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La Redazione

 

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Agosto italiano

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A cura di Davide
Il 4 Agosto 2019
282 Views

DI CARLO BERTANI

carlobertani.blogspot.com

Strano mese quello delle calure agostane, già bilanciate dai primi rovesci di pioggia, dai primi avventi d’Autunno, ma lasciati ancora oltre la porta d’ingresso, in silente attesa. Pare una forma di sospensione del tempo, quasi la timidezza d’osservare il dopo, il rendersi conto, anzitempo, di ciò che avverrà.

L’Agosto più colmo di sorprese fu senz’altro quello del 1943, durante il quale i canti di guerra mutarono senso: “La guerra continua”, fu l’incipit di Badoglio al 26 Luglio del 1943: già, ma da che parte si continuava ancora non era stato raccontato agli italiani. C’era il fatidico Agosto di mezzo – il mese delle vacanze – il mese nel quale tutto viene deciso.

La coreografia dell’epoca è interessante: il gran teatro definito “Gran Consiglio del Fascismo” dormiva sonni profondi – a volte sereni, altre funerei – dal Dicembre del 1939. Ohibò: c’è una nuova guerra: che facciamo?

Meglio starne fuori: vediamo come butta. Poi, decideremo se giocare la parte di Gengis Khan oppure quella di “Una Svizzera moltiplicata per mille”(1).

Mussolini, un socialista, sa bene che, nel 1922, era stato chiamato al potere dal Re per debellare la rivoluzione bolscevica che s’era installata nelle fabbriche italiane, ed aveva svolto il compito con diligenza. Ma oggi?

Nel 1943 sa di essere finito – chissà quante volte avrà rimpianto l’altra soluzione, quella di essere semplicemente spettatore (e fornitore d’armi) per le potenze in guerra: l’aveva prospettata lui stesso, “Una Svizzera moltiplicata per mille”. In fin dei conti, Spagna, Portogallo e Turchia ne sono rimasti fuori, con notevoli vantaggi.

“Fuori”, adesso, può solo osservare il quartiere di San Lorenzo raso al suolo dai B-17 americani e sa perfettamente che è stato soltanto un avvertimento: a parte il Vaticano ed il Quirinale, in poche settimane tutto sarà ridotto in briciole.

Ripensa agli avvertimenti di Badoglio, Ciano, Umberto, Balbo, in quel lontano Giugno del 1940…e tanti altri…”Potremo essere pronti a fine 1942, non prima”…ma ha sbagliato, ed oggi non può più farci niente. Perciò, conscio della ribellione latente nel Gran Consiglio, lo convoca ugualmente, per andare incontro al suo destino: pensava forse di vincere i riottosi consiglieri? Poteva non sapere che Dino Grandi – ex ambasciatore a Londra e grande amico di Winston Churchill – non avesse preparato la trappola? Poteva sperare che il Re, suo grande nemico da anni, lo rimettesse in sella? No, Mussolini sapeva: non era il grande statista che alcuni ancora pensano, ma un uomo di parola sì. Lo convocò apposta, per uscire di scena potendo dare la colpa ai “traditori” e salvare, in qualche modo, il suo “onore”. Il che, poi, è tutto da dimostrare.

Il grande pasticcio nel quale ci aveva infilati – sapendo di non poter scendere in guerra senza armi moderne, senza carri armati, con i biplani, con una Marina nella quale le cariche di lancio dei proiettili non erano precise, senza una strategia per l’utilizzo dei sommergibili, senza radar, senza ecogoniometri, senza bombardieri di “peso”…insomma, con un’industria non all’altezza dei tempi – terminò con un Paese, prima, ancora indipendente in politica estera, dopo, colonizzato come tuttora continua ad essere.

Poteva resistere?

Nei primi giorni di Luglio incontra Hitler a Feltre e lo scongiura di cercare una pace separata con l’URSS, ma il tedesco non lo ascolta nemmeno. Resistere all’invasione? E con che cosa?

L’avventura africana, appena conclusa, ha decimato l’esercito: i prigionieri si contano a centinaia di migliaia, mentre molte divisioni sono sparse in Francia, in Grecia, in Russia, in tutti i Balcani. L’industria aeronautica ha appena iniziato a produrre caccia di qualità: la Reggiane sforna il Re-2005 Sagittario, che è superiore ai caccia britannici ed americani, ma ne entreranno in linea 6 (sei!). La Marina non può fare niente: appena uscita dai porti, sarebbe stata immediatamente assalita da centinaia di aerei e decine di sommergibili. La Sicilia, in meno di un mese, è perduta: sbarcati il 10 Luglio, gli americani entrano a Palermo il 22. Il 3 Settembre gli angloamericani sbarcavano in Calabria, l’8 Settembre a Salerno: fin qui, la cronaca.

