La scienza sociale fallace che sta dietro alla strategia di cambiamento di Extinction Rebellion

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DI NAFEEZ AHMED

medium.com/insurge-intelligence

Il privilegio dei bianchi porta a interpretazioni errate dei dati scelti selettivamente sulle lotte mondiali delle persone di colore (e non solo)

Pubblicato da Insurge Intelligence, un progetto di giornalismo investigativo finanziato tramite crowdfunding per le persone e il pianeta. Sosteneteci per segnalare dove gli altri hanno paura di mettere piede.

Siamo di fronte a un’emergenza planetaria. È, contemporaneamente, un’emergenza nazionale – non solo per il Regno Unito, da cui scrivo, ma per ogni Paese del mondo.

Quest’emergenza è stata sempre più nell’ultimo decennio un fondamentale pensiero fisso della mia professione – al punto che tutto il mio lavoro ora cerca di migliorare la nostra comprensione di come le molteplici crisi che stiamo vivendo si intersecano tra loro, come sintomi di una più profonda crisi globale della civiltà.

Da questa prospettiva privilegiata, sono un sostenitore di Extinction Rebellion, degli scioperi scolatici per il clima, di Sunrise Movement e di altre azioni di protesta di massa, volte ad accrescere la consapevolezza della portata della crisi e a galvanizzare i principali cambiamenti sociali e sistemici, per evitare la nostra traiettoria attuale.

Eppure, ho da tempo preoccupazioni sulla strategia di XR. Dopo aver una volta affrontato il problema, ho scelto di non scrivere più a lungo su ciò perché, in definitiva, speravo che il movimento avrebbe continuato a avere successo, a maturare e ad ascoltare amici costruttivamente critici; e non volevo che le mie critiche fossero sfruttate dalle forze regressive che ci spingono verso l’estinzione planetaria.

Ma dopo il fiasco, quando gli attivisti di XR hanno deciso di interrompere [il servizio del]la metropolitana di Londra, hanno irritato e si sono inimicati i pendolari provenienti da East London, dove sono molte le minoranze nere ed etniche [che risiedono] in alloggi poveri e hanno lavori a basso reddito e spesso contratti a zero ore, ho deciso che rimanere in silenzio è un errore.

Mentre in seguito è emerso che la maggior parte degli attivisti di XR non ha sostenuto quest’azione, il dipartimento stampa del movimento si è impegnato molto, amplificando l’apparente endorsement dell’azione da parte del marchio XR.

La dichiarazione della stampa ha ribadito la logica della strategia di XR – l’idea che generare “disagi” nella capitale, si traduca in interruzione del “business as usual” che sta determinando le emissioni di carbonio, che a sua volta dà origine a un governo nazionale che capitola alle richieste del movimento.

Tali richieste sono le seguenti: 1. dichiarare un’emergenza climatica; 2. impegnarsi a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2025; e 3. creare una Citizens Assemblies sul clima e la giustizia ecologica, che a sua volta creerà una legislazione per l’azione dell’obiettivo zero netto (a cui il Parlamento sarà subordinato).

Il movimento ha anche incapsulato queste tre richieste in una proposta di legge sul clima e l’emergenza ecologica, che si spera possa alla fine essere approvata in Parlamento.

Il problema fondamentale di questa logica, alla base del metodo di XR, è che si incentra una scienza fallace – in particolare, interpretazioni manifestatamente fallaci della scienza sociale nello specifico.Non è che l’intero metodo sia completamente sbagliato;è che l’incapacità di cogliere il suo contesto più ampio e le sue limitazioni significa che senza un aggiornamento, porterà al fallimento di XR.

Quest’articolo non è un attacco a XR. È un invito a fare meglio, basato sull’impegno critico con i dati scientifici, che gli strateghi di XR descrivono come base dell’approccio del movimento, insieme ad alcune delle loro dichiarazioni pubbliche.Si chiude con quattro raccomandazioni chiave e costruttive.Abbiamo molta strada da fare e alcuni argomenti vengono ripetuti in diversi modi.Quindi, se volete fare i conti con la scienza sociale sul perché la strategia di XR ha bisogno di un aggiornamento serio, magari prendetevi un drink, sedetevi e concedetevi del tempo per digerire ciò.

XR ha dimostrato di essere uno dei movimenti di protesta sociale di maggior successo, efficaci e ben organizzati negli ultimi anni e si sta certamente dimostrando uno dei più fattivi per l’attivismo riguardante il clima. Sta sicuramente facendo qualcosa di giusto. Credo che sia uno dei movimenti più importanti emersi negli ultimi anni.

Finora ciò ha portato il cambiamento climatico e il rischio di estinzione umana nella coscienza mainstream; ha contribuito a innescare dichiarazioni di emergenze climatiche da parte del Parlamento britannico e di altri organi politici; ha contribuito, insieme ad altre azioni di protesta per il clima, alla decisione senza precedenti del governo britannico di adottare obiettivi giuridicamente vincolanti per le emissioni nette pari a zero entro il 2050 (nonostante il fatto che la politica effettiva rimanga ben dietro gli obiettivi, anch’essi fallaci).

Sfortunatamente, XR è a rischio di alienare il supporto di massa che ha accumulato e aspira a un continuo consolidamento, a causa di una teoria fallace del cambiamento, basata su letture limitate e selettive della pertinente letteratura di scienze sociali. Questa teoria del cambiamento è stata tratta, copiando arbitrariamente da contesti socio-politici storicamente specifici metodi particolari, le implicazioni dei quali sono ampiamente ignorate nello svolgimento.

La mia conclusione è che, basato su una semplice analisi sociologica, questo approccio crea importanti linee di faglia che riducono la probabilità di successo; e inoltre, che XR in realtà non ha veramente capito la ricerca su cui si basa. Nonostante apparentemente derivino da studi sui movimenti non violenti in tutto il mondo (per la gran maggioranza, sebbene non esclusivamente da persone di colore), gli apprendimenti più importanti provenienti da questi movimenti sono stati trascurati da XR. E poiché la risultante teoria attiva del cambiamento a fondamento della strategia di base di XR è così compromessa, è probabile che questa strategia [le] si ritorcerà contro.

Dato che la recente azione di XR in autunno non ha prodotto lo stesso livello di successo e di cambiamento delle azioni precedenti, ora abbiamo prove empiriche abbastanza chiare che l’attuale strategia di XR potrebbe raggiungere il suo “picco”. Se deve continuare a ridimensionarsi come movimento, questo deve essere affrontato frontalmente. XR ora ha l’opportunità di rivedere e migliorare la sua strategia, e offro questa valutazione critica in quello spirito, come umile contributo per estendere tali sforzi.

Arresti di massa come strategia principale

Nella sua rettifica della strategia di XR, il co-fondatore e capo stratega del movimento, Roger Hallam, ha indicato gli arresti di massa come approccio tattico principale delle azioni di protesta di XR nel suo stampato Common Sense for the 21st Century: Only Nonviolent Rebellion Can Now Stop Climate Breakdown and Social Collapse.

Estratto dal post di Facebook di Roger Hallam

Ciò è stato ribadito (sebbene con avvertimenti) da altri influenti attivisti di XR, come il portavoce di XR e il consigliere del gruppo sulla strategia politica, il dottor Rupert Read dell’Università dell’East Anglia.

In un recente strategy brief e in una discussione pubblica con Hallam, Read ha espresso disaccordo con diverse sfumature chiave nell’approccio di Hallam. Sebbene abbia continuato a proporre l’idea di arresti di massa come tattica di base, alcuni dei temi più importanti sollevati da Read sono elaborati qui.

Consentitemi di chiarire che non mi oppongo all’azione diretta o alla disobbedienza civile non violenta, compresi gli arresti di massa; ma sto sostenendo che il modo specifico in cui XR sta eseguendo questi metodi si basa su fondamentali idee sbagliate a più livelli, che se non corrette saranno fatali per il movimento.

Altri hanno sostenuto che la strategia di XR implica che le minoranze nere ed etniche che affrontano la brutalizzazione di massa, da parte delle forze dell’ordine, saranno inevitabilmente emarginate da un movimento il cui obiettivo principale sono le azioni di “interruzione” col presupposto che vengano bloccate, cancellando così le minoranze e il popolo locale dal movimento. Ciò solleva interrogativi sulla capacità di tale movimento di raggiungere e rafforzare il sostegno di base in una capitale molto eterogenea.

Ma questa critica valida graffia a malapena la superficie del problema. Dobbiamo andare più a fondo per sondare da dove proviene esattamente l’idea di arresti di massa come strategia e se sia realmente applicata da XR in un contesto praticabile.

Sia Hallam che Read spiegano che la strategia degli arresti di massa era derivata da precedenti movimenti sociali, sommamente venerati, per il cambiamento su larga scala, che utilizzavano la disobbedienza civile non violenta come meccanismo principale.

Tra gli altri movimenti, essi indicano l’American civil rights movement,guidato da figure come Martin Luther King, e il movimento per l’indipendenza indiana contro il dominio britannico, guidato da Mahatma Gandhi.

Entrambi indicano [Hallam e Read] anche una recente ricerca nelle scienze sociali,la quale denota che quando il 3,5 per cento di una popolazione è attivamente impegnato in una causa e partecipa a proteste non violente, è ampiamente garantito che riesce ad assicurare un cambiamento politico.

