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La Redazione

 

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L’Europa è in crisi? Ci vuole più Europa!

La ricetta di Mario Draghi che promuove una bizzarra soluzione per salvare l’Unione europea.
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A cura di Katia Migliore
Il 1 Dicembre 2023
10349 Views

Di Katia Migliore, ComeDonChisciotte.org

E’ un momento critico e speriamo che ci tengano insieme quei valori fondanti che ci hanno messo insieme[1]

Ha dichiarato Mario Draghi durante un’intervista. In sostanza, l’Europa è in crisi, ci vuole più Europa.

Ora, vogliamo ricordare che, ahimè, di valori fondanti l’Europa, fin dal suo nascere, ne ha avuti ben pochi.

Certo, si cita Altiero Spinelli, e prima ancora di lui la Paneuropa del Conte Kalergi. Ma i loro propositi di un’idea di Europa federale, nati tra le due guerre e poi ancora durante esilio di Ventotene in piena seconda guerra mondiale, vengono quasi subito accantonati dall’idea funzionalista attuata attraverso il Piano Schuman, pubblicato il 9 maggio 1950, data ormai considerata quella che segna la nascita dell’Unione Europea.

Nel discorso di presentazione il francese Schuman propone di sottoporre la produzione del carbone e dell’acciaio, i materiali più importanti per l’industria degli armamenti, sotto il controllo di un’autorità comune.

L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto[2]

Così dichiara Schuman, che sancisce una unione prima a carattere economico-industriale, ritenendo che poi il resto arriverà, un po’ come i matrimoni senza amore. E in questa logica lo segue il tedesco Adenauer:

 

Negli ultimi decenni e secoli, il carbone e l’acciaio hanno svolto un ruolo distruttivo nei conflitti tra i popoli europei, essendo stati utilizzati per fabbricare armi. Speriamo che il carbone e l’acciaio li uniscano nella riflessione e nell’azione comune.”[3]

 

Carbone e acciaio, questi i valori comuni dei padri fondatori, creando un connubio di una Europa unita a volto carolingio franco-tedesco.

E a nulla valgono i richiami di De Gasperi, che avverte il pericolo di una impostazione troppo funzionale, con il rischio della creazione di una dirigenza europea di tecnocrati che decidono sulla testa dei popoli europei:

 

Il futuro non verrà costruito con la forza, nemmeno con il desiderio di conquista ma attraverso la paziente applicazione del metodo democratico, lo spirito di consenso costruttivo e il rispetto della libertà[4]

 

Ma sarà il belga Spaak a sancire definitivamente l’accordo:

 

Per quanto mi riguarda, sono uno strenuo sostenitore della cooperazione economica[5]

 

L’obiettivo era mettere in comune l’amministrazione di alcuni servizi e funzioni di importanza strategica affidandoli ad apposite istituzioni europee create tramite trattati, che avrebbero progressivamente eroso le sovranità nazionali.

Nel corso degli anni nacquero la COMUNITÀ EUROPEA DEL CARBONE E DELL’ ACCIAIO (CECA), la COMUNITÀ EUROPEA DI DIFESA (CED), l’EURATOM e la CEE, COMUNITÀ ECONOMICA EUROPEA, composta da una commissione di nove membri con il compito di dirigere le politiche economiche delle nazioni aderenti per liberalizzare gli scambi tra i paesi membri e incentivare le capacità produttive.

Ancora una volta, valori legati principalmente a dinamiche economiche, politiche energetiche e di difesa comune (poi miseramente fallite anche per opposizione francese con l’accordo tedesco).

Fino ai giorni nostri, le azioni in prospettiva per creare l’Europa unita si muoveranno costantemente in quest’ottica funzionalista, cioè la creazione di una unità in nome delle questioni di carattere economico e finanziario, erodendo la sovranità dei Paesi componenti.

Lo SME, Sistema Monetario Europeo, creato per controllare le oscillazioni dei cambi tra le valute europee, entra in vigore nel marzo del 1979, ed è preceduto dal “serpente monetario europeo”, costituito nel 1972. Lo SME viene istituito per iniziativa di Giscard d’Estaing e del cancelliere tedesco Helmut Schmidt, con la finalità di garantire la stabilità dei cambi valutari. Nessun valore di fratellanza, nessun buon proposito.

Il TRATTATO DI MAASTRICHT del 1992 è ormai completamente finalizzato alle questioni finanziarie: l’accordo tra i Paesi riguarda la creazione entro il 1999 di una moneta unica europea, impegnando i Paesi coinvolti a una progressiva armonizzazione degli indici economici nazionali (in particolare inflazione e deficit pubblico) coi famigerati parametri di Maastricht.

Ai giorni nostri, Mario Draghi, che avverte la costante crisi dell’Unione Europea, commette lo stesso errore di chi lo ha preceduto:

 

il modello di crescita si è dissolto e bisogna reinventarsi un modo di crescere ma per fare questo occorre diventare Stato. Il mercato europeo è troppo piccolo, ci sono tanti mercati e quindi le piccole imprese che nascono in Europa appena crescono o vendono o vanno negli Stati Uniti».

 

Diventare Stato richiamandosi ai problemi delle piccole imprese, significa non aver capito purtroppo nulla di quello che è successo a questa unità europea nel corso di 80 anni. Non si creano Stati sulla base di esigenze economiche o, peggio ancora, monetarie. E neppure i richiami a politiche di difesa comune o transizione ecologiche possono risultare efficaci nel contesto geopolitico che stiamo vivendo:

 

Ora la cosa più importante è capire come fare a costituire dei fondi europei che finanzino difesa e la lotta al cambiamento climatico. Serve poi una politica estera coordinata perché i ministri degli Esteri si vedono ma non si mettono d’accordo. Bisogna pensare a una maggiore una integrazione politica, a un vero Parlamento d’Europa, iniziare a pensare che siamo italiani ed europei[6]».

 

Le domande che restano sospese, e che ci auguriamo qualcuno possa fargli prima o poi, sono le seguenti: perché ciò che non ha minimamente funzionato negli ultimi cento anni, ossia l’idea e l’attuazione di una vera Unione europea integrata politicamente, dovrebbe funzionare oggi? Cosa è cambiato, per farci sperare che una unione europea che non ha mai lavorato per gli interessi dell’Italia possa diventare l’istituzione buona tanto da farci pensare prima da europei e poi da italiani? Perché le Nazioni non si mettono d’accordo? Puro capriccio o c’è qualcosa di più?

 

Nelle due trasmissioni video in programma sulla Storia della EU che pubblicheremo nei prossimi giorni nelle pagine del nostro sito ci daranno modo di approfondire alcuni temi sulle dinamiche della creazione dell’Europa unita.

Nel frattempo, prepariamoci a una futura campagna elettorale dove i richiami ai fantomatici “valori europei” si sprecheranno.

Di Katia Migliore, ComeDonChisciotte.org

NOTE

[1] https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/11/29/draghi-momento-critico-per-leuropa_5dd5ddd1-9217-41ae-bcee-b0555dfcb80a.html

[2] https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/history-eu/eu-pioneers/robert-schuman_it

[3] https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/history-eu/eu-pioneers/konrad-adenauer_it

[4] https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/history-eu/eu-pioneers/alcide-de-gasperi_it

[5] https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/history-eu/eu-pioneers/paul-henri-spaak_it

[6] https://www.ilsole24ore.com/art/draghi-momento-critico-l-europa-possono-tenerci-uniti-valori-fondanti-AF9HzRqB?refresh_ce

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