Raid americano a Bagdad, ucciso il generale iraniano Soleimani. La guerra asimmetrica diventa personale

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DI ANTONIO DE MARTNI

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L’Ammiraglio Yamamoto, capo di SM giapponese, fu deliberatamente ucciso dagli americani (24 aerei abbatterono il suo dopo aver decifrato l’itinerario) durante la guerra, perché ritenuto – con ragione- una mente strategica superiore.

Gli inglesi attentarono – senza successo- alla vita di Rommel e – con successo- a quella di Heidrich perché stava implementando un piano di riforma dell’Abweher che li avrebbe messi in crisi.

Ieri all’aeroporto di Bagdad gli USA hanno ucciso il generale Kassem Suleimani incaricato iraniano del dossier iracheno, in rappresaglia per l’attacco all’ambasciata USA di Bagdad.

L’aggressione fu motivata da un bombardamento USA che ha ucciso 25 miliziani e anche questa era una rappresaglia per la morte di un contractor americano colpito da un missile.

Suleimani divenne noto quando iniziò a collaborare con gli USA contro il Daesch e impressiono tutti per il carisma e la capacità di comando dimostrata nei confronti dei miliziani sciiti che furono decisivi per sradicare i jihadisti sunniti.

La prima conseguenza a lungo termine é che nessuno vorrà più negoziare/ cooperare con gli Stati Uniti per non farsi identificare.

A breve termine vedremo come l’Iran – e gli amici di Suleimani – reagiranno in questa gara di ripicche chiamata escalation. Sceglieranno il terreno (Libano, Israele, Arabia Saudita? ) e il momento.

Di recente, gli Stati Uniti minacciarono di morte il dittatore nord coreano.

Siamo insomma agli omicidi mirati in una macabra gara d’imitazione del nemico: i terroristi aspirano a costituire reparti in uniforme con gerarchie riconosciute e gli Stati mirano a compiere azioni terroristiche e dinamitarde. Quando non si hanno idee, si imita l’avversario.

Le Convenzioni di Ginevra sulle regole di guerra e trattamento dei prigionieri sono diventate « pezzi di carta ».

Il tribunale penale internazionale, vanto della diplomazia italiana, serve a inquisire piccoli capi tribù, ma ogniqualvolta cerca di inquisire per crimini di guerra paesi e uomini influenti ( Stati Uniti, Israele, Tony Blair) ecco che il Bolton di turno minaccia di arrestare gli inquirenti.

É un altro calcolo sbagliato.

I paesi poveri ed emergenti hanno una arma imparabile: gli attentatori suicidi. Suleimani era il braccio armato di Rouhani ( ossia l’ala moderata) e ne risulterà indebolito.

L’Iran stava cercando un modus vivendi con Trump. Ora cercherà vendetta è questa sarà affidata a elementi radicali.

 

Antonio De Martini

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3.01.2020

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