Ma ci sono diversi problemi fondamentali con quest’analisi, uno dei quali è stato sottolineato da Rupert Read, ossia che i movimenti per i diritti civili dei neri e l’indipendenza indiana non stavano spingendo per un cambiamento globale del sistema, ma avevano obiettivi più specifici. Ciò solleva dubbi su quanto sia efficace applicare tali metodi oggi nel contesto della crisi climatica. Analizzerò ora tali questioni in modo più dettagliato.

Due importanti movimenti di persone di colore che hanno ispirato XR – e perché XR li ha ingiustamente spersonalizzati

In breve, XR non è riuscito a comprendere i movimenti da cui trae ispirazione. Inizierò a illustrare ciò, discutendo dapprima solo di due dei casi storici più iconici da cui XR trae ispirazione.

L’American civil rights movement ha avuto successo nella sua strategia di disobbedienza civile nonviolenta,precisamente perché, proprio le comunità nere che insorgevano, erano le vittime della segregazione razzista e della brutalità istituzionalizzata per cui protestavano.

L’American civil rights movement era quindi intrinsecamente di base e di ampio respiro, emergente dalle istituzioni delle comunità nere.

Il suo slancio si è incrementato nel corso di decenni, per mezzo di una diretta e minuziosa organizzazione, formazione, istruzione, costruzione di network e così via, strada per strada, all’interno delle stesse comunità interessate. È così che il movimento ha sviluppato la capacità di mobilitare alla fine milioni di persone in ripetute azioni di protesta; e questo è anche il modo in cui il movimento è stato in grado di consolidare e rafforzare gli affiatati network di supporto trasversalmente alle comunità nere a livello nazionale. Questo è anche il modo in cui il movimento è stato in grado di stringere legami di solidarietà con le comunità bianche, dando luogo a proteste pacifiche che coinvolgevano bianchi e neri.

L’obiettivo del movimento era direttamente correlato alla sofferenza delle comunità nere, finalizzata a porre fine alla segregazione, al razzismo, alla discriminazione e alla violenza costante e senza attenuanti, commessa contro i neri.

Ha funzionato proprio perché le persone che guidavano il movimento erano le stesse persone che soffrivano per mano della violenza razzista che hanno deciso di cambiare. Ha funzionato perché erano loro stessi vittime della violenza e il movimento offriva network per l’auto-potenziamento e l’azione contro quella violenza. Ha funzionato perché la soluzione si basava su cambiamenti politici fondamentali, direttamente collegati ai bisogni di coloro che desideravano il cambiamento; e le azioni dirompenti erano mirate proprio a interrompere il sistema di ingiustizia che stava violando i loro diritti.

Allo stesso modo, il movimento per l’indipendenza indiana, che aveva anche ispirato [Martin Luther] King e il movimento per i diritti civili, si basava sulla realtà di un massiccio, diffuso malcontento e opposizione al dominio britannico, che era anche complice della violenza di routine contro la popolazione indiana locale. La leadership carismatica di Gandhi ha incanalato quest’inconfondibile malcontento di base in azioni di protesta pacifica di massa, a cominciare dall’organizzazione delle caste inferiori. L’obiettivo di quest’azione era, ancora una volta, ben preciso: respingere il dominio britannico.

E ancora una volta, la capacità di Gandhi di mobilitare milioni di persone per azioni di protesta riuscite si basava su anni di minuziosa organizzazione di base, costruzione di ponti tra comunità eterogenee e relazioni con teorie e pratiche divergenti e diversi tipi di azioni mirate di disagio, che alla fine si sono unite in mobilitazioni di massa (quello che Gandhi chiamava “satyagraha“, o l’applicazione della “forza della verità”).

Questi movimenti sono stati progettati per perturbare un regime esistente e ben visibile di violenza repressiva, che era attivamente impegnato nella violenza contro le comunità assoggettate,fulcro del movimento, e che già quindi nei cuori e nelle menti di quelle comunità mancava di legittimità. Entrambi erano casi di resistenza da parte di persone di colore contro i sistemi di suprematismo bianco. In entrambi i casi, le azioni dirompenti miravano ad aumentare direttamente il prezzo della violenza repressiva a cui quelle comunità si opponevano.

Quindi, hanno avuto successo perché le istituzioni da loro perturbate erano precisamente le istituzioni di violenza che dovevano essere sopraffatte dai disservizi di massa per poter cambiare, in modo che il prezzo per continuare quella violenza repressiva sarebbe stato sempre più difficile da sostenere o giustificare.

Questo modello non può essere trapiantato in modo semplicistico nel moderno contesto occidentale, dove le strutture di potere sono molto più complesse, la repressione più invisibile e le istituzioni prese di mira non hanno una connessione intuitivamente ovvia con la richiesta.

In questo caso, l’idea che gli arresti di massa di bianchi, in gran parte privilegiati, sopraffacciano il sistema di polizia – aprendo la strada al governo per la capitolazione alle richieste di XR sul cambiamento climatico – non segue la logica di questi casi storici.

I bianchi non vengono brutalizzati en masse da un apparato statale repressivo,quindi, laddove soverchiandolo per mezzo di arresti di massa, costringerà la polizia e le autorità a cambiare idea sulle loro tattiche violente; e la polizia come istituzione non è direttamente coinvolta nella determinazione delle politiche per il clima richieste da XR, così il travolgerla con un prezzo [da pagare] non avrà alcun impatto sul sistema dei combustibili fossili, se non nel senso più indiretto. Invece, farà valere l’escalation dei poteri dello Stato di polizia, ma in un modo che potrebbe ribaltare l’opinione popolare contro il movimento, a causa della sua mancanza di connessione alle vertenze e alle sfide affrontate dalla maggior parte dei cittadini, i bianchi, i neri, i bruni e non solo.

Sia nell’American civil rights movement, che nel movimento per l’indipendenza dell’India, c’era un legame diretto e organico tra le persone che protestavano, le comunità di base colpite dai problemi per i quali si reclamava e le istituzioni repressive venivano perturbate dall’azione diretta. Ecco perché sono stati in grado di prendere rapidamente lo slancio. Questo non è davvero il caso delle attuali strategie di XR.

Il 3,5 per cento per il cambiamento del sistema?

Un problema correlato emerge in relazione alla “regola del 3,5 percento”,che sostiene il più ampio obiettivo tattico di XR. Hallam cita il lavoro della professoressa di Medicina Sociale di Harvard, Erica Chenoweth, la quale decreta che le proteste nonviolente che coinvolgono una soglia non inferiore al 3,5% della popolazione, immancabilmente riescono a produrre gravi cambiamenti politici.

Eppure, Hallam commette un’enorme, fatale omissione nell’estrapolazione da questa ricerca per sviluppare la sua strategia.

La cifra di Chenoweth deriva da un database che confronta strategie di resistenza nonviolenta e violenta, principalmente finalizzate alla produzione di “regime change”, in gran parte in contesti di conflitto riguardanti i regimi autoritari.

I 323 casi studiati da Chenoweth implicavano “la resistenza a regimi o occupazioni repressive, o a sostegno della secessione” – in altre parole, riguardavano la resistenza a regimi che attivamente invocanti la violenza a livello nazionale contro le forze dell’opposizione, che quindi attingevano a un motivo di malcontento già esistente. Non solo pochi di questi casi hanno comportato il rovesciamento di una democrazia, [ma] nessuno di essi ha comportato sforzi non violenti di successo per rovesciare o cambiare una democrazia liberale occidentale.

L’esclusione della ricerca di Chenoweth da questo contesto, come se ciò comporti una strategia praticabile per costringere lo Stato britannico neoliberista a intraprendere un percorso di cambiamento sistemico per evitare il destino del clima, è tutt’altro che ovvia. Torneremo su questo punto in dettaglio.

Esiste anche un contesto geopolitico nella “regola del 3,5 per cento” che XR ignora, vale a dire che era di interesse per l’establishment della politica estera degli Stati Uniti, in relazione ai governi che gli Stati Uniti non gradivano.

[Propongo] Quindi una digressione molto rapida per comprendere il contesto di questa ricerca.

Il principale contributo di Chenoweth a questo argomento è un libro pubblicato dalla Columbia University Press. Il libro Why Civil Resistance Works: The Strategic Logic of Nonviolent Conflict, scritto con Maria Stephan, che al momento della sua pubblicazione era responsabile degli affari esteri nel Bureau of Conflict and Stabilization Operations (CSO) del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Il suo ultimo incarico prevedeva il coinvolgimento con gruppi di opposizione siriani in Turchia e, in precedenza, aveva lavorato in Afghanistan per la pianificazione civile-militare.

Stephan scrive nella sua prefazione al libro:

“L’ambasciatore Mark Palmer, che è stato un mio grande mentore, mi ha mostrato un lato diverso del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e mi ha incoraggiato a essere amica di agenti di cambiamento non violento, all’interno del governo degli Stati Uniti. Per mezzo del suo lavoro con il Council for a Community of Democracies, Mark sta aiutando a istituzionalizzare la solidarietà globale con coloro che lottano contro enormi disparità nella difesa dei diritti e delle libertà di base. Ammiro molto Mark e spero di seguire le sue orme.”

