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Quando ti fanno proprio incazzare

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A cura di Davide
Il 2 Dicembre 2016
158 Views

DI CARLO BERTANI

carlobertani.blogspot.it

Perché mi sono lasciato andare a quel clic? Non potevo passare oltre e andare a vedere le previsioni del tempo? Perché certa gente ti deve sconfortare con la sua pochezza, con l’inutilità dello scrivere?
Mi riferisco ad Antonella Beccaria ed al suo articolo sull’assassinio di Bruno Caccia, avvenuto la bellezza di 33 anni or sono, in un contesto sociale completamente diverso dall’attuale. Il Presidente era Sandro Pertini, il primo Ministro Amintore Fanfani, uno stipendio medio era di 500.000 lire, un’autovettura economica costava circa un milione, mangiare al ristorante 1.000 lire o poco più. Eppure, Antonella Beccaria pretende di chiedere verità per quella morte, senza minimamente accorgersi del “contorno”, ossia delle mutate condizioni sociali rispetto all’epoca dei fatti! Se non si è trovato finora un colpevole, signora Beccaria, è inutile cercarlo, salvo una confessione tardiva in articulo mortis.

L’omicidio di Bruno Caccia (magistrato) fu una, purtroppo, “solita” storia italiana: ucciso una Domenica sera del 1983 con 9 colpi più tre di grazia dalla n’drangheta – almeno, così si dice – mentre la sua scorta non c’era “perché anche i poliziotti hanno diritto di avere un po’ di vita privata”.
Sicura che è stata la n’drangheta? Poteva essere un killer dei servizi segreti (deviati?), uno assoldato dalla massoneria “speciale” – tipo P2 – oppure aveva toccato qualche ganglio vitale internazionale e allora…saranno stati i servizi di qualche stato estero, di qualche massoneria o società segreta d’oltre oceano, oltre cortina, oltralpe, oltre Tevere, oltre…
E, i killer, hanno aspettato proprio il momento che la scorta non ci fosse. Che caso.
Nessuno, qui, vuole infangare la memoria di Bruno Caccia – ci mancherebbe – però troviamo il suo articolo scipito, senza capo né coda, senza senso, privo di qualsiasi interesse.
Mai sentito parlare di strategia della tensione? Di morti eccellenti? E allora!

Ciò che meraviglia è osservare il suo pezzo in seconda posizione su “Il fatto quotidiano” (1), il che fa pensare. Lei, signora Beccaria, porta un cognome che affonda le radici nella storia giuridica, ma anche il mio non è da nulla nella storia politica di questo Paese.
Come si fa ad essere così ingenui? Ma lo fa o lo è?

Sergio Castellari, Gabriele Cagliari e Raul Gardini: mai sentito parlare di loro? Tre suicidi, certo, come no. Mario Almerighi ne trasse un libro carico di punti interrogativi, di quei punti che puzzano di falso lontano un miglio (2). Mauro de Mauro, Pasolini, Mattei invece, devono la loro morte all’aver pronunciato troppe volte la parola “petrolio”. I killer la sillabavano sempre, con riconoscenza. Perché l’ENI/ENEL è il vero ministero dell’energia italiano, lo sapeva? Che è pieno zeppo di uomini dei servizi, lo sa?
Li aggiunga ai morti delle stragi di Stato – da Piazza Fontana in poi, fino al Moby Prince, almeno, dopo non saprei – ed avrà un quadretto edificante.
Ci sono poi altri nomi, di gente che s’è trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato: Cucchi, Uva, Aldrovandi e tanti altri. Le sembra ancora così importante il suo articolo? Di fronte alla mattanza di Stato ed a quella nei confronti di semplici cittadini?

Se voleva scrivere qualcosa d’interessante, poteva chiedersi poiché in Italia non esiste più lo stato di Diritto: ovvero, dei fatti di sangue se ne discute molto – dopo la morte – a cadavere ancora caldo, poi freddo ed infine decomposto fino allo scheletro, che viene accuratamente disseppellito per far fiorire nuove polemiche. I giornali vendono, i Tg assicurano, i think tank italiani dissertano. E i cadaveri restano.

Non so se tutti sanno che, per questioni di bilancio, molte caserme dei Carabinieri nei piccoli borghi sono state soppresse, ed i militi garantiscono la presenza solo per quattro ore la mattina, poi ci si deve rivolgere al comando, che può essere la Tenenza, oppure comandi più elevati. Se la cosa è ritenuta di poca importanza, si rimanda al giorno dopo.
Il Nucleo Elicotteristi di Albenga (SV), ad esempio, è stato soppresso e incorporato con quello di  Volpiano (TO): per le urgenze da ultima spiaggia arrivano dopo un’ora di volo in più. Porta pazienza, neh?

Anche questo “risparmio” si riflette sullo stato di Diritto della popolazione: piccole beghe di paese – ricordiamo il tizio che ha decapitato lo zio per una questione di passaggio (magari c’era dell’altro, ma non lo sappiamo) (3) – si gonfiano, straripano, e ci scappa il morto.
Non ho mai avuto molta simpatia per l’Arma – non concepisco che la popolazione sia vigilata da dei militari – però riconosco molto utile la sua funzione nei casi dove, prima del Giudice, grazie ad un buon consiglio od una semplice ramanzina, si riescono ad evitare guai più gravi.

