DI SOLANGE MANFREDI
paolofranceschetti.blogspot.it
1.Di chi è la colpa; 2.Creare la crisi; 3. Creare il nemico; 4. Persecutori ingenui; 5. Ipocrisia del nemico; 6. La rivoluzione mondiale dei ricchi.
1. Di chi è la colpa
“Ora sappiano di chi è la colpa se non riusciamo ad arrivare a fine mese.
Sappiamo esattamente chi ci ha fregato, quando, quanto. Cosa facevano da giovani, come hanno avuto gli incarichi, se li meritavano, se sono stati raccomandati, quanto guadagnano, quanti immobili hanno, quanto dichiarano, se i figli sono a lavoro fisso o precario.
Meno male che oggi l’informazione c’è.
E che rabbia ci fa vedere ogni giorno che i soliti noti vivono alle nostre spalle, vanno in pensione dopo pochissimo con pensioni che noi non ci possiamo neanche sognare.
Sono loro che hanno distrutto il paese per poi svenderlo alle lobby internazionali.
Abbiamo nome e cognome di questi criminali. Ogni mattina ci sono un sacco di nuove informazioni su questi personaggi. Basta cercare. E che rabbia ci fanno.
Hanno ragione quelli che dicono che non c’è più tempo. Che si deve reagire. Ora. Subito, e forse è già troppo tardi. Perché si deve pur garantire un futuro ai nostri figli. Ci hanno tolto tutto.
Tanti italiani hanno dato il sangue per questa terra ed ora ce la facciamo rubare da questi bellimbusti, con l’aria pulita che non si sono mai sporcati le mani in fabbrica, che non si sono mai dovuti chinare a coltivare la terra, nei loro doppiopetti, con l’aria saccente e supponente?
Ma non hanno capito niente. Perché non sanno di cosa sia capace un uomo quando è disperato. Quando gli si togliere la possibilità di dar da mangiare ai figli.
Perché un uomo è tale solo se è disposto anche a sacrificare la vita per difendere il suo onore e quello della sua famiglia. Per difendere i più deboli, coloro che non possono farlo. Non ci faranno diventare schiavi.
La gente fortunatamente si sta svegliando. Credono di fregarci con i loro giochetti e con il sorriso sulle labbra, credono che non ci accorgiamo di quello che fanno. Ma sbagliano. La pacchia è finita.
Bisogna processarli tutti, metterli in galera, togliergli tutto quello che hanno. Ci hanno affamato, ha ragione chi dice che si deve fare una nuova Norimberga.
Il popolo ora sa. Il popolo ora vuole. Non è più disposto a subire. Le forze sane di questa nazione si stanno finalmente organizzando, siamo in tanti e saremo sempre di più.
Cacceremo chi ci ha rubato il futuro nostro e dei nostri figli”.
Questo è, a grandi linee, il sunto di quello che si sente dire in giro e che si legge spesso in internet.
Ed è un perfetto esempio di successo di manipolazione della massa.
La storia italiana (a partire dal 1930 ad oggi) è un susseguirsi di tali manipolazioni in cui la massa viene trasformata in uomo-arma per un preciso obiettivo, che ovviamente non è mai a vantaggio di chi si è fatto trascinare nella lotta, ma solo di chi ha tirato i fili.
Le tecniche di guerra psicologica per raggiungere un risultato sono sempre le stesse e la massa ogni volta ci cade. Anche oggi.
Ed allora vediamo quali sono queste tecniche.
2. Creare la crisi
Come riportano i manuali di guerra psicologica militari, quando si vuole raggiungere un obiettivo che in situazioni normali la popolazione non accetterebbe, si deve creare una crisi ed agire con armi psicologiche sulla massa, come ci ricorda anche il nostro premier Monti: “non dobbiamo sorprenderci che anche l’Europa abbia bisogno di crisi, e di gravi crisi per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessione delle parti delle sovranità nazionali ad un livello comunitario. E’ chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini ad una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è in atto una crisi visibile in atto conclamata” (1)
Secondo i manuali militari di guerra psicologica per causare la crisi si deve innanzitutto esasperare o creare dei bisogni (di lavoro, di casa, ecc…) che provochino insicurezza, rabbia e paura nella popolazione.