Palmer è stato cofondatore e Direttore del National Endowment for Democracy (NED) che negli anni ’80, secondo l’ex corrispondente estero del New York Times Stephen Kinzer, “ha assunto molti dei compiti che la CIA era solita svolgere”. Il budget annuale di 170 milioni di dollari è stato destinato a fomentare movimenti non violenti contro quasi qualsiasi governo che, nelle parole di Kinzer, “sfida o disobbedisce agli Stati Uniti, mette in discussione il valore del capitalismo sfrenato, limita i diritti delle corporation straniere o adotta politiche che si considerano socialiste”.

Il problema principale qui è che, a causa del focus ideologico della ricerca di Chenoweth e Stephan per identificare l’efficacia della resistenza non violenta nel contesto della sua utilità per i politici americani – il libro è imparziale in tutto ma si conclude con un pratico elenco di raccomandazioni per i diplomatici statunitensi – questo focus implica che il modo in cui si esaminano casi storici è spesso intrinsecamente fuorviante. Invece di cercare di comprendere e studiare i dettagli di questi casi, le autrici cercano solo di estrarre da essi gli strumenti che desiderano.

Ad esempio, nel concludere che la transizione del Ghana da una colonia britannica all’indipendenza era dovuta esclusivamente alla resistenza nonviolenta, Chenoweth e Stephan si concentrano sui difficili e pacifici negoziati di Kwame Nkrumah con la Gran Bretagna dal 1951 al 1957 – eppure ignorano il fatto che l’intero slancio per l’indipendenza è stato innescato dai disordini di Accra del 1948, che hanno visto una rivolta violenta di massa in risposta agli omicidi della polizia coloniale britannica di tre veterani della Seconda Guerra Mondiale. Allo stesso modo, ad esempio, le autrici sostengono che l’Apartheid sudafricano sia terminato a seguito di una campagna di grande successo, puramente non violenta, dal 1984 al 1994, evitando accuratamente nel mentre i due decenni precedenti di lotta armata, che probabilmente hanno segnato il culmine nel regime dell’Apartheid,acconsentendo ai negoziati che hanno avuto inizio nel 1990, quando l’ANC ha sospeso la lotta armata.

Il punto qui è riconoscere che questi casi storici erano complessi – e il loro contenimento daparte di Chenoweth e Stephan in categorie discrete, a scopo di valutazione, è spesso arbitrario. L’attenzione nel cercare di identificare le principali azioni di “resistenza nonviolenta” che loro vogliono evidenziare, spesso finisce per escludere il contesto più profondo di lotte decennali, l’organizzazione della comunità, la costruzione di network (purtroppo, spesso accoppiati a casi di violenza e opposizione al regime contro la violenza) che ha sempre preceduto l’eventuale successo di strategie non violente.

E una ragione per questo è la seguente. Queste studiose hanno sviluppato la loro ricerca in un contesto eurocentrico che ha cercato di interpretare le disparate lotte globali come sforzi per “unirsi” a un sistema mondiale liberale dominato dall’Occidente, piuttosto che resistere e sovvertirlo. Di conseguenza, mancano di apprendimento dai movimenti sociali in tutto il Sud del mondo, i quali hanno valori elevati come la dignità umana, l’autosufficienza materiale e l’autonomia locale. Desiderose di trovare strumenti utili per i funzionari della politica estera occidentale, le lotte di base e le visioni sociali alternative di molti movimenti indigeni vengono facilmente trascurate.

Ciò rivela i gravi limiti del fare affidamento sul lavoro di Chenoweth e Stephan per determinare una strategia praticabile di cambiamento sistemico per il cambiamento climatico. I casi dei loro studi riguardavano il regime-change politico, di solito seguito dall’assorbimento nel sistema neoliberista che determina le emissioni di carbonio e ovviamente non miravano a produrre la necessaria portata di trasformazione globale del sistema economico, politico e culturale, includendo finanziamenti, energia, cibo, acqua, infrastrutture, società, cultura e non solo, per evitare la catastrofe climatica che in molti modi sovverte quel sistema mondiale. La strategia conseguente delle Citizens Assemblies di XR sembra promettente, ma non si avvicina affatto al modo in cui tale trasformazione sarebbe resa possibile, una questione su cui torneremo.

L’altro problema è che Hallam non assimila realmente le lezioni chiave che si possono riscontrare dalle scoperte di Chenoweth e Stephan sulle strategie di resistenza non violenta che esaminano. Dei 323 casi che loro studiano, tutti hanno coinvolto forze di opposizione che utilizzano una vasta gamma di strategie diverse, con gli arresti di massa che rappresentano solo un potenziale approccio, che funzionerebbe solo nelle giuste circostanze. I casi di maggior successo hanno richiesto un’ampia varietà di strategie basate su anni di mobilitazione della comunità, a differenza dell’attuale idea fissa di XR sugli arresti di massa.

La cosa più importante è la questione della rilevanza del lavoro di Chenoweth e Stephan nella situazione contemporanea. A causa dei casi da cui deriva, la “regola del 3,5 per cento” è significativa solo per l’applicazione a forme di resistenza politica contro i regimi coinvolti in una repressione considerevole a livello nazionale, ben visibile, mobilitando le comunità direttamente colpite da quella repressione. E ci sono scarse prove della sua efficacia nel contesto della democrazia liberale occidentale.

Percorrendo questa particolare strada, quindi, XR farà fatica a mobilitare neanche lontanamente il 3,5% della popolazione, per un coinvolgimento attivo nel suo movimento, perché la repressione delle istituzioni che sta affrontando non è universalmente ovvia, né ha un impatto sulle comunità attualmente mobilitate.

Tale questione è ancora più pertinente, dato che Chenoweth e Stephan citano e affermano la conclusione del sociologo Kurt Schock della Rutgers University, secondo cui le strategie non violente non funzionano altrettanto bene nelle democrazie,così come nei regimi non democratici – una scoperta ampiamente corroborata dai loro dati.

È importante aggiungere che la maggior parte della ricerca discussa qui è di per sé ristretta: focalizzata in modo schiacciante sulla questione “cambiare / rovesciare lo Stato”, piuttosto che studiare l’impatto delle campagne non violente rivolte ai consumatori basate su problemi, comportamenti sociali o suscitare cambiamenti da entità molto specifiche come le grandi aziende. Sarebbe una pratica apprezzabile vedere se ci sono buone ricerche sulla comprensione dell’efficacia delle campagne nonviolente, basate su questioni che potrebbero gettare più luce su strategie di cambiamento efficaci in un contesto neoliberista.

Il modello di Gene Sharp e l’arresto come tattica di XR

Fondamentale nella tattica di XR è la convinzione infondata che queste strategie non violente possono essere mobilitate per “bloccare” efficacemente la capitale [Londra] fino a che il governo non è costretto a capitolare alle richieste di XR. Secondo Hallam, questo punto di vista è supportato dalla raffinazione di strategie non violente di disobbedienza civile,portate avanti dal defunto studioso di Harvard Gene Sharp.

Sharp è noto per aver sviluppato una delle iniziative più influenti per comprendere e attuare strategie non violente per il cambiamento. Il suo lavoro è diventato onnipresente nei movimenti della società civile in tutto il mondo, ed è logico che sia così. Ma ancora una volta, ci sono limiti intrinseci nel fare affidamento sul suo lavoro.

Per capirlo, dobbiamo approfondire un po’ il lavoro di Sharp.

La teoria del cambiamento di Sharp riguardava l’uso di metodi non violenti per ribaltare o decentrare gli Stati centralizzati – senza, tuttavia, offrire molto per determinare ciò che dovrebbe accadere in seguito, una questione che riteneva dovesse essere lasciata aperta, affinché i diversi movimenti possano decidere autonomamente. Il suo modello si basava sull’idea che un governo per funzionare, [dovesse] fare riferimento a una base di “consenso” che fosse distribuita su tutta la società. Ciò si applicherebbe in qualsiasi contesto, sia democratico che totalitario. Anche le dittature hanno bisogno del pubblico per impegnarsi in modalità normalizzate di “obbedienza” per governare.

Come Chenoweth e Stephan, il suo lavoro si basa principalmente sullo studio della resistenza contro le dittature (da qui il titolo del suo libro più tradotto, From Dictatorship to Democracy: A Conceptual Framework for Liberation)[n.d.T. Dalla dittatura alla democrazia. Manuale di liberazione nonviolenta – Chiarelettere, Milano 2011].

Per Sharp, i metodi di disobbedienza civile non violenta sono meccanismi per “interrompere” tale sostanziale immobilismo, composto da un tacito consenso pubblico. Mobilitare un’intera popolazione per porre fine alla sua “obbedienza” allo Stato, comprometterebbe sempre più la capacità governativa dello Stato. Prima o poi, lo Stato ricorrerebbe a un’escalation della violenza per reprimere gli atti di disobbedienza civile non violenta di massa.

