Violenza contro le donne: un’epidemia non più nascosta

AVVISO PER I LETTORI: Abbiamo cambiato il nostro indirizzo Telegram. Per restare aggiornato su tutti gli ultimi nostri articoli iscriviti al nostro canale ufficiale Telegram .

DI CESAR CHELALA

informationclearinghouse.info

Harvey Weinstein non avrebbe mia immaginato che le denunce di molestie sessuali da parte di diverse attrici, avrebbero innescato un movimento mondiale a difesa delle donne e sostenitore di un trattamento civile da parte degli uomini. Nonostante il persistere di un atteggiamento di accettazione delle violenze fisiche e sessuali nei confronti delle donne, donne e uomini hanno iniziato ad organizzarsi in gruppi culturali e socioeconomici contro la violenza e le ingiustizie di genere.

In Argentina la recente denuncia da parte dell’attrice Thelma Fardin, che all’età di 16 subì violenze sessuali da parte del collega Juan Darthés, all’epoca quarantacinquenne, ha costretto il noto attore a dover lasciar il paese per la vergogna. A San Paolo del Brasile dove Darthés era stato ingaggiato per lavorare in un ristorante, è stato accolto con forti lamentele da un vasto gruppo di donne brasiliane.

In tutto il mondo la violenza di genere più diffusa è la violenza domestica, esercitata principalmente all’interno delle mura domestiche, ovvero in ambito familiare. Colpisce principalmente donne, di tutte le età, indipendentemente dall’educazione o status socioeconomico. Sebbene le donne siano le vittime principali di abusi, anche gli uomini talvolta subiscono violenze da parte delle loro mogli o compagni. Le violenze talvolta avvengono anche tra partner dello stesso sesso.

Sebbene la violenza fisica e sessuale sia più facile da riconoscere, ci sono altre forme di violenze quali  l’abuso emotivo, le umiliazioni verbali, la minaccia di aggressione fisica o abbandono, il ricatto economico e la segregazione in casa. Molte donne raccontano che gli abusi psicologici e le umiliazioni sono più devastanti della violenza fisica, a causa degli effetti a lungo termine sulla propria autostima e fiducia in se stessi.

In molti paesi la violenza contro le donne, soprattutto in ambiente domestico, viene accettata. Ancora più inquietante, è la violenza sulle donne in gravidanza.  Studi comparativi hanno rivelato che donne in stato di gravidanza che subiscono abusi, corrono un rischio due volte superiore di subire un aborto e quattro volte superiore di avere un bambino sottopeso.

Entità del problema

Le cifre attuali che parlano della violenze sulle donne sono scioccanti. Nelle nazioni dove sono stati svolti studi attendibili, le statistiche indicano che tra il 10 e il 50% delle donne rivelano di avere subito violenze fisiche dal loro partner durante la loro vita.

Secondo il Ministro della Salute messicano, circa una donna su tre subisce violenze domestiche e si stima che in Messico oltre 6.000 donne muoiano ogni anno. Uno studio sulle donne in Messico sponsorizzato dal governo (Encuesta Nacional sobre la Dinamica de las Reclaciones en los Hogares 2006) riporta che il 43,2% delle donne oltre i 15 anni abbiano subito qualche forma di violenza intra familiare nel corso della loro ultima relazione.

La violenza domestica è diffusa anche in molte regioni africane. Nello Zimbawe, secondo un rapporto  delle Nazioni Unite, è responsabile di oltre sei casi su dieci di omicidio in tribunale. Secondo un sondaggio, il 42% delle donne in Kenya e il 41% in Uganda rivelano di essere state picchiate dai loro partner. Inoltre, sebbene in alcune nazioni come Sud Africa, sia stata approvata la legislazione sui diritti sulle donne, non vi è ancora stata una sua concreta attuazione.

In Cina, secondo un sondaggio nazionale, la violenza domestica riguarda un terzo della nazione, l’equivalente di circa 270 milioni di famiglie. Sempre un sondaggio condotto dall’Istituto di Diritto Cinese (China Law Institute) ha rilevato che nelle province di Gansu, Hunan e Zhejiang un terzo delle famiglie intervistate hanno assistito a violenze familiare e che l’85% delle vittime erano donne.

