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È curioso che alcune persone non comprendano appieno il fatto che l’Artico è molto più di un brullo deserto ghiacciato o della proverbiale patria di Babbo Natale. Secondo gli esperti geologi americani, sotto la sua [imponente] vastità, la regione artica nasconde fino al 30% delle riserve di gas non scoperte, a livello mondiale, insieme al 13% delle riserve di petrolio non ancora scoperte. Inoltre, ci sono tutti i tipi di tesori che si possono trovare sotto il permafrost: oro, zinco, nichel, platino e ogni sorta di altri minerali, il cui valore totale è stimato raggiungere i trilioni di dollari. In futuro, il numero di Stati disposti a presentare rivendicazione sull’Artico aumenterà costantemente, poiché le risorse dell’America continentale e dell’Eurasia finiranno per esaurirsi.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare che negli ultimi tre decenni il riscaldamento globale ha portato allo scioglimento degli iceberg in tutto l’Artico, poiché questa regione si riscalda due volte più velocemente rispetto al resto del mondo. Questo, a sua volta, apre nuove opportunità per la creazione della rotta di trasporto settentrionale, attraverso l’Artico, che in passato era imprigionata dai ghiacci. Ciò trasformerà la rotta del Mare del Nord, attraverso le acque territoriali della Russia, in una valida alternativa al Canale di Suez e ridurrà il tempo di percorrenza totale tra Europa e Asia di circa 20 giorni.
A partire da ora, ci sono otto principali contendenti per l’Artico, in quanto tutti hanno territori a nord del Circolo Polare Artico. Si tratta di Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti.
Va da sé che hanno molto da guadagnare dallo stabilire il controllo sui territori che sono il doppio di Stati Uniti e Canada messi insieme. Quindi ci sono ancora dubbi che, mentre il resto del mondo considera il riscaldamento globale una calamità invasiva, quelle otto nazioni ne trarranno beneficio, poiché ci sono innumerevoli affari potenzialmente redditizi, relativamente alle risorse naturali non sfruttate.
Al giorno d’oggi questa regione del mondo offre un potenziale illimitato per assicurare uno sviluppo economico costante a qualsiasi Stato che si impegna a svilupparlo. Ciò è diventato particolarmente vero per la Russia, poiché l’Artico è diventato la pietra angolare della sua indipendenza energetica, poiché la produzione di idrocarburi dell’Artico è stata stimata, nel 2017, pari al 17% della produzione di petrolio della Russia e fino al 90% della sua produzione di gas naturale. E vi è sicurezza nel dire che, per Mosca, l’importanza di questa regione avrà solamente incremento.
Per molti anni, la rotta del Mare del Nord era impraticabile per le navi convenzionali che spesso trovavano la loro fine nella morsa stretta di iceberg micidiali. Tuttavia, mentre la Russia continua a sviluppare una flotta di rompighiaccio a propulsione nucleare e hub di rifornimento per petroliere, compresi quelli della classe LNG Arctic, le cose stanno per cambiare. Gli economisti russi prevedono un aumento del traffico merci lungo la rotta del Mare del Nord, da 10,7 milioni di tonnellate inviate nel 2017 fino a 80 milioni di tonnellate da inviare lungo questa rotta nel 2024.
Lo scorso settembre è stato riferito che una nave da carico con bandiera danese ha attraversato con successo l’Artico russo in un viaggio di prova, dimostrando che lo scioglimento dei ghiacci potrebbe potenzialmente aprire una nuova rotta commerciale dall’Europa all’Asia orientale. Il suo esempio è stato seguito dalla BSAH Rhone che ha anche percorso la rotta del Mare del Nord in due settimane e mezzo, sulla scia di un rompighiaccio russo.
La rotta del Mare del Nord passa attraverso le acque territoriali della Russia, il che le dà l’autorità di stabilire le regole. Proprio di recente, la Russia ha cambiato i requisiti per le navi da guerra straniere che navigano attraverso le sue regioni artiche, poiché ora sono costrette a dare notifica preventiva al Ministero della Difesa russo.
Con il maggior numero di rompighiaccio e 300 miliardi di dollari in 73 progetti completati, attivati o proposti, la Russia è il leader indiscusso nello sviluppo dell’infrastruttura nell’Artico.
Nonostante la sua disponibilità a cooperare pacificamente con attori stranieri nell’esplorazione pacifica congiunta dell’Artico, Mosca ha tuttavia affermato nei suoi recenti principi per la navigazione che l’Artico è una regione di rivalità in rapido aumento, quindi gli interessi nazionali della Russia in questa regione devono essere ben difesi. E ciò non sorprende, dal momento che quando un Paese investe tempo e risorse in una delle sue regioni, naturalmente vuole assicurare la sua forte presenza militare in questa regione. Questo è il motivo per cui la Russia ha espanso le sue basi in tutte le isole artiche, aumentando così la sua capacità di contrasto. Queste misure sono anche associate alla crescente importanza della rotta del Mare del Nord, poiché le forze armate russe saranno responsabili di tutte le operazioni di ricerca e soccorso lungo la rotta marittima. L’accordo firmato dal Consiglio artico, un organismo internazionale creato per agevolare la cooperazione tra gli Stati artici, parla a favore della strategia della Russia. Questo documento attribuisce la responsabilità di condurre operazioni di ricerca e salvataggio, in alcune regioni dell’Artico, a ciascuno dei firmatari, e in questo caso la Russia si fa carico della maggior parte della responsabilità.