È qui che arriviamo all’adozione assiomatica della nonviolenza da parte di Sharp. Piuttosto che essere motivata da ragioni morali, questo è un secondo fine totalmente tattico. Sharp credeva che,più uno Stato ricorre alla violenza, più illegittimo apparirebbe agli occhi del grande pubblico. Pertanto, le misure interne di contro insurrezione allo Stato accelererebbero di per sé la “rottura” del tacito consenso, da cui dipende la capacità dello Stato di continuare a governare. L’intensificazione del potere dello Stato di polizia finirebbe quindi per crollare.

In definitiva, quindi, la resistenza non violenta nella visione di Sharp riguarda l’esposizione del modo in cui l’esistenza dello Stato centralizzato dipende in ultima analisi dal suo monopolio sui mezzi di violenza –se fondamentalmente sfidato, lo Stato deve ricorrere allo spiegamento crescente di quei mezzi di violenza. Questo ciclo di sconvolgimenti determina e accelera un supporto pubblico sempre più ampio per i manifestanti che ritirano il consenso per lo Stato, a causa del suo fare affidamento a una forza eccessiva.

Ancora una volta, il modello di Sharp non è stato desunto da casi riguardanti le democrazie liberali occidentali. Ma la sua teoria spiega perché XR è così entusiasta di ottenere simpatie dalla polizia e si è fissato sull’idea degli arresti di massa per bloccare la capitale. Suggerisce anche che gli strateghi di XR si aspettano ampiamente che la polizia intensifichi il suo violento giro di vite sugli attivisti di XR, ma vede questo come un presupposto essenziale per la vittoria. La teoria sostiene che, mentre persegue azioni di interruzione [di servizi] che destabilizzano le operazioni di polizia, XR dovrebbe contemporaneamente cercare di stabilire legami e connessioni con sostenitori e potenziali sostenitori all’interno del regime, in particolare tra le forze di sicurezza. L’idea è che ciò creerà un esodo di quelle forze per unirsi al movimento di protesta, minando la legittimità dell’escalation della violenza della polizia.

Questo ci riporta alle critiche di cui sopra. Come per i casi studiati da Chenoweth e Stephan, la teoria del cambiamento di Sharp si concentra strettamente su un obiettivo: minare la legittimità di un regime esistenteapertamente autoritario, al fine di causare il regime-change. Ma non ci sono prove che questa procedura implichi che lo Stato neoliberale britannico capitolerebbe di fronte, per citare Hallam, a migliaia di arresti. Il lavoro di Sharp non dimostra che una strategia così limitata, in assenza di un contesto di organizzazione della comunità di base nella città che viene perturbata, sia un punto di svolta. E le casistiche di Sharp confermano che le sue strategie di cambiamento possono sviluppare uno slancio di massa sufficiente per avere successo, solo se la perturbazione da eseguire è accettata come legittima dalle comunità colpite dall’interruzione[dei servizi].

In definitiva, l’obiettivo di Hallam di bloccare la capitale si basa su un presupposto infondato, derivato dalla lettura selettiva del lavoro di Sharp, ignorando al contempo le caratteristiche di Londra.

Presume che, semplicemente adottando in maniera rigorosa la nonviolenza mentre provoca lo Stato, qualsiasi violenza intensificantesi da parte dello Stato sarà considerata come illegittima dal grande pubblico nella capitale e finirà per incrementare e potenziare il movimento. Ma questo sarebbe il caso solo se XR fosse sufficientemente integrato e mobilitato, trasversalmente alle diverse comunità in tutta la capitale–il che non trova conferma.

E questo è il punto di flesso cruciale, presente nel modello di Sharp che manca alla decontestualizzata lettura selettiva di Hallam – come garantire che le comunità locali continuino a sostenere l’azione di interruzione [dei servizi],mentre lo Stato radicalizza le sue reazioni.

Mentre l’approccio di XR sembrava funzionare con l’emissione da parte della Metropolitan Police di un’ordinanza relativa alla section 14(1)che istituiva un divieto generale su tutte le attività di protesta di XR – che era ampiamente riconosciuta come draconiana; ciò si è gravemente ritorto contro, in relazione alle azioni dirette contro il sistema della metropolitana di Londra e alle relative interruzioni che colpiscono i comuni Londinesi.

E questo perché, mentre la maggior parte delle persone è preoccupata per i cambiamenti climatici, la maggior parte non ha familiarità con le implicazioni della scienza più recente, non afferra la gravità della situazione che minaccia non solo il collasso sociale, ma anche l’estinzione umana (potenzialmente all’interno della nostra esistenza), e non riesce a riconoscere che il sistema stesso che la emargina, indebolisce e danneggia,a tutt’oggi è al contempo e co-estensivamente responsabile di questa traiettoria di estinzione.

L’attuale strategia di perturbazione “del fucile a pallettoni”di XR è stata ideata in un silo [militare], senza consultazione e coinvolgimento da parte delle comunità di Londra–in modo del tutto diverso dai casi che hanno fatto la storia, da cui XR sostiene che sta traendo apprendimento.

È quindi molto probabile che vengano alienate le fonti del sostegno di massa di cui si ha bisogno all’interno della capitale e non solo. La strategia di destabilizzare la capacità delle forze di sicurezza funziona solo se è progettata per galvanizzare una comunità oppressa da quelle forze di sicurezza, ma altrimenti non è così efficace.

Tentando in modo miope di interrompere il commercio all’ingrosso della capitale, mentre feticizza la polizia, XR è in serio pericolo di perdere il sostegno di tutti i normali lavoratori nella capitale; e in particolare perdere il sostegno di diverse comunità che sono frequentemente prese di mira dalla polizia in modo discriminatorio.

In una capitale eterogenea, in cui il razzismo istituzionalizzato della polizia è un problema in corso e le disuguaglianze sono radicate, la strategia probabilmente si presterà alle critiche sui tabloid, sostenendo che XR non è in realtà un movimento “di massa”, ma campanilistico, limitato a un distretto specifico e privilegiato; sconvolgerà la vita dei normali lavoratori che lottano per sbarcare il lunario che saranno concordi con questa critica, piuttosto che simpatizzare con il movimento; quindi potenzialmente si rafforzeranno le divisioni lungo le linee di classe, etniche, razziali e religiose, con il risultato che il movimento non è in grado di galvanizzare il sostegno di massa in una società eterogenea.

Il risultato sarebbe un inasprimento delle perturbazioni, ma l’emorragia del supporto determinerà un’intensificazione dei poteri autoritari della polizia statale con prospettive di riduzione delle richieste di XR effettivamente implementate.

La prerogativa di razza e di classe di XR

In questo contesto, le critiche all’approccio di XR all’eterogeneità hanno un’importanza molto maggiore di quanto si possa normalmente supporre. Il problema dell’eterogeneità significa che la prerogativa di razza e di classe dei principali organizzatori di XR allude sostanzialmente al fatto che essi dimostrano scarso coinvolgimento nei confronti delle comunità, il cui supporto è da loro richiesto per essere efficaci nella costruzione di un movimento di massa.

Questo è un punto debole. E ciò è sempre più riconosciuto dalle persone nel movimento. L’attivista di XR Sam J. Knights ha appena scritto un lungo saggio accennando a ciò, sottolineando “il suo completo e totale fallimento nell’affrontare i problemi di razza”. Pur riconoscendo che “molte persone di colore [rivestono] ruoli d’organizzazione trasversalmente al movimento”, aggiunge, “ho anche assistito all’esclusione delle persone di colore dagli spazi degli attivisti” in XR, e descrive una serie di esperienze che dimostrano che XR attualmente manca delle procedure o delle strutture per affrontare gli atteggiamenti derivati dal razzismo, anche se afferma che questi non sono prevalenti nel movimento.

La prospettiva di Knight è supportata dalla professoressa Julia Steinberger, ecological economist presso l’Università di Leeds, la quale ci dice tuttavia, che il problema è più profondo:

“…Parecchie persone non bianche che conosco personalmente sono state brutalmente maltrattate da Extinction Rebellion, in un modo completamente diverso,rispetto all’esperienza degli attivisti bianchi. Sono stati ignorati, licenziati, sminuiti, visti con sospetto: il loro lavoro, esperienza e contributi sono stati disconosciuti. Questa è la colpa, non solo dei singoli membri di Extinction Rebellion con cui sono entrati in contatto, ma della cultura dell’organizzazione nel suo insieme, altrimenti la loro esperienza non sarebbe così diffusa. Uno dei miei amici, un attivista veterano e geniale teorico della propaganda è stato continuamente trascurato e ignorato, ma poi contattato di nuovo “perché ci è stato detto che abbiamo bisogno di più facce brune.” Tale maltrattamento non può essere cancellato come un caso di poche mele marce: ha a che fare con un’organizzazione che assume il marciume della società che la circonda, perché non è disposta a fare il lavoro necessario di antirazzismo e decolonizzazione.”

Tutto ciò rappresenta un importante ostacolo per la capacità di XR di avere successo, perché se organizzerà eventi efficaci di interruzione [dei servizi] nelle capitali come Londra, che danno il via al sostegno di massa, dovrà farlo con il sostegno dei Londinesi. E Londra è una delle città più eterogenee e ineguali al mondo.

XR deve rendersi conto che circa il 44 percento dei residenti a Londra, la capitale principale che intende perturbare, sono minoranze etniche. In effetti, molte delle principali capitali del mondo, in cui XR cerca di intensificare le sue azioni dirompenti, ospitano anche popolazioni molto eterogenee.

