Nella Russia degli anni Novanta i Clinton imposero carestia e genocidio

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DI CALEB MAUPIN

lesakerfrancophone.fr

I media americani traboccano di dichiarazioni infondate che accusano la Russia di macchinare per favorire la sconfitta di Hillary Clinton nelle elezioni di novembre. Malgrado l’assenza di prove concrete, la Clinton continua a insistere affermando che la Russia sarebbe responsabile della fuga di mail del Partito Democratico e i grandi media danno ampio spazio a queste accuse.

Per quale ragione i russi agirebbero in queso modo? Per la Clinton si tratta di una questione ideologica, come ha ribadito in un recente discorso: «Il maggior sponsor di questa ventata di nazionalismo estremo è il presidente Vladimir Putin». In poche parole, la Clinton vuole dimostrare che Putin ha idee politiche simili a quelle di Trump, e tenta di farle arrivare alle masse.

Le accuse non provate, fondate su una percezione assai confusa di similitudini ideologiche, obbligano gli studiosi di storia americana a richiamarsi alla retorica dell’estrema destra comune nel periodo della guerra fredda. Per esempio, negli ambienti dell’estrema destra, si diceva che Martin Luther King jr. fosse una spia sovietica dato che entrambi, i comunisti sovietici e i militanti dei diritti civili, credevano nell’uguaglianza delle razze. Agli inizio degli anni Sessanta, un documentario molto diffuso di Edward G. Griffin pretendeva di dimostrare l’esistenza di un legame tra il movimento dei diritti civili e il governo cubano perché gli slogan «Venceremos» e «We shall overcome» hanno lo stesso significato.

Indipendentemente dalle accuse non provate e dalle similitudini ideologiche percepite, quando si pensa alla campagna presidenziale di Hillary Clinton e al suo atteggiamento nei confronti della Russia si nasconde un aspetto non trascurabile che riguarda tutto il decennio degli anni Novanta.

La carestia firmata Bill Clinton

Gli americani hanno idee generiche riguardo alla vita dei russi agli inizi degli anni Novanta. Sostengono ingenuamente che, poiché la Russia ha adottato rapidamente il capitalismo, il risultato sia stata un grande prosperità economica. La realtà è assai differente.

Dopo la caduta dell’Unione sovietica, Boris Eltsin ha riorganizzato in maniera massiccia l’economia della Russia adattandola al libero mercato. Quando Bill Clinton è stato eletto presidente degli Stati Uniti, si è facilmente intuito che Eltsin sarebbe stato «l’uomo di Clinton». Secondo l’Ufficio americano degli affari pubblici, Boris Eltsin e Bill Clinton erano molto in sintonia. Il sito ufficiale del governo americano osserva: «Clinton era fortemente incline non soltanto ad apprezzare Eltsin ma anche a sostenere le sue politiche, in particolare il suo impegno per la democratizzazione della Russia». Il presidente americano Bill Clinton ha incontrato Boris Eltsin otto volte nel corso del suo mandato.

L’Ufficio americano degli affari pubblici prosegue spiegando nel dettaglio come l’amministrazione di Bill Clinton abbia supportato le politiche liberiste di Eltsin: «All’epoca, e nel corso di tutto il mandato, Eltsin ha dovuto fronteggiare un’opposizione crescente, nel suo paese, a causa della sua decisione di liberalizzare l’economia e adottare delle riforme democratiche in Russia. A Vancouver Clinton promette a Eltsin un forte appoggio, anche finanziario, per promuovere diverse iniziative, compreso del denaro per stabilizzare l’economia. […] Benchè non fosse sempre in grado di garantire una tale assistenza, Clinton ha ugualmente sostenuto Eltsin e la sua posizione sulle questioni economiche e politiche con altri mezzi».

Mentre solo il 6% della popolazione russa approvava le riforme di Eltsin, l’amministrazione Clinton ha diretto e sponsorizzato gli sforzi dell’amministrazione Eltsin in Russia. Con l’approvazione di Washington, del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, Eltsin ha privatizzato le industrie statali, eliminato il controllo dei prezzi, lasciando così milioni di russi in condizioni disperate. L’economista americano Jeffrey Sachs dell’Università di Columbia è stato spedito in Russia al fine di supervisionare il processo.

