO. Il primo lavoro scientifico del Dott. Pantellini è stato presentato e pubblicato sulla Rivista di Patologia Medica nel 1970, ben 22 anni dopo quel fatto così significativo e dopo molti malati ‘passati dalle sue mani’. Chi lo ha conosciuto bene lavorando al suo fianco dice che Pantellini faceva parte di quella schiera di persone che prima di parlare aveva necessità di verificare, sperimentare, analizzare. Così solo quando è stato ragionevolmente sicuro della credibilità e riproducibilità dei suoi dati ha deciso di presentare ufficialmente il frutto del proprio lavoro.
A quel lavoro ne è seguito solo un altro, pubblicato quattro anni dopo (1974) sempre sulla stessa rivista.
E poi niente altro, se si eccettua la pubblicazione da parte di Andromeda del suo ultimo lavoro: ‘Il cofattore K+, 50 anni di ricerca e terapia contro i tumori’.
Di fronte alle richieste di nuove pubblicazioni la sua risposta era sempre la stessa: “Quello che dovevo dire l’ho detto. Io non ho tempo da perdere scrivendo, devo lavorare!”. Intendendo, con questo, che doveva dare risposte alle tante persone che continuamente si rivolgevano a lui. “Ora sta agli altri verificare”, aggiungeva.
E così è stato. Altri, negli anni, hanno verificato e nel 2000 è nata la Fondazione Internazionale Valsé Pantellini per la Ricerca e lo Studio delle Malattie Degenerative a cui, grazie al passaparola, nel tempo si sono rivolte centinaia e centinaia di persone.
Il Dottor Guido Paoli, fisico, ne è il responsabile scientifico, lo ringraziamo per aver accettato di fare questa intervista.
Dottor Paoli ci sono molti modi per aiutare il nostro organismo – e il sistema immunitario in particolare – a ‘lavorare’ nel modo migliore possibile. Nel vasto ventaglio di queste possibilità rientra anche l’ascorbato di potassio, di che si tratta e come funziona questa sostanza?
“L’ascorbato di potassio è un sale derivato dalla vitamina C che si ottiene miscelando estemporaneamente a freddo, in 20 cc di acqua (circa un dito) e a stomaco vuoto: 150 mg di acido ascorbico e 300 mg di bicarbonato di potassio. Il metodo si basa sul potassio, che è ‘l’attore principale’ del metodo Pantellini. Questo elemento deve stare a determinate concentrazioni all’interno delle cellule, dove svolge azioni fondamentali: regolazione del metabolismo, attivazione di enzimi e proteine, stabilità genetica. L’acido ascorbico ha la fondamentale funzione di trasportatore, ed è così importante perche è in grado di permettere l’entrata del potassio nella cellula anche se le pompe sodio/potassio (preposte a regolare i movimenti di questi due elettroliti per ripristinare le corrette concentrazioni all’interno ed all’esterno delle cellule) fossero ‘fuori uso’ a causa dei meccanismi di stress ossidativo. Da quasi 20 anni il composto è stato integrato con 3 mg di Ribosio, che agisce come ‘turbo’ per velocizzare l’entrata del potassio nelle cellule”.
In questi anni il vostro lavoro è stato supportato da fatti, dati e ricerche scientifiche?
“Sì, abbiamo attivato varie collaborazioni con vari professionisti e con strutture pubbliche e private. La ricerca ‘sul campo’ è stata portata avanti dalla Prof.ssa Cecilia Anichini, pediatra e genetista dell’Università degli studi di Siena (adesso in pensione), che ha somministrato l’ascorbato di potassio con ribosio a bambini affetti da malattie genetiche rare ed orfane (cioè senza farmaci che le contrastino efficacemente), con aumentato rischio oncologico. Sono stati evidenziati sia una significativa riduzione dello stress ossidativo (parametri di laboratorio) che un miglioramento obiettivo sensibile delle condizioni generali dei bambini.
Un lavoro del 2017, sviluppato da un gruppo di studio che ha messo insieme ricercatori delle Università di Ferrara e Siena, ha evidenziato come l’ascorbato di potassio con ribosio utilizzato su linee cellulari di melanoma ne abbia ridotto la vitalità e la proliferazione (inclusa una diminuzione nel volume e nelle dimensioni di tali cellule neoplastiche), tanto che gli autori lo propongono come un approccio adiuvante alle terapie convenzionali nel trattamento del melanoma.