XR deve ricordare che Londra è la zona più ineguale in Inghilterra, secondo Trust for London, con il più alto tasso di povertà economica. Ha la più alta percentuale di famiglie, a livello nazionale, nelle prime dieci [nelle classifiche] per reddito, e la percentuale più alta tra le ultime dieci. Povertà, alloggi inadeguati, cattiva salute e così via, trasversalmente alle linee etniche.

XR deve ricordare che le minoranze etniche sono sproporzionatamente colpite da particolari sfide. Il Runnymede Trust rileva che le minoranze etniche “sperimentano uno svantaggio occupazionale e abitativo in tutti i quartieri di Londra”. Ad esempio, circa “due su cinque [abitanti provenienti dall’] Africa nera (40 per cento) e dal Bangladesh (36 per cento) vivono in abitazioni sovraffollate”. E il 46 per cento dei dipendenti londinesi di etnia bangladese e pakistana sono pagati al di sotto il London Living Wage,il doppio della tariffa per i dipendenti britannici bianchi.

Lo stesso sistema, che è responsabile della nostra traiettoria di estinzione,sta anche dando la scalata alla povertà, alla disuguaglianza e al razzismo strutturale. L’eterogeneità non è uno di quei temi progressisti gradevoli, ma marginali, che possono essere affrontati dopo è stata la prevenuta l’estinzione. È un presupposto fondamentale per la crescita e il mantenimento di XR nella sua capacità di mobilitare le masse.

A mio avviso, il problema dell’eterogeneità in XR non è solo un problema strutturale sintomatico del più ampio razzismo nella società; è il risultato di una visione isolataai vertici del movimento, che richiede un serio esame di coscienzae un’azione concreta per affrontarlo.

Ad esempio, in risposta alle domande di un organo di informazione sull’assenza di eterogeneità in XR, un portavoce ha rilasciato questa dichiarazione: “C’è un problema storico per il movimento ambientale e XR non fa eccezione. Inoltre, non siamo separati dal resto della società strutturalmente razzista. Ci sono molte persone di colore che lavorano all’interno di questo movimento, in modo da essere d’influenza”.

Immaginate se la reazione della polizia metropolitana, qualora accusata di razzismo istituzionale, fosse semplicemente “sì, ma la società è istituzionalmente razzista e non facciamo differenza da ciò, quindi, portate pazienza, ok? E abbiamo alcuni amici che sono poliziotti neri.” Oh, aspettate.

Nonostante i numerosi punti di critica ricevuti da XR, da gruppi che rappresentano persone di colore, nell’ultima versione del suo opuscolo per XR, Hallam fa solo scarso riferimento a questi problemi, [che] in un certo senso illustra il mio punto [di vista]. La mia discussione susseguente non ha lo scopo di implicare qualcosa su Hallam come persona, ma semplicemente di valutare criticamente alcuni dei pensieri controproducenti sui problemi di identità che rendono reticente il movimento.

“La messaggistica mal costruita scoraggerà nuove persone con identità altra, non ultimo a causa dei pregiudizi delle persone che ricevono il messaggio. Parte di questo può essere inevitabile”, scrive. Come esempio principale di questa dinamica, Hallam afferma:

“Ad esempio, una donna di colore è venuta a una riunione di Extinction Rebellion e poi se ne è andata con l’intenzione di non tornare perché ‘c’erano troppi piercing’.”

Questa è un’affermazione strana per due motivi principali. In primo luogo, c’è la convinzione apparente di Hallam che fosse l'”essere nera” di questa donna che “evidentemente” spiega la sua antipatia per i piercing.

In secondo luogo, c’è il preoccupante sottotesto del perché la storia di “una donna nera”, che partecipa a una riunione di XR, è in qualche modo un evento degno di nota, che indica chiaramente quanto raramente i neri partecipino a tali riunioni.

Hallam continua quindi a fornire una perfetta illustrazione delle basi ideologiche del privilegio strutturale della classe media dei bianchi di XR, quando sostiene che la soluzione strutturale non è avere le minoranze e le persone della classe operaia pienamente integrate nei gruppi organizzativi di base di XR, ma invece segregare questi gruppi in loro spazi autonomi, dividendo potenzialmente XR in base all’identità di classe e razza:

“La soluzione strutturale è quindi creare spazi differenti per vari diversi gruppi. Ad esempio, le mobilitazioni della classe operaia sono organizzate dai lavoratori stessi (a differenza dei gruppi della classe media che affermano di essere i loro portavoce). Allo stesso modo, le persone di colore possono organizzarsi nei propri spazi. Le persone dovrebbero quindi essere incoraggiate a creare i propri gruppi che concordano su fondamentali punti fermi, come la non violenza, eccetto essere in grado di promuovere le proprie identità culturali”.

L’assurdità di questo rimedio può essere compresa se la pongo nel modo più schietto possibile, senza voler essere irrispettoso: con un uomo bianco che afferma di volere il sostegno del 3,5% della popolazione, citando l’ispirazione da campagne come l’American civil rights movement, che esamina piuttosto malamente – proponendo una visione in cui le persone bianche della classe media sono strutturalmente prefigurate al centro, con le “persone di colore” e le persone della “classe operaia” segregate come appendici opzionali,alle quali è concesso il gentile permesso di “creare i propri gruppi”.

Non sto affatto suggerendo che XR abbia una politica deliberata di esclusione delle persone di colore o della classe operaia dal suo movimento in generale, o da uno qualsiasi dei suoi gruppi in particolare. E riconosco pienamente che molti dei suoi principali organizzatori non sono semplicemente bianchi o borghesi. Ma c’è chiaramente una ragione per il grave fallimento della rappresentazione in atto.

Una cosa è suggerire che chiunque può organizzarsi in diversi gruppi di XR, intorno a problemi diversi, e un altro è raccomandare che le persone di colore dovrebbero idealmente creare spazi separati per sé stessi, come persone di colore (a differenza dei bianchi, che [come] è tacitamente assunto,che certamente lo faranno per primi e non c’è bisogno di essere identificato).

I pericoli palpabili dell’inclinazione scivolosa a cui porta quest’approccio sordo, possono essere considerati nel modo in cui l’insistenza di XR sull’essere “apolitico” finisce con [l’avere] una parte della sua leadership che inconsciamente feticizza il nazionalismo estremo e le tattiche ingannevoli dell’estrema destra.

In un recente video, lo stratega dell’elezione generale di XR, Ronan Harrington, ha sostenuto con tutta sincerità che il movimento dovrebbe imparare dalle tattiche di Nigel Farage – un uomo con una storia lunga data nell’utilizzo di tropi antisemiti, stringendo alleanze con i gruppi suprematisti bianchi e neonazisti, suscitando l’odio anti-musulmano.

Harrington ha sostenuto che XR dovrebbe “imparare da Farage a onorare e difendere questo stile di vita” (di chi è lo stile di vita? E “difenderlo” dagli attacchi di chi? Musulmani? Migranti?); basarsi sulle narrazioni di Farage di “tradimento economico, tradimento politico e tradimento culturale” (come sono stati traditi esattamente i Britannici “culturalmente”, da quali culture “straniere”, e perché XR sta dando credito a tale pericolosa mitologizzazione?); e di abbandonare la “paura di essere etichettati come razzisti”, quando si critica “l’ortodossia di sinistra” (non è l’etichetta del razzismo che dovrebbe essere preoccupante, ma l’assunto compiacente che non è necessario riflettere sul potenziale razzismo latente e strutturale che illustra il problema).

Dopo la pubblicazione di questo articolo, Harrington mi ha inviato un’e-mail per chiarire che egli percepiva che il paragrafo precedente travisa ciò che sta effettivamente dicendo.Vorrei chiarire qui che le domande retoriche che pongo tra parentesi non dovrebbero essere considerate come rappresentative delle opinioni personali di Harrington. Non era questo lo scopo di quelle domande. Harrington ha chiarito che non supporta la politica di Farage, e non ne dubito.In quest’e-mail, Harrington ha spiegato quanto segue:

“Più in dettaglio.‘Onorare e difendere questo stile di vita’ demanda allo stile di vita della classe operaia, per il quale ‘noi’ metropolitani liberali di sinistra della classe media proviamo disprezzo.Non sto parlando di difendere le opinioni sull’immigrazione, ma Lei lo sottintende.Il “tradimento” a cui mi riferisco non ha nulla a che fare con le culture straniere, ha a che fare con l’essere abbandonato dalle élite britanniche politicamente, economicamente e culturalmente.

Non dico o suggerisco che ‘piantiamo in asso’ la paura di essere razzisti.Dico che è difficile criticare le opinioni di sinistra perché ciò è spesso equiparato all’essere razzista nella nostra attuale cultura politica.Sembra di nuovo come se stessi dicendo che dovremmo abbandonare l’attivismo intersezionale e preoccuparci meno di ciò che loro pensano.Questo non è vero e non lo sottintendo nel mio video”.

