(E al più grande impianto petrolifero del mondo?)
DI LARRY CHIN
(Online Journal)
Le notizie su un tentato attacco suicida all’impianto petrolifero saudita di Abquaiq sono le più inquietanti da mesi a questa parte, ed un portento di calamità a venire. E’ stato il primo attacco ad un impianto petrolifero in Arabia Saudita.
La copertura mainstream e i resoconti ufficiali hanno offerto dei dettagli incoerenti sulla presunta auto-bomba e su come sia stata contrastata. La maggior parte dei media aziendali, se non tutti, accusa al-Qaeda, con molti resoconti che collegano l’attacco alla “violenza settaria” in Iraq.Data una storiografia esaustiva, documentazione ufficiale, resoconti ed analisi indipendenti (ignorate di proposito) per cui al-Qaeda era una creazione della CIA e Osama bin Laden, Abu Musab Al-Zarqawi etc. continuino a servire come risorse militari e d’intelligence per gli Stati Uniti e come silhouette di spionaggio al servizio degli interessi Anglo-Americani, dovrebbe essere seriamente considerato un coinvolgimento di Washington e i suoi motivi per un’ulteriore destabilizzazione del Medio Oriente.
La verità su quest’ultimo attacco, che sia stato un evento “prodotto” (messo in atto da agenti Usa, sauditi, o Usa-sauditi per propositi politici), o un “vero” attacco terroristico (rappresaglia contro l’occupazione statunitense) è meno importante del fatto che l’Arabia Saudita e Abquaiq siano state prese di mira.
Abquaiq è il singolo impianto petrolifero più grande al mondo. E’ anche uno degli stabilimenti più sicuri del pianeta, a quanto pare impenetrabile dalle armi convenzionali. Nondimeno, senza Abquaiq, quel che ammonta dal 10 all’11 % della produzione mondiale di petrolio salterebbe in un colpo solo.
Mike Ruppert e il team di From The Wilderness hanno predetto molto tempo fa che l’Arabia Sudita è il più importante, e forse il primo, obbiettivo della prossima fase di conquista petrolifera anglo-americana. L’Arabia Saudita ha le più grandi riserve di petrolio al mondo e un regime instabile. L’Arabia Saudita è strettamente connessa con gli Stati Uniti, politicamente ed economicamente, con agganci fondamentali da Wall Street alle operazioni di intelligence. L’Arabia Saudita è la preda. Ed è preziosa.
La criminale conquista petrolifera dell’amministrazione Bush sta andando in fallimento, passo dopo passo. L’amministrazione ha usato l’11 settembre per lanciare la propria “guerra al terrore”. Gli Stati Uniti hanno preso l’Afghanistan, ma la promessa manna di petrolio e gas dall’Asia Centrale è in gran parte un fallimento. Poi gli Stati Uniti hanno preso l’Iraq, ma non solo l’amministrazione Bush non è riuscita a far riprendere ed aumentare la produzione di petrolio iracheno, ma ha anche portato gli Usa in un pantano ed ha dato inizio ad una guerra civile. L’amministrazione Bush ha continuamente cercato di destabilizzare il Venezuela o di impossessarsene, ma il governo di Hugo Chavez è stato abile nel bloccare questi sforzi. Gli uragani Katrina e Rita hanno portato dei gravi colpi alle infrastrutture energetiche del Golfo d’America. Gli Stati Uniti stanno dando una dimostrazione di forza all’Iran, ma sarebbero incapaci di farla franca con una conquista dell’Iran senza scendere in guerra con la Russia, la Cina ed altre nazioni con interessi iraniani — una guerra mondiale ed un olocausto nucleare.
Cosa resta da tentare all’amministrazione Bush, dato il raggiungimento del picco di produzione petrolifera mondiale? Che sia il tempo per l’Arabia Saudita di cadere, o di essere presa?
Data: 27 febbraio 2005
Fonte: http://onlinejournal.com/
Link: http://onlinejournal.com/artman/publish/article_538.shtml
Traduzione dall’inglese a cura di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org