Alastair Crooke
strategic-culture.su
“Da oggi in poi [il giorno delle esplosioni simultanee dei cercapersone], non si potrà più parlare di accordi e soluzioni“, scrive Ibrahim Amine, redattore di Al-Akhbar, noto per i suoi stretti contatti con la leadership di Hezbollah:
“In un solo minuto, il nemico è riuscito a sferrare i suoi colpi più duri al corpo della Resistenza islamica… [Inoltre] con l’operazione di ieri, il nemico ha confermato di non voler rispettare le regole di ingaggio. Si sono dunque aperte le porte di una guerra senza limiti, tetti o confini? Da oggi in poi, il nemico israeliano non farà distinzione tra un combattente che opera sul fronte e un individuo che lavora in qualche ufficio lontano“, ha osservato Amine.
Nell’ultimo anno, sia Israele che Hezbollah hanno evitato di aggravare l’escalation osservando regole d’ingaggio non scritte o “equazioni” tra le parti, come quella di non colpire i civili. Ora non più.
Nel suo primo discorso dopo le esplosioni di martedì e mercoledì, Sayed Nasrallah, il leader di Hezbollah, ha ammesso che il suo gruppo “ha subito un duro e crudele colpo“. Ha accusato Israele di “aver violato tutte le convenzioni e le leggi” e ha detto che “dovrà affrontare una giusta punizione e un’amara resa dei conti“. Ma non ha descritto come Hezbollah potrebbe vendicarsi; “né ha discusso il momento, il modo o il luogo” in cui ciò avverrà.
Nasrallah ha avvertito:
“Il nemico dichiara come suo obiettivo ufficiale il ritorno dei coloni al Nord. Noi accettiamo la sfida: non potrete tornare al Nord. Anzi, allontaneremo altri israeliani dalle loro case. Speriamo che Israele entri in Libano, aspettiamo i loro carri armati giorno e notte: Noi diciamo: ‘Benvenuti!’”.
Questa osservazione è abbastanza sensata. Fin dall’inizio, Hezbollah si è configurato militarmente più per una guerra totale con Israele che per una guerra calibrata e limitata, che non è mai stata uno dei punti di forza di Hezbollah.
È chiaro che è iniziata una nuova fase di guerra e, per sottolineare questo punto, Israele ha iniziato uno dei suoi attacchi più pesanti subito dopo il discorso di Nasrallah, giovedì sera. Sembra che, la sera stessa, il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin abbia informato i leader del Congresso del timore di un’imminente offensiva israeliana in Libano.
La valutazione di Nasrallah di una guerra imminente è pienamente condivisa da almeno alcuni alti comandanti militari israeliani, anche se non da tutti. Diversi professano la convinzione che la guerra con Hezbollah potrebbe estendersi a una guerra regionale – e portare al collasso di Israele.
Tuttavia… “Non si fa una cosa del genere, non si colpiscono migliaia di persone pensando che la guerra non stia arrivando“, ha detto il generale di brigata in pensione Amir Avivi, che guida l’Israel Defence and Security Forum, un gruppo di ex comandanti militari particolarmente guerrafondai.
“Perché non lo abbiamo fatto per 11 mesi? Perché non eravamo ancora disposti a entrare in guerra. Cosa sta succedendo ora? Israele è pronto alla guerra“.
“C’è molta pressione da parte della società per andare in guerra e vincere“, ha detto Avivi, il generale in pensione. “A meno che Hezbollah domani mattina non dica: ‘Ok, abbiamo ricevuto il messaggio. Ci ritiriamo dal Libano meridionale’ – la guerra è imminente“.
Un sondaggio condotto a fine agosto dall’Israel Democracy Institute, un think tank di Gerusalemme, ha rilevato che il 67% degli intervistati ebrei ritiene che Israele debba intensificare la sua risposta ad Hezbollah. Tra questi, il 46% ritiene che Israele debba lanciare un’offensiva in profondità che colpisca le infrastrutture libanesi, mentre il 21% auspica una risposta massiccia che colpisca solo le infrastrutture di Hezbollah.