Capisco anche che, ovviamente, non sta cercando in maniera deliberata di legittimare la politica di Farage, ma di usare la compassione per comprendere le dinamiche del movimento di Farage.Sebbene sia una pratica valida, dovrebbe essere intrapresa responsabilmente e basata sulla conversazione con le comunità minacciate dalla politica di Farage. Inoltre, ovviamente, deve essere fatto in un modo che ciò dimostri attenzione della realtà empirica e storica della politica di Farage.

Nella mia risposta a Harrington, ho scritto: “….il Suo linguaggio rafforza semplicemente una più ampia metanarrativa, promossa da Farage e dall’estrema destra, sulla necessità di “difendere” un modo di vivere.Tutto ciò proviene da tropi di estrema destra che in realtà hanno le loro origini nel discorso antisemita sulla cosiddetta “élite metropolitana”.Quella frase esatta sull’élite metropolitana è precisamente un tropo antisemita di lunga data.È anche il linguaggio che viene utilizzato precisamente nel contesto dell’attacco alla cosiddetta migrazione di massa in Gran Bretagna.Che Lei lo intenda o no, il Suo linguaggio ha sostenuto quella metanarrativa, dato che lo stesso Farage ha corteggiato, in modo particolare, la teoria del genocidio dei bianchi: la teoria della cospirazione secondo cui le élite liberali, spesso potenti Ebrei come George Soros, stanno orchestrando la migrazione musulmana di massa verso l’Europa per sopraffare e sostituire il popolo bianco.”

E così, il problema più grande inerente all’approccio di Harrington era la sua completa ma inspiegabile cancellazione della natura razzista, xenofoba e del contesto della politica di Farage. E senza i chiarimenti che ha fornito tramite e-mail, il suo video è stato soggetto a un’interpretazione che sembrava essenzialmente venire in aiuto a quell’agenda fondamentalmente di razzismo e xenofobia.

Di conseguenza, procedendo come se il contesto razzista dell’agenda di Farage non esista, Harrington offre inconsapevolmente una tacita glorificazione del successo del Brexit Party di Farage alle elezioni parlamentari europee di maggio, il che dimostra di essere profondamente ignari del contesto storico, empirico e sociologico di questa vittoria. Non riesce a controllare la dinamica allarmante di come e perché il marchio di xenofobia di Farage sia diventato sempre più mainstream, cercando con cura di nasconderlo e normalizzarlo(che è ciò che il suo linguaggio meschino finisce inconsapevolmente per fare).

Il razzismo e la xenofobia stanno crescendo nel contesto di una crisi socio-economica e politica sempre più profonda, traffico incontrollabile di denaro, manipolazione degli elettori e massiccia propaganda mirata. E lo stesso Farage ha l’abilità camaleontica di rinominarsi come qualcuno che si oppone all’islamofobia, al fine di integrare la sua portata, nonostante la sua lunga tradizione di dog-whistling(2) anti-musulmani e anti-migranti. Nessuno dei quali è menzionato da Harrington, che, in ultima analisi, si concentra esclusivamente su come XR potrebbe calibrare la messaggistica per – in effetti – capitalizzare con aumento della xenofobia e del nazionalismo estremo, piuttosto che combatterlo.

La lezione principale tratta da ciò, secondo me, è che XR come istituzione deve interagire, imparare e ascoltare attivamente le comunità minoritarie.Qualora quelle comunità ravvisino qualcosa come razzista, è importante che le comunità bianche ascoltino.

È anche emerso che il gruppo di strategia politica di XR ha deciso, durante una riunione di pianificazione, di tentare di connettersi con Nigel Farage. I verbali della riunione sono riportati:

“Nigel Farage potrebbe essersi spostato un po’dalla sua posizione di negazionista riguardo ai [cambiamenti] climatici, noi potremmo essere in grado di influenzarlo. Il team ha convenuto che dovremmo avvicinarci al Brexit Party.”

Ho chiesto al portavoce di XR e al consulente strategico Rupert Read – con cui ho avuto il piacere di condividere una piattaforma sul palco di Rebel Rebel di XR al Byline Festival quest’estate – a proposito di questo, tramite e-mail, ed egli ha sottolineato che, mentre XR si era messo in contatto con il Brexit Party, nessuna riunione si era effettivamente svolta. Ha fornito la seguente spiegazione della motivazione:

“Qualunque cosa pensiamo di Farage e compagnia, non possiamo ignorare il voto di massa per il Brexit Party alle elezioni di maggio. Se non cercassimo alcun contatto con il suo gruppo, saremmo accusati di pregiudizio politico. Ciò è particolarmente delicato, dato che stiamo cercando di rimanere neutrali sulla Brexit in modo studiato; siamo ‘oltre la politica’.

Disprezzo Farage. Mi sono rifiutato di discutere con lui durante Rebellion, quando LBC (n.d.T. London Broadcasting Company) mi ha proposto di farlo; … è ancora un negazionista del clima. E personalmente ho una politica pubblica ben nota (che invito anche altri ad adottare) di disprezzare il dibattito con i negazionisti del clima. Quindi mi sono rifiutato di partecipare al suo spettacolo. Ma: è meno di negazionista in piena regola di quanto si è dimostrato; la sua posizione ora è ascoltare “entrambe le parti”, il che è meno grave della negazione totale di qualche anno fa. Noi – la squadra nazionale di collegamento politico di XR, che è una sorta di equivalente del servizio diplomatico di XR – abbiamo contattato il Brexit Party per cercare di avere un legame politico con loro, proprio come abbiamo già avuto con tutti gli altri partiti rappresentati nel Parlamento britannico e nel Parlamento europeo provenienti dalla Gran Bretagna. Quel tentativo di mettersi in contatto non è andato a buon fine; discussioni sull’interruzione di discussioni. Quindi in effetti non ci siamo mai incontrati con il Brexit Party”.

Capisco la logica apolitica di questa motivazione. Comprendo che Rupert e i suoi colleghi hanno buone intenzioni e non stanno tentando di approvare la politica di Farage. Accetto per buono che lui e i suoi colleghi rifiutano questa politica e disprezzano le sue radici razziste. E a suo merito, dovrei notare che Rupert stesso riconosce fortemente e per opportunità la necessità di una strategia più ampia, che incoraggi “il 99 percento” e colleghi le richieste di XR con le questioni di fonte al popolo britannico su tutta la linea.

Ma devo offrire le seguenti osservazioni come una persona di colore che ha vissuto il razzismo crescendo, allevando una famiglia a Londra in un momento in cui il razzismo è in ripresa e il bigottismo si sta normalizzando.

La logica qui proposta è profondamente irresponsabile. È una finta “apoliticità” privilegiata dei bianchi, che vedrebbe l’ascesa di un partito proto-fascista come “parte del gioco” e [qualcosa che va] perfettamente bene per XR, affinché si impegni nel nome dell’essere presumibilmente “oltre la politica”. Solo un gruppo privilegiato di razza e classe può, sulla base della pretesa di essere al di là della politica, contemplare di lavorare con un politico che non solo è cresciuto a causa del sostegno dei suprematisti bianchi, ma ha anche in maniera calcolata corteggiato la teoria del “genocidio bianco”, e che tuttavia ha usato propaganda e inganno per integrare il suo marchio pubblico come antirazzista.

La stragrande maggioranza dei sostenitori del Brexit Party sembra avere allarmanti opinioni xenofobe che, se mai legiferate, costituirebbero una grave minaccia per le comunità minoritarie nel Regno Unito. XR è davvero dell’opinione che essere “oltre la politica” significhi che si impegnerà con qualsiasi partito politico con una presenza parlamentare – se il BNP (n.d.T. British National Party) neonazista diventasse una forza politica, XR si sentirebbe improvvisamente obbligato a essere del tutto “non di parte” e ad aprire discussioni diplomatiche con Nick Griffin(3)? I gruppi di XR con sede in Europa ora hanno carta bianca per raggiungere la miriade di partiti politici neonazisti che guadagnano forza in tutto il continente, perché sono “oltre la politica”? Devo davvero ricordare a XR che Hitler è salito al potere attraverso il sistema parlamentare? Cosa è successo al principio di precauzione, quando si tratta di impegno politico?

L’incapacità di XR di integrare l’intersezione di razza, classe e giustizia ecologica nel suo giudizio su tali questioni non è solo un argomento di dibattito teorico. La strategia di interruzione [dei servizi] troppo circoscritta di XR, l’apoliticismo semplicistico, l’inettitudine cronica di integrare le preoccupazioni delle minoranze e delle persone di colore, sono tutti parte integrante della realtà che tali posizioni sono irrimediabilmente condizionate da una forma di privilegio di razza e classe che lo inibisce dall’adempiere al suo enorme potenziale di costruire un movimento di massa inclusivo, in grado di determinare il cambiamento del sistema di cui abbiamo disperatamente bisogno.

Se XR andrà avanti così, il movimento si estinguerà molto prima che abbia la possibilità di aiutare l’umanità a evitare l’estinzione per il clima. O peggio, esiste il rischio reale che ciò contribuisca inconsapevolmente all’integrazione dei tropi xenofobi, all’interno di un ormai istituzionalmente razzista movimento ambientalista.

Quali sono le prospettive?

