Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo documento, scritto in risposta all’articolo del Fatto citato in basso. Il quotidiano di Travaglio non ha voluto pubblicarlo: chissà perché…
Se questa è Filosofia
Lettera a Il Fatto Quotidiano in risposta all’articolo https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/15/non-solo-agamben-oltre-100-filosofi-contestano-il-loro-collega-e-firmano-un-documento-a-favore-di-green-pass-e-vaccini-il-testo/6356547/
All’attenzione de Il Fatto Quotidiano
Come filosofi, scienziati e intellettuali italiani, manifestiamo il nostro senso di disorientamento per il documento che un centinaio di docenti hanno firmato in contrapposizione a Giorgio Agamben e a quanti condividono la medesima posizione in merito alla questione Green Pass.
Rispondiamo alla lettera dei 100 filosofi analizzando le quattro osservazioni che sono state mosse contro Agamben:
1) I colleghi ci ricordano, giustamente, il contributo della filosofia nei confronti della scienza: un ruolo di critica e di approfondimento che non può mancare di rispetto nei confronti dei risultati scientifici. Sosteniamo questa affermazione in toto. Ciò che però i colleghi omettono è che molti lavori scientifici recenti dimostrano le numerose e pericolose criticità dei cosiddetti vaccini anti-Covid approvati in Italia. È scientificamente asseribile che i vaccini anti-Covid19 sono in una fase ancora a tutti gli effetti sperimentale, così come peraltro affermato dalle autorità italiane [1]. Bisogna ricordare anche che i vaccini a mRNA, del tutto nuovi, e a DNA, basati sulla sintesi della proteina Spike, a causa dell’emergenza, sono stati testati in trials clinici di rapidità e approssimazione estreme, con grave perdita di informazioni utili per le fasi successive della sperimentazione [https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/qanda_20_2390; https://www.ema.europa.eu/en/human-regulatory/overview/public-health-threats/coronavirus-disease-covid-19/treatments-vaccines/vaccines-covid-19/covid-19-vaccines-authorised]. Inoltre, i trials clinici hanno sofferto di numerose lacune, come evidenziato dalle stesse case produttrici e poi dalla letteratura scientifica ad oggi disponibile: le coorti non erano rappresentative della popolazione ed erano formate da persone in buona salute; non c’erano donne in gravidanza; come outcome primario fu scelta solo la sintomatologia lieve, peraltro di soggetti non esposti al COVID19; non fu testata la riduzione di infettività; i piccoli numeri a sostegno della percentuale di efficacia, rendevano scarsa la portata statistica dei risultati [http://dx.doi.org/10.1136/bmj.m4037]. Va sottolineato infine che le informazioni sugli effetti avversi sono riportate in Italia solo attraverso farmacovigilanza passiva che può sottostimare anche 100-200 volte la frequenza dei casi. Per di più, per ovvie ragioni, e diversamente dai vaccini tradizionali basati su molecole e principi del tutto diversi (patogeno inattivato o proteine), in questo caso nulla è noto circa gli effetti avversi a medio e lungo termine di trattamenti innovativi e privi di un passato epidemiologico in cui si introducono, senza nessun documentato monitoraggio, acidi nucleici (mRNA o DNA) nel corpo umano.
2) La relazione dello Stato nei confronti dei cittadini trova i suoi fondamenti e si articola in forme ben precise, la cui definizione, perlomeno nella forma repubblicana democratica che ci è propria, trova il suo fondamento nella Costituzione. Che ci si trovi in uno stato di emergenza è ciò che viene affermato dal governo, da quasi due anni, adattando una clausola concepita per le catastrofi naturali che richiedevano l’intervento della Protezione Civile. Ammesso e non concesso che all’inizio del 2020 il ricorso a quella clausola potesse avere una giustificazione, non è pensabile che uno Stato viva in una continua condizione emergenziale, anche mentre di fatto da mesi, anche dal punto di vista epidemiologico, non v’è traccia di emergenzialità. Il governo, dunque, si sta comportando come se la semplice possibilità di un’emergenza a venire fosse essa stessa da considerare come un’emergenza.