La Fondazione Pantellini, in collaborazione con il gruppo della Sezione di Biofisica e Fisica Medica del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma, ha portato avanti degli studi ‘in vitro’, cioè su linee cellulari tumorali e sane, per valutare l’efficacia della combinazione D-ribosio e bicarbonato di potassio (K-D:Rib), quale ulteriore passo avanti nello sviluppo di una strategia che permetta una rapida azione per contrastare i tumori solidi. Il composto riduce la velocità di proliferazione agendo sul tempo del ciclo cellulare delle cellule tumorali del seno esaminate (tumore primario triplo negativo e metastasi polmonari di ‘quel’ primario), mentre la somministrazione di K-D:Rib a cellule sane dello stesso seno non mostra alcuna tossicità né provoca variazioni morfologiche o di crescita rispetto alle stesse cellule non trattate.
Ed è su questa base che sarebbe importante aprire la discussione per uscire da meccanismi standardizzati e da posizioni chiuse ed arroccate, perché l’obiettivo non è stabilire chi abbia ragione e chi torto, ma come poter essere di aiuto alle persone nel miglior modo possibile, per tutelarne la dignità ed il diritto al rispetto assoluto della vita”.
Avete riscontrato anche guarigioni? Ci sono storie particolarmente significative di cui può dare testimonianza?
“Evitiamo accuratamente di utilizzare questo termine, perché può portarci fuori strada. Mi spiego meglio. La Fondazione Pantellini non si muove per proporre un trattamento alternativo a ciò che viene ufficialmente proposto, ma segue la via integrativa/complementare, per sostenere le persone che stanno facendo chemio e/o radioterapia, nel tentativo di limitare gli effetti collaterali delle terapie stesse. E su questo fronte abbiamo dati che confortano molto in questo senso.
Poi ci sono persone che hanno scelto di non seguire il percorso terapeutico ufficiale proposto e che abbiamo cercato di sostenere con la metodica Pantellini. Alcune di queste persone sono ancora qui dopo 25-30 anni, altre non ce l’hanno fatta anche per situazioni già considerevolmente complesse e compromesse.
Vorrei ricordare che la verità sul cancro non la possiede nessuno e l’ascorbato di potassio con ribosio, e gli schemi associati, non rappresenta un elisir di lunga vita. Ma rappresenta un’opportunità per aiutare il nostro corpo a fare ciò che lui (il corpo) sa fare, sostenendolo nel recuperare le condizioni fisiologiche migliori e, contemporaneamente, cercando di contrastare l’evoluzione della patologia oncologica, tenendo conto che il metodo Pantellini cerca di togliere nutrimento alle cellule tumorali (il glucosio in eccesso per processi fermentativi accelerati) e quindi, in buona sostanza, di affamarle”.
Dunque questa molecola può rappresentare una grande risorsa per le persone che già hanno una patologia degenerativa conclamata. Può essere utile anche in via preventiva? Potrebbe essere d’aiuto anche per contrastare l’azione di patogeni, compreso un certo virus oggi tanto temuto?
“L’ascorbato di potassio, con o senza ribosio, se assunto regolarmente senza interruzioni può a mio modo di vedere essere utilissimo in chiave preventiva, nel cercare di limitare il rischio di degenerazione cellulare e per cercare di mantenere l’organismo in uno stato di salute. Io stesso assumo il composto da oltre 45 anni senza interruzioni. In questo senso dovrebbe proprio essere incluso come un nutraceutico, presente costantemente in una corretta dieta alimentare, visto che si tratta di una sostanza fisiologica a dosaggio fisiologico.
Per quanto riguarda il contrasto ai patogeni, incluso il SARS-CoV-2, l’azione dell’ascorbato di potassio, con o senza ribosio, è volta a ottimizzare la risposta del sistema immunitario, limitando il rischio della cosiddetta ‘cascata citochimica’. Alcuni lavori pubblicati in Cina nel periodo legato alla cosiddetta ‘prima ondata’ (Gennaio-Maggio 2020) hanno evidenziato che i pazienti CoVid-19 in condizioni più critiche evidenziavano una condizione di ipokaliemia severa (potassio ematico estremamente basso)”.
Quali sono le formulazioni migliori di questa sostanza, dove si trova, come va assunta e quanto costa?
“La formulazione più indicata è quella in bustine separate con i componenti purissimi, da sciogliere in acqua, come detto precedentemente. Altre formulazioni (capsule, compresse effervescenti o masticabili, bustine sublinguali o altro) a mio modo di vedere sono assolutamente inefficaci. Non fanno certo male, ci mancherebbe, ma non sono adeguate per svolgere il lavoro per cui l’ascorbato di potassio è nato. La formulazione in bustine è reperibile in farmacia (prodotto da banco – integratore alimentare), in erboristeria, nelle parafarmacie, su internet.
L’assunzione a livello di prevenzione, in via assolutamente generale, prevede la somministrazione di una dose al giorno, ma sarebbe sempre utile contattare la Fondazione Pantellini per una valutazione medica, perché ci sono tanti fattori di cui tenere conto.
