Le sanzioni economiche contro l’Iran: il cerchio si chiude

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DI VALENTIN KATASONOV

fondsk.ru

Nonostante tutta la retorica dei politici europei, il 4 agosto, l’Europa si unirà devotamente alle sanzioni statunitensi contro l’Iran

Dopo che nel 2015, sei Paesi hanno firmato un accordo sul programma nucleare iraniano (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, Cina e Federazione russa), Teheran non ha percepito a lungo i benefici del ritorno alla “vita pacifica”. Aziende provenienti da Europa, Russia e Cina sono state attratte dall’Iran. La quantità di investimenti esteri previsti nell’economia iraniana era stimata in centinaia di miliardi di dollari. Tuttavia, l’euforia non è durata a lungo. Nel maggio 2018, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il ritiro del suo Paese dall’accordo multilaterale (Joint Comprehensive Plan of Action- JCPOA) e ha richiesto compromessi inaccettabili da Teheran. In effetti, Washington ha dichiarato un ultimatum all’Iran. E sebbene nessuno dei partecipanti all’accordo abbia appoggiato Washington, l’amministrazione statunitense non ha fermato ciò.

La Casa Bianca ha annunciato l’imposizione di sanzioni contro l’Iran in due fasi. La prima deve iniziare il 4 agosto, la seconda il 6 novembre 2018. Washington ha avvertito il resto dei partecipanti all’accordo e l’intera comunità internazionale che tutti devono partecipare alle sanzioni economiche americane. Per la renitenza alla complicità nelle azioni degli Stati Uniti, Washington ha minacciato l’introduzione di sanzioni secondarie nei confronti dei disobbedienti.

Nonostante la retorica anti-americana dei politici europei, l’Europa si unità devotamente, il 4 agosto, alle sanzioni statunitensi contro l’Iran. Secondo il Dipartimento di Stato americano, circa 50 società hanno riferito a metà estate della loro intenzione di lasciare il mercato iraniano. Fondamentalmente, queste sono società finanziarie e dell’energia. Solo alla fine di agosto sarà chiaro quali paesi sono realmente pronti a continuare la cooperazione con l’Iran e a opporsi a Washington, e quali cederanno.

Certo, Teheran c’è abituata: le sanzioni contro di essa sono iniziate nel 1979 e non sono mai finite veramente (se non si tiene conto il breve periodo, tra il 2016 e il 2017, quando tutte le sanzioni imposte in precedenza sono state completamente rimosse). Sullo sfondo dell’imminente guerra commerciale avviata da Washington contro la Cina, l’Europa e altri Paesi, per Teheran potrebbe essere più facile trovare scappatoie e falle nel blocco economico. Decisamente molte, per il breve periodo in cui Trump è riuscito a predisporlo [il blocco economico] rispetto all’America. Inoltre, Teheran sta lavorando su opportunità per compensare i rischi per gli investitori stranieri. Si tratta di concedere privilegi speciali a tali investitori, quando investono in progetti approvati dal governo (72 progetti in totale).

Molti presagivano che le sanzioni sarebbero state rinnovate. Pertanto, è iniziato dall’Iran il deflusso di capitali, che ha colpito in modo marcato la valuta nazionale, il cui tasso ha iniziato a calare. All’inizio dell’anno, il tasso ufficiale era di 35.186 rial per 1 dollaro USA, ed entro la fine di luglio – 44.070. Contemporaneamente, c’è il tasso del mercato grigio e nero, dove 1 rial è ancora più economico. A luglio, il tasso ha superato l’asticella dei 100 mila rial e il 30 luglio è crollato sul mercato nero fino a 112mila rial. Ciò porta a prezzi più elevati per le merci importate, accelera l’inflazione. C’è un certo malcontento nel Paese, manifestazioni di protesta hanno già avuto luogo.

La Banca Centrale iraniana adotta misure urgenti per rafforzare il controllo sulle operazioni di cambio nel Paese. Nel mese di aprile è stato stabilito un limite di possesso di denaro in valuta estera per un importo pari a 10 mila euro. “I cittadini dovrebbero vendere qualsiasi importo in eccesso, prima della fine del mese, o depositarlo in conti bancari”, ha detto la Banca Centrale iraniana in una dichiarazione. Il mancato rispetto di questo criterio “comporta l’azione penale”.

La supervisione valutaria della Banca Centrale rivela un numero crescente di frodi da parte di società iraniane private che cercano di far uscire valuta estera verso l’estero. A luglio, diversi imprenditori, che avevano ricevuto una licenza dal governo per importare apparecchi telefonici, sono stati arrestati. Si può presumere che la valuta sia stata trasferita, ma la merce che doveva essere importata non sia entrata nel Paese. È aumentata, per la valuta estera, l’acquisizione di oro e altri metalli preziosi sul mercato nero interno. Un certo numero di mercanti d’oro sono già stati arrestati.

In primavera, il Parlamento iraniano ha annunciato solennemente la completa (100%) dedollarizzazione dell’economia nazionale. Come si è scoperto, la dichiarazione è stata alquanto avventata. Tuttavia, la Banca Centrale ha detto che nei conti internazionali il dollaro non rimarrà fino alla fine dell’anno; sarà sostituito dall’euro. Saranno utilizzate anche altre valute (rublo russo,  yuan cinese).

