Di Jacopo Brogi
Khisas, alta Galilea, 18 dicembre 1947: “I soldati ebrei attaccarono il villaggio e nel pieno della notte cominciarono a far saltare in aria delle abitazioni a caso, mentre gli inquilini dormivano. Nell’attacco furono uccise quindici persone, tra le quali cinque bambini.” È stato lo storico israeliano Ilan Pappè a narrare la genesi dello Stato di Israele (1948), come ultimo atto della “Pulizia etnica della Palestina” (così si chiama uno dei suoi libri più rinomati, uscito nel 2006): circa 250.000 persone cacciate dalle loro terre.
“Sono favorevole al trasferimento forzato: non ci vedo nulla di immorale”. Così il padre fondatore, poi primo ministro, David Ben Gurion all’Esecutivo dell’Agenzia ebraica nel giugno 1938.
Una immane tragedia lunga decenni lega idealmente i morti di Khisas con quelli del quartiere Tal al-Sultan di Rafah del 26 maggio scorso. Ancora di notte. Missili contro tende, missili contro rifugiati, nell’”area sicura”. Almeno 45 morti: in molti sono stati bruciati vivi. Anche con armi americane.
Per il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato un “tragico errore”. Lo fu anche per i fatti di Khisas: Ben Gurion “rilasciò pubbliche scuse in modo teatrale, affermando che l’azione non era stata autorizzata, ma alcuni mesi dopo, in aprile, la incluse in una lista di operazioni riuscite”.
E al 2024 la guerra va avanti, nonostante Rafah. Secondo Tzachi Hanegbi, consigliere per la Sicurezza nazionale di Israele, “i combattimenti a Gaza continueranno per altri 7 mesi”.
È la lotta al terrorismo, che oggi si chiama Hamas, ma ieri erano gli “infiltrati” – ossia quei palestinesi che non dovevano in nessun modo unirsi all’Esercito Arabo di Liberazione, pena la morte. Le unità paramilitari dell’Haganà entravano nei villaggi per cercarli: “qualsiasi resistenza a queste incursioni di solito finiva con i soldati ebrei che sparavano a casaccio uccidendo parecchia gente”.
L’Ovest dominatore è così: usa guerra e terrore, usa propaganda, in ogni modo.
Oggi sei un terrorista, ma se convenisse, domani potresti essere amico.
Uno dei tanti casi di scuola, forse il più clamoroso, è quello del MEK, gli iraniani Mujahideen-e Khalq, che gli Stati Uniti tolsero dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche nel 2012, dopo UK (2008) e Ue (2009).
Un’inchiesta del Guardian provò come e perchè. E lo scrisse a chiare lettere: “la campagna per seppellire la storia sanguinosa del MEK, fatta di attentati e assassinii che hanno ucciso uomini d’affari americani, politici iraniani e migliaia di civili, e per dipingerlo come un fedele alleato degli Stati Uniti contro il governo islamico di Teheran, ha visto grandi somme di denaro indirizzate a tre obiettivi principali: membri del Congresso, gruppi di pressione di Washington ed ex funzionari influenti.”
Il Segretario di Stato Hillary Clinton rimosse il MEK dalla blacklist dopo aver inviato un parere riservato al Congresso all’inizio di quel settembre così rovente, e lo sarà molto di più quello del 2022. Esattamente dieci anni più tardi, fu proprio la Clinton uno degli sponsor principali di Women, Life, Freedom (Donna, Vita, Libertà) organizzazione premiata dalla Ue, un anno dopo, col premio Sakharov per la libertà di pensiero e committente di “Eyes on Iran”, la campagna che dagli Usa all’intero Occidente, puntava in alto. La morte provata da Teheran come naturale della giovane Masha Amini fu utilizzata per destabilizzare l’intero paese con proteste violentissime, scontri ed un tentativo di regime change, clamorosamente fallito.
Poteva mancare il MEK? L’organizzazione è stata sempre ben presente durante tutte le fasi cruciali dell’Iran contemporaneo. Subito dopo la rivoluzione di Khomeini si schierò contro il proprio paese, arruolata dall’Iraq di Saddam in quella “guerra imposta”, come la chiamano gli iraniani, da un milione di morti. MEK ha ucciso almeno 17.000 persone, peraltro ingaggiando contro lo Stato una strategia della tensione che ricorda molto ciò che ha vissuto l’Italia della Guerra Fredda. Attentati grandi e piccoli contro un Iran che aveva iniziato la propria avventura di disallineato da Est e da Ovest.