Che poi il fronte italiano, dopo la caduta del Fascismo, avrebbe preso un andazzo sonnacchioso fu una decisione politica, dettata dalla necessità di mediare ogni decisione fra Gran Bretagna, USA e, soprattutto, URSS, la quale aveva retto – da sola – l’impatto col Terzo Reich per quasi tre anni.

Domandiamoci: chi avrebbe mai impedito agli alleati di sbarcare – ancora nel 1944 – sul litorale romagnolo, indisturbati, e di mettere fine alla faccenda un anno prima? Lo impedì Stalin che temeva l’invasione dei Balcani.

Appena le calure agostane si chetano, ecco che riprende il gran movimento: c’è da stupirsi che il Re – in fuga verso Brindisi per fare il “reuccio” di uno Stato inesistente e Mussolini, che scende dalla sua “prigionia” sul Gran Sasso per andar a fare il sotto-Gauleiter per l’Italia di Hitler – non finissero per incontrarsi? Le loro strade quasi s’incrociarono, ma non avvenne: sarebbe stato un bell’incontro delle reciproche vergogne, mai confessate.

Questo per concludere, per chiarire ancora una volta a coloro che ancora credono al “tradimento” od alla felice conclusione di una guerra (già persa) a fianco dell’alleato germanico: Hitler, nelle sue memorie, giunse a dire che “sarebbe stato meglio che gli italiani non fossero mai entrati in guerra”.

Del resto, nella porzione d’Italia conquistata era normale che tutte le persone abili ad un qualsiasi lavoro diventassero operai al servizio dei nuovi padroni. Come, del resto, avvenne al Nord: i pochi reparti di Salò non parteciparono quasi mai alla difesa al fronte, e la famosa divisione “Monterosa” – addestrata ed equipaggiata in Germania – non sparò mai un colpo sulla linea gotica.

Addirittura, le navi per lo sbarco in Sicilia furono caricate da migliaia di prigionieri italiani, che non avevano scelta: almeno, mangiavano.

Eppure, ancora oggi, ci sono persone che pensano a quegli eventi come un colossale tradimento ai danni del popolo italiano, non alla inevitabile nemesi di scelte sbagliate ed avventate, compiute nel 1940.

Siamo un Paese colonizzato, inutile girarci attorno. Fra le grandi potenze planetarie – USA, Cina, Russia ed Europa – non contiamo una cippa, giacché l’Europa è quella definita ad Aquisgrana, ossia un potentato franco-tedesco con ammennicoli vari, come il Benelux od il Lussemburgo.

Già sappiamo che l’assassino del Carabiniere di Roma, prima o poi, sarà estradato negli USA e là sarà liberato dopo un po’ di galera a tarallucci e vino. Siamo l’unico Paese che ha partecipato ad una guerra (Libia) contro un suo alleato e contro i propri interessi!

Ma, adesso, siamo nell’Agosto del limbo: divertitevi, mangiate, bevete, andate a ballare, in spiaggia, nei locali…tanto altro non si può fare…la cronologia italiana è sempre la stessa: dopo le decisioni prese in zona Cesarini nella calura di Luglio, si devono lasciar passare le mollicce vacanze agostane.

Solo un anno fa, s’era appena insediato un governo: una compagine difficile da gestire, anche se i due partiti erano ferocemente contrari all’euro ed all’Europa, entrambi contrari alla TAV ed anche la Lega difendeva la lotta dei Comuni della Val di Susa:

E’ il 7 dicembre del 2005 quando la Padania intervista Maroni sulla questione e titola col suo virgolettato: “Non sono i no global. La protesta della Val Susa non va ignorata, bisogna comprendere le ragioni della gente”. Per l’allora Ministro del Welfare “il problema non si risolve con strumentalizzazioni o con l’intervento delle forze dell’ordine” (2)

Accorpano persone come Borghi e Bagnai, che stanno trascorrendo una sonnacchiosa legislatura, ben lontana dalle ire antieuropee di un solo anno fa: anche Paolo Savona s’acquieta e non si fa più sentire. Di Battista, almeno, è stato onesto: ha capito, ha sbattuto la porta e se ne è andato.

