DI PAOLO BECCHI E GIOVANNI ZIBORDI
milanofinanza.it
Il problema fondamentale dell’economia italiana (non l’unico, ma il più importante) è che mancano circa 300 miliardi di euro in circolazione perché possa funzionare normalmente, come le economie degli altri paesi industriali avanzati. Perché diciamo circa 300 miliardi? Perché le banche hanno tagliato il credito alle imprese da 930 miliardi nel 2008 a circa 640 miliardi. Ora è questo il denaro che circola. Come noto rispetto a dieci anni fa la nostra produzione industriale è calata di più del 20%, il reddito procapite di circa l’8%, 300mila giovani in larga parte laur sono emigrati e la natalità è crollata al livello più basso del mondo (il più basso in assoluto). Questo è l’effetto di togliere quasi 300 miliardi da un economia da 1.700 miliardi l’anno di pil. Allo stesso tempo però la ricchezza finanziaria in Italia non è calata ed è tuttora (procapite) una delle più alte del mondo, siamo in surplus con l’estero e i nostri Btp hanno reso l’80% circa negli ultimi dieci anni, a dispetto dello “spread”. Anche come come debito complessivo, cioè di stato, famiglie, banche e imprese siamo nella media Ocde.
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La capacità di produrre, beni e servizi, ma anche proprio di riprodursi con i figli in Italia è peggiorata più che ogni altro paese industriale (eccetto la Grecia, che però non è un vero paese industriale). Il nostro paese è però solido dal punto di vista finanziario, come conti con l’estero e come ricchezza finanziaria. Ad esempio contrariamente a quello che hanno instillato anni di propaganda sul debito pubblico, alla fine chi avesse detenuto BTP avrebbe guadagnato 80% circa dal 2009, vale a dire più che con qualsiasi altro titolo di stato simile al mondo. Il primo aspetto, crollo della produzione, del reddito e della natalità indica che mancano soldi in circolazione. Ma il secondo aspetto, buona ricchezza finanziaria, alti rendimenti e buoni conti con estero, indica che i soldi si possono “trovare”. Un paese infatti molto indebitato e in passivo con l’estero effettivamente “non ha soldi”, ma il nostro caso è diverso, noi non abbiamo questi problemi, da noi mancano soldi che circolino tra le imprese e i consumatori. Se fossimo un paese con la propria Banca Centrale potremmo farle stampare i soldi che mancano come fanno in Cina, Giappone e Usa e farle finanziare i deficit. La Bce in realtà lo fa anche lei, ma pone come condizione di non aumentare i deficit e il governo italiano deve obbedire. Draghi ora che non è piu Presidente della banca centrale ha detto che sarebbe meglio aumentare i deficit visto che la Bce di fatto li finanzia comprando Btp, ma non poteva dirlo quando era in carica.
In cambio di questo servizio lo Stato cosa riceve? Questo nuovo tipo di debito pubblico non ha scadenza, è permanente, ma se uno vuole rivenderlo lo Stato lo compra alla pari, cioè non oscilla di prezzo. Perché oggi questa non sarebbe una cattiva idea? Perchè oggi siamo in un momento storico in cui persino i titoli di stato greci rendono zero e quelli tedeschi o francesi meno di zero e i Bot pure meno di zero. Se lo stato ti offre invece un rendimento e in più ti consente di usare questo conto per qualunque pagamento, centinaia di miliardi si sposteranno su questo tipo di debito pubblico permanente. In pratica lo Stato trasforma il debito pubblico in moneta, denaro che si può utilizzare immediatamente, liquidità che si può immettere nell’economia, quella liquidità che manca e che continuerà a mancare perché l’ Unione europea ci impedisce di aumentare il deficit. Questa soluzione, abbastanza geniale, per la verità non è nostra, viene da un economista noto di Chicago, John Cochrane che l’ha pensata per gli Stati Uniti, quando si troveranno in difficoltà coi loro 22mila miliardi di debito pubblico, ma secondo noi è perfetta per l’Italia. Già oggi. Vogliamo parlarne o dobbiamo continuare a parlare solo della “caccia alle streghe“? (riproduzione riservata)
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Fonte: www.milanofinanza.it
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11.11.2019