Queste situazioni vanno incrociate con la sempre più usate formule che infiocchettano le sentenze: “improvviso raptus”, “temporanea incapacità mentale”, “individuo borderline”, eccetera…e che, nelle mani di abili avvocati, consentono di farla quasi franca con poca galera. Così si spiegano le condanne a pochi anni a fronte degli omicidi.
Bisogna riconoscere due eventi: il primo è che le persone – anche quelle stabili mentalmente – in estreme situazioni di paura, pericolo o rabbia subiscono un tracollo, diverso da caso a caso. Il secondo è che la crisi economica inasprisce questi eventi, poiché il “carico” che una persona può sopportare, che varia da persona a persona, è comunque un “carico” totale, da gestire all’interno della propria psiche.

Difatti, quando leggiamo la cronaca nera, spesso incontriamo frasi come “la separazione dalla moglie…” oppure “la perdita del lavoro…” o, ancora “lo sfratto improvviso…” od altre, dipende dai casi.
Far vivere la popolazione in uno stato d’incertezza continuo – e cosa sono i contratti a voucher, le continue riforme delle pensioni, il lavoro a progetto, ecc, ecc, ecc – è una necessità di governi che non hanno suffragio popolare e che sono nominati, con abili trucchi costituzionali, da entità estranee al sistema democratico.
In sintesi: chi sono Monti, Letta e Renzi?

Attenzione: la Costituzione non afferma che si debba votare un nome per la presidenza del Consiglio dei Ministri, ma fino al 2011 sono sempre stati eletti alti dirigenti democristiani (od esponenti del pentapartito), poi Prodi (e tristi epigoni) e Berlusconi. Forse Letta sfugge un poco a questa regola (fu un governo di transizione), ma anche Renzi è – di fatto – un governo tecnico, non solo Monti, perché Matteo Renzi s’è guadagnato, da solo, soltanto le poltrone di presidente della Provincia di Firenze e di sindaco di Firenze. Aggiungeteci un Presidente della Repubblica “sovrano” ed un altro “muto” e la frittata è servita.
Renzi non è nemmeno un parlamentare, è un signor nessuno, nato e cresciuto nei media: molte donne l’hanno votato perché bello, giovane, avvocato di successo, ecc. E quale donna non lo vorrebbe come marito o come genero? Ci sono le eccezioni, ovvio, ma le elezioni sono il frutto di realtà studiate a tavolino, provate in piccoli test (amministrative) e pianificate dagli “spin doctor”. Democrazia? Una forma di governo dell’antica Atene. Punto.

Perché queste persone appoggiano l’incertezza del vivere e dei valori?
Semplice: perché non sanno che futuro avranno, non sanno – una volta elette – come dovranno comportarsi, cosa dovranno emanare, quali “riforme” dovranno varare. Attendono lumi da Berlino, Londra, New York, mica s’attengono alle promesse elettorali: quelle servono ad acchiappare gli allocchi.
Per questa ragione, l’incertezza generale è un’abitudine che si consolida: “eh, io non andrò mai in pensione…” “eh, vedremo se passerà davvero la costruzione del Ponte…” “mah…dipenderà dal deficit di fine anno…” “eh…l’hanno detto, ma la strada non la faranno perché i soldi…” “autostrada chiusa” “treno soppresso”…e vai col tango.

Fateci caso: ci stanno abituando a vivere alla giornata, come vivono loro nei confronti dei loro “datori di lavoro”, che sono i soliti che magari non conosciamo, ma che ben immaginiamo.
Anche Renzi, se perderà il referendum, dovrà andarsene ed arriverà D’Alema, il solito salvatore della Patria, fino alle prossime elezioni. Tira un respiro e vai, tanto stanno tutti bene (loro), che gli frega di noi?

Per questa ragione, signora Beccaria, trovo insulso il suo almanaccare sulla morte di Bruno Caccia – nel pieno rispetto dell’estinto – perché, allora, dovremmo chiederci che fine fece Federico Caffè, chi veramente uccise Pasolini, chi mise la bombe a piazza Fontana e sull’Italicus, cosa successe al Moby Prince, ecc, ecc, ecc, ecc, ecc, ecc, ecc…

Non comprendo questi drammatici “sforzi” delle meningi per acclarare il nulla: o si chiede che venga fatta piena luce sul passato (richiesta vana), oppure si comprende che i destinatari della richiesta sono gli stessi che insabbiano od insabbiarono.
Soprattutto, non ci si spertica con articoli insulsi che lasciano il tempo che trovano, tanto per conquistare il colonnino di un grande giornale.
Io ne faccio a meno e vivo, ugualmente, sereno. Saluti.

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it/
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2016/12/quando-ti-fanno-proprio-incavolare-di.html
2.12.2016

NOTE

(1) http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/30/omicidio-bruno-caccia-quando-il-mistero-italiano-poteva-non-essere-tale/3226160/
(2) http://paolofranceschetti.blogspot.it/2008/07/tre-suicidi-eccellenti.html
(3) http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/27/genova-uomo-decapitato-nei-boschi-arrestato-il-nipote-pm-ucciso-per-luso-di-un-sentiero/3125901/

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