Il risultato non fu la creazione di un paradiso del libero mercato, ma piuttosto un’enorme catastrofe. Il senatore americano Bill Bradley l’ha spiegato così: «30% di disoccupazione, un’inflazione galoppante, pensioni evaporate, il risparmio di 30/40 anni scomparso … tutto è svanito. Nessuna offerta di lavoro. Alcuni se la sono cavata molto bene, ossia coloro che hanno comprato quasi tutte le attività statali, non certo il ceto medio».

Secondo il libro di Naomi Klein del 2007, Shock economy, tra il 1991 e il 1998 «più dell’80% delle aziende russe è fallita e circa 70 mila aziende di Stato sono state chiuse provocando una massiccia disoccupazione». Di conseguenza, 74 milioni di russi vivevano sotto la soglia di povertà. Klein prosegue dicendo che il «25% dei russi – circa 37 milioni di persone – viveva in povertà estrema».

Negli anni Novanta, quando Eltsin cambiò radicalmente il paese sotto la supervisione dell’amministrazione Clinton, il tasso di tossicomani in Russia è aumentato del 900%. Il tasso di suicidi quasi raddoppiato. L’HIV che fino ad allora aveva infettato meno di cinquantamila russi, è divenuta un’epidemia su scala nazionale tant’è che milioni di persone contrassero l’AIDS.

Tutta la popolazione che aveva vissuto con un lavoro stabile, con cure sanitarie garantite, e pensioni di anzianità e un’economia pianificata, ha visto frantumarsi il tessuto di assistenza sociale, conseguenza di politiche largamente impopolari – sostenute da Washington – e imposte al paese. Il senatore americano Bill Bradley ha ricordato l’atteggiamento dei diplomatici americani nei confronti della Russia, questi, ossia i responsabili dell’amministrazione Clinton, parlavano «di rimpinzare di merda la gola di Boris», provando gioiosamente piacere nell’ordinargli la distruzione dell’economia del suo paese.

Gli universitari anticomunisti accusano frequentemente Stalin, e altri dirigenti sovietici, di aver creato «delle carestie artificiali». Talvolta questi universitari sostengono che «le carestie provocate da quest’uomo [Stalin]» hanno provocato un vero e proprio «genocidio». Le parole usate per descrivere ciò che gli Stati Uniti, il presidente Bill Clinton e l’economista Jeffrey Sachs hanno provocato in Russia nel corso degli anni Novanta, assomiglia maledettamente a una «carestia provocata dall’uomo».

Naomi Klein cita l’universitario russo Vladimir Gusev che afferma: «gli anni del capitalismo criminale hanno ucciso il 10% della popolazione». La popolazione della Russia è diminuita, dal 1992 al 2006, di 6,6, milioni. Klein cita l’economista americano Andre Gunder Frank che definisce «genocidio economico» quanto accaduto in Russia. Il vice-presidente russo Alexander V. Rutskoi è ricorso alle stesse parole per definire le politiche avviate dal 1992, annunciando che ci sarebbero state conseguenze catastrofiche per i bambini e gli anziani.

Clinton rappresenta il neo-liberismo

Quando le persone accusano la Russia di intervenire nelle elezioni americane, perché non si ricorda tutto questo? Nel periodo in cui Hillary Clinton era first lady alla Casa bianca, milioni di vite russe sono state rovinate dal «genocidio economico». Non sarebbe pertinente ricordare questo fatto quando si discute della sedicente ingerenza della Russia nelle elezioni presidenziali americane del 2016?

È soltanto con l’ascesa al potere di Vladimir Putin che la situazione in Russia migliora. Nel corso dei primi otto anni della sua presidenza, i salari sono raddoppiati e il tasso di povertà si è ridotto del 14%. Contestualmente, la Russia ha conosciuto una crescita industriale globale pari al 70%. Il prodotto interno lordo del paese è passato, nel periodo tra il 2007 e il 2014, da 764 miliardi a 2098,8 miliardi. John Brown, il direttore generale di BP [British Petroleum] ha lodato la politica di Putin affermando che: «Nessun paese si è ripreso così bene, in così breve tempo».

