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La Redazione

 

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11 SETTEMBRE: OLTRE IL MARCHIO DI APPROVAZIONE

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A cura di God
Il 19 Novembre 2006
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DI DAVID MONTOUTE
Uruknet

“I mass media di oggi… sono il fondamento della ‘gestalt’ totalitaria che i privilegiati impongono alla mentalità delle masse… un ‘marchio di approvazione’ che autorizza la realtà degli eventi “.
— Din Vantari

Visto l’impatto degli attacchi terroristici su New York e Washington di cinque anni fa e gli eventi che hanno contribuito a scatenare la dichiarazione di una guerra di cui “potremmo non vedere la fine” e l’accelerazione del programma per uno stato di polizia globale – non è impresa facile individuare o utilizzare delle controtendenze positive. Una certa tendenza, tuttavia, starebbe emergendo. Con il 36% della popolazione statunitense che rifiuta la versione ufficiale dell’11 settembre 2001, qualcosa di inatteso ne sta prendendo il posto. Il crollo della fiducia generale riguardo alla storiella ufficiale della “Guerra al Terrore” potrebbe indicare l’inizio di una più vasta rottura tra le élite del lavaggio del cervello e la sottomissione di massa alla realtà imposta dall’alto. Per questo il nuovo processo non ha interessato solo i media commerciali. Ha provocato un’enorme spaccatura tra i comodi media ‘alternativi’ della Sinistra statunitense tradizionale, e una nuova, più variegata comunità che porta avanti il compito più arduo di seguire dove portano le prove.Con il nuovo fenomeno delle pubbicazioni su Internet che consentono un aumento improvviso di media senza controllo, di network che rispondono istantaneamente agli eventi e non sono soffocati dalla censura ufficiale, i ricercatori indipendenti
hanno sollevato, soprattutto negli ultimi cinque anni, il coperchio sul finora insabbiato mondo della Politica Profonda.

Peter Dale Scott ha coniato questo termine, definendolo come “la costante, quotidiana interazione tra un governo eletto costituzionalmente e le forze violente, le forze criminali che sembrano essere nemiche di quel governo” (1). Dalle porte comunicanti tra le istituzioni finanziarie di Wall Street e le agenzie di intelligence Usa, alla sponsorizzazione statale di eserciti privati e squadroni della morte, alle società segrete come la Skull & Bones e la P2, alle elezioni truccate e al saccheggio privato di ricchezze nazionali, alla rete di trafficanti di droga protetti dal governo e che riciclano denaro nel sistema bancario globale, è questo il ventre oscuro del nostro ‘razionale ‘mondo moderno. Ma esso è
così caratteristico del sistema economico globale quanto lo sono le istituzioni formali che, almeno in teoria, sono soggette alla pubblica inadempienza.

Inoltre, alcuni eventi-chiave hanno aperto una finestra su questo mondo, e sono esattamente gli eventi su cui si sono dette più menzogne, proteggendone la diffusione con la stigmatizzazione di coloro che vi indagano, come ‘teorici del complotto’. Se un esame accurato di questo sottosuolo è off limit per i giornali mainstream, i media ‘alternativi’ tradizionali non hanno avuto meno avversione ad occuparsene. Per spiegare meglio, un contributo inestimabile alla nostra comprensione iniziale degli eventi dell’11 settembre è stato dato dall’economista canadese Michael Chossudovsky con le sue rivelazioni delle collusioni tra la CIA, l’ISI (i servizi segreti pakistani, ndt) e i Talebani. In precedenza, il professore del M.I.T. (Massachussets Institute of Technology, ndt) Noam Chomsky aveva scritto una prefazione ad uno dei libri di Chossudovsky e, sempre lui, il “principale dissidente degli Stati Uniti”, ha agito per mesi come se le conclusioni di Chossudovsky e degli altri non esistessero affatto. Quando finalmente gli fu chiesto di punto in bianco un parere sulle loro deduzioni, Chomsky ha considerato l’idea della complicità statunitense “inappellabilmente inconcepibile” e neppure degna di discussione. Parlando del continuo appoggio in sostegno al movimento contro la guerra da parte del Partito Democratico, favorevole alla guerra, l’attivista Charles Shaw vede alcune posizioni come “parte di un più ampio disegno di *resistenza regolata”, un sistema in cui il dissenso è attentamente manovrato e forzato da un’auto-censura, chiara o latente; psicologia basata sulla negazione;
timore di critiche personali o professionali e di rappresaglie; e pressioni da parte dei poteri sopra indicati, inclusi i funzionari eletti e le fondazioni istituzionali che versano milioni nel settore dell’attivismo no-profit” (2).

