In questo momento sono le 21 a Ottawa e il distretto parlamentare, comprese tutte le strade che vi portano, sono completamente bloccate e inaccessibili via auto. Migliaia di cittadini accorsi da tutto il Canada sfilano tra le file interminabili di auto e camion e si sente uno strombazzare continuo di clacson. Tutto il centro città è completamente occupato dalle vetture parcheggiate, e la polizia ha bloccato completamente i due ponti di accesso alla downtown, ponte Alexandra e ponte du Portage, mentre il ponte Cartier-McDonald, mediante il quale si accede dall’autostrada, ha una sola corsia funzionante, perché il resto è occupato dai camion bloccati dalla polizia, che gli impedisce di entrare in città.
Nonostante il freddo polare e le cataste di neve accumulate sui marciapiedi, ci sono soprattutto famiglie serene, ragazzi e bambini con aria festante che cantano “Freedom! Freedom!”, e non come una rivendicazione, ma come la gioia di rivedere una vecchia amica da tempo perduta. Anche il quarto giorno di proteste si svolge all’insegna della festa, e i canadesi tornano a respirare, mentre i media scioccati sbavano il loro biasimo sulle “folle smascherinate” che hanno costretto il centro commerciale Rideau a chiudere. Persino le vetture della polizia sono tranquillamente accostate a parlare con i manifestanti, nelle corsie riservategli dalle migliaia e migliaia di camion e vetture parcheggiate per strada. Mentre dalle numerose dirette che in questo momento pullulano sui social vediamo giovani che suonano grancasse improvvisate, cantano e ballano al ritmo delle sirene, ci verrebbe da chiedere al primo ministro Trudeau: dov’è la violenza? Possiamo perdonarti il non esserti accorto, quando eri con i Black Lives Matter, che hanno abbattuto e decapitato quasi tutte le statue dei padri fondatori del Canada. Eri in ginocchio, e la visuale non è buona da lì, quindi ti perdoniamo di aver definito giuste le proteste dell’estate 2020, che hanno portato a incendiare interi quartieri, saccheggiare centri commerciali, linciare passanti inermi con la sola colpa di essere bianchi. Ma la violenza dei 50mila canadesi che si stanno riappropriando della loro vita nelle strade di Ottawa, caro pupazzetto nelle mani dei globalists, dove la vedi?
Ieri il capo della polizia canadese Peter Sloly ha riferito che, dall’ingresso dei primi camion venerdì 28 gennaio alle immense manifestazioni che sono seguite, ad oggi c’è stato un solo arresto, e nessun ferito. E anche in questo momento la situazione a Parliament Hill è del tutto pacifica, con canti balli e abbracci, completamente diversa da un’altra Hill occupata, la CHAZ di Seattle dei Black Lives Matter amati da Trudeau, nella quale si è registrato un aumento esponenziale di crimini e violenze dopo pochissimi giorni di occupazione. Ma non dimentichiamoci il dato fondamentale: BLM piace a Trudeau perché finanziata da Soros e Rockefeller, mentre il Freedom Convoy è una protesta reale, e non c’è niente che la sinistra prog dei nostri giorni odi più delle vere lotte dei veri lavoratori. Nonostante tutto, GoFundMe è stato costretto a rilasciare ai camionisti uno degli 8 milioni di dollari ormai raccolti dalle donazioni dei sostenitori.
Aumentato a perdita d’occhio, è proseguito il blocco iniziato ieri del confine Coutts, tra Montana e Alberta, con diverse centinaia di camion e vetture solidali che impedivano il passaggio di merci e cittadini. Tuttavia oggi, di fronte alle minacce della polizia, i resistenti hanno deciso di conformarsi alle leggi sullo sciopero locali, che prevedono la legalità dell’azione se si libera una corsia.
Questa la situazione descritta a Come Don Chisciotte dal nostro corrispondente dal Canada, C0rv0:
I trucker canadesi hanno ora iniziato a bloccare le autostradali fra Canada e USA. Gli Italioti abituati alla vita facile tengano presente che questo movimento si tiene con una temperatura media di -20 gradi sotto lo zero. In Alberta, al confine col Montana, sono a -35 (!). La situazione è molto tesa, la polizia in piena tenuta anti-sommossa si rifiuta di trattare con in pacifici camionisti, tuttavia non ha risorse sufficienti per un atto di forza. Così hanno detto i camionisti a Rebel News: “apriremo una corsia e faremo passare quelli che vengono dagli USA. Ma ci aspettiamo che gli americani aprano il loro lato e facciano passare chi vuole venire qui. Non vogliono negoziare con noi, ma apriremo una corsia e poi vedremo se vogliono un compromesso. La polizia quado siamo andati a parlare non era pronta a negoziare. secondo la legge [sullo sciopero NdT] se apriamo una corsia possiamo stare legalmente, e questo è ciò che faremo.”
Il premier è uscito dal suo nascondiglio e dichiarato che ha il COVID (tre volte vaccinato), contraddicendo le forze di sicurezza che avevano dichiarato lui fosse stato “portato in salvo”.
Il movimento sembra intenzionato a continuare, mentre il governo non tratta e tenta di criminalizzarli in tutte le possibili maniere.
Qui in Nuova Scozia, da dove scrivo, i governanti locali hanno proibito di dimostrare, di manifestare sostegno o perfino di inviare soldi al movimento. La pena è di 3,000 $ (sic!).
Questa la situazione finora: mentre il premier e i media paventano sempre di più lo sgombero forzato, pesa sempre di più il totale rifiuto delle istituzioni canadesi di avviare qualsivoglia dialogo con i manifestanti. Intanto, domani il parlamento ha una seduta, e gli sgherri della dittatura sanitaria che vi siedono, per andarci, dovranno camminare in mezzo ai camion.
MDM 01/02/2022