Iran – Gli agenti di regime change usano proteste economiche

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FONTE: MOON OF A ALABAMA.ORG

Ieri ed oggi ci sono state alcune piccole proteste in Iran. Probabilmente sono il primo stadio di una grande operazione di “cambio di regime” condotta da Stati Uniti ed Israele con l’aiuto di terroristi iraniani.

All’inizio di questo mese, la Casa Bianca ed i siomisti hanno preparato un nuovo assalto all’Iran:

    All’inizio di questo mese, una delegazione, guidata dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Israele, si è incontrata con alti funzionari americani alla Casa Bianca per una discussione su come contrastare l’aggressione dell’Iran in Medio Oriente – come confermato ad Haaretz da un alto funzionario anericano.

Un altro report sull’incontro cita i funzionari israeliani:

    “Stati Uniti ed Israele vedono allo stesso modo i diversi sviluppi nella regione, ed in particolare quelli collegati all’Iran. Abbiamo raggiunto un accordo sulla strategia e sulla politica necessarie per contrastarlo. La nostra visione guarda sia alla strategia generale che ad obiettivi concreti, modo di agire e mezzi da usare per raggiungere quegli obiettivi”.

Ciò che segue è probabilmente il risultato dell’incontro precedente:

Centinaia sono scesi in piazza a Mashhad, la seconda più grande città iraniana, per protestare contro i prezzi alti, gridando slogan contro il governo.
    
    Video pubblicati sui social media facevano vedere dimostranti a Mashhad, nell’Iran nord-occidentale, uno dei luoghi più sacri dell’Islam sciita, recitare “morte a (il presidente Hassan) Rouhani” e “morte al dittatore”.
    
    L’agenzia di stampa semi-ufficiale ILNA ed i social media hanno riportato di manifestazioni in altre città della provincia di Razavi Khorasan, tra cui Neyshabur e Kashmar.

Un video di quella protesta a Mashhad mostrava circa 50 persone cantare slogan, con altri spettatori aggirarsi attorno.

Le proteste contro le politiche economiche neoliberiste del governo Rohani in Iran sono giustificate. La disoccupazione ufficiale è superiore al 12% e non vi è quasi alcuna crescita economica. La gente in strada non è l’unica a non esser soddisfatta:

    Il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei, che ha ripetutamente criticato l’andamento economico del governo, ha detto oggi che la nazione sta lottando con “prezzi elevati, inflazione e recessione” ed ha chiesto ai funzionari di risolvere con determinazione i problemi.

Giovedì ed oggi gli slogan di alcuni manifestanti hanno trasformato la richiesta di aiuti economici in un appello per un cambio di regime.

La mia impressione è che ci sia lo zampino dei soliti sospetti. Da notare che le proteste sono iniziate allo stesso momento in città diverse. Non è stato un tumulto spontaneo locale, ha avuto una qualche forma di coordinamento.

Poi c’è questo:

    Carl Bildt @carlbildt –  9:38 PM – 28 Dec 2017 da Roma, Lazio

    Report di segnali di reti satellitari internazionali bloccate in grandi città dell’Iran. Dimostrerebbe che il regime ha paura del diffondersi delle proteste di oggi.

Una ricerca in varie lingue non trova rispondenze a tali “report”. Carl Bildt è un ex primo ministro svedese. È stato reclutato nel 1973 come informatore della CIA e da allora è diventato un vero e proprio asset USA. È stato coinvolto nel colpo di stato ucraino ed ha cercato di trarne profitto personale.

L’unica risposta al tweet di Bildt è stata quella di un certo Riyad Swed‏ – @SwedRiyad che ha pubblicato diversi video delle proteste, tra cui uno che mostrava  auto della polizia in fiamme.


Non sono sicuro che il video sia autentico. L’account è un po’ strano (attivo da settembre 2016, 655 tweet ma solo 32 follower?).