Nonostante Chomsky sia noto per il suo Modello di Propaganda dei mass media, dimostrazione di come la proprietà aziendale influisca in modo drammatico sui contenuti, è anche un deciso anti-complottista. Nel mondo di Chomsky, Lee Oswald da solo ha assassinato il presidente Kennedy, Saddam Hussein ‘ha frainteso’ la posizione degli Usa sul Kuwait nel 1990 e Osama bin Laden
ha spezzato i legami con i suoi protettori in seguito alla disfatta sovietica in Afghanistan. Sebbene le star di Hollywood parlino apertamente alla CNN del terrorismo che gli Usa si sono auto-inflitti, Chomsky e i suoi colleghi non hanno cambiato posizione. Per loro, è assiomatico dell’attuale conflitto che a) esiste un’entità nota come ‘Al Qaeda’ con interessi internazionali e che persegue i propri obiettivi indipendenti dalla politica Usa, b) tale entità è stata responsabile degli attacchi dell’11 settembre e c) esiste una conseguente ‘Guerra al Terrore’ che, mentre potrebbe essere sfruttata per motivi segreti, ha origine dalla legittima ansia di sicurezza. Indagini approfondite, a volte anche da parte delle fonti tradizionali (3) hanno dimostrato il vuoto totale di quelle affermazioni.

La connivenza della Sinistra chomskyiana nell’occultamento parziale da parte dei media mainstream di eventi problematici, e peggio, la sua incessante ostilità contro interpretazioni alternative, ha condotto il ricercatore Bob Feldman ad indagare sulle fonti di finanziamento dei media ‘alternativi’. Le sue scoperte hanno rivelato una complessa pista finanziaria con origine in colossali fondazioni di beneficenza. La Fondazione Ford, il National Endowment for Democracy, la Commissione Trilaterale, George Soros e tanti altri, si sono rivelati generosi sostenitori dei presunti media ‘alternativi’ negli Usa (4). Quando alcuni aspetti delle indagini indipendenti sull’ 11 settembre minacciarono, nel 2002, di penetrare nella consapevolezza generale, la cricca di quei media sottoscrisse un attacco feroce contro le figure-chiave del Movimento per la Verità sull’11 settembre (5). Ma questa Sinistra-custode non è riuscita a soffocare le domande sull’11 settembre tranne che amputandosi una parte dei suoi ex collaboratori e alienando la maggior parte del suo pubblico. Poiché gli estranei al suo gregge (ad esempio Mike Ruppert) potevano essere soggetti a interminabili attacchi ad hominem, il lavoro del professor Chossudovsky sarebbe dovuto essere semplicemente ignorato. Ulteriore conferma degli interessi blindati dei custodi è il fatto che l’aumento della pubblica consapevolezza e l’accettazione di un 11 settembre come ‘lavoro interno’ non ha influenzato la
copertura dei custodi in minimo modo. Dai recenti attacchi a Pacifica Radio (finanziata dai Rockefeller) fino alla scomunica, da parte di Counterpunch, del ‘complottista fanatico’ Kurt Nimmo, la linea è stata chiaramente tracciata: critica ‘responsabile’ da una parte, ‘teoria del complotto’ dall’altra.

Passando sotto il radar di Counterpunch, Anis Shivani (6) ha aggiunto un più benevolo motivo per il rifiuto delle conclusioni ‘complottiste’ da parte della Sinistra, mostrandolo come lo sforzo di difendere le proprie credenziali di razionalità. Ma siccome ciò ha significato dare il via all’evento che ha permesso l’attuale guerra, è stato, ha osservato Shivani, una mossa perdente. La risposta dei custodi al Movimento della Verità è stata quella di enfatizzare una difettosa “analisi strutturale” della società, l’unica che diminuirebbe l’importanza dei complotti individuali. Il valore dell’analisi strutturale, applicata ai media, è che ci consente di identificare le corporazioni dell’informazione come parte di un palazzo del potere generale, invece che soltanto un altro attore sociale. Ironicamente, quando l’analisi strutturale viene applicata ai media della Sinistra istituzionale, questi ultimi si rivelano essere appena meno compromessi del New York Times o della CNN. Ma alla fine serve a poco qualsiasi analisi che ignori le strutture davvero determinanti del mondo di oggi, ad esempio le potenti dinastie finanziarie che scatenano guerre e destabilizzazione, formano o fanno cadere governi a piacimento.