In Giappone, come in molti altri paesi, il numero dei casi denunciati è aumentato negli ultimi anni. Secondo alcuni avvocati che operano per porre fine alla violenza domestica, questo potrebbe rappresentare un segnale positivo e significare un superamento dei tabù sociali e culturali che un tempo costringeva le vittime al silenzio. Secondo la National Police Agency, il numero di persone che si sono rivolte alle polizie per aver subito violenze domestiche nel 2017 è aumentato del 3,6% rispetto all’anno precedente, per un totale di 72.455 persone.

In Russia, secondo alcune stime si calcola che ogni anno muoiano a seguito di violenze domestiche oltre 14.000 donne. Natalya Abubikirova, direttore esecutivo della “Russian Association of Crisis Center”, in una dichiarazione ad Amnesty International, ha fatto un paragone molto drammatico per definire l’entità del problema: “Nella Federazione russa il numero di donne che ogni anno muoiono per mano di mariti e compagni è circa pari al numero dei soldati sovietici uccisi durante i 10 anni della guerra in Afghanistan”.

In uno studio condotto dal Consiglio per le donne alla Moscow State University, il 70% delle donne intervistate ha affermato di aver subito dai propri mariti una qualche forma di violenza – fisica, psicologica, sessuale o economica -. Circa il 90 % degli intervistati ha dichiarato o di aver assistito a scene di violenza fisica tra i loro genitori quando erano bambini o di aver vissuto una simile violenza nel proprio matrimonio.

Secondo alcune ricerche condotte nei paesi arabi, almeno una donna su tre viene picchiata dal proprio marito. Nonostante le gravi conseguenze che derivano dalla violenza domestica e l’aumento della violenza contro le donne, i governi arabi ed islamici non fanno ancora abbastanza per affrontare la questione. “Ad oggi non si dispone di sistemi adeguati che permettano di raccogliere dei dati attendibili sulle violenza contro le donne nelle regioni arabe”, ha affermato la UNIFEM (Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite per le donne).

In molti paesi islamici, o nelle regioni con una sostanziale maggioranza islamica, alcuni passaggi del Corano sono talvolta utilizzati per giustificare la violenza contro le donne. Eppure molti esperti religiosi affermano che l’Islam respinge gli abusi sulle donne ed affermano l’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne. In molti casi la violenza contro donne, tra cui i femminicidi, hanno i loro fondamenti su basi culturali più che religiose e sono giustificate dalla necessità di proteggere l’onore della famiglia.

Non c’è alcun fattore preciso che influisca sulla violenza contro le donne, ma bensì diversi fattori culturali e sociali avrebbero reso le donne particolarmente vulnerabili a tale fenomeno. Ciò che hanno in comune, tuttavia, è che sono manifestazioni di relazioni di potere, storicamente inique, tra uomini e donne. Il Sudamerica, fondato su una cultura machista, spesso autorizza tali abusi.

Quando questa tipologia di relazioni si consolida, le persone finiscono per esserne condizionate e accettano la violenza come uno strumento legittimo per risolvere i conflitti – sia all’interno della famiglia che nella società causando e perpetrando un circolo vizioso.

Secondo l’UNICEF, le donne che si sposano in giovane età sono più propense ad accettare il fatto che un uomo possa picchiare la propria moglie e hanno una maggiore probabilità di subire violenze domestiche rispetto alle donne che si sposano in età più adulta.

La mancanza di risorse economiche che consentano di condurre una vita indipendente dal punto di vista economico, evidenzia la vulnerabilità delle donne di fronte alla violenza e le difficoltà che affrontano per riuscire ad uscire da relazioni violente.

Conseguenze della violenza contro le donne

In tutto il mondo la violenza sulle donne è la causa più frequente di decesso e invalidità tra le donne di età riproduttiva, al pari del cancro. Inoltre la violenza sulle donne è una causa importante di problemi di salute, ancor più della malaria e degli incidenti stradali insieme. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le violenze contro le donne riguardano circa 1,6 milioni di vite all’anno – circa il 3% dei decessi dovuti a cause diverse.

Inoltre, la violenza sessuale aumenta il rischio di contrarre malattie trasmesse sessualmente, tra cui l’AIDS (attraverso rapporti sessuali forzati o dovuto alla difficoltà a persuadere gli uomini a far uso di contraccettivi), e aumenta il numero di gravidanze indesiderate, oltre a portare a diversi problemi di tipo ginecologico, quali dolori pelvici cronici e rapporti dolorosi.