Proprio ieri una conferenza  al congresso “hacker” della CCC riguardava il servizio segreto britannico GHCQ ed i suoi fake account su Twitter e Facebook. Questi sono usati per acquisire intelligenza umana e per eseguire operazioni di “regime change”. Pagina 14-18 delle diapositive (11:20 min) citano i documenti GCHQ ottenuti che elencano l’Iran come uno degli obiettivi. L’oratore apprezza specificamente un account GCHQ, “@2009Iranfree”, che è stato utilizzato per generare le proteste in Iran dopo la rielezione dell’allora presidente Ahmedinejad.

Oggi, venerdì e nel giorno di riposo settimanale iraniano, diverse altre proteste si sono svolte in altre città. Un resoconto Reuters report  di oggi:

Circa 300 dimostranti si sono radunati a Kermanshah dopo quello che Fars ha definito “una chiamata dall’anti-rivoluzione” ed hanno gridato “liberate i prigionieri politici” e “libertà o morte”, mentre distruggevano alcune proprietà pubbliche. Fars non ha citato alcun gruppo di opposizione.

    I filmati, che non è stato possibile verificare, hanno mostrato proteste in altre città tra cui Sari e Rasht nel nord, Qom a sud di Teheran ed Hamadan ad ovest.
    
    Mohsen Nasj Hamadani, vice capo della sicurezza nella provincia di Teheran, ha detto che circa 50 persone si sono radunate in una piazza della capitale e che la maggior parte se n’è andata dopo esser stata interrogata dalla polizia, anche se alcuni che si sono rifiutati sono stati “temporaneamente detenuti” – ha riferito l’agenzia di stampa ILNA.
    
Alcune di queste proteste hanno vere ragioni economiche, ma vengono dirottate per altri interessi:

Nella città centrale di Isfahan, un residente ha detto che i manifestanti si sono uniti ad una protesta tenuta da degli operai che chiedevano salari.
    
    “Gli slogan sono passati rapidamente dall’economia a quelli contro (il presidente Hassan) Rouhani ed il leader supremo (Ayatollah Ali Khamenei)” – ha detto il residente al telefono.
    …
    Le proteste puramente politiche sono rare in Iran, […] ma dimostrazioni sono spesso tenute dai lavoratori per licenziamenti o mancato pagamento di stipendi, o da gente che detiene depositi in istituti finanziari non regolamentati ed in bancarotta.
    …
    Alamolhoda, rappresentante dell’Ayatollah Khamenei nel nord-est di Mashhad, ha detto che alcuni hanno approfittato delle proteste di giovedì, contro il rincaro dei prezzi, per recitare slogan contro il ruolo dell’Iran nei conflitti regionali.
    …
    “Alcune persone erano venute per esprimere le proprie richieste, ma improvvisamente, in una folla di centinaia, un piccolo gruppo che non superava i 50 ha cominciato a gridare slogan come” Lasciate stare la Palestina”, “Non Gaza, non Libano, io darei la mia vita (solo) per l’Iran” – ha detto Alamolhoda.   

Due video postati da BBC Persian ed altri che ho visto mostrano solo piccoli gruppi di una dozzina di persone, con delle altre attorno che o sono in attesa o stanno filmando.

Anche i video pubblicati dal gruppo terroristico  Mujahedin-e Khalq  1, 2, 3, 4, 5 mostrano per lo più piccole proteste, nonostante il MEK millanti che ci fossero decine di migliaia di persone a cantare “morte al dittatore”. Il MEK, o la sua organizzazione “civile”, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, sembra essere maggiormente coinvolto nelle attuali proteste. Il suo website ha attualmente dieci reportage sulle stesse, ed il suo leader ha rilasciato una dichiarazione di sostegno:

La sig.ra Maryam Rajavi, presidente eletto della Resistenza Iraniana, ha salutato l’eroica gente di Kermanshah e di altre città che oggi si è levata cantando “morte o libertà”, “morte a Rouhani”, “morte al dittatore” e “i prigionieri politici devono essere liberati”, ed hanno protestato contro prezzi elevati, povertà e corruzione.
    
