DI LAYLA ANWAR
An Arab Woman Blues – Reflections in a sealed bottle…
Introduzione di Gabriele Zamparini
Cari amici,
Voglio dedicare il seguente scritto di Layla Anwar, una donna irachena, al grottesco movimento pacifista occidentale e ai suoi influenti intellettuali, il cui vergognoso silenzio sul linciaggio di Saddam Hussein sarà ricordato come una delle più disgraziate pagine nella storia dell’infamia.
Gabriele Zamparini
Fonte: http://www.thecatsdream.com/
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29.12.2006
Nota del traduttore: In certi passaggi della lettera, Layla si riferisce a Saddam Hussein con la forma onorifica di “Sir”. Trovando pesante la traduzione italiana in “Signore”, ho optato per “Presidente”.
Quando sento una notizia, un verdetto o un racconto che mi tocca profondamente, mi blocco. Di solito non riesco a commentare direttamente né a raccogliere i miei pensieri e le mie sensazioni in una forma coerente. Ci metto un po’ per distillare, digerire e assorbire. Non sono una giornalista. Non posso riportare “cose”. Il giornalismo richiede un certo distacco e, quando si tratta dell’Iraq, non sono distaccata. Sono molto attaccata. Terribilmente attaccata. Una tale notizia mi ha raggiunto ieri. Quella della tua esecuzione.
Presidente, permettimi di chiamarti Saddam Hussein. Anche se ti considero ancora il legittimo Presidente dell’Iraq, permettetemi di non usare alcuna formalità qui. Dimentichiamo i titoli, i gradi e il resto. Quando giunge la morte, tutti i protocolli vengono meno. La Morte ha questo potere – siamo tutti uguali davanti ad essa. La Morte non conosce re, capi di stato, generali. Colpisce e se ne va. E anche tu lo sai. Quel che rimane è il Retaggio lasciato dietro di sé. Un Retaggio fatto di parole e azioni. Per esempio, quando paragono il tuo Retaggio a quello dell’americano george bush, lo vedo: tu sei rimasto fedele alla tua parola fino all’ultimo respiro.
Non mi interessa quel che dicono su di te. Gli abusi di potere, le Dujaili, le Anfal e il resto di notizie fabbricate su melodrammi palesemente esagerati. Io conosco una Verità: tu sei rimasto in Iraq e non sei fuggito come gli altri. Non hai chiesto asilo agli Stati Uniti, all’Egitto o alla Giordania come altri. Non hai fatto le valigie, né sei scappato coi tuoi milioni. Sei rimasto e questo è quel che conta, per me.
Perdonami, Presidente, non sono una donna molto sofisticata. Parlo un linguaggio semplice, il linguaggio del cuore. Quasi nessuno riconosce questo dialetto in questi giorni. Ma ho la sensazione che nonostante tutta la tua presunte durezza, tu lo riconosceresti.
Sai, prima di morire mio padre mi disse alcune frasi che mi hanno accompagnato sin da allora. Disse: Figlia mia, molte cose avranno luogo in questa vita. Affronterai molti prove e molti errori. Una cosa devi essere certa di pensare: non perdere mai la tua integrità né la tua dignità. Il giorno in cui ti VENDI, hai venduto la tua anima. E dà lì si può solo scendere più in basso. Presidente, sono fiera che nemmeno tu ti sia venduto. Così facendo ci hai aiutati a preservare il nostro “sé” intatto.
Come per il resto, non preoccuparti di loro. Finiranno nelle pattumiere della storia. Finiranno citati come delinquenti, approfittatori, settari, opportunisti, ipocriti. Mi sento triste a dire questo del popolo in cui credi. Ma è la Verità. Presidente, prendi un esempio. Persino il tuo cosiddetto tribunale è fatto di un ex contabile, diventato cameriere e diventato ladro. Questo non è un verdetto, è un circo, uno zoo. E loro sono gli animali.
Quel che mi addolora di più è che sono riusciti a massacrare un altro VERO IRACHENO. Un vero iracheno tra molte migliaia. Ed è questo che sei. Garantito, avevi i tuoi bassi, le tue ombre. Ma impallidiscono a confronto a quello che la “Terra della Libertà” ci sta facendo. Le tue ombre sono come raggi di luce, Presidente. Un amica che non è irachena, né araba, né musulmana mi ha scritto. Ha detto: “Ho un nodo nello stomaco che non se ne andrà. Mia sorella ha pianto udendo il verdetto. Come osano? Cos’è questa punizione collettiva da parte dell’Uomo Bianco? Non resterò in silenzio…”. Un’altra ha scritto una poesia in tuo onore e lei viene dall’Inghilterra. Altri ancora hanno scritto. Persino Iracheni che lasciarono il paese e conobbero la freddezza dell’esilio si sono espressi in denuncia…
Sono consapevole che queste parole non servono a nulla, ora. E’ solo per farti sapere che non sei solo.
Presidente, se me lo permetti prova a immaginare questo. Prova a immaginare orde barbariche che vengono dagli oceani. Prova a immaginare greggi di pecore indottrinate da oltre i confini, vestite in nero. Prova ad immaginare ogni singola canaglia nella terra che tu lodi così eloquentemente, che insorge e si coalizza contro di noi. Cosa fa di te, questo? Fa di te un eroe, Presidente. Sì, lo fa. Se tutti quelli eserciti, se tutta quella feccia settaria e venduta ha cospirato contro di Te è perché sei rimasto Fedele a qualcosa. E l’oscurità odia la Luce.
Dicono che eri autoritario e totalitario, Vieni a vederli ora. Guarda il loro Fascismo che si manifesta nelle strade. Vedilo in ogni quartiere, vedilo in ogni angolo. Dicesti che le Donne sono le Pioniere di questa Ummah Araba, vieni a vederci ora. Lo stupro ha sostituito il rapporto sessuale, la censura ha rimpiazzato l’educazione e l’addomesticamento forzato ha preso il posto della vita pubblica. Dicesti che l’Educazione è il segno della Ummah Progressista. Le nostre scuole ed università sono vuote. Ed i nostri Cervelli sono stati drenati o uccisi. Dicesti che la Sanità è gratuita per tutti. I nostri ospedali sono dilapidati e i nostri dottori in esodo. Dicesti che i Curdi sono nostri fratelli, ora sono addestrati come cecchini da Israele. Dicesti che Cristiani e Musulmani sono parte dello stesso mosaico chiamato Iraq. I Cristiani stanno lasciano il paese a migliaia e le chiese sono vuote.
Io sono mezza musulmana e mezza cristiana. E la metà musulmana viene da Sciiti, e se scavi abbastanza a fondo troverai radici curde, armene, turche, caldee… Dov’è ora il mio posto, Presidente?
Presto tu troverai il tuo. Come un uccello che vola al nido nella braccia del cielo. Nel frattempo, sono lasciata ad aspettare il mio turno. Cercando, cercando disperatamente un luogo per riposare la mia testa stanca e non trovandone alcuno.
Presidente, ho sentito che ti giustizieranno entro 36 ore. Prima dell’Eid. La nostra festa sacrificale. Hai detto che desideri essere sacrificato per l’Iraq. Credi ancora che ne valga la pena. Invidio la tua fede. Che ora tu possa andare in pace, mio Vero Iracheno.
Foto: Artista iracheno, Dr Ala’a Al Bashir.
Layla Anwar
Fonte: http://arabwomanblues.blogspot.com
Link: http://arabwomanblues.blogspot.com/2006/12/to-saddam-hussein.html
28.12.2006
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CARLO MARTINI