Il periodo tra il 2016 e il 2017 è stato troppo breve per ottenere un completo scongelamento di tutte le riserve internazionali dell’Iran. Non è chiaro quale sia la loro portata, ma secondo le stime degli esperti, l’Iran è stato negli ultimi due decenni tra i primi venti Paesi, per l’ammontare di riserve.

È sorprendente, ma la statistica dettagliata sulle riserve in oro e in valuta estera dell’Iran può essere reperita sul sito web della Federal Reserve Bank of St. Louis, che fa parte del sistema della Federal Reserve statunitense. Darò i dati sui singoli anni (a inizio dell’anno, in miliardi di dollari): 2000 – 16,57; 2005 – 47,10; 2010 – 78,91; 2011 – 95,48; 2012 – 52,07; 2013 – 118,20; 2014 – 110,78; 2015 – 115,74; 2016 – 104,16; 2017 – 95,12; 2018 – 108,36. Inoltre, la fonte fornisce una previsione delle riserve all’inizio del prossimo anno – 126,97 miliardi di dollari. A volte i dati sulle riserve in oro e in valuta estera dell’Iran sono pubblicati dalla CIA; secondo i rapporti dei servizi segreti, entro la fine del 2016 le riserve iraniane ammontavano a 135,5 miliardi di dollari. In ogni caso, sia le autorità monetarie statunitensi che le agenzie di intelligence statunitensi mostrano un serio interesse per le riserve internazionali dell’Iran: il congelamento delle riserve è uno dei principali strumenti della politica internazionale di Washington.

Quando Washington ha annunciato l’inizio dello scongelamento delle riserve iraniane, alcuni esperti hanno definito la somma dei fondi congelati in 100 miliardi di dollari. Dopo un po’ di tempo, le stime sono state abbassate a 30 miliardi di dollari. E dopo un po’, la Banca Centrale dell’Iran ha dichiarato ufficialmente che fa conto su un completo scongelamento, e ha definito la somma totale in 32 miliardi di dollari: in una certa misura, anche i proventi in valuta estera delle esportazioni iraniane sono stati congelati, i quali sono stati accreditati su conti delle banche dei Paesi importatori.

Quanti sono riusciti a scongelare le riserve iraniane nei due anni “disgelo”, nessuno lo sa. Il fatto è che le autorità statunitensi a un congelamento ne hanno imposto un altro. Washington improvvisamente ha ricordato gli eventi dell’11 settembre 2001 e ha affermato che l’Iran ha svolto un ruolo importante nella preparazione dell’atto terroristico e, pertanto, deve assumersi la responsabilità materiale delle sue azioni. In altre parole, coprire le pretese giudiziarie dei cittadini americani colpiti dall’atto terroristico, significa che quelle riserve iraniane erano già state congelate. Il 2 maggio di quell’anno, un giudice federale di New York ha stabilito che l’Iran deve pagare più di 6 miliardi di dollari alle famiglie delle vittime, come conseguenza degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Teheran ha presentato un ricorso alla Corte Internazionale di giustizia dell’Aia.

Le sanzioni annunciate da Trump a maggio sono rilevanti per il programma nucleare iraniano. Parallelamente, Washington può imporre sanzioni per altri motivi e ragioni. Così, a maggio, il Capo della Banca Centrale iraniana, Valiollah Seif, è stato incluso nelle liste delle sanzioni di Washington. Il motivo è che il Capo della Banca Centrale aveva stretti legami con il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, che, secondo Washington, sostiene i terroristi palestinesi e svolge attività di sabotaggio contro Israele. Il Capo della Banca Centrale iraniana è stato accusato di trasferire illegalmente denaro a Hezbollah. L’inclusione nella lista nera del Capo della Banca Centrale rappresenta la sua impossibilità di soggiorno negli Stati Uniti e comporta il sequestro dei suoi beni in America.

Due mesi e mezzo dopo di ciò (25 luglio), il gabinetto dei ministri iraniano ha deciso di cambiare il Capo della Banca Centrale. Il nuovo Capo della Banca Centrale, il 61enne Abdolnaser Hemmati, che in precedenza era a capo della compagnia di assicurazioni statale centrale.

Allo stesso tempo, l’Iran rischia di nuovo la disconnessione dal sistema di supporto alla comunicazione per i pagamenti internazionali SWIFT. La sanzione è molto spiacevole. È interessante notare che, all’inizio dell’anno, nel Parlamento iraniano era considerata la questione della possibilità di utilizzare le valute digitali (cripto-valute) nel Paese. Ad aprile, è stato deciso di vietare completamente e categoricamente tale uso, ma ora sono tornati su tale questione. È possibile che si verifichi la legalizzazione parziale delle valute digitali, ma solo nei conti internazionali e nel caso della disconnessione ripetuta dell’Iran dal sistema SWIFT. A livello delle relazioni interparlamentari Iran-Russia, sono già stati avviati negoziati sulla possibilità di utilizzare la cripto-valuta come mezzo di pagamento per il commercio reciproco.

 

Valentin Katasonov

Fonte: www.fondsk.ru/

Link: https://www.fondsk.ru/news/2018/08/03/ekonomicheskie-sankcii-protiv-irana-vse-vozvraschaetsja-na-krugi-svoja-46551.html

03/08/2018

 

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

 

 

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