Tuomas Mallinen – The Epoch Times – 3 ottobre 2022
Ultimamente le mie rubriche sono diventate piuttosto apocalittiche, ma per un valido motivo. Proprio questa settimana abbiamo avuto la conferma che il nostro sistema finanziario è di nuovo sull’orlo del collasso, quando la Banca d’Inghilterra (BOE) è stata costretta a mettere in atto, di fatto, un salvataggio dei fondi pensione del Regno Unito.
Il 28 settembre, intorno a mezzogiorno, la Banca d’Inghilterra è entrata (di nuovo) nei mercati dei gilt (*)e ha iniziato ad acquistare titoli di Stato con scadenze più lunghe per fermare il crollo del loro valore, che avrebbe potuto causare lo scardinamento del sistema finanziario. I fondi pensione si sono trovati di fronte a importanti richieste di margini, che hanno minacciato di provocare una rapida corsa a cascata sulle loro passività, poiché la fiducia nella loro liquidità e solvibilità sarebbe stata messa in discussione da una cerchia sempre più ampia di investitori e clienti.
In effetti, la BOE è intervenuta per limitare il circolo vizioso delle chiamate di margini che i fondi pensione dovevano affrontare a causa del crollo del valore dei gilt.
Senza l’intervento della BOE, quel pomeriggio sarebbero potute iniziare le insolvenze di massa dei fondi pensione, con un patrimonio di circa 3.000 miliardi di dollari, e quindi molto probabilmente di altre istituzioni finanziarie. È ovvio che se uno dei principali centri finanziari del mondo, la City di Londra, dovesse affrontare un panico finanziario, questo si diffonderebbe in un istante al resto del mondo.
Sembra che il sistema finanziario globale sia stato salvato sull’orlo del collasso, ancora una volta, dai banchieri centrali. Tuttavia, si è trattato solo di una soluzione temporanea.
È ormai chiaro che un vero e proprio collasso finanziario minaccia tutte le economie occidentali, perché se i fondi pensione, spesso considerati investitori molto scarsi a causa del loro profilo di investimento avverso al rischio, rischiano l’insolvenza, ciò può accadere a qualsiasi altra istituzione finanziaria. Ritengo che il settore bancario sarà il prossimo in ordine di tempo.
Il settore bancario si regge sulla fiducia. Se la fiducia in una banca o nel sostegno illimitato delle autorità alla banca viene meno, si verifica una “corsa” alla banca.
Uno dei più importanti studiosi di crisi finanziarie, Gary B. Gorton, nel suo libro “Misunderstanding Financial Crises: Why We Don’t See Them Coming”, definisce una crisi finanziaria come “un evento in cui i detentori di debito a breve termine emesso da intermediari finanziari si ritirano in massa o rifiutano di rinnovare i loro prestiti“.
Nel linguaggio comune, Gorton dice che durante le crisi finanziarie, un gran numero di detentori di passività finanziarie delle banche, come i depositi, vuole incassare. Da qui il nome: corsa alla banca.
Ad esempio, durante il Panico del 1819 negli Stati Uniti, la gente si mise in coda fuori dalle banche per cambiare le proprie “novità finanziarie”, le banconote, in moneta metallica. Il Panico del 1819 contribuì a creare la prima depressione economica degli Stati Uniti.
Tuttavia, una corsa alla banca può non essere visibile, nel senso che altre banche e istituzioni finanziarie “corrono” sulle passività di una banca. Ad esempio, durante la crisi del 2007-2008, si è verificata una corsa al mercato delle operazioni di vendita e riacquisto (repo), al mercato della carta commerciale (cambiale finanziaria, N.d.T.) e ai saldi dei prime broker. La maggior parte delle persone non si accorge di queste prime fasi del panico, perché le imprese finanziarie corroono sulle passività e sulle attività di altre imprese finanziarie.
Il punto principale è che, poiché le passività vengono ritirate in massa, in qualsiasi forma, la banca finisce per esaurire le attività da impegnare/vendere per soddisfare le richieste di ritiro, e fallisce.