I costi dipendono dagli sconti attuati dai distributori e rivenditori. Diciamo che, per quanto a mia conoscenza, una confezione di ascorbato di potassio da 100 dosi (200 bustine) può oscillare fra € 25,00 e 35,00, quella con ribosio (stesse condizioni) fra € 35,00 e 45,00”.
Quindi un costo sicuramente basso, ma siccome questo è un pensiero che qualcuno potrebbe avere, vorrei capire se è possibile sgombrare il campo da tale dubbio: la Fondazione ha entrate sulla vendita che le aziende fanno dei prodotti che consigliate?
“La Fondazione non vende né distribuisce prodotti e non ha alcuna entrata, diretta o sottobanco, dalla vendita dei prodotti che i medici consulenti della Fondazione stessa propongono. La Fondazione sopravvive grazie alle libere donazioni ed alle quote associative di chi si rivolge alla nostra struttura per un aiuto ed un supporto medico”.
Chiunque può assumere l’ascorbato di potassio? Può dare eventuali effetti collaterali?
“Proprio per le sue caratteristiche fisiologiche, ben note al nostro corpo, non ci sono evidenze di effetti collaterali rimanendo nel range dei dosaggi proposti. L’unica cosa che si segnala è la possibilità che l’ascorbato di potassio possa dar luogo inizialmente, in alcuni casi, proprio per la sua azione di regolazione sulla pompa cardiaca, ad un lieve rialzo di pressione (in genere non più di 20 mmHg sul valore massimo) che poi tende a regolarizzarsi entro 10-15 giorni.
Chiunque lo può assumere, ma particolare attenzione sui dosaggi deve essere attuata nei bambini e nei ragazzi, nelle persone in dialisi ed in quelle a rischio di ictus o ischemia, nelle persone in terapia psichiatrica importante e nelle donne in gravidanza. A questo proposito vorrei solo ricordare che il composto, sempre per la sua azione regolatoria ormonale, può aumentare la fertilità delle donne in età fertile, ottimizzando il picco ovulatorio”.
I tumori sono in crescita nonostante i progressi della medicina. Eppure il mondo accademico e ospedaliero guardano sempre con sospetto chi propone chiavi di lettura diverse. Il lavoro della Fondazione Pantellini, pur avendo un substrato scientifico e culturale, in questi anni ha incontrato delle resistenze?
“Purtroppo sì, anche se la Fondazione si è sempre mossa in via integrativa e non in contrapposizione. È strana, ma poi non tanto, questa chiusura ‘preventiva’ da parte del mondo medico e ospedaliero a quella che potrebbe essere una straordinaria risorsa per aiutare le persone sottoposte a terapie aggressive, proprio per permettere loro di avere meno effetti collaterali ed una qualità di vita potenzialmente migliore. Questa sarebbe quindi una risorsa anche per i medici stessi.
Lo stesso studio osservazionale che stiamo portando avanti, rivolto alle persone che non rispondono più alle terapie e che quindi sono lasciate alla sola cura palliativa – cioè coloro che sono chiamati ‘malati terminali’ e sui quali sembra che nessuno sia disposto ad investire né in termini professionali né economici – ha fatto così paura che tanti ‘addetti ai lavori’ contattati si sono tirati indietro”.
Lei ha conosciuto molto bene il dottor Pantellini perché ha lavorato per anni al suo fianco. Che ricordo ha di lui? Se fosse ancora vivo, che messaggio pensa desidererebbe trasmettere attraverso questa intervista?
“Il Dott. Pantellini era una persona straordinaria, per preparazione professionale e carica umana. Ho visto persone entrare disperate da lui ed uscire quasi con il sorriso sulle labbra, come sollevate dal loro peso, ma non perché avessero ricevuto false speranze, ma perché capivano di avere una persona che era disposta a lottare con loro, ad aiutarle fino all’ultimo respiro. Questo lui lo ha fatto davvero fino all’ultimo suo respiro. E questo è anche lo spirito e lo stile che la Fondazione vuole portare avanti, con Coerenza, Umiltà e Amore.
Io penso che il Dott. Pantellini vorrebbe ricordare a ciascuno di noi che ogni persona è preziosa e che ogni vita deve avere dignità fino alla fine, che il cancro non è così incurabile come spesso sembra e che una diagnosi nefasta non è una sentenza senza appello. È una partita che possiamo giocare cercando di guardare il problema da una prospettiva diversa, oltre la paura e oltre un nostro presunto senso di impotenza”.
Per ulteriori approfondimenti:
Fonti bibliografiche essenziali:
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– Valsé Pantellini G: Il cofattote K+. Cinquant’anni di ricerca e terapia contro i tumori. Società Editrice Andromeda, Bologna 1997