Le osservazioni del generale Avivi riflettono probabilmente una realtà di fondo ormai fin troppo chiara: Amos Hochstein, l’inviato degli Stati Uniti, non è riuscito a ottenere alcun progresso “diplomatico” per il ritiro di Hezbollah dal sud del Libano. Parallelamente, i funzionari statunitensi (secondo il WSJ) ammettono ora che un cessate il fuoco a Gaza è “fuori portata” per Biden e che, allo stesso modo, la guerra di logoramento di Israele nel Libano meridionale, che ha portato allo sfollamento dell’80% dei suoi abitanti, non ha ottenuto alcun risultato. Anche i residenti del nord di Israele rimangono sfollati.
Sembra quindi che Israele sia avviato verso un conflitto più ampio. Un assaggio è già arrivato: Il 17 settembre gli Houthi hanno lanciato un missile contro un obiettivo vicino all’aeroporto Ben Gurion. Il missile ha percorso 1.300 miglia in meno di 12 minuti, ovvero ha volato a velocità ipersonica, avvicinandosi a Mach 9 – intoccabile dalle difese aeree – e ha colpito il suo obiettivo.
È probabile che vedremo volare altri missili ipersonici di questo tipo – immuni alle difese aeree – se la guerra dovesse intensificarsi e l’Iran intervenire.
Ciò che è paradossale (come spesso accade nei conflitti) è che l’esplosione simultanea di tutti i cercapersone è stata apparentemente del tutto fortuita in termini di tempistica. Non è stata pianificata specificamente per portare Israele in una nuova fase del conflitto libanese:
“Fonti di alto livello dell’intelligence regionale hanno dichiarato ad Al-Monitor che la decisione di effettuare l’operazione è stata ‘imposta’ a Israele a seguito di un errore di intelligence… Il piano originale dell’esercito israeliano prevedeva di far esplodere gli ordigni in caso di guerra totale con Hezbollah per ottenere un vantaggio strategico – ma non di farli esplodere martedì”, hanno aggiunto le fonti. “Tuttavia, i sospetti di almeno due membri di Hezbollah hanno fatto sì che l’establishment di sicurezza israeliano accettasse un’esecuzione prematura del piano. Dopo che un membro di Hezbollah in Libano aveva sospettato qualcosa riguardo ai cercapersone diversi giorni fa – questa persona è stata uccisa, hanno detto le fonti … [e il piano è stato] infine eseguito. La successiva decisione di far esplodere le radio sarebbe stata dettata dall’aspettativa che dopo la detonazione dei cercapersone le radio sarebbero cadute nel mirino dei sospetti”.
Con le condizioni metereologiche che sarebbe cambiato nel giro di poche settimane, limitando – o addirittura bloccando – le operazioni aeree, Israele si è trovato a dover scegliere tra due alternative: un’azione militare entro poche settimane o aspettare la prossima primavera per esercitare maggiori pressioni su Hezbollah per modificare gli equilibri in gioco. Il futuro politico di Israele per il prossimo anno, tuttavia, è estremamente opaco. (Le udienze in tribunale di Netayahu riprenderanno a dicembre).
I sospetti imprevisti del membro di Hezbollah sui cercapersone hanno costretto Israele ad agire, portandoci ad un nuovo livello di guerra.
Non sorprende che in Israele si dica che l’operazione dei cercapersone ha inflitto un duro colpo al sistema di comunicazione di Hezbollah, che paralizzerà la capacità militare del movimento, offrendo a Israele la “finestra” per spingere un’invasione per stabilire una “zona cuscinetto” nel sud del Libano, che potrebbe facilitare il ritorno dei residenti israeliani nel nord. Nasrallah promette il contrario: altri israeliani saranno sfollati dalle loro case nel nord di Israele.
L’idea che le comunicazioni di Hezbollah siano paralizzate è un’idea velleitaria che non distingue tra ciò che si può definire la società civile di Hezbollah e il suo braccio militare.
