Poroshenko esce, Zelenskij entra. Cambieranno le cose in Ucraina?

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DI TOM LUONGO

strategic-culture.org

Il danno incalcolabile che è stato arrecato al territorio per cinici obiettivi geopolitici non potrà mai essere annullato, ma potrà arrestarsi.

Con l’arte che emula la vita, le elezioni presidenziali in Ucraina si sono concluse con Volodymyr Zelenskij che ha acquisito una grande maggioranza, rispetto a Petro Poroshenko in carica. Quindi, andiamo dritti al punto.

Questo cambierà qualcosa?

L’Occidente ha versato un sacco di soldi e tempo per [la causa] Poroshenko. Era ovvio, mesi fa, che non avrebbe ottenuto un secondo mandato, a prescindere dal suo operato. Con lui [che è] per lo più scomparso dalla scena, ora spetta a Zelenskij congegnare un piano che va ben oltre il voto di protesta contro l’evidente corruzione di Poroshenko.

Il problema è che non abbiamo idea se egli sia 1) capace di fare ciò o 2) abbastanza forte da implementare qualsiasi cosa egli pianificherà.

Con il suo partito che ha ottenuto meno del 30% (n.d.T. percentuale ottenuta da Zelenskij al primo turno delle elezioni presidenziali), è chiaro che questo non era un mandato per lui, bensì contro Poroshenko. È alta la probabilità che non sarà in grado di formare un governo a maggioranza stabile entro la fine dell’anno, se la sua elezione non è una rivoluzione in tutto il Paese, ma piuttosto uno scatto d’ira di breve durata.

Speriamo nel primo [punto]. Dato quanto profondi sono i legami degli Stati Uniti con Poroshenko e Yulia Tymoshenko, scommetterei purtroppo sul secondo.

Quindi, i suoi prossimi passi sono importanti. E i problemi con i quali egli si trova vis-à-vis sono seri.

Dal Donbass, con il quale ha caldeggiato di [volersi] riconciliare, in contrapposizione alla rampante belligeranza di Poroshenko, alla Crimea. Zelenskij dovrà affrontare un’enorme pressione politica per risolverli in modi che rispecchino la realtà.

Ciò significa riparare alcuni dei ponti tagliati, sotto Poroshenko, con la Russia, che dice di voler fare. Ma la domanda è se si rende conto che gran parte del voto anti-Poroshenko è legato a questo. E quanto sia veramente debole la sua posizione come Presidente.

Significa che avrà bisogno di guardare verso sud-est, in Pakistan, dove l’outsider e presunto neofita della politica, Imran Khan, sta camminando sul filo del rasoio,[del tutto] simile a una patata bollente geopolitica. Khan sta cercando di unire le divisioni, sia civili che militari, della leadership pakistana sotto lo stesso tetto.

Non è un compito da poco.

E, finora, Khan si è comportato bene. Ha ridotto gli accordi sia con l’Arabia Saudita per l’energia che con l’Iran sulla sicurezza delle frontiere / terrorismo. È sopravvissuto alle maggiori conflagrazioni dell’India e l’Iran; operazioni false flag programmate per creare il caos massimo e paralizzare il suo governo e le eventuali riforme.

In breve, Zelenskij dovrà essere il capo. Il che significherà parlare con Putin. Il che significherà rinunciare a qualcosa per tenere alla larga gli avvoltoi occidentali, sia [quelli] negli Stati Uniti che [quelli] in Europa. E ha bisogno di farlo in modo perpendicolare a Poroshenko.

Se Zelenskij sopravviverà e porterà l’Ucraina fuori dal caos in cui si trova, dovrà rendersi conto che la strada da seguire è il riavvicinamento con la Russia.

Significa avere il coraggio di non fare richieste insubordinate a Putin. Poroshenko ha trascorso l’ultimo anno della sua presidenza lasciando dietro di sé le pillole di veleno per chiunque gli succedesse.

Infrangere il Trattato di Amicizia e attaccare il ponte sullo stretto di Kerch sono le due più importanti. Deve dimostrarsi [Zelenskij] concorde di ritirarsi in merito all’uso militare del Mar d’Azov, e accettare la colpa dell’incidente, in cambio della liberazione dei marinai che la Russia detiene.

È inoltre necessario porre fine al bombardamento del Donbass, disimpegnarsi tornando alle linee di contatto [dell’Accordo] di Minsk e smettere di mentire sulla situazione. Ciò farebbe molto per stabilire un punto di partenza per la fiducia [reciproca].

Ed è un gioco da ragazzi. Gli Ucraini al di fuori della folle diaspora che l’America [ha imposto], vogliono che questo sia fatto. Ma è anche un novellino, perché il 2019 sta scivolando via e molti problemi energetici devono essere risolti.

Putin ha alzato la posta la scorsa settimana con il blocco delle esportazioni di carbone e petrolio in Ucraina, collocando l’Ucraina in una posizione molto vulnerabile per l’inverno a venire. E ricordatevi, pure nessun accordo [concluso] sul trasporto di gas per la fine di quest’anno.

Non è privo di influenza finanziaria, in quanto l’UE ha menato il can per l’aia sulle approvazioni finali del gasdotto Nordstream 2. Questo è un momento cruciale. Gazprom e la Russia sono impegnate a fondo per il progetto quasi completo e l’UE sta cercando di lasciarlo incompiuto per infliggere il massimo impaccio.

L’economia ucraina è al collasso. La produzione di carbone è in calo dell’8% su base annua. Putin lo sa e tiene Zelenskij nella sua stretta.

Angela Merkel non ha messo in discussione quanto sia importante il transito del gas attraverso l’Ucraina, per convincere l’UE a cambiare le sue politiche nei confronti della Russia. E Vladimir Putin non cederà nella sua negoziazione di nuovi accordi, finché l’Ucraina non cambierà.

Quindi, tutti questi programmi concorrenti arriveranno al culmine nei prossimi due mesi. E dietro l’angolo, tra un mese, ci sono le elezioni parlamentari europee. Ed esse potrebbero facilmente cambiare totalmente l’indole politica dell’Unione Europea.

Gli Euroscettici come Matteo Salvini potrebbero finalmente spingere per la fine delle sanzioni contro la Russia, se Putin e Zelenskij seppellissero l’ascia di guerra in merito ad alcuni degli ultimi problemi lasciati da Poroshenko. La restituzione dei marinai avrebbe invalidato la necessità delle ultime sanzioni. Ritirare l’esercito ucraino dalla linea di contatto, in conformità con l’ormai simbolico Accordo di Minsk II, potrebbe allentare la resistenza dell’UE alla revoca delle sanzioni.

Ma, infine, queste cose consentirebbero un contratto nominale di transito del gas tra Gazprom e Naftogaz che finirebbe per aggirare l’opposizione a Nordstream 2, mentre la Merkel dice al suo popolo e alla Danimarca di ritirarsi dai permessi finali.

Un sacco di se, lo so. Ma questa è la strada davanti a Zelenskij, se è seriamente intenzionato ad apportare sostanziali cambiamenti alla dinamica nell’Europa orientale. Il danno incalcolabile che è stato fatto al territorio per cinici obiettivi geopolitici non potrà mai essere annullato, ma potrà arrestarsi.

 

Tom Luongo

 

Fontehttps://www.strategic-culture.org/

Linkhttps://www.strategic-culture.org/news/2019/04/25/poroshenko-out-zelensky-in-will-things-change-in-ukraine/

25.04.2019

 

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

 

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