Il “Rapporto mondiale su violenza e salute” (World report on violence and health) stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, stima che tra il 40 e il 70% delle donne uccise in Australia, Canada, Israele, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti, siano state assassinate per mano dei loro mariti o fidanzati, spesso a seguito di un abuso sessuale.

Alcuni studi condotti negli Stati Uniti rivelano che ogni anno circa 4 milioni di donne vengono aggredite fisicamente dai loro partner o mariti. Uno studio eseguito negli USA ha rilevato che la violenza sulle donne è causa della gran parte delle visite mediche e di un terzo delle visite d’emergenza al pronto soccorso. Un altro studio ha rivelato che negli Stati Uniti, la violenza domestica è la maggior causa di infortunio trattato al pronto soccorso, più frequente degli incidenti su autoveicoli e degli incidenti in seguito a rapine.

Negli Stati Uniti il 25% delle pazienti con malattie psichiatriche che hanno tentato il suicidio, hanno subito violenze domestiche, così come l’85% delle donne che aderiscono a programmi per il trattamento di abuso di sostanze. Studi condotti in Pakistan, Australia e Stati Uniti hanno dimostrato che le donne che hanno subito violenze sessuali soffrono maggiormente di depressione, disturbi d’ansia e fobie rispetto alle donne che non hanno subito violenze.

La violenza domestica può avere conseguenze devastanti anche sui bambini. Secondo l’UNICEF fino a 275 milioni di bambini sono esposti in tutto il mondo a violenze domestiche. Da uno dei rapporti è emerso che i bambini che assistono a violenze domestiche non soltanto sono più propensi a sopportare lo stress di un clima violento in casa, ma hanno anche una maggiore probabilità di subire degli abusi.

Si stima che il 40% delle vittime di abusi infantili a loro volta abbiano dichiarato di aver vissuto violenze domestiche in casa. Inoltre i bambini esposti a violenze domestiche sono più esposti al rischio di far uso di stupefacenti, sono a rischio di abuso di sostanze, di gravidanza adolescenziale e comportamento delinquenziale.

Sebbene sia i medici che il personale sanitario possano essere di notevole aiuto, spesso non ricevono una formazione adeguata per poter diagnosticare correttamente un abuso. Inoltre spesso le donne sono restie o temono di denunciare gli abusi.

Diversi fattori socioeconomici e culturali, incluse la vergogna e il timore di ritorsione, non fanno che aumentare la resistenza da parte delle donne a denunciare le violenze subite. L’ordinamento giuridico penale di molti paesi rende spesso i processi difficili. Attualmente negli USA, il timore di un’eventuale espulsione dal paese, ha portato molte donne, soprattutto dell’America centrale,  a non presentare denuncia contro i propri partner o mariti. Gli uomini minacciano di denunciare le donne alle autorità competenti in materia di immigrazione qualora richiedano assistenza legale.

Spesso la paura tiene le donne intrappolate in relazioni violente. Si è accertato che circa l’80% di tutte le gravi lesioni e decessi legati alla violenza di genere si verificano quando donne sopravvissute alla violenza tentano di troncare una relazione o dopo che se ne sono andate.

Prevenzione della violenza contro le donne

I governi e le organizzazioni non governative (ONG) sono sempre più attente alle richieste da parte delle donne, di affrontare seriamente questa tematica. In Bangladesh nuove leggi hanno dichiarato la violenza contro le donne un reato punibile. Belgio, Perù e Jugoslavia hanno emanato delle leggi per definire più chiaramente le molestie sessuali.

La Repubblica Dominicana, il Portogallo, la Spagna, l’Uruguay e il Belgio, fra gli altri paesi, hanno approvato delle leggi che introducono sanzioni severe per gli abusi domestici. Il Regno di Giordania e il Marocco hanno fatto grandi progressi per proteggere il diritto delle donne, in un primo momento denunciando i cosiddetti delitti d’onore e poi fornendo assistenza alle vittime attraverso una linea telefonica che mantiene la riservatezza.