XR ha un’importante opportunità per la correzione della rotta. Ciò significa riconoscere i limiti e le sfumature dei dati utilizzati per sviluppare la strategia e dare, di conseguenza, la priorità a nuovi approcci. Significa anche fare appena un po’ un bagno di umiltà: avere proprietà della concretezza dei suoi limiti culturali e ideologici, perché i suoi principali organizzatori provengono da una piccola sezione trasversale della specie umana che vogliono salvare.

Ecco alcuni suggerimenti su come XR può risolvere i problemi sopra descritti.

  1. Diversificare XR dall’alto verso il basso

XR è un’organizzazione decentralizzata, ma ciò non significa che non abbia un “centro”. È stato fondata, guidata e progettata da un piccolo numero di persone che sono prevalentemente (anche se non esclusivamente) di classe bianca e media. In sé, in ciò non c’è nulla di sbagliato: il problema sorge quando un gruppo che soffre in questo modo per l’isolazione razziale e di classe, fa ben poco per garantire che si risolva questa isolazione, procedendo in seguito al cambiamento con la cementazione dell’eterogeneità nel suo nucleo e poi in tutte le sue attività.

La maggiore difficoltà di XR è non riuscire completamente a costruire un movimento di massa globale, se non sviluppa le sue capacità interne di connettersi con la grande eterogeneità delle persone che spera di emancipare. Ciò significa che la priorità più importante è garantire che l’organizzazione – e questo include la leadership di base, la strategia e altri gruppi di progettazione e decisionali –di XR debba diversificarsi attivamente, in modo che sia un’organizzazione più rappresentativa.

Se XR è seria nell’esecuzione di una strategia derivata dall’operato di Gandhi, [Martin Luther King, [Gene] Sharp, Chenoweth e Stephan e così via, dovrebbe farlo in un modo che tenga conto del complesso delle implicazioni di quel lavoro. Ciò richiede un approccio mirato esplicitamente a diversificare la base di supporto per XR, e in particolare richiede che il movimento superi il suo approccio sordo alla diversità razziale, etnica e religiosa.

Secondo Chenoweth e Stephan: “Campagne più diversificate, che includono più fasce di età, classi, occupazioni, ideologie e generi, sono più propense ad avere legami con i membri del regime, in modo tale che le opportunità di creare divisioni all’interno del regime diventano più diffuse.”

Le persone di colore e le persone che lavorano devono essere integrate direttamente nella strategia e nei processi decisionali di XR, non solo devono essere coinvolte in un modo simbolico, incapace di agire “verso l’alto” su come XR nel suo insieme si definisce, comprende la crisi e formula azioni di cambiamento.

Ciò deve far parte integrante di una strategia concertata di organizzazione della comunità che prevede l’adattamento, la consulenza e il coinvolgimento di individui, gruppi e reti che possono consentire a XR di superare le divisioni sociali, culturali e di classe, per emancipare comunità eterogenee – specialmente nelle città, località e nazioni in cui XR sta pianificando o organizzando azioni di disturbo.Ciò richiede anche la diversificazione della gamma di strategie non violente adottate. “Arresti di massa” è solo una tattica molto specifica, relativa a circostanze particolari. Hallam ha offerto la sua opinione da erudito. Ecco la mia: la fissazione di XR sul raggiungimento di arresti di massa, comesingolare strategia per far capitolare lo Stato neoliberale britannico, non ha precedenti storici, né basi nella letteratura scientifica.

Ciò non toglie dall’intuizione fondamentale di Hallam che la strategia tradizionale di cambiamento incrementale del movimento ambientalista è un fallimento per bancarotta. Ha assolutamente ragione che è necessaria un’azione drastica. Non c’è motivo di escludere gli arresti di massa come una strategia tra molte, ma ci sono forti ragioni per garantire che l’approccio sia molto più ampio di ciò.

Il movimento americano per i diritti civili e l’indipendenza dell’India hanno implementato una moltitudine di strategie diverse, solo alcune delle quali miravano all’essere arrestati, e perfino poi in particolari circostanze, che non sono state riprodotte nella neoliberale Londra.

Gene Sharp ha derivato centinaia di altre strategie non violente che possono essere implementate per massimizzare la capacità del movimento, non solo di prendere di mira e interrompere diversi settori, ma anche di iscrivere pienamente i gruppi minoritari nella progettazione e all’impegno in dirompenti azioni pubbliche di successo. Molte di queste strategie potrebbero avere impatti di vasta portata e più potenti, pur essendo inclusivi e incoraggiando un’ampia varietà di comunità.

  1. Collegare la crisi climatica a classe, razza e non solo

L’emancipazione delle comunità di questa portata è possibile solo collegando le loro preoccupazioni, rimostranze, lotte e aspirazioni con la crisi climatica. Ciò richiede la comunicazione di una narrativa fondata sui sistemi, riconoscendo che la crisi dell’estinzione planetaria, esemplificata nell’escalation delle emissioni di carbonio, è parte integrante di un più ampio sistema economico e politico, responsabile delle sfide e degli ostacoli che le persone affrontano qui e ora.

Ciò significa anche che le richieste di XR dovrebbero essere concretizzate economicamente e politicamente, attingendo alla letteratura scientifica – non in un modo ideologico fisso, ma certamente in un modo che sia aperto a iterazione, feedback, critica e miglioramento – al fine di ‘dire la verità’su ciò che deve essere fatto.

Perché solo “dire la [sua]verità” sulla scienza del clima? XR dovrebbe cercare di connettersi e quindi “dire la verità” sulla scienza circa il cambiamento sistemico necessario per evitare l’estinzione; così come le opportunità per un mondo migliore offerto da tale cambiamento di sistema. E dovrebbe impegnarsi in quel dire la verità, indipendentemente dalle preferenze ideologiche per quanto riguarda la politica; anche se ciò porta a una critica sostenuta e approfondita dello status quo.

In questo modo, le comunità della società saranno autorizzate a prevedere come la grande transizione sociale e civica, necessaria per evitare l’estinzione, sia anche l’unica procedura che scongiurerà la catastrofe in futuro, così come qui e ora trasformerà la loro vita in meglio, mettere il cibo in tavola, consentire loro di godersi una vita lavorativa sana, liberarli dalla paura della polizia draconiana, dare a tutte le persone pari opportunità indipendentemente dal loro background, etnia, fede, genere, disabilità o altro, e consentire loro di offrire il meglio per le proprie famiglie.

La minaccia dell’estinzione deve essere portata “con i piedi per terra”. In questo modo, la piattaforma offerta da XR diventa significativa per le persone di colore e per i lavoratori, che stanno lottando proprio ora in modi che le classi medie bianche, preoccupate dall’estinzione di domani, riescono a malapena a immaginare. In questo modo, XR può iniziare a riunire le persone trasversalmente alle razze e alle classi su una piattaforma comune.

In base al primo suggerimento, ciò significa inoltre che le diverse comunità, che XR punta a emancipare, saranno impegnate fin dall’inizio nei processi interni progettati per sviluppare questa visione, non come ripensamento per raggiungere un obiettivo di percezione dell’eterogeneità.

  1. Connettersi con settori determinanti

È fondamentale che XR si connetta direttamente a individui e gruppi coinvolti in tutti i settori determinanti che necessitano di trasformazione per evitare, mitigare e adattarsi alla catastrofe climatica. In questo senso, XR ha bisogno di ampliare con chiarezza e sistematicamente la sua concettualizzazione del “regime” che perturba non solo quella dello Stato.

Questo succede particolarmente perché un vasto insieme di dati mostra che il moderno Stato democratico occidentale non è in realtà il luogo del potere e del processo decisionale politico, e quindi la scelta di concentrarsi sulla distruzione di quello Stato è plausibile solo per innescare quei più ampi network di potere per radicalizzare e militarizzare lo Stato, mentre distribuisce propaganda per legittimare quella radicalizzazione.

E si dovrebbe immediatamente riconoscere che gli ultimi decenni di consistente militarizzazione statale (grande accumulo di poteri di polizia e di sorveglianza che hanno un impatto su tutti, ma di solito sono altamente discriminatori nei confronti delle minoranze) sono già avvenuti senza una significativa opposizione pubblica.

Andando oltre il modello di Sharp, evitare l’estinzione richiede cambiamenti trasformativi in ​​tutti i sistemi sociali, economici, culturali e politici. Questo livello di cambiamento è davvero senza precedenti e attingeesclusivamente al modello di raggiungimento del regime change che è improbabile per mezzo della perturbazione di uno Stato centralizzato (basato su quel precedente del passato) per produrre un tipo di politica in grado di innescare i cambiamenti sistemici richiesti. Ed è irresponsabile supporre che le Citizens Assemblies da sole possiedano la capacità e l’acume di escogitare strategie efficaci per la trasformazione del sistema su vasta scala, senza un meccanismo organizzato per sfruttare e applicare le pertinenti competenze multidisciplinari intersettoriali.

Affinché tale trasformazione abbia luogo – indipendentemente dal fatto che sia legiferata o meno tramite le Citizens Assemblies  – è improbabile che i necessari cambiamenti sistemici tra energia, economia, cibo e altri sistemi siano in grado di emergere, a meno che persone, professionisti, esperti, ecc. in tutti i settori rilevanti si siano già profondamente, impegnati insieme nell’analisi delle opzioni e delle strategie per il cambiamento sistemico, nei contesti dei loro settori trasversalmente all’energia, alla finanza, all’agricoltura e così via.