E’ chiaro che tutti i limiti nel dialogo con i custodi della Sinistra aumentano enormemente quando si ha a che fare con i media commerciali. Qui l’interesse personale è un fattore più grande, dal momento che fare carriera nei mass media è subito più proficuo e offre un profilo personale più alto nel mondo. I mass media sono inoltre isolati dalla ‘Politica profonda’ da decenni di depoliticizzazione ed emarginazione delle idee non-ufficiali. Idee che sono plausibili per ricercatori indipendenti spesso appaiono come deliri e vaneggiamenti per i giornalisti ufficiali.

Robert Fisk è esemplare a riguardo. L’impavido corrispondente dell’inglese Independent ha ottenuto giustamente grande rispetto e ammirazione per il suo decisivo lavoro di reporter sul campo dei più terribili conflitti di oggi. Fisk, tuttavia, ha espresso disprezzo per le ‘infantili teorie del complotto’ di aerei comandati a distanza, avallate da molti arabi. Certamente il nostro corrispondente non esprime le proprie teorie, così noi non riusciamo a capire bene come piloti amatoriali possano manovrare aerei pazzescamente fuori rotta e, con la sola navigazione a vista, trovare singoli edifici-obbiettuvo di città su cui non avevano mai volato, sfrecciando attraverso la rete del traffico aereo civile, le cui rotte non avrebbero potuto essere loro note, per entrare poi nelle no-fly zone più riservate del mondo senza opposizione e senza incidenti. Ma siccome questo è il modo in cui un’amministrazione di noti bugiardi descrive l’evento in questione, cos’altro rimane da credere? E ancora, va ricordato che Fisk rappresenta il limite più estremo del dissenso accettabile nei media commerciali.

Dalle reali origini della Guerra del Golfo allo smembramento precedentemente pianificato dell’ex-Yugoslavia e dell’Iraq, dal riciclaggio di denaro a Wall Street all’assassinio di David Kelly, dall’uranio impoverito al terrorismo ‘false flag’, c’è adesso una lista senza fine di argomenti tabù a cui i media principali e quelli ‘alternativi’, finanziati da istituzioni varie, non devono far riferimento. I limiti di Herman e il Modello di Propaganda di Chomsky sono chiari. Le più gravi distorsioni al mondo di oggi non stanno nella ‘versione’ data agli eventi, ma nella vera ‘realtà’ di tali eventi. L’impressionante aumento delle ‘operazioni segrete’ non ci consente il lusso dell’ingenuità quando si valuta una “rivoluzione di popolo” (coup d’etat) come quella orchestrata a Tbilisi nel 2003. Nè omicidi, come quello di Rafik Hariri, possono essere
automaticamente attribuiti all’ “ovvio” colpevole.

Mentre aumenta la spaccatura tra la percezione popolare e la critica ‘responsabile’, la crescita di media irregolari potrebbe porre una sfida fondamentale all’organizzazione gerarchica della società, poiché fa sì che ogni singola persona bypassi i canali istituzionali del dibattito e sconfini nei sacrosanti territori del Vero. Nel frattempo, l’irresponsabile dibattuto dei media ‘alternativi’ finanziati dalle fondazioni, alla fine, sarà delimitato, mentre la sua inefficienza è messa a nudo nell’intensificata crisi. La consapevolezza di essere entrati in una nuova fase storica ha favorito la nascita di una nuova generazione di attivisti. Alzare il dito e guadagnare punti morali non sono strumenti adatti per comprendere l’attuale, complessa situazione. Come dice la massima di Thomas Hardy, va fatto un inventario completo del peggio per ripulire la via verso il meglio; allo stesso modo oggi bisogna sollevare il coperchio sui più sordidi aspetti del nostro mondo agonizzante.

Mentre le operazioni false flag non sono nuove (vedi l’Operazione Gladio), le esigenze belliche nel bacino energetico euroasiatico hanno condotto ad una rapida accelerazione del loro uso. Da Bali a Madrid a Londra, non si può sfuggire ormai alla mano della morte degli agenti dell’intelligence. E a dispetto della tendenza precedentemente analizzata, il processo di
comprensione è ancora lento. Isolati, casuali attacchi possono essere infinitamente più utili ai promotori della ‘Guerra al Terrore’ piuttosto che ai presunti radicali islamici, ma molti abitanti di Madrid e Londra che comprendono la montatura dell’11 settembre negheranno tuttavia con forza che la loro città abbia subito la stessa sorte. Non è mai stato spiegato perché qualcosa che ha funzionato così bene negli Usa non potrebbe ripetersi da qualche altra parte. A questo punto, va compreso il carattere essenzialmente a-nazionale delle élites del pianeta, dal momento che uno stato di polizia negli Usa non può funzionare isolato. Le rapide accelerazioni delle tendenze verso la convergenza nella ‘sicurezza nazionale’ vanno oltre il consueto concetto di politica. Negli anni Settanta, l’urbanista Paul Virilio ha esaminato la convergenza, e ha odentificato la sua conseguenza come un’ imminente transizione ad una giurisdizione militare globale’ (7).

