Propongo Viktor Orban per il Premio Nobel per la Pace

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DI F.WILLIAM ENGDAHL

New Eastern Outlook

Ora, prima che tutti voi abbiate una qualsiasi reazione, confermo di essere pienamente cosciente del fatto che il Comitato Norvegese del Nobel, che decide appunto i vincitori del Premio Nobel, scelga ispirandosi all’agenda globalista. Qualcuno potrebbe sostenere che siano addirittura corrotti. Sono altresì consapevole che in passato hanno conferito il premio a candidati non propriamente amanti della pace, come Henry Kissinger, Barack Obama, persino l’Unione Europea. Ciononostante voglio proporre il coraggioso Primo Ministro dell’Ungheria, Viktor Orban, per il premio. Lasciatemi spiegare le mie ragioni.

Egli resiste strenuamente, insieme a più di tre milioni di suoi concittadini ungheresi, contro la volontà distruttiva dei burocrati non eletti e senza volto di Bruxelles, per bloccare l’imposizione in futuro, in Ungheria, di rifugiati provenienti dalla Siria e chissà da dove. La sua posizione potrebbe essere il catalizzatore per le forze che vogliono fermare la disintegrazione del modello degli Stati nazionali in Europa, e arginare un conflitto sociale che minaccia di fare a pezzi l’Europa stessa, in una frenesia collettiva di odio e distruzione.

Il referendum, un fatto ragguardevole

Ho fatto prima che Viktor Orban è un Primo Ministro e un politico piuttosto inusuale: è un vero democratico, motivo per il quale la Commissione UE e così tante altre istituzioni targate UE lo demonizzano, etichettandolo come totalitario o chissà cos’altro. Ora, come molti lettori sanno, il 2 ottobre gli ungheresi sono andati a votare per un referendum nazionale. L’Ungheria, diversamente dalla Germania e da altri Paesi dell’Unione Europea, permette ai propri cittadini di dire la propria attraverso lo strumento del referendum. Orban si è avvalso di tale mezzo anche in passato, per rendersi conto se avesse o meno un solido consenso popolare, a fronte di decisioni di grande importanza.
Il risultato del 2 ottobre ha visto 3 milioni 204 mila ungheresi aventi diritto di voto partecipare al referendum sui rifugiati. Un notevole 95% di questi, corrispondenti a 3 milioni 44 mila votanti, hanno votato per il No! al piano di Bruxelles di quote di rifugiati imposte. I media allineati in tutta l’UE hanno dichiarato che si tratta sì di una quota imposta, ma riguarda soltanto 2000 rifugiati. La realtà è che si tratta di una quota per tutti i rifugiati indistintamente che l’Unione Europea accetterà d’ora in poi. E questo è proprio l’aspetto pericoloso di tale piano. Questi cospiratori che si nascondono dietro la crisi europea dei rifugiati intendono usarlo per distruggere la sovranità nazionale, eliminare le frontiere, gli Stati nazionali e le identità nazionali.
L’affluenza alle urne è stata del 43% degli aventi diritto. Il quesito che è stato posto recita: “Volete che l’Unione Europea abbia la facoltà di imporre l’insediamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria, anche senza il consenso dell’Assemblea Nazionale?”

In una conferenza stampa immediatamente dopo i risultati del voto, Orban ha dichiarato: “Riguardo a quanti hanno votato, oggi nove persone su dieci hanno deciso a favore del diritto dell’Ungheria di prendere decisioni sovrane. Possiamo andare fieri come primo Stato membro dell’Unione Europea, e l’unico sino ad ora ad averlo fatto, che gli Ungheresi abbiano avuto l’opportunità di affermare la propria opinione sul tema dell’immigrazione.” E ha aggiunto “…questo è forse il tema più importante per gli anni a venire, per il futuro dell’Ungheria, e per il futuro dei nostri figli e dei figli dei nostri figli: con chi dovremo vivere. Cosa succederà alla nostra cultura; cosa succederà al nostro modo di vivere e al nostro sistema economico, rivitalizzato negli anni con grande sforzo; e cosa succederà alle nostre radici cristiane.”

Infine, Orban ha puntato il dito ancora una volta, come ha già fatto a più riprese, contro la natura antidemocratica di Bruxelles e della Commissione Europea: “Si sta verificando un movimento di intere popolazioni a livello mondiale. Le onde di tale movimento hanno già raggiunto l’Europa, in maniera spettacolare e al tempo dolorosa. Il punto adesso è quale sarà la risposta dell’Unione Europea. La proposta dell’UE è che si lascino entrare gli immigrati, che li si debba obbligatoriamente distribuire tra gli Stati membri, e che Bruxelles debba stabilire i criteri della distribuzione.”