In India e in Bangladesh, un sistema tradizionale di giustizia locale denominato “salishe” è impiegato per far fronte alle violenze su ogni singolo caso. Per esempio, se una donna viene picchiata in Bangladesh, l’organizzazione non governativa del West Bengali “Shramajibee Mahila Samity” invia una mediatrice per discutere della situazione con le persone coinvolte e aiutare a trovare una soluzione, che poi viene formalizzata per iscritto da una commissione locale.

Anche in Cina ci sono stati alcuni progressi in merito a questo problema, per esempio collocando cartelli pubblicitari posizionati lungo le strade e nelle stazioni metropolitane che evidenzino la gravità della violenza domestica all’interno della società. La Federazione All-Cina Woman ha avuto un ruolo molto significativo nel portare la violenza domestica all’interno dei processi legislativi e decisionali.

Considerando le difficoltà nel riuscire a diagnosticare un abuso nonché la sua reticenza a denunciarlo, la strada vincente per combattere la violenza sulle donne è la prevenzione. Come riporta una relazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “il settore sanitario può svolgere un ruolo essenziale nel prevenire la violenza contro le donne, nell’aiutare a riconoscere precocemente gli abusi, fornendo alle vittime i trattamenti necessari e indirizzando le donne a centri di cura informati e appropriati. I servizi sanitari devono essere localizzati in luoghi in cui le donne si sentano sicure, dove siano trattate con rispetto, dove non vengano stigmatizzate e dove possano ricevere un sostegno  informato e competente”.

Alcuni studi svolti nei paesi industrializzati hanno dimostrato come gli approcci preventivi della sanità pubblica possano ridurre l’impatto negativo della violenza domestica. La prevenzione si suddivide in tre livelli: la prevenzione primaria impedisce che il problema si presenti; la prevenzione secondaria impedisce una progressione del problema; la prevenzione terziaria insegna alle vittime di abusi come evitare che l’evento si ripeta. In Inghilterra le strategie di prevenzione primaria hanno inserito nel programma educativo dei bambini e giovani all’interno delle scuole e dei centri comunitari la gestione delle emozioni quali rabbia e frustrazione, cause appunto di violenza. Le lezioni sono inoltre focalizzate a favorire le relazioni positive tra i generi ed una sana autostima in modo da attenuare la violenza.

Molti governi trovano difficile lavorare con le donne a livello di comunità, ed è qui che entrano in gioco le organizzazioni umanitarie. Questo è il caso della Giamaica, della Malesia e del Mozambico, dove le ONG sono particolarmente attive In Etiopia l’Associazione femminile di avvocati sta attivamente lavorando contro la violenza sessuale e gli abusi domestici.

Ciononostante resta ancora molto da fare al fine di poter controllare questa pandemia. Il governo e i capi delle comunità dovrebbero sforzarsi di creare una cultura di apertura e supporto eliminando la stigmatizzazione associata alle vittime di abusi. Inoltre, leggi più severe andrebbero emanate e applicate nonché seguite da piani d’azione nazionali.

Negli Stati Uniti, i “Centers for Disease Control and Prevention” (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie)  hanno elaborato una serie di strategie per aiutare a controllare questo tipo di violenza attraverso un pacchetto tecnico di programmi, politiche e pratiche. Poiché ha un approccio globale, il suo utilizzo può avere un effetto preciso  nel ridurre in maniera considerevole la pressione della violenza da parte dei partner.

Allo scopo di poter per frenare la pratica della violenza sulle donne è fondamentale un pieno coinvolgimento da parte degli uomini. In questi casi, le Organizzazioni non governative hanno dimostrato di essere più efficienti rispetto alle agenzie governative. In Cambogia, Giamaica e Filippine, le ONG stanno lavorando efficacemente con gli uomini per sostenere l’emancipazione femminile e i diritti delle donne. Il ‘Women’s Center of the Jamaica Foundation’ offre consulenza a giovani genitori maschi e forma educatori di pari livello con il programma ‘Young Men at Risk’.

La violenza domestica è una minaccia all’uguaglianza e alla giustizia. Costretta ad uscire dall’ombra, finalmente la violenza sulle donne viene affrontata in tutto il mondo, ma gli sforzi richiedono un’attenzione e mobilitazione continue per avere successo a lungo termine.

 

César Chelala

Fontehttp://www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/50928.htm

14.01.2019

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELENA SCAPIN

 

 

Potrebbe piacerti anche
Notifica di
6 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
6
0
È il momento di condividere le tue opinionix