Pertanto, quel processo di costruzione di una nuova capacità per un network di intelligence pubblica deve iniziare ora, in modo da poter supportare le istituzioni democratiche (sia parlamentari, le Citizens Assemblies o altro). XR è in una posizione rispettabile per essere alla testa di ciò, dato che sta già attirando persone da molteplici professioni e settori – come medici, scienziati e avvocati – e ha istituito una piattaforma di coinvolgimento economico.

Questo non dovrebbe essere lasciato ad un processo ad hoc, né relegato a un “problema secondario” che sia perseguito da un piccolo gruppo di XR, se lo desidera.

Piuttosto deve essere perseguito strategicamente come azione di XR, fondamentale per garantire che tutti i settori determinanti siano coinvolti, al fine di favorire il sostegno all’azione trasformativa del clima da parte delle imprese, organizzazioni no profit e istituzioni pertinenti in tali settori. Le società di combustibili fossili, le banche, le aziende IT, l’agroindustria e così via dovrebbero essere tutte prese di miramediante azioni di coinvolgimento, progettate per creare canali di comunicazione e istruzione (questa è un percorso parallelo per la perturbazione– vedete sotto).

Secondo Chenoweth e Stephan, il fallimento di una campagna non violenta “per sviluppare e sfruttare i legami all’interno del regime e attrarre un sostegno sufficiente da parte di potenziali alleati esterni” causerebbe l’”estinzione della campagna prima di raggiungere i suoi obiettivi finali”. (p. 215). Sottolineano inoltre che le campagne non violente devono essere estremamente agili, al fine di garantire che catalizzino e interagiscano con l’opinione pubblica: “Le campagne che aggiornano costantemente le loro informazioni, si adattano alle condizioni e superano l’avversario, hanno maggiori probabilità di avere successo rispetto alle campagne che si attendono il successo semplicemente, in virtù delle loro cause e metodi.” (p. 221)

Qui dobbiamo ricordare i limiti di questa letteratura e sostituire il concetto di “regime” con il più ampio “sistema” neoliberista che deve essere trasformato.

In breve, ciò indica che XR dovrebbe dare la priorità al mantenere vivi i legami empatici diretti con i settori più determinanti del sistema esistente che XR vuole cambiare. Questo dovrebbe essere affinché i canali di comunicazione offrano opportunità di istruzione, defezione empatica e quindi opportunità per coloro che “disertano”, non solo di “unirsi a XR”, ma – ancora più efficacemente – di farlo rimanendo all’interno delle loro istituzioni e lavorando per trasformarle dall’interno, mediante azioni interne che possono anche essere supportate da più ampie piattaforme di XR.

Il cambiamento di sistema può verificarsi, qualora i nodi chiave all’interno del sistema responsabile della sua struttura iniziano a riorganizzare quella struttura. La pressione per farlo può essere esercitata dall’esterno, ma può anche svilupparsi dall’interno.

  1. Interruzione mirata contro i punti di leva chiave nel sistema

Un approccio [da] “fucile a pallettoni” alle azioni di interruzione, progettato semplicemente per “bloccare la capitale” non funzionerà per i motivi sopra descritti, ma finirà per seminare divisioni e animosità tra i collegi elettorali ai quali è richiesto il supporto nelle azioni di perturbazione di massa. Invece di accelerare la crescita al supporto per costruire un movimento di massa, questo rallenterà tale crescita, se non potenzialmente causerà emorragia a tale supporto.

Pertanto, queste strategie devono essere implementate in modo mirato, sulla base della comprensione dei punti di leva chiave nel sistema esistente – ciò significa concentrare le azioni sul fermare i potenti, noni senza potere, con un’enfasi sui centri primari di potere che determinano la crisi climatica.

Questi sono gli stessi centri di potere che intensificano le disparità, debilitano i servizi pubblici, seminano divisioni ed essenzialmente destabilizzano i sistemi sociali, politici ed economici umani.

Questo dovrebbe essere una pratica basata sulla ricerca, fondata sull’analisi non solo di quelle istituzioni e agenzie complici direttamente nella nostra traiettoria d’estinzione, ma anche di tenere conto dell’impatto delle perturbazioni, in modo che siano progettate per cementare e consolidare il sostegno di massa, concentrando l’attenzione del pubblico sulla natura del sistema d’ingiustizia che oggi reprime le persone e rende praticamente inevitabile la catastrofe climatica.

In alcuni casi le stesse società o banche dei combustibili fossili, con le quali sono stati aperti canali di comunicazione per accelerare il ravvedimento, mentre i dipendenti prendono coscienza della portata della crisi, potrebbero essere accompagnate da azioni di interruzione pubblica che incanalano la mobilitazione di massa nella pressione pubblica per cambiare rotta. Come notato, Rupert Read ha già formulato una ragione convincente, affinché XR rimetta di nuovo a fuoco la sua strategia sul blocco delle istituzioni di potere, situando così il movimento all’interno delle preoccupazioni del 99 percento.

Ciò significa che XR può diventare un punto di riferimento per due tipi di attività: azioni di perturbazione e azioni di coinvolgimento; tutto ciò deve essere diretto con attenzione ai punti chiave del sistema – e in un modo che galvanizzi diverse comunità di base, specialmente nelle città in cui sono organizzate le azioni.

Considerazioni conclusive

Solo un approccio così articolato può accelerare la prospettiva di un cambiamento del sistema, con la garanzia che XR sia in grado di evolversi in un movimento di persone autentico e organico.

La posta in gioco non potrebbe essere più alta. Ogni settimana emergono nuove prove di come la nostra civiltà stia sistematicamente distruggendo il tessuto degli ecosistemi su cui si basa. XR è tra gli ultimi grandi movimenti sociali con la possibilità di aiutarci a invertire questa tendenza.

Alcune delle mie critiche potrebbero sembrare dure. E lo sono: perché riflettere su ciò che si compie, ascoltare le persone che ti amano ma hanno bisogno che tu prenda in considerazione il loro feedback sincero, tutto ciò è difficile. E immagino che molti saranno sconvolti, se non indignati da questa analisi. Ma siamo a un punto in cui semplicemente non abbiamo tempo di tergiversare sui problemi. Non c’è niente di così facile [da fare] come l’estinguersi. E dobbiamo capirlo bene.

XR ha assunto un’importante responsabilità di diventare un tramite per salvare la specie umana. Non può farlo se non è coinvolto e non appartiene a quella specie. Seppur XR avrà una seria possibilità di successo,dovrà [però] ancora crescere. Anche tutti noi.

Nafeez Ahmed è un giornalista investigativo pluripremiato, stratega del cambiamento e teorico dei sistemi. È redattore della piattaforma di giornalismo investigativo finanziata dal crowdfunding, INSURGE intelligence ed editorialista sul “cambiamento sistemico” presso VICE, dove riferisce in merito alla “trasformazione globale del sistema”. In precedenza, è stato un blogger ambientale per The Guardian, in cui ha riferito di geopolitica delle crisi economiche, energetiche e ambientali interconnesse, è stato Visiting Research Fellow presso il Global Sustainability Institute dell’Università Anglia Ruskin, che ha supportato le sue ricerche per produrre il suo ultimo libro, Failing States, Collapsing Systems: BioPhysical Triggers of Political Violence (Springer, 2017). È Research Fellow presso il Schumacher Institute e Fellow presso la Royal Society of Arts. È il vincitore del Premio Routledge-GCPS 2010 e del Project Censored Award 2015 per l’eccezionale giornalismo investigativo, ed è stato due volte elencato tra i primi 1.000 Londinesi più influenti dell’Evening Standard.

Fonte: https://medium.com/insurge-intelligence/

Link: https://medium.com/insurge-intelligence/the-flawed-science-behind-extinction-rebellions-change-strategy-af077b9abb4d

28.10.2019

 

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

Note a cura del traduttore

  • All’interno del Public Order Act 1986, la Section 14pone le condizioni che disciplinano l’organizzazione di adunanze pubbliche. Essa fornisce alla polizia l’autorità di imporre condizioni alle adunanze “per prevenire seri tumulti pubblici, seri danneggiamenti criminali, o serie perturbazioni arrecate alla vita delle comunità”. Le condizioni si limitano alla determinazione:
  • del numero di persone che vi possono prendere parte;
  • del luogo dell’adunanza;
  • della sua durata massima.

Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Public_Order_Act_1986 (informazioni rielaborate dall’Inglese all’Italiano)

  • La dog-whistle politics è una messaggistica politica che utilizza il linguaggio in codice, che appare come significante un aspetto alla popolazione in generale, ma che ha una risonanza aggiuntiva, differente o più specifica per un sottogruppo preso di mira. L’analogia è tratta dal fischietto per cani, la cui tonalità a ultrasuoni viene udita dai cani, ma non è udibile per gli umani. […] 

Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Dog-whistle_politics

(traduzione dall’Inglese all’Italiano)

  • Nicholas John Griffin è un politico britannico. È noto per essere stato presidente del British National Party, il Partito Nazionale Britannico, con il quale è stato eletto membro del Parlamento europeo nel giugno 2009.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Nick_Griffin

 

 

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