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La Redazione

 

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La candidatura di Manuel Valls

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A cura di Davide
Il 9 Dicembre 2016
54 Views

DI JACQUES SAPIR

russeurope.hypotheses.org

Ieri ho rilasciato un’intervista a Russia Today riguardante la candidatura di Manuel Valls. Pubblico qui la versione integrale, con aggiunte, troppo lunga per essere riportata da quel media. Il testo iniziale dell’intervista è il seguente.

RT France: Pensate che Manuel Valls possa essere un buon candidato per vincere le primarie?

Jacques Sapir: Innanzitutto bisogna tener conto che Manuel Valls è un candidato che arriva logoro alle primarie. Se voleva seriamente presentarsi alle elezioni presidenziali del 2017, avrebbe dovuto dimettersi già nell’estate del 2015. Questo gli avrebbe consentito di prendere le distanze da François Hollande, e gli avrebbe permesso di far conoscere meglio la specificità del suo progetto politico. È arrivato logoro perché è al governo da tre anni e ha avvallato molte delle decisioni prese da François Hollande, comprese le più impopolari – come la famosa Legge sul lavoro El Khomri – che ha dovuto far passare grazie a una disposizione particolare della Costituzione francese, ovvero attraverso l’articolo 49.3 e che non è altro che un mezzo per minacciare i deputati di scioglimento nel caso in cui rifiutino di votare la legge così come proposta dal governo. Questa disposizione era stata introdotta per permettere il voto di una legge finanziaria coerente. In questo caso è stata violata, con l’assenso del presidente della repubblica, un’importante disposizione costituzionale contribuendo contestualmente a indebolire la Costituzione. È arrivato logoro, e con un’immagine detestata tanto a sinistra tanto a destra, in pochi anni è diventato la caricatura di quello che era nel 2011-2012, un clone di Nicolas Sarkozy, con qualche eccesso d’ira in più e qualche lusso in meno. Tuttavia, sappiamo che le persone che voteranno alle primarie non costituiscono perfettamente l’elettorato del partito – lo stesso è accaduto per le primarie della destra. Bisogna ricordare che la destra ha ottenuto, con Nicolas Sarkozy, 16,8 milioni di voti al secondo turno delle elezioni presidenziali del 2012, e 9,7 milioni al primo turno. Ora, sappiamo che ci sono stati 4,1 milioni di voti alle primarie, meno del 25% degli elettori di Nicolas Sarkozy al secondo turno. Accadrà dunque la stessa cosa al partito socialista. Voterà sì in maggioranza il nocciolo duro dei militanti socialisti, e senza dubbio il 15-20% dell’elettorato di destra che cercherà di interferire per eliminare concorrenti sgraditi. È questa del resto la ragione per la quale bisogna essere molto severi nel giudicare il preteso carattere «democratico» del meccanismo delle primarie. In queste condizioni, effettivamente, Manuel Valls ha delle possibilità. Dovrà simultaneamente provare a conciliare la sua supposta lealtà verso François Hollande, e far dimenticare le basse manovre del quale si è reso colpevole nei giorni addietro, perché possa riacquisire legittimità all’interno dell’elettorato socialista, e anche evidenziare in maniera credibile la distanza tra il suo programma e la politica di François Hollande. E non è detto che ci riesca …

RT France : Perché Manuel Valls si presenta, considerando che è lo stesso che si è battuto a favore di tutte le decisioni contestate di François Hollande ?

J.S. : C’è più di una ragione, che possono tuttavia sommarsi. La prima, per semplice ambizione. Nel sistema francese la presidenza della repubblica agisce come un specchio per le allodole: fa perdere il senso della realtà a tutta una serie di personalità politiche. Ora, sappiamo e vediamo che Manuel Valls è divorato da un’ambizione debordante. La seconda ragione è più seria: se Manuel Valls desidera controllare il partito socialista per candidarsi nel 2022, deve presentarsi a queste elezioni presidenziali, benché in realtà abbia poche possibilità di spuntarla. Ma deve presentarsi e soprattutto sperare di ottenere al primo turno un punteggio che sia superiore a quello di Jean-Luc Mélenchon, che sarà l’avversario più insidioso del candidato socialista. Perché oggi Jean-Luc Mélenchon si situa più a sinistra del partito socialista ed è in grado di attirare una parte dell’elettorato tradizionale della sinistra. Possiamo ben vedere il timore dei socialisti di essere esclusi non soltanto dal secondo turno, ma addirittura di arrivare quarti o quinti, preceduti da Jean-Luc Mélenchon e, può essere, da Emmanuel Macron. È probabilmente questo timore che ha fatto desistere François Hollande dal presentare la propria candidatura. I tentativi disperati di Cambadélis, il dirigente del partito «socialista», per convincere Mélenchon e Macron a presentarsi alle primarie del partito socialista comprovano questa paura. Ma tanto Mélenchon quanto Macron hanno capito che il meccanismo delle primarie è un meccanismo a eliminazione dei candidati che non piacciono a quella parte di elettorato più vicino agli apparati burocratici del partito. Non ne ricavano alcun vantaggio e non hanno alcun interesse a partecipare al gioco falso delle primarie.

RT France : Considerate sempre Emmanuel Macron come un candidato che abbia delle possibilità di arrivare al secondo turno?