Il ruolo di Soros
I burocrati di Bruxelles e lo speculatore di hedge funds George Soros hanno giocato sporco e pesante rispetto al referendum ungherese, cercando di convincere gli elettori a boicottare il voto, o a rimanere a casa. La legge ungherese stabilisce che un referendum popolare richieda più del 50% di quorum perché sia valido. Dal momento che solo il 43% ha votato, Bruxelles e i media ungheresi pro UE, molti dei quali di proprietà straniera, hanno proclamato in coro che sia Orban che coloro che cercano di mettere in sicurezza i confini nell’UE, per limitare l’afflusso di profughi, erano stati pesantemente sconfitti.
Gianni Pittella, il leader italiano del gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) nel parlamento Europeo, ha bizzarramente definito il risultato come una “vittoria” per l’Europa. Egli ha dichiarato: “L’Europa intera ha vinto. Populismi e xenofobia hanno perduto. Le menzogne di Orban si sono scontrate contro un muro. La crisi dei migranti richiede una risposta europea di lungo termine, basata sulla solidarietà e sulle responsabilità condivise. Ci congratuliamo con la maggior parte degli ungheresi che hanno deciso di rimanere a casa e di agire da veri democratici, rifiutandosi di giocare allo sporco gioco di Orban.”

Notate le sue parole: “La crisi migratoria ha bisogno di una risposta dell’Europa sul lungo termine basata sulla solidarietà e sulla responsabilità condivise.” E’ evidente che, dal punto di vista del leader del secondo più numeroso blocco parlamentare del non democratico Parlamento Europeo, la “crisi migratoria”, come la definisce in modo scorretto, è appena incominciata.
Il recente rilascio di email sottratte ai server dell’European Policy Institute, appartenente a George Soros, ad opera di DCLeaks, ha fatto emergere che Gianni Pittella è uno degli “alleati affidabili” di Soros nel Parlamento dell’Unione.
Infatti, molte delle organizzazioni ungheresi che si sono opposte al referendum di Orban -invitando gli aventi diritto a rimanere a casa per impedire il quorum del 50% dei partecipanti- tradiscono i segni delle organizzazioni di Soros.
Secondo fonti interne all’Ungheria, prima del voto del 2 ottobre hanno iniziato a comparire in tutto il Paese magiaro dei cartelloni pubblicitari che invitavano le persone a rimanere a casa. Sui cartelloni c’era scritto che erano stati pagati da S&D Group, l’associazione dei Socialisti e Democratici nel Parlamento dell’UE, la stessa che ha organizzato le dimostrazioni a Bruxelles, quelle con la bandiera “mai più muri in Europa – UE svegliati.”

In Ungheria, i cartelloni finanziati da S&D che dicevano “Stai a casa” sono stati sostituiti ovunque da quelli di Demokratikus Koalìciò, o DK. DK è un partito neo-liberale “a favore del libero mercato”, guidata dal precedente Primo Ministro Ferenc Gyurcsany, che fu costretto a dimettersi a seguito delle proteste di massa, diversi anni fa. L’ultimo modello di cartellone di DK riportava “finanziato da S&D, il gruppo parlamentare UE capeggiato dall’ “affidabile alleato” di Soros, Gianni Pittella.

Un’altra organizzazione di spicco nella campagna di boicottaggio del referendum in Ungheria è ancora una volta una ONG finanziata da Soros, la Hungarian Hensinki Committee.
Nessuna sorpresa che Viktor Orban abbia apertamente accusato il nato in Ungheria Soros, adesso cittadino degli Stati Uniti, di interferenza negli affari interni dell’Ungheria. “Soros sta facendo opposizione al governo… sostenendo gruppi non governativi che vogliono respingere le posizioni del governo in materia di immigrazione,” ha dichiarato Viktor Orban all’emittente radio nazionale Kossuth.

I “corridoi per i rifugiati”

Infatti, da quanto si apprende dai documenti recentemente sottratti ai server della Open Society Foundations di Soros (OSF), e resi pubblici da DCLeaks, il denaro di Soros è stato fondamentale nel coordinare a livello mondiale quelli che le persone di Soros chiamano “i corridoi per i rifugiati”, attraverso la ONG targata Soros dal nome International Migration Initiative (IMI).

I principali “corridoi” su cui la OSF di Soros ha deciso di concentrare i suoi sforzi finanziari, e che in realtà facilitano le migrazioni di massa, sono tre. Sin da quando fu creata nel 2010 dall’Open Society Foundations di Soros, IMI ha investito i suoi milioni di dollari esentasse nell’incentivazione de facto dell’immigrazione illegale o dei flussi di rifugiati in Asia e Medio Oriente (Siria, Libia, Tunisia, ecc.) e il Centro America – Messico. A questo, nel 2013 Soros ha aggiunto il significativo problema dell’immigrazione in Russia e nelle repubbliche dell’Asia centrale (il “terzo “corridoio”), nuovi obiettivi delle sue interferenze.