Ma questo apre lo spazio ad ogni possibile abuso, perché di fatto ogni momento può essere dichiarato d’autorità come qualcosa che, a insindacabile giudizio di qualcuno, cova una “potenziale emergenza”. Quanto al riferimento che “Tale emergenza richiede procedure che sempre sono state adottate in questi casi a tutela degli interessi della comunità: si pensi alla vaccinazione di massa svolta ai tempi del colera – 1973! – a Napoli”, solo anni dopo sarà, infatti, documentata la scarsissima efficacia del vaccino somministrato in quell’occasione (un vaccino con sperimentazione decennale), al netto delle più importanti azioni di intervento sulla qualità igienica individuale e collettiva [da Greco & Benelli, Scienza Express Editore, 2021].
3) L’affermazione che l’adozione del Green Pass, imposto come obbligatorio, “non induce nessuna discriminazione tra classi di cittadini”, ci lascia francamente stupiti. Per quanto concerne gli aspetti scientifici, rimandiamo alle audizioni informali presso il Senato della Repubblica dei professori Mariano Bizzarri, Marco Cosentino, Marialuisa Chiusano, Leonardo Salmaso, Alberto Donzelli per l’ambito medico e biologico, e Alessandro Mangia e Marina Calamo Specchia per l’ambito giuridico, dei giorni 6 e 7 ottobre 2021, contigui all’intervento di Agamben. Sul versante filosofico-giuridico, l’introduzione di una norma che divide in categorie i cittadini e ne limita o addirittura annulla, sub constricta conditione, alcune delle libertà e dei diritti fondamentali della persona umana costituzionalmente garantiti, entrando in conflitto con la precedente legislazione sia italiana che internazionale, è precisamente un atto discriminatorio. Ma soprattutto, un’analisi dei recenti interventi del governo, in particolare il decreto di riforma della privacy [https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/terremoto-privacy-nel-decreto-capienze-pa-senza-freni-ecco-gli-impatti/], descritto dalla stampa come un “terremoto” dell’attuale quadro normativo europeo (GDPR, ecc.), si presenta come l’ulteriore tassello di un processo di allargamento e consolidamento della sorveglianza digitale, di cui il lasciapassare verde appare come la prova generale. Ci chiediamo e chiediamo ai nostri colleghi: fino dove è possibile giustificare lo stato di emergenza, e un governo che lo sostiene a oltranza, in presenza di atti che hanno come risultato la progressiva riduzione degli spazi di libertà dei cittadini?
4) Infine, l’affermazione “L’istituzione del Green Pass non comporta nessuna repressione della libertà individuale” perché “la libertà di una persona finisce quando lede la libertà di un’altra” è un argomento che non può essere accettato in forma così semplificata. Posto che la libertà non è arbitrio e che ogni libertà trova un limite nella libertà altrui, ciò non giustifica automaticamente qualunque compressione di diritti e libertà attuata in via obliqua, tramite un obbligo di fatto, imposto al di fuori delle garanzie costituzionali. Il punto sostanziale è: quale lesione verrebbe esercitata da parte di chi non detiene un Green Pass e a chi? Quale danno verrebbe perpetrato da un non vaccinato nei confronti di un vaccinato?
In conclusione, auspichiamo che su tutti i punti già menzionati si possa aprire un confronto e un dialogo aperto, interdisciplinare e rispettoso delle opinioni altrui. Ci piacerebbe invitare i colleghi firmatari a partecipare a questo dialogo in modo non competitivo, ma costruttivo e inclusivo, per riportare finalmente l’università sul terreno che le è proprio: quello dell’indipendenza culturale e scientifica da ogni potere. Aspetto, questo, che nell’ultimo anno e mezzo ci pare sia stato sacrificato sull’altare della “ragion di stato” sanitaria.
In scienza e coscienza, firmato:
Lorenzo Maria Pacini (UniDolomiti di Belluno)
Maria Luisa Chiusano (Università Federico II di Napoli)
Domenico Fiormonte (Università Roma Tre)
Leonardo Vignoli (Università Roma Tre)
Nicola Schiavone (Università di Firenze)
Membri dell’Associazione CoScienze Critiche