Nello stesso tempo, quando le elites globali lotteranno per le riserve di idrocarburi in diminuzione, quando terrorizzeranno i loro popoli per sottometterli e scateneranno guerre sempre più distruttive, la lotta vitale per la realtà del consenso è più importante che mai. Il punto non è se la produzione globale di petrolio sta raggiungendo il massimo ora o lo raggiungerà tra 15-20 anni. La classe capitalista globale e i suoi fautori della popolazione-sottomessa stanno rispondendo a ciò ora (8). Se ‘puntare troppo in alto’ è una realtà obiettiva o solo un’altra fantasia maltusiana, i padroni del mondo agiranno in
base al progetto senza considerazione.

Da Bagdad a Caracas, l’Impero è in ritirata. E pertanto ciò rende il ricorso a ‘soluzioni’ estreme più, non meno, probabili. Secondo Michael Ruppert, l’emergere di uno stato di polizia globale a guida statunitense non è solo per il controllo privato del sistema legale, ma è piuttosto “una transizione – indotta da crisi – da un sistema legale profondamente compromesso a una società in cui l’uso della forza e il controllo soppianteranno completamente quel sistema” (9).

La gravità degli attuali sviluppi non deve essere sottovalutata. Ma mentre la spaccatura tra gli eventi e la loro rappresentazione aumenta sempre più, essa costringe un numero sempre più ampio di persone a riordinare le proprie mappe mentali, aprendo quindi nuove possibilità ad alternative radicali. Per sfruttare e dar forza a questo sviluppo, la comunità basata sulle prove deve evitare guerre di cortile e dispute interne. Ora più che mai è necessario condividere tutto ciò che sappiamo con chiunque conosciamo. Alternative pratiche non potranno emergere finché la maggior parte delle persone sarà addormentata, e questo perché una sistematica decostruzione e demitizzazione degli eventi costituisce il prerequisito per la liberazione e la ricostruzione del nostro mondo.

Quando alla fine cade la maschera, la realtà può essere come noi la rendiamo.

Per contattare l’autore: [email protected]

Note:

1. Citato in:
http://www.fromthewilderness.com/free/ww3/061704_conspiracy_union.html

2. “The Gatekeepers of the So-Called Left”, Charles Shaw, Newtopia Magazine, 16 maggio 2005

3. Vedi Adam Curtis, “The Power of Nightmares” The Rise of the Politics of Fear, BBC Television, 2004

4. http://www.questionsquestions.net/gatekeepers.html

5. http://www.insteadofwar.org/site/news_more.php?id=A667_0_2_0_M

6. “Progressive Irrelevance”, Anis Shivani

7. Paul Virilio, Popular Defense and Ecological Struggles and Speed and Politic, Semiotext(e) 1990, 1986

8. http://kurtnimmo.com/?p=626

http://members.tripod.com/~american_almanac/malthsay.htm

“… Esistono solo due modi possibili per sviare un mondo di 10 miliardi di persone. Gli attuali tassi di nascita devono scendere più rapidamente. Oppure gli attuali tassi di mortalità devono aumentare più velocemente. “Non c’è altro modo”. Ovviamente vi sono molti modi di far aumentare i tassi di mortalità. In un’era termonucleare, una guerra può fare ciò velocemente e in modo radicale. Carestia e malattie sono antichi freni naturali alla crescita della popolazione, e neanche uno di essi è sparito dalla scena… “Per farla breve: la crescita eccessiva della popolazione è l’unico ostacolo più
grande al progresso economico e sociale della maggior parte delle società nel mondo sviluppato” – Robert McNamara, 2 ottobre 1979

9. Michael C. Ruppert, Crossing the Rubicon (pg. 15), New Society Publishers, 2004

David Montoute
Fonte: http://www.uruknet.info/
Link: http://www.uruknet.info/?p=28182
11.11.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FILIPPO MARIA FATIGA

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