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Le piccole vittorie di Biden

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A cura di Markus
Il 18 Settembre 2021
8974 Views

Dmitry Orlov
cluborlov.wordpress.com

Per un bambino, la vittoria può essere sputare un boccone di cibo il più lontano possibile, per un adulto nel fiore degli anni, la vittoria può essere andare a letto con una bella donna e per qualcuno dell’età di Joe Biden, la vittoria può essere una evacuazione intestinale ben riuscita. Non perdiamo di vista queste relatività quando consideriamo l’uscita vittoriosa dell’America dall’Afghanistan e le sue prossime uscite vittoriose da Iraq, Siria, Ucraina, Kosovo, Israele, Taiwan, Qatar, Okinawa, Guam, Porto Rico, Isole Vergini e Alaska, per nominarne solo alcune.

Un fatto ben noto sugli Stati Uniti è che le loro politiche nazionali in generale e la loro “capacità di previsione” [vision thing] (come la chiamava George Bush-padre) in particolare, vengono formulate da laureati in “arti liberali” dalle università della Ivy League. La loro formazione, di solito, consiste nel leggere e riflettere su certi libri, ma gli elenchi dei loro testi tendono ad essere piuttosto brevi. Tuttavia, includono sempre due titoli: 1984 di George Orwell e Brave New World di Aldous Huxley. Perversamente, li ricordano non come edificanti anti-utopie, ma come manuali di istruzioni, specialmente 1984, e agiscono di conseguenza.

Dovreste ricordare che sul muro del Ministero della Verità di 1984 c’erano tre slogan:

LA GUERRA È PACE

LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ

L’IGNORANZA È FORZA

Nel 2014, mi era venuto in mente che questi slogan si applicavano fin troppo bene al modo in cui opera l’establishment di Washington, DC e, da allora, ho continuato a monitorare i suoi progressi alla luce di questa consapevolezza, con ottimi risultati devo dire.

La guerra è certamente pace: basta guardare come sono diventati pacifici Iraq, Afghanistan, Yemen, Kosovo, Libia, Siria e Ucraina grazie agli sforzi di pacificazione degli Stati Uniti. Le uniche deviazioni dalla pace assoluta che potrebbero verificarsi in quei Paesi sono legate al fatto che non tutti gli abitanti sono stati costretti ad espatriare e che alcune persone stanno ancora cercando di viverci. Questa situazione dovrebbe risolversi da sola, soprattutto in Ucraina, dove la gente si trova ora di fronte alla prospettiva di dover sopravvivere senza riscaldamento ad un gelido inverno.

La libertà, in realtà, è schiavitù: per godere della loro “libertà,” gli Americani passano la maggior parte della loro vita a pagare debiti, che possono essere il mutuo per la casa, le spese mediche per una malattia o un prestito studentesco. Possono anche trarre beneficio dal marcire in prigione. Hanno un orario lavorativo più lungo, meno tempo libero e peggiori benefici di qualsiasi altro Paese sviluppato, e i loro salari non aumentano da due generazioni.

E ciò che tiene tutto insieme è il fatto che l’ignoranza, in realtà, è una forza; se non fosse per la loro enorme e deliberata ignoranza, sia dei loro affari che del mondo in generale, gli Americani si sarebbero già ribellati e il castello di carte (come lo chiamava George Bush-figlio) sarebbe già crollato.

Ma c’è un quarto slogan che dovrebbero aggiungere al muro del Ministero della Verità di Washington:

LA SCONFITTA È UNA VITTORIA

Il grottesco dei primi tre slogan può essere mitigato in vari modi. È difficile sostenere che gli impegni americani in Iraq, Afghanistan, Yemen, Libia, Siria o Ucraina abbiano prodotto la “pace,” i funzionari governativi insinceri e gli altri Teletubbies nazionali trovano ancora possibile affermare che, in questo modo, era stato però possibile evitare pericoli più seri (e totalmente inventati), come le “armi di distruzione di massa” irachene e siriane o Osama Bin Laden, che dalla sua caverna di Tora Bora, in Afghanistan, aveva fatto crollare a distanza alcuni grattacieli a New York. Ciò che, in realtà, questi interventi hanno prodotto è stata una guerra senza fine, finanziata da un debito crescente che porterà alla rovina economica. Questo sta diventando sempre più difficile da ignorare, ma l’ignoranza aiuta molto in questo caso.