Non sorprende che la Cina diventi il partner più importante della Russia nell’Artico. I due principali azionisti di Yamal LNG sono CNPC di proprietà statale cinese e Chinese Silk Road Fund, poiché Pechino ha importato molto gas da questo impianto. La Cina importa anche il GNL (n.d.T. gas naturale liquefatto) norvegese, ma il suo interesse per la rotta del Mare del Nord è spiegato non solo dal bisogno di risorse, ma anche dal desiderio di garantire l’accesso alla rotta marittima alternativa. Il fatturato commerciale della Cina con l’Unione Europea ha raggiunto circa 572 miliardi di euro nel 2017, di cui circa il 60% viene inviato per mezzo di trasporto via mare. Entro il 2025, il volume totale degli scambi bilaterali supererà i 650 miliardi di euro, il che significa che l’importanza della rotta del Mare del Nord non farà altro che continuare a crescere.
Come è stato evidenziato da Counter Punch, lo scorso gennaio la Cina ha pubblicato la sua strategia per l’Artico, in cui si sottolineava che avrebbe lavorato più a stretto contatto con Mosca, in particolare per creare una controparte marittima artica del suo progetto OBOR (n.d.T. One Belt, One Road – Nuova via della seta), una “Polar Silk Road”. Sia il Cremlino che Pechino hanno ripetutamente affermato che le loro ambizioni sono principalmente commerciali e ambientali, non militari. Non potrebbe essere più evidente che Russia e Cina vogliono che l’Artico rappresenti una proficua rotta commerciale mercantile, mentre continua la ricerca di giacimenti di petrolio, gas e minerali.
Tuttavia, nonostante la generale volontà di queste due potenze globali di cooperare pacificamente con altri Stati, la Russia, la Cina e gli Stati Uniti potrebbero trovarsi invischiati in un’altra Guerra Fredda per l’Artico. Queste tre superpotenze hanno iniziato una corsa per ottenere influenza e controllo in questa congelata regione del mondo, come circa 35 trilioni di dollari di petrolio non sfruttato e gas naturale, minerali preziosi, tra cui oro, argento, diamanti, rame, titanio, grafite, uranio e sono in gioco inestimabili elementi di terre rare, che potrebbero presto essere a portata di mano mentre il ghiaccio si ritira.
Pertanto, negli ultimi anni alcuni Stati hanno cercato di avviare una disputa sul possesso dell’Artico, mentre nessuno di loro ha basi legali per affermare le rivendicazioni territoriali in questa regione del mondo. Com’era prevedibile, la NATO ha fornito retorica bellicosa per sostenere quegli attori internazionali opportunisti. In particolare, prima del summit NATO del 2018, il ricercatore di Chatham House, Mathieu Boulegue, ha esortato l’organizzazione a sviluppare una presenza militare più forte nell’Artico.
Naturalmente, ogni volta che ci sono affari discutibili per cui impegnarsi, il Regno Unito guida sempre la carica in un tentativo disperato di dimostrare a Washington che potrebbe ancora essere utile alle élite americane. Ad esempio, lo scorso giugno il The Sun riportava il titolo “Britain will send RAF Typhoon fighter jets to Iceland in bid to tackle Russian aggression” (n.d.T. “La Gran Bretagna invierà aerei da caccia Typhoon della RAF in Islanda per contrastare l’aggressione russa”).
Quindi, il Ministro della Difesa britannico, Gavin Williamson, insisteva sulla necessità di un rafforzamento militare da parte del Regno Unito nell’Artico, descrivendo la regione come il “cortile privato” di Londra. È stato immediatamente appoggiato dal comitato di difesa del parlamento britannico, il quale affermerebbe che “la rinnovata attenzione della NATO sul Nord Atlantico è ben accetta e il governo dovrebbe congratularsi con la leadership che il Regno Unito ha dimostrato su questa questione”. (sic!)
È curioso che Gavin Williamson non abbia mai specificato quali “interessi” il Regno Unito avrebbe potuto proteggere nella regione artica, dove non ha territorio. E questo non sorprende, alla luce della brillante abilità intellettuale dimostrata dal Ministero della Difesa britannico nel novembre scorso, quando ha definito la Russia una minaccia molto più grave per il regno [Regno Unito], rispetto al terrorismo internazionale!
Secondo il diritto internazionale, che è disciplinato dalle Nazioni Unite, ogni Paese può rivendicare fino a 200 miglia nautiche al largo delle sue coste – quanto è noto come “zona economica esclusiva”. Finora, Norvegia e Islanda sono gli unici due Paesi che hanno presentato rivendicazioni, approvate dalle Nazioni Unite. Ma i problemi sorgono quando le rivendicazioni dei Paesi si sovrappongono. Russia, Danimarca e Canada hanno presentato rivendicazioni sovrapposte che sono ancora in attesa di approvazione.
Mentre lo scioglimento del permafrost dell’Artico rivela per gli attori internazionali un nuovo tesoro da dissotterrare, l’appetibilità di questa regione continuerà ad aumentare agli occhi dei principali attori internazionali. Ciò significa che ci sono acque agitate davanti a noi.
Grete Mautner è una ricercatrice indipendente e giornalista dalla Germania, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Fonte: https://journal-neo.org/
Link: https://journal-neo.org/2018/12/29/today-s-arctic-is-the-desired-treasure-land/ù
29.12.2018
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88