Qual è il segreto della ripresa dell’economia russa? Putin ha soppresso molte delle politiche liberiste difese da Eltsin e Clinton. L’economia della Russia si è ripresa principalmente grazie al controllo pubblico del petrolio e del gas naturale. L’economia russa è adesso impostata sul controllo dello Stato sulle risorse naturali, per la maggior parte di proprietà pubblica. Prioritario, per Putin, è ricostruire una rete di assistenza sociale. Nelle stesso tempo, il governo russo ha istituito dei campi estivi chiamati Nashi, nella speranza di coltivare e formare i giovani talenti russi affinché si adoperino per il bene della nazione.

Benché siano schierati a sinistra, Hillary Clinton e suo marito vengono identificati con il neoliberismo e le privatizzazioni. Le carriere politiche di Bill e Hillary Clinton sono strettamente associate al Democratic Leadership Council, un’associazione no-profit che si muove all’interno del Partito Democratico facendo pressioni al fine di favorire politiche di libero mercato e indebolire le altre fazioni socialdemocratiche e roosveliane che esistevano alla fine degli anni Ottanta. Bill Clinton ha firmato l’accordo molto impopolare del libero scambio nord-americano (Alena).

A seguito della deindustrializzazione, acceleratasi sotto la presidenza di Bill Clinton, alcune regioni degli Stati Uniti hanno vissuto quanto passato dalla Russia negli anni Novanta. Le fabbriche hanno chiuso i cancelli, l’impiego stabile e gli alti salari sono scomparsi. Il numero dei tossicodipendenti da eroina e dei suicidi è il più alto degli ultimi decenni.

Nel corso della sua campagna Trump ha teso la mano a coloro che sono stati fortemente toccati dalla deindustrializzazione in luoghi come l’Ohio, il Michigan, la Pennsylvania e il Wisconsin. Secondo il cineasta di sinistra Micheal Moore: «Trump sta incalzando la Clinton su questo punto, sul suo sostegno al TPP e alle altre politiche commerciali che hanno colpito duramente gli abitanti in questi quattro Stati».

Hillary Rodham Clinton, in qualità di first lady e segretario si Stato nel corso dei primi anni dell’amministrazione Obama, viene accomunata all’imposizione accelerata del capitalismo mondiale e alla deregolamentazione dei mercati.

In quanto segretario di Stato, Clinton ha organizzato, tramite la Nato, la distruzione della Libia. Un tempo la Libia aveva un governo socialista islamico con risorse petrolifiche pubbliche. La Libia aveva l’aspettativa di vita più alta del continente africano. Al pari degli sforzi del marito per smontare il sistema sovietico in Russia, il rovesciamento operato dalla Clinton è stato disastroso per il popolo libico. Le condizioni in Libia sono talmente disastrose che, dopo l’intervento del 2011, migliaia di persone sono annegate fuggendo dal paese, nella speranza di attraversare il Mediterraneo e giungere in Europa.

Nel pensiero di molti, Hillary Clinton è sinonimo di una politica di libero mercato, imposta dalle istituzioni bancarie globali occidentali. Queste politiche hanno, senza dubbio, provocato un’estrema disintegrazione del tessuto sociale, procurando alla Clinton diversi nemici.

Nelle discussioni riguardanti la possibilità di vedere Hillary Clinton alla Casa bianca, questa volta come presidente, e su come quest’eventualità venga percepita nel resto del mondo, e anche in Russia, questo aspetto non può essere ignorato.

 

 

Caleb Maupin

Fonte: http://lesakerfrancophone.fr

Link: http://lesakerfrancophone.fr/dans-les-annees-1990-les-clintons-ont-impose-famine-et-genocide-en-russie

12.09.2016

 

Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org a cura di VOLLMOND

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