Allo stesso modo, è possibile, anche se un po’ goffo, sostenere che la schiavitù è libertà – perché, vedete, una volta che avrete ottemperato ai vostri doveri di schiavi, potrete andare a casa e leggere tutte le sciocchezze che volete su qualsiasi blog di vostra scelta. Questo è, naturalmente, abbastanza sciocco; potete infilare tutta la “conoscenza” del mondo nella vostra testa, ma, se provaste a metterla in pratica, scoprireste subito che non vi è permesso. “Torna in fila, schiavo!” Si può anche adottare il punto di vista opposto e sostenere che la libertà è per i pigri mentre noi, persone produttive, dobbiamo correre da un’attività programmata all’altra, costringendo anche i nostri figli a vivere con ritmi altrettanto frenetici, evitando come la peste il “tempo non strutturato” e affermare che tutto questo non ha nulla a che fare con la schiavitù. Non ha niente a che vedere con la schiavitù. Neanche un po’. “Nessuno mi dice cosa fare!” (Guardate in basso, lo smartphone, per vedere qual’è la lista delle cose da fare oggi).

Dell’ignoranza, inoltre, non ci si deve neanche scusare: gli ignoranti sono fra le persone più sapienti della terra – secondo loro. L’ho visto di continuo nelle centinaia di commenti pubblici che ho dovuto cancellare dal mio blog (prima di disattivarli); erano particolarmente divertenti quelli che iniziavano con “Sicuramente saprai che [qualcosa che non so]” o “Ormai tutti dovrebbero sapere che [qualcosa che non è chiaro].” In alcune occasioni ho trovato questa ignoranza quasi schiacciante, e l’ignoranza è davvero una forza.

Ma è molto difficile fingere che la sconfitta sia una vittoria, e questa è una grande sfida per l’establishment di Washington, DC. Quando sono vittoriosi, i vostri leader possono fare ciò che vogliono con il mondo; quando sono sconfitti, il mondo fa ciò che vuole con loro. Questo è un qualcosa che è difficile da nascondere: i vostri leader dicono quello che vogliono fare, e poi o hanno successo o falliscono. Quando falliscono, cercano sempre di chiamarlo un successo, ma se si guarda alla loro dichiarazione d’intenti iniziale, e poi ai risultati, e le due cose non coincidono affatto, allora sembra davvero una specie di sconfitta, non importa quanto girino e rigirino la frittata.

Questa è una buona cosa, perché, con tutta la propaganda che esce dal Ministero della Verità, è difficile per una persona comune determinare la natura dei “fatti sul terreno;” quando si tratta di vittoria o di sconfitta, di solito, si può sempre fare affidamento sui cretini. Sì, i consulenti PR del ministero possono sempre affermare che “abbiamo costretto il nemico a farci un massaggio gratuito delle mucose interne dei grandi glutei,” ma qualunque bambino dell’asilo un filino precoce potrà sempre decodificarlo come “ci hanno fatto un culo così.” Quindi, nel caso dell’Afghanistan, la maggior parte delle persone, quando sentono che gli Stati Uniti l’avevano invaso 20 anni fa per sbarazzarsi dei Talebani e che se ne sono appena andati, dopo aver speso trilioni di dollari, restituendo l’Afghanistan ai Talebani, regalando loro 90 miliardi di dollari in armamenti e abbandonando molti ostaggi americani (attualmente intrappolati all’aeroporto di Mazar-e-Sharif), potrebbero fare il collegamento e chiamarla una sconfitta umiliante.

Studenti di arti liberali, accorrete in aiuto! Nel corso dei loro ridicoli e costosi studi di laurea nelle università della Ivy League, hanno acquisito familiarità con la teoria critica, che ha insegnato loro che l’oggettività è soggettiva. Quindi, per trasformare la sconfitta in vittoria, tutto quello che dovete fare è scegliere il soggetto giusto. Se il comandante in capo crede che la missione sia stata una vittoria, chi siamo noi per metterlo in dubbio?

Joe Biden: “Abbiamo realizzato uno dei più grandi trasporti aerei della storia, con più di 120.000 persone portate al sicuro. … Solo gli Stati Uniti avevano la capacità, la volontà e i mezzi per farlo, e l’abbiamo fatto oggi. … Lo straordinario successo di questa missione è dovuto all’incredibile abilità, al coraggio e all’altruismo dei militari statunitensi, dei nostri diplomatici e dei professionisti dell’intelligence.”

Si potrebbe essere tentati di attribuirlo alla senilità, e forse si dovrebbe, ma bisogna rendersi conto che questo non è solo il vaneggiamento di un vecchio pazzo. No, è  senilità strategica. Ricordate, all’età di Biden, la misura del successo è una defecazione coronata da successo, e lui non lascerà che qualcosa ci si metta in mezzo. E, per i gestori di Biden, il successo sta nell’aver scelto l’uomo di paglia perfetto, quello per il quale la sconfitta è una vittoria, cosa che sicuramente è, perché, secondo la teoria critica di qualcos’altro, l’oggettività è soggettiva.