Persino un Presidente, un Primo Ministro ed il Capo della Magistratura caddero martiri dei Mujahideen-e Khalq. La reazione di Teheran fu dura, da Paese sotto attacco. E l’onda lunga del 2022 è stata cavalcata dal MEK, oggi “movimento politicamente corretto” promotore dei diritti umani tanto cari all’Ovest.
ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) è uno dei think tank italiani più rinomati, filoatlantico da sempre. Nel 2018 analizzava in profondità il MEK, arrivando addirittura a criticare l’amministrazione americana (c’era Trump):
“A partire dagli anni ‘80 i Mojaheddin devono fare voto di celibato eterno, chi è sposato deve divorziare, chi non lo è deve giurare di non farlo mai, né può avere dei figli”. E continuava: “ I MEK hanno assunto negli anni sempre più i caratteri di una setta incentrata sul culto della personalità della leader Rajavi e fortemente centrata sull’empowerment femminile: alle bambine viene insegnato che unirsi ai Mojaheddin è “un viaggio verso il self-empowerment e l’illuminazione del martirio ispirato dalla luce e dalla saggezza di Maryam e Masoud Rajavi”.
Nel 2005, ancora in blacklist: “avrebbero ricevuto addestramento da parte del Joint Special Operation Command (JSOC) americano nel deserto del Nevada, un ambiente simile dal punto di vista paesaggistico all’Iran nord-occidentale. L’addestramento sarebbe stato completato prima dell’insediamento di Obama, e sarebbe consistito soprattutto in tecniche di comunicazione, crittografia, tecniche di assalto e guerriglia. Sempre nel 2012 la NBC riporta le testimonianze di due funzionari dell’amministrazione Obama secondo i quali gli omicidi dei cinque scienziati nucleari iraniani nel 2007 sarebbero stati commessi dai MEK in collaborazione con il Mossad, con il supporto dell’intelligence statunitense”.
Gli scopi? “La loro intenzione, dopo il rovesciamento del regime iraniano, è la creazione di un governo ad interim con a capo Maryam Rajavi – già nominata futura presidente dell’Iran – seguito da elezioni libere. Al di là della retorica però il modus operandi rimane profondamente autoritario: oltre al celibato forzato, i membri del gruppo non hanno accesso a giornali, radio o televisione, nessuno può criticare Rajavi. I membri vengono periodicamente sottoposti a sessioni di autocritica in cui vengono filmati mentre ammettono di avere tenuto comportamenti contrari alle leggi del gruppo”.
Poi la stoccata finale, come se gli americani fossero nuovi a questo tipo di operazioni:
“In definitiva, l’errore dell’ingerenza negli affari interni di un paese allo scopo di mutarne l’orientamento ideologico, ignorando volontariamente il fatto che i gruppi su cui si scommette per farlo non sono affatto ritenuti legittimi dalla popolazione di quel paese, e che qualsiasi mutamento dovrebbe derivare proprio da un processo politico interno, non per imposizione o destabilizzazione proveniente dall’esterno”.
La stagione Donna, Vita, Libertà del 2022 ha risuonato a lungo sui grandi media e ha avuto un importante eco in tutto il mondo. E il MEK – per Teheran è una organizzazione terroristica – che oggi ha sede in Albania, con la sua rete accreditata tra l’Europa e Stati Uniti – ha svolto in questo tipo di propaganda un ruolo centrale, arrivando a promuovere una lettera aperta a cui hanno aderito un gruppo di 109 ex leader mondiali per “sollecitare il sostegno alla rivolta in corso in Iran”.
I firmatari includono 50 ex Presidenti, 48 ex Primi Ministri, un ex Cancelliere e altri nove ex Capi di Stato di tutto il mondo, tra cui l’ex Segretario Onu Ban Ki-moon, l’ex Vice Presidente degli Stati Uniti Mike Pence, gli ex Presidenti della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker e Romano Prodi, l’ex Primo Ministro del Regno Unito Liz Truss.
“Il gruppo ha anche esortato la comunità internazionale a riconoscere i quattro decenni di campagna della coalizione democratica Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (NCRI – anche noto come MEK, ndr), raccogliendo il sostegno per il Piano in dieci punti proposto dalla Presidente del NCRI Maryam Rajavi.”