Il report dell’IMI del maggio del 2016 ottenuto dagli hacker descrive il crescente problema della crisi dei rifugiati negli Stati Uniti, nell’Unione Europea, e adesso anche in Russia, in questi termini: “Accettare la crisi attuale come la nuova normalità…” Una frase che vale la pena di leggere. Ad alta voce!

I documenti rivelati parlano inoltre di “influenzare le politiche sulle migrazioni attraverso pensatoi politici (think tank) e centrali politiche.” Il report evidenzia inoltre che “OSF e la MacArthur Foundation sono state le uniche fondazioni private che hanno deciso di investire nel cercare di influenzare il dibattito a livello mondiale sulle migrazioni.” Si nota, inoltre, che la MacArthur Foundation, con sede a Chicago, ha da tempo interrotto il suo finanziamento, lasciando alla sola OSF di Soros il compito di “influenzare il dibattito a livello globale sulle migrazioni.” Così come, la Central European University di Soros, proprio a Budapest, ha attivato nella School of Public Policy un corso dal titolo La politica sulle migrazioni in un contesto Europeo.

Inoltre, potremmo aggiungere all’attività di Soros nel dare forma alla crisi dei rifugiati in UE, il fatto che un think tank finanziato dallo stesso, l’European Stability Initiative, abbia messo la sua firma sul controverso documento meglio noto come Piano Merkel. Il Cancelliere tedesco ha pubblicamente adottato tale documento verso il finire del 2015, facendone la propria linea politica in materia. Il capo di tale pensatoio, l’accademico austriaco Gerald Knaus, è anche un membro del European Council on Foreign Relations (ECFR), e un membro del principale veicolo ideologico di Soros, l’Open Society Foundation.
Bisogna notare che è stato solo quando l’Ungheria ha eretto un muro alto al confine con la Serbia (non UE) che il flusso dei rifugiati di guerra è diminuito notevolmente. Persino il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dovuto ammetterlo, di recente.

Sommosse dei rifugiati pianificate contro l’Ungheria?

Adesso sembra preannunciarsi uno scenario fosco nell’Ungheria del post referendum, per forzare una nuova crisi dei rifugiati e rompere il muro ungherese dopo il voto.

Secondo alcune fonti a Budapest, e come riportato dai giornali serbi, un’organizzazione presumibilmente riconducibile a Soros, No Borders, sta spingendo gli immigrati presenti in Serbia, e che sono tenuti al di fuori dall’Unione Europea grazie alla barriera costruita dall’Ungheria sul proprio confine, a dirigersi verso la frontiera ungherese. E’ stato riportato che quelli riluttanti a muoversi sono stati forzati con spintoni e strattoni, addirittura in qualche caso sembra perfino bastonati dagli attivisti, per costringerli ad andare, come si farebbe con il bestiame. Un gruppo di diverse centinaia di immigranti – tutti uomini intorno ai trent’anni, più un paio di donne- sono in marcia verso il confine con l’Ungheria. No Borders è la stessa organizzazione amorfa coinvolta nei disordini scoppiati tra i rifugiati di Calais.

Il network delle fondazioni e delle ONG di Soros sta chiaramente cercando di massimizzare la peggiore crisi di rifugiati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, coerentemente con un’agenda prestabilita che prevede, fra le altre cose, la distruzione degli Stati nazionali in Europa.

I discorsi di Viktor Orban chiedono che si metta fine alle cause dei flussi di rifugiati, cioè le guerre in Siria e in Medio Oriente, e affermano che l’UE dovrebbe concentrarsi nell’aiutare gli Stati lacerati dalle guerre nella ricostruzione, difendendo al tempo stesso la propria sovranità nazionale, con un ritorno alle normali procedure di controllo per la selezione degli aventi diritto allo status di rifugiati.

Viktor Orban ha sfidato Bruxelles e quel mettere in gioco, attraverso i rifugiati e i proclami sull’abolizione delle frontiere, il futuro degli Stati europei. La decisione di Orban di interrogare la volontà della sua gente per mezzo del referendum, e il fatto che il 95% o più di tre milioni di ungheresi abbia detto No! a Bruxelles, hanno dato un segnale fortemente democratico ai non democratici e anonimi burocrati di Bruxelles. Queste sono alcune delle ragioni per cui sento che dovrebbe essere conferito il Premio per la Pace al Primo Ministro di Budapest, questo esempio fin troppo isolato di democratico. I confini sono importanti, sono di importanza esistenziale per gli esseri umani come per le nazioni.

*****

 F. William Engdahl

Fonte: http://sakeritalia.it/

Link: http://sakeritalia.it/europa/propongo-viktor-orban-per-il-premio-nobel-per-la-pace/

Traduzione in italiano a cura di Francesco Pastoressa per Sakeritalia,it

pubblicato su New Eastern Outlook il 12.10.2016

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