L’Afghanistan è lungi dall’essere l’unica vittoria di Joe Biden; se lo si osserva attentamente, ci si rende conto che ottiene vittorie simili quasi tutti i giorni. Ha vittoriosamente dormito durante un incontro con il nuovo Primo Ministro israeliano, Naftali Bennett, come fosse la cosa più intelligente da fare. Bennett era latore di una notizia terribile: “I Siriani hanno imparato ad abbattere più del 90% dei razzi israeliani utilizzando i loro sistemi di difesa aerea russi aggiornati (S1 Pantsyr e Buk-M2Э). Questi non sono nemmeno i sistemi russi di fascia alta in dotazione agli Iraniani; questi avrebbero potuto abbattere anche gli aerei israeliani che avevano lanciato i missili dallo spazio aereo del Libano. Cosa facciamo, signor presidente?” Cosa avrebbe dovuto fare Biden, ammettere la sconfitta? Certo che no! Invece, si è dolcemente appisolato.

O prendete il suo incontro con il presidente ucraino Vladimir Zelensky, un pagliaccio, che si è presentato per elemosinare un po’ di soldi per la sua sceneggiata del “resistere all’aggressione russa.” L’antico cervello di Biden, con i neuroni che funzionano sempre meno ogni giorno che passa, tende a tracciare linee rette tra due punti presi a caso, così ha chiamato Zelensky, Lewinsky, come la Monica che aveva dispensato alcuni servizi sessuali nello Studio Ovale, servizi che Zelensky sarebbe stato fin troppo felice di offrire in cambio di una pacca sulla testa e un po’ di soldi, ma Biden è troppo vecchio per una cosa del genere.

Zelensky ha anche portato una terribile notizia: “I Russi hanno completato il gasdotto NordStream 2 verso la Germania e non useranno più l’Ucraina come zona di transito per far arrivare il loro gas all’UE; di conseguenza, gli Ucraini non saranno più in grado di rubare il gas russo e moriranno congelati e al buio. Cosa facciamo, signor presidente?” La brillante risposta di Biden è stata: “Francamente, mia cara, non mi interessa.” Secondo Victoria Nuland, gli Stati Uniti hanno speso 5 miliardi di dollari per fare dell’Ucraina una democrazia moderna e vivace, ed ora questo: un’altra vittoria!

Spero che siate debitamente impressionati dalla brillante trovata della senilità strategica; ma, aspettate, c’è di meglio! La senilità strategica di Biden è sostenuta dall’incompetenza strategica. Questo è il caso di Kamala Harris: le primarie democratiche avevano dimostrato che era assolutamente ineleggibile, ma quel problema era stato risolto facendo andare in tilt le macchine per il conteggio dei voti per corrispondenza. E ora sta volando in giro per il mondo facendo acrobazie, come deporre fiori al memoriale dei coraggiosi guerrieri vietnamiti che avevano abbattuto John McCain e dimostrando, in generale, che tra le sue orecchie passa solo aria fresca.

La Harris sembra una specie escort esotica. Ha una risata da ragazzina e sa come muovere i fianchi nel modo giusto, a nessun leader mondiale passerebbe per la testa di dormire… durante un incontro con lei. Ma vi sbaglireste se pensaste che stia semplicemente facendo un errore; no, sta dimostrando un’incompetenza strategica. Il suo ruolo è quello di offrire agli Americani una scelta: o sopportare Joe, la sua senilità strategica e i suoi vittoriosi movimenti intestinali o vederselo sostituire con una persona che ridacchierà e si dimenerà, senza riflettere, passando da una sconfitta all’altra chiamandole vittorie, perché così è scritto sul teleprompter.

Alla luce di tutto questo, cosa dovrebbe fare il popolo americano? Beh, potrebbe semplicemente dichiarare che l’Impero Americano è una entità razzista e malvagia, costruita da uomini bianchi e bigotti, e allora il suo crollo sarebbe una vittoria invece che una sconfitta. Dopo tutto, questo è in linea con quello che ai Sovietici era stato insegnato a pensare del loro Paese e, 30 anni fa, quando l’URSS era crollata, la cosa era stata presentata come una grande vittoria. Certo, circa 10 milioni di persone erano morte per i disordini e per la miseria che ne erano seguite, ma suppongo che questa possa essere definita una visione indebitamente negativa di un evento storico importante e stimolante, perché, vedete, secondo la teoria critica di una cosa o dell’altra, l’oggettività è soggettiva.

Dmitry Orlov

Fonte: cluborlov.wordpress.com
Link: https://cluborlov.wordpress.com/2021/09/08/bidens-little-victories/
08.09.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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