Eppure, nel giugno 2023, il Dipartimento di Stato sottolineava come Washington non consideri il MEK “un movimento di opposizione democratica valido e rappresentativo del popolo iraniano”. Dall’altra parte, i Neocon non hanno mai fatto mistero di volere l’Iran, nel vero senso della parola. Mike Pence, John Bolton, Rudy Giuliani e Mike Pompeo erano tutti parte dell’entourage di Donald Trump, che – non dimentichiamolo – ha dato il via libera all’uccisione del generale Qasem Soleimani, il 3 gennaio 2020.
Negli ultimi 44 anni in Iran si sono svolte 39 elezioni generali, il MEK non ha mai cercato di parteciparvi, evidentemente i suoi leader sanno di non aver alcun appoggio all’interno del paese. Oltre alla guerra per conto terzi, agli attentati, alla propaganda, hanno dimostrato di sostenere le severissime sanzioni economiche contro il popolo iraniano che l’Occidente via via impone.
E’ lo stesso Occidente che oggi chiama il compianto presidente iraniano Raisi “Macellaio di Teheran”: fonte Wikipedia, via NBC News, via Human Right Watch, via MEK. A proposito di propaganda e della sua catena di montaggio.
Raisi, in realtà, era rinomato in patria per essere stato una delle personalità che all’interno del sistema giudiziario, nel quale lavorava e che lo portò poi a essere presidente della Corte Suprema fino al 2021, aveva cercato giustizia contro gli atti violenti del gruppo terroristico MEK, soprattutto negli anni ottanta.
Oggi il MEK punta addirittura all’ingresso nel sistema politico tedesco, locomotiva della UE, attraverso un’intensa attività di lobbying, ben documentata recentemente dal giornalista iraniano Alireza Niknam.
Askanews 30-05-2024 – ore 17:50
Colleghi e amici trasportano all’ospedale Nasser di Khan Younis i corpi di due autisti di ambulanze palestinesi rimasti uccisi in un attacco che ha colpito i loro mezzi nella zona di Tal al-Sultan a Rafah. I paramedici Haitham Tubasi e Suhail Hassouna si trovavano in un’ambulanza che portava i contrassegni dell’organizzazione e sono stati attaccati dall’IDF, ha riferito il ministero della Sanità di Gaza, guidato da Hamas, secondo cui i due erano in viaggio per recuperare corpi e feriti dalla zona.
La guerra continua, così come la Pulizia etnica della Palestina.
E’ colpa dei terroristi, ci mancherebbe. Ma quali?
Si possono effettuare queste operazioni nella maniera seguente: distruggendo i villaggi (dandogli fuoco, facendoli saltare in aria e minandone le macerie) e specialmente quei centri popolati difficili da controllare con continuità; oppure attraverso operazioni di rastrellamento e di controllo, con le seguenti linee guida: circondare i villaggi e fare retate all’interno. In caso di resistenza si devono eliminare le forze armate e la popolazione deve essere espulsa fuori dai confini dello Stato.
Piano Dalet, 10 marzo 1948
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Di Jacopo Brogi
31.05.2024
FONTI
Pappé, Ilan, The Ethnic Cleansing of Palestine. Oneworld (2006). Edizione Italiana Fazi Editore
https://en.wikipedia.org/wiki/Ebrahim_Raisi
https://iran1988.org/open-letter-by-former-world-leaders-to-the-leaders-of-canada-the-eu-uk-and-us/
https://www.iranintl.com/en/202306202329
https://iran1988.org/global-statement-denouncing-ebrahim-raisis-planned-appearance-at-un-geneva/
https://www.state.gov/foreign-terrorist-organizations/
https://www.iranintl.com/en/202305292957
https://www.hrw.org/news/2022/06/08/iran-1988-mass-executions-evident-crimes-against-humanity
Iran: chi sono i Mojaheddin-e Khalq, i radicali sostenuti dai falchi USA
https://www.theguardian.com/world/2012/sep/21/iran-mek-group-removed-us-terrorism-list
https://www.bbc.com/news/world-us-canada-19767043
https://iran1988.org/signatories-of-former-world-leaders-2023-open-letter-on-iran/
https://www.hrw.org/news/2022/06/08/irans-1988-mass-executions#four
Germania, la CDU del dopo Merkel si ritrova “alleata” dei terroristi del MEK
https://en.irna.ir/news/85474949/500-medical-staff-killed-since-October-7-Gaza-Health-Ministry