All’operatore di guerra psicologica i manuali indicano, a titolo esemplificativo, alcune condizioni da creare per raggiungere il risultato su citato:
creare scarsezza di viveri, abitazioni, vestiario e di altre necessità;
sviluppare al massimo la corruzione e la concussione tra i capi e la popolazione;
stimolare il dissenso tra le élite politiche e militari;
appoggiare forme di sanzione economiche ingiuste;
creare inflazione e tassazione esorbitante e non equa;
fomentare l’intolleranza razziale e religiosa;
creare disunità politica e mancanza di fiducia nei capi;
incoraggiare la discordia tra elementi sociali, politici ed economici che hanno risentimento tra di loro e contro il governo;
creare mancanza di risorse che possano sostenere l’economia;
fomentare rivolte e sovversioni;
compiere azioni di sabotaggio, terrorismo e violazione di diritti umani.
Create queste condizioni l’operatore di guerra psicologica deve poi impedire, per un certo tempo, che la popolazione possa soddisfare i propri bisogni creando così frustrazione.
3. Creare il nemico
La rabbia, insicurezza, frustrazione e paura per il futuro così creata nella popolazione deve, quindi, essere indirizzata, controllata e gestita per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Per poter far ciò l’operatore deve, innanzitutto, indicare un nemico (che può essere, di volta in volta, un popolo, una categoria sociale, una razza, una etnia, una religione, ecc…), a cui attribuire la colpa della crisi in corso e su cui catalizzare tutta l’attenzione, energia e sentimenti della massa.
Questo al fine di raggiungere due risultati:
1. impedire che la massa possa concentrarsi sull’obiettivo che vuole essere raggiunto e contrastarlo;
2. fruttare quella rabbia e frustrazione per creare risentimento nella società e, quando necessario, scatenare scontri violenti per terrorizzare la popolazione e farle chiedere e desiderare la soluzione proposta, che altro non è che l’obiettivo che l’operatore di guerra psicologica deve raggiungere.
Per indicare un nemico e scatenare risentimento nei suoi confronti l’operatore di guerra psicologica utilizza, innanzitutto, la propaganda. Ad esempio per scatenare il risentimento tra le varie classi sociali è sufficiente che la propaganda si concentri sui dislivelli economici esistenti, sulle disparità fiscali ed informando su eventuali evasioni. Per alimentare il contrasto tra la classe politica ed elettorato la propaganda si deve concentrare sul costo dei parlamentari, la corruzione dei partiti ed insinuare che a causa di tutto ciò non sia stato possibile attuare riforme socialmente desiderabili, ecc… L’importante è che la gente sia concentrata su un nemico, e non sull’obiettivo che l’operatore vuole raggiungere.
4. Persecutori ingenui
Già nel 1965 l’agente dei servizi segreti Guido Giannettini, protagonista della strategia della tensione, spiegava le tecniche psicologiche da utilizzare per raggiungere questo risultato.