Piccole manovrine crescono: il governatore della Liguria Toti – ex direttore del TG4 di Mediaset – all’ultimo istante, prima che i riflettori si spengano e si dia l’avvio ufficiale alle vacanze, lascia Forza Italia con qualche lacrimuccia agli occhi. Già da un anno masticava la scelta, quella di una sorta di Forza Italietta “depurata” dal fantasma ingombrante del Cavaliere, per associarsi alla Lega stravincente (per ora) ed alla pallida Meloni, che sa di un melone acerbo. Speriamo nella tintarella. Un esito ampiamente previsto: Berlusconi abbozzerà o s’incazzerà? Mah…eppure, in qualche modo, bisognerà fermare la riforma di Bonafede…

Quello che gli italiani, spesso, dimenticano è la Parte Seconda della Costituzione e, in particolare, il Titolo Secondo, ossia gli art. 83-91: la sezione che descrive i poteri del Presidente della Repubblica.

Pochi sapranno che la figura, nel 1946, fu ricopiata quasi pari passo da quella del Re.

Lo abbiamo visto in opera un anno or sono, quando al posto di Savona andò Tria: un ministro del governo Monti!

Con un sapiente e misurato uso di verbi, avverbi ed aggettivi – “sentito il…”, “nei casi previsti…”, “qualora…” et similia, il presidente fa il cavolo che vuole: un anno fa ci provò il povero Di Maio a pronunciare il famoso termine “impeachment” (che non esiste nella lingua italiana), per poi dover genuflettersi 550 volte e dire trecento Pater, Ave e Gloria ogni mattina appena sceso dal letto.

In effetti, l’ultimo, grave dissidio fra la figura di garanzia (Presidente/Re) ed il Governo fu proprio quello fra re Vittorio e Mussolini: un dissidio profondo, ma mantenuto allo stato latente per un intero ventennio: scoppiato poi, evidentemente, quando la situazione era diventata insostenibile per i motivi sopra esposti.

La velleità di parte del panorama politico d’andare rapidamente ad elezioni si scontra proprio con il Presidente, che mai e poi mai acconsentirà ad andare ad elezioni “al buio” senza una legge Finanziaria da definire e promulgare nel prossimo Autunno. Senza considerare anche un dato curioso, ma che gli importa assai poco: la maggioranza degli italiani vuole che questo governo vada avanti, cosa mai accaduta nella storia della Repubblica ad un anno dall’insediamento.

In qualche modo, si stanno scontrando due modi d’interpretare la politica e l’azione di Governo ed il servaggio americano: quello che ha regnato per 70 anni – da Gelli a Sindona, da Calvi a Marcinkus, da Cagliari a Gardini, da Moro ad Andreotti, da Prodi a Berlusconi, da D’Alema ad Amato, da Monti alla Fornero, da Renzi a Gentiloni…senza contare i “comprimari” che hanno insanguinato e gettato nel mistero ogni loro azione: da De Pedis al Vaticano, da Pippo Calò a Woitila, dai Bontade ai Messina Denaro, dai Bertone ai Ratzinger… – perché questa è l’Italia che ha contato e che, ancora oggi, vuole contare. Difatti, ogni azione giudiziaria di un certo peso va a scontrarsi, precisa come un orologio, con eventi e persone che la storia di questo Paese hanno diretto, cambiato, insanguinato: Massoneria, Mafie, Servizi Segreti. Qui c’è la vera continuità.

Sinceramente, osservando questo sconfortante scenario, poco c’azzeccano i movimenti di un Toti o di un Di Battista nel mefitico panorama delle istituzioni, quando anche il CSM è stato raggiunto dal puzzo di cloaca.

E l’altro modo d’intendere la politica? E’ perduto, sconfitto, nella penosa parabola dei Borghi e dei Bagnai, dei Savona e dei Di Maio, dei di Battista e dei Salvini. Le promesse elettorali? Aria fritta, alle quali il Quirinale sorride, sornione.

Scomposti burattini, messi in scena da abili mani: sempre le stesse, ogni anno che passa. Come narrava Guccini, “Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni eguale”.

 

Carlo Bertani

Fonte: http://carlobertani.blogspot.com

Link: http://carlobertani.blogspot.com/2019/08/agosto-italiano.html

4.08.2019

 

(1) Dichiarazione di Benito Mussolini.

(2) https://www.fanpage.it/politica/tav-in-val-di-susa-quando-la-lega-diceva-no/

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