Hezbollah è un movimento civile, oltre che una potenza militare. È l’Autorità su una fetta significativa di Beirut e del Paese – una responsabilità che richiede al Movimento di garantire l’ordine civile e la sicurezza. I cercapersone e le radio vengono utilizzati principalmente dalle forze di sicurezza civile (di fatto una polizia civile che gestisce la sicurezza e l’ordine nelle zone del Libano controllate da Hezbollah), oltre che dai reparti logistici e di supporto. Poiché questo personale non è una forza di combattimento, non si è ritenuto che avesse bisogno di comunicazioni veramente sicure.
Già prima della guerra del 2006, Hezbollah aveva interrotto tutte le comunicazioni via cellulare e linea fissa a favore del proprio sistema di cavi ottici dedicati e della messaggistica recapitata a mano per i quadri militari. In breve, le comunicazioni di Hezbollah a livello civile hanno subito un duro colpo, ma questo non avrà un grosso impatto sulle sue forze militari. Per anni, il Movimento ha operato sulla base del fatto che le unità avrebbero potuto continuare a combattere anche in caso di rottura completa delle comunicazioni ottiche o di perdita di un quartier generale.
Cosa succederà ora? Sono possibili diversi scenari: la chiave di lettura è che Netanyahu è tornato nella “sua zona di comfort”. I discorsi sugli ostaggi si sono placati e i piani per l’espulsione furtiva e calibrata della popolazione palestinese si stanno svolgendo sotto la supervisione dei ministri Ben Gvir, Smotrich e altri della Destra. Il ministro della Difesa Gallant ha persino dichiarato la “vittoria” militare a Gaza.
Sembra anche che Gallant si sia piegato all’inevitabile: Netanyahu, a quanto pare, ha avuto la meglio – aggirando le obiezioni di Gallant e degli alti ufficiali dell’IDF all’escalation contro Hezbollah, senza dover licenziare il popolare Gallant come ministro della Difesa e senza dover accogliere nel suo governo lo scomodo Gideon Saar!
Mercoledi sera, poche ore dopo l’ondata di esplosioni dei dispositivi di comunicazione in tutto il Libano, il Ministro della Difesa Gallant, il capo dell’IDF Halevi e altri ufficiali dell’IDF hanno rilasciato dichiarazioni che sembravano suggerire che si stesse preparando una guerra totale con Hezbollah.
Dal punto di vista di Netanyahu, gli Stati Uniti – per quanto a malincuore – sono impegnati a sostenere Israele in questa guerra e in una guerra più ampia, se l’Iran dovesse entrare nella mischia. Gli Stati Uniti lasciano intendere che il loro sostegno non è a tempo indeterminato, ma Netanyahu probabilmente conta sul fatto che il loro impegno si intensificherà inesorabilmente con l’evolversi degli eventi, trascinando gli Stati Uniti ancora di più (le strutture di potere che sostengono Israele, in ogni caso non accetterebbero mai di abbandonare un Israele in pericolo).
A giudicare dalle dichiarazioni rilasciate da Israele, il consenso è che Hezbollah si vendicherà, ma in un modo diverso da quello in cui ha risposto finora. Si accontenterà di una risposta limitata? Non è chiaro. Ma qualsiasi cosa faccia, potrebbe portare a uno scambio di colpi che, a sua volta, innescherà una guerra su larga scala.
Alti funzionari dell’IDF e di altri settori dell’establishment della sicurezza mettono apertamente in guardia contro “i passi sconsiderati pianificati dal governo del nord”. Da un lato, questi passi comportano il rischio molto concreto di far esplodere uno stato di guerra generale, non solo al confine con il Libano, ma nell’intera regione; dall’altro, non promettono una soluzione che permetta agli abitanti del nord di tornare alle loro case, né che gli ostaggi di Gaza vengano mai rilasciati.
Alastair Crooke
Fonte: strategic-culture.su
Link: https://strategic-culture.su/news/2024/09/23/will-israel-recklessly-seize-day-have-doors-war-without-limits-been-opened/
23.09.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.