Ripercorriamone i punti fondamentali:
1. Preparazione: …Anzitutto… si sceglie il gruppo (o i gruppi) da attaccare. Può essere, in linea di larga massima: politico, culturale, religioso, etnico,di classe. Possono essere presi in esame anche gruppi di tipo diverso come ad esempio: gruppi di lavoro (burocrazia, scienziati nucleari, militari, magistrati, etc.), gruppi di generazione (giovani)…
2. Propaganda: non deve basarsi sul ragionamento, ma colpire attraverso elementi irrazionali, inconsci. Da qui la necessità di preferire al ragionamento, lo slogan, il simbolo, qualcosa che evochi concetti ed esigenze elementari strettamente connesse alla natura dell’uomo o del gruppo interessato…. sostengono i maggiori teorici di propaganda e di psicologia sociale, non basta affatto presentare tesi positive, ma è necessario dare in pasto alle masse dei feticci da abbattere. L’avversario va identificato e segnato a dito; se poi non ha un volto ben preciso, tale volto gli va senz’altro attribuito, che sia naturalmente brutto, stupido, ridicolo, mostruoso. La gente deve imparare ad odiarlo. Deve essere tale che non può non odiarlo…
3. Infiltrazione: “… costituzione di un partito o sua trasformazione, creazione di organismi «camuffati» di fiancheggiamento del suddetto,… organizzazioni parallele di tipo diverso. Tali organizzazioni devono essere in grado di affrontare con probabilità di successo singole battaglie su temi apparentemente apolitici, combattute caso per caso, quasi a compartimenti stagni (il coordinamento, indispensabile, va tenuto al vertice e dietro le quinte)…per la creazione di efficaci organizzazioni parallele interessa una cosa sola: radunare degli «utili idioti » che si agitino, creando situazioni e stati d’animo senz’altro artificiosi… che poi, persistendo e divenendo abitudinari, cessano di essere artificiosi e vengono accettati come una seconda natura, appunto per quel processo dei riflessi condizionati reso celebre da Pavlov. Non importa neppure che gli « utili idioti» credano nelle idee a cui giovano….Possono svolgere la loro funzione per fede, oppure per una qualche convenienza, specificatamente per danaro, o per idiozia pura e semplice. In quest’ultimo caso rientrano anche coloro che sono «utili idioti» senza saperlo, divenuti cioè uomini arma inconsci… a chi muove i fili .. basta che costoro si agitino secondo il piano generale (che nella massima parte dei casi non conoscono) e che si battano per affermare determinati miti, con l’ausilio di pochi slogan efficaci. Tutte le altre elucubrazioni più o meno intellettualistiche non hanno importanza, perché la massa le dimentica ancora prima di averle apprese, come tutte le cose troppo logiche o troppo difficili. E, lo si tenga ben presente, la propaganda va rivolta soprattutto alle masse perché esse hanno ormai assunto nella società di oggi una importanza che sarebbe errato trascurare. Di solito si inizia con la stampa: non è difficile collezionare « intellettuali» a tendenza radicale, affidare loro un giornale o una rivista – mantenendone il controllo diretto o indiretto – finanziario, diffonderlo, affermarlo.
Indicato un nemico, alimentato l’odio nei suoi confronti, molte persone, definite da Giannettini “Utili Idioti” o, nella definizione che io ritengo più corretta dello psicologo Luigi Zoja ,“persecutori ingenui”, proseguono da sole ed inconsapevolmente a creare slogan, simboli, locandine contro il nemico indicato.
Tale attività “a cascata” ha lo scopo di alimentare rabbia nella massa con notizie quotidiane che informando su chi ha rubato, quanto, come, dove, se ha fatto vacanze pagate dallo stato, se ha fatto festini con escort, con quante auto blu è andata a comprare le scarpe, deve allontanarli dal problema reale e dall’obiettivo perseguito.
5. L’ipocrisia del nemico
Finita la fase della preparazione, indicato alla massa il nemico e trovato persecutori ingenui che aiutino nella diffusione della rabbia e della frustrazione l’operatore di guerra psicologica che vuole per indurre la massa all’azione, fa leva su una delle più forti motivazioni alla violenza: l’ipocrisia del nemico: “…ciò che più di tutto provoca la violenza è l’ipocrisia. Ci indigniamo e vogliamo prendere provvedimenti. Vogliamo raddrizzare le cose, contrastare le ingiustizie palesi e la servile falsificazione della verità. (2)
L’operatore di guerra psicologica inizia quindi a far filtrare notizie (magari vere) che suscitino sospetto sulle reali intenzioni del nemico indicato (il tal politico, il governo, un gruppo di potere, ecc..) insinuando che i progetti palesati non siano altro che “specchietti per le allodole” per coprire altri obiettivi segreti ed orribili.