J.S. : Al momento non ha quasi alcuna possibilità. Ma anche per lui non si tratta tanto di arrivare al secondo turno ma di prepararsi per il 2022. In effetti, Emmanuel Macron potrebbe essere messo in discussione alla sua destra se François Bayrou si presenta, e alla sua sinistra da Manuel Valls, dato che il programma di quest’ultimo differisce assai poco da quello di  Emmanuel Macron. D’altronde, non dimentichiamo che i due uomini appartenevano al medesimo governo e condividevano la stessa linea politica. Sono come fratelli gemelli, là dove François Bayrou è un cugino germano …  In realtà,  se vuole arrivare al secondo turno, dovrà ottenere più del 22-24%, dato che corrisponde alla soglia intorno alla quale si colloca Marine Le Pen e il Front national. Ma probabilmente la soglia di Marine Le Pen è sottostimata. Al momento sia Emmanuel Macron, che dai sondaggisti è dato tra il 14 e il 16%, sia Manuel Valls, intorno al 12%, sono lontani dall’obiettivo. Il voto non è dietro l’angolo e le cose possono ovviamente cambiare. Ma la somma dei voti della sinistra è intorno al 33-35%. Così come si assiste a una crescita di Jean-Luc Mélenchon che potrebbe arrivare al 10%, se non di più più, riducendo drammaticamente lo spazio degli altri due candidati usciti dal governo. Infatti, come ho pocanzi sottolineato, la battaglia non sarà tanto per il secondo turno, che numerosi socialisti considerano già perduto, ma per chi assumerà la guida della sinistra: Manuel Valls, Emmanuel Macron o Jean-Luc Mélenchon? Il caso di Jean-Luc Mélenchon è, a tale riguardo, abbastanza esemplare. Sempre critico nei confronti dell’azione di François Hollande e Manuel Valls, egli si nutre della collera e del disgusto che la politica del governo provoca in numerosi elettori. Sta salendo nei sondaggi. Oggi è tra il 12 e il 14% e potrebbe arrivare al 18-19%.

RT France : Pensate che Jean-Luc Mélenchon possa essere un candidato in grado di unire la sinistra?

J.S.: Tutto dipende dal candidato che sceglieranno i socialisti. Se i socialisti sceglieranno Manuel Valls,  questo accelererà probabilmente il processo di «Pasokizzazione» del partito «Socialista», che potrebbe svuotarlo, più o meno rapidamente, della sua essenza e dei suoi elettori. Non è improbabile che una parte degli elettori del partito socialista preferiscano Jean-Luc Mélenchon che presenta un programma assai più coerente dei suoi avversari, e che non appare legato, potremmo dire compromesso, al governo attuale. Il solo vantaggio di Manuel Valls consiste nella sua fermezza in materia di pubblica sicurezza. Ma è un vantaggio solo nel quadro di un’elezione meno nel caso di primarie perché sappiamo che gli elettori potenziali tendono giustamente a sottostimare le questioni di sicurezza pubblica. Se i socialisti scelgono Arnaud Montebourg, Jean-Luc Mélenchon potrebbe avere un serio problema di posizionamento. Montebourg, con la sua teoria sul «made in France» incarna una forma di protezionismo nella quale potrebbe riconoscersi Jean-Luc Mélenchon. Ma, dall’altro lato, quest’ultimo ha cambiato posizione sia sull’euro (con il famoso «piano B» del quale si parla sempre più) ma anche sull’Unione europea, mentre Arnaud Montebourg è rimasto fedele alle posizioni che aveva quando era al governo. Bisogna riconoscere che nel caso in cui Arnaud Montebourg esca vincitore dalle primarie socialiste, questo avvantaggerà Emmanuel Macron. Quest’ultimo potrà ottenere il maggior numero di voti perché gli elettori del centro-sinistra lasceranno Arnaud Montebourg per schierarsi con lui, mentre Arnaud Montebourg potrebbe sedurre gli elettori più radicati nella sinistra del partito socialista. Tuttavia, Emmanuel Macron dovrà liberarsi anche lui dell’ombra di François Hollande e della sua politica. Perché anche Emmanuel Macron, che si è dimesso dal governo, è stato per due anni ministro del governo Valls e sotto François Hollande. Ha avallato le riforme più contestabili e contestate di François Hollande, quando non le ha ispirate lui stesso. Quanto a Jean-Luc Mélenchon, egli potrebbe trarre notevoli vantaggi da questa situazione. Anche grazie alla coerenza del suo programma. La moltiplicazione di connessioni sul suo canale Youtube è la prova che sta nascendo un movimento di massa in favore di questo candidato. Inoltre il fatto che la base del PCF [Partito comunista francese] rinneghi il suo apparato e voti a favore di questa candidatura è un aspetto significativo. Mélenchon non può che approfittare del discredito che oggi circonda il partito «socialista» e i suoi leader. Oggi, il «no» al referendum italiano sta cambiando molte cose nella vita politica in Europa e in particolar modo in Francia. Ci si incammina verso una nuova crisi dell’eurozona, crisi che prenderà avvio dalle difficoltà delle banche italiane e che potrebbe diffondersi. In questo contesto sono due i candidati che possono avvantaggiarsi: il primo è ovviamente Jean-Luc Mélenchon. Il secondo è Marine Le Pen, che presenta un programma di rottura rispetto alla questione dell’euro e dell’Unione europea, facendo leva sui timori che suscita il progetto economico e sociale di François Fillon, un progetto del quale da qui al mese di aprile si capirà quanto sia nefasto, ma fino ad allora la situazione non sarà più quella attuale.

Fonte: http://russeurope.hypotheses.org

Link: http://russeurope.hypotheses.org/5495

6.12.2016

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VOLLMOND

 

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