In futuro, il rischio maggiore di una corsa sistemica alle banche è probabilmente in Europa.
Le imprese e le famiglie europee sono state e continuano a essere decimate da un’inflazione devastante, da tassi d’interesse in rapida ascesa e da prezzi dell’energia alle stelle. Sono state colpite da tutte le parti e questo, molto probabilmente, causerà il fallimento finanziario di molte di loro.
Anche le banche sono attualmente colpite da pesanti diminuzioni del valore dei titoli di Stato, che utilizzano come garanzia. Queste potrebbero facilmente portare a perdite a cascata sulle banche, forse con una velocità, una dimensione e un’ampiezza mai viste prima.
Trovo difficile immaginare come questi sviluppi non possano portare a una crisi bancaria, senza un intervento massiccio da parte dei governi e delle banche centrali. E, come ho già detto, una crisi bancaria che inizia in Europa non vi rimarrà confinata.
Come ci si prepara allora?
Una caratteristica di una crisi bancaria è che molte banche, forse tutte, chiudono le porte ai clienti e impongono limiti di prelievo. Un’altra caratteristica è l’interruzione del sistema finanziario, in particolare per quanto riguarda i pagamenti con carta, a seguito della quale il sistema dei pagamenti al dettaglio può bloccarsi del tutto.
Mentre mi trovavo in Grecia, nell’estate del 2015, con la mia ex moglie, l’intera economia si è trasformata in un sistema basato sul contante, praticamente durante il fine settimana. La crisi bancaria greca del 2015 è stata causata dalla Banca Centrale Europea che, in modo del tutto irresponsabile e molto probabilmente per motivi politici, ha escluso le banche greche dall’assistenza di emergenza per la liquidità.
Sono stati imposti limiti al prelievo di contanti, le macchinette per le carte di credito sono “scomparse” o si sono “rotte” in ristoranti, negozi e altro ancora e, infine, i contanti hanno smesso di uscire dai bancomat. Sono stati istituiti controlli sui capitali e la capacità dei greci di trasferire denaro all’estero è stata seriamente ostacolata. Naturalmente noi avevamo contanti a sufficienza, cosa che accade spesso quando si viaggia con un ricercatore di crisi in un Paese minacciato da una crisi.
Il punto principale è (era) che durante le crisi bancarie non si ha pieno accesso ai propri depositi in banca. Di conseguenza, i pagamenti elettronici come le carte bancarie potrebbero diventare inutili. Nel caso estremo, i vostri depositi potrebbero essere utilizzati per ricapitalizzare le banche in difficoltà in un processo chiamato “bail-in“.
Tali leggi sono state introdotte dopo la crisi del 2008 e sono state promulgate per la prima volta per risolvere la crisi bancaria di Cipro nel 2013.
Tecnicamente, in caso di crisi bancaria, ogni somma in banca che supera la soglia di assicurazione dei depositi, un limite che può anche non essere “scolpito nella pietra”, è minacciata dal bail-in.
Già nel marzo 2017 avevamo avvertito che il sistema finanziario globale, scoppiato durante la crisi finanziaria del 2008, non è mai stato veramente risanato. Abbiamo notato che esso e l’economia globale sono stati tenuti in piedi solo grazie ai continui interventi delle banche centrali e dei governi e alla concessione quasi illimitata di credito. Il 28 settembre, la BOE ci ha dato la conferma definitiva che le cose stanno davvero così.
Siamo in guai molto, molto seri.
(*) N.d.T. – Titoli di Stato britannici denominati in sterline, emessi dal Ministero del Tesoro e quotati alla Borsa di Londra. Gilt, letteralmente “scrofa”, cioè la forma di certi salvadanai a forma di suino.
Tuomas Malinen è AD e capo economista di GnS Economics, una società di consulenza macroeconomica con sede a Helsinki, e professore associato di economia. Per 10 anni ha studiato la crescita economica e le crisi economiche.
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