Fatto ciò invita la massa a reagire con violenza evidenziando come questa sia l’unica via che permetta di “Strappare la maschera dal volto del nemico, smascherare il nemico e le subdole macchinazioni e manipolazioni che gli consentono di dominare senza ricorrere a mezzi violenti, cioè provocare l’azione anche a rischio di essere annientati, affinché la verità possa emergere: queste sono tutt’ora tra le più forti motivazioni della violenza che vediamo nelle università e nelle strade”. (3)
Per alimentare ancora più velocemente la violenza l’operatore fa leva sia sull’urgenza dell’azione, sia facendo credere alla massa che sono nella lotta per difendere un qualche diritto “la vita è degna di essere vissuta”.
Infine per far presa sui più giovani l’operatore farà ricorso alla propaganda del mito e della memoria con celebrazioni e commemorazioni, liturgie fortemente suggestive che esercitano sempre un fascino ipnotico sui ragazzi in cerca di identità. Come diceva già nel 1965 Giannettini l’importante è evocare un un mito, un’idea, una forza. Non è necessario che il mito sia giusto, bello, morale, o vero: basta che colpisca.
Anche in questo caso l’operatore funziona da semplice detonatore perché poi la propaganda viene portata avanti inconsapevolmente dai c.d. “persecutori ingenui”.
Fatto tutto ciò ed esasperato il clima, l’operatore agisce sulla massa con la c.d. “domanda pilota”, domanda che sottintende una sola possibile risposta (ad esempio: che cosa ci rimane da fare dal momento che la classe politica ….?)
A questo punto la massa è pronta. La violenza può essere innescata con facilità in qualunque momento e la popolazione atterrita dagli scontri sarà portata ad accettare qualsiasi cosa le si proponga per tornare alla tranquillità, permettendo così all’operatore di raggiungere l’obiettivo che si è prefissato.
6. La rivoluzione mondiale dei ricchi
Negli ultimi duecento anni il popolo ha lottato innumerevoli volte per rivendicare più giustizia ed eguaglianza tra le classi sociali e chiedendo che la ricchezza fosse distribuita in maniera più equa. I morti sono stati milioni.
Oggi possiamo fare un bilancio.
All’inizio del 1900 l’Occidente ricco aveva in media un reddito pro capite 3-4 volte superiore a quello dei paesi extraeuropei. Oggi la differenza è nell’ordine di centinaia.
La ricchezza si è concentrando nella mani di pochi con una velocità che non ha eguali nella storia.
La conclusione è, quindi, che l’unica rivoluzione che nelle ultime generazioni sia avvenuta e rimasta è stata la rivoluzione mondiale dei ricchi.
Ma chi ha versato il sangue è stata la popolazione che, trasformata in uomo-arma, in esercito inconsapevole, ha ceduto alla violenza e si è scagliata contro un nemico costruito ad hoc.
Oggi è importante non ripetere lo stesso errore. Le persone, o gruppi, o popoli che di volta in volta vengono indicate come nemici di cui sbarazzarsi per risolvere il problema non sono altro che falsi bersagli. Indicare un nemico ha la funzione di distrarre la popolazione perché non si concentri sul problema e possa vedere la soluzione.
Chi manovra i fili della guerra psicologica e fomenta la violenza lo fa per ottenerne un vantaggio a scapito della popolazione ed utilizzando come esercito la popolazione stessa.
Smettiamola di venire manovrati come marionette.
Solange Manfredi
Fonte: http://paolofranceschetti.blogspot.it
Link:
http://paolofranceschetti.blogspot.it/2012/04/utili-idioti.html
23.04.2012
NOTE:
(1) Mario Monti, intervista alla Luiss del febbraio 2011
(2) Hillman, Un terribile amore per la guerra
(3) H. Arendt, Sulla violenza, Guanda, Parma 2001, p. 70.