    Ha detto: “Ieri Mashhad, oggi Kermanshah e domani tutto l’Iran; questa rivolta ha suonato la campana per il rovesciamento della dittatura dei mullah, ed è l’ascesa della democrazia, della giustizia e della sovranità popolare”.

Questo primo intervento del MEK – il suo primo rapporto è stato pubblicato ieri alle 10:26 – è estremamente sospetto.

Nel 2012 è stato riferito che Israele aveva usato  l’organizzazione terroristica MEK per assassinare degli scienziati nucleari in Iran:

Giovedì, funzionari statunitensi hanno affermato alla NBC che agenti del Mossad stavano addestrando membri del gruppo Mojahedin del Popolo Iraniano ad assassinare degli scienziati nucleari: hanno aggiunto che l’amministrazione Obama era a conoscenza dell’operazione, ma non aveva alcun collegamento diretto ad essa.
    
    I funzionari statunitensi hanno confermato il legame tra Israele ed i Mojahedin del Popolo Iraniano (MEK), con un dichiarazione ufficiale: “Tutte le vostre intuizioni sono corrette”.

Ad ottobre, un documento del CATO Institute ha analizzato (e respinto) diverse opzioni sul tema Iran. Nell’ambito dell’opzione 3: “regime change dall’interno”, vi era scritto:

Con questo approccio, gli Stati Uniti farebbero pressione sul regime iraniano e contemporaneamente appoggerebbero i gruppi che si oppongono ad esso – siano essi gli esiliati estremisti del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), le fazioni della Rivoluzione Verde pro-democrazia o le minoranze etniche all’interno del paese – una strategia che i suoi promotori paragonano al sostegno di Reagan ai gruppi della società civile nell’Unione Sovietica.

    [Un] promotore della “democratizzazione forzata”, Mark Dubowitz della Foundation for Defense of Democracies, ha esortato Trump a “passare all’offensiva contro il regime iraniano, indebolendone le finanze” attraverso “massicce sanzioni economiche”, e contemporaneamente “indebolendone [i] governanti rafforzando le forze pro-democrazia” all’interno del paese. Questa opzione sembra stia guadagnando vigore nell’attuale revisione della politica iraniana del governo USA, ed ha ricevuto il sostegno pubblico di Tillerson. Anche il direttore della CIA, Mike Pompeo, durante il suo periodo al Congresso ha appoggiato questo approccio.

Il MEK/NCRI ha osservato che il senatore Tom Cotton, che probabilmente sostituirà Pompeo quando questi si trasferirà al Dipartimento di Stato, ha rilasciato una dichiarazione di sostegno alle proteste.

La Casa Bianca ed il regime di Netanyahu hanno concordato una strategia. I principali membri dell’amministrazione Trump sono favorevoli al “cambio di regime” da parte delle “forze pro-democrazia” in Iran. Alcune settimane dopo la conclusione dell’accordo, nel paese sono iniziate proteste economiche coordinate, presto dirottate da piccoli gruppi di regime changers molto attivi. Un gruppo di terroristi esiliati iraniani, ben noti per la micidiale collaborazione con le spie israeliane e per avere cellule operative in Iran, è coinvolto nella protesta fin dall’inizio.

Se questa  è l’operazione di “regime change” che io presumo, le proteste diverranno presto molto più grandi. Quando la gente ha bisogno di soldi bastano poche migliaia di dollari per creare una grande folla. Piccoli gruppi si ribelleranno nascondendosi all’interno delle più grandi proteste di persone forse veramente interessate. I media “occidentali” faranno il loro solito umanesimo pseudo liberale. Quando la polizia iraniana cercherà di arrestare quei rivoltosi, i media urleranno “brutalità” e creeranno dei màrtiri. Si solleveranno voci di censura e soppressione (vedi sopra Carl Bildt), fake news pioveranno da ogni dove e centinaia di fake account Twitter e Facebook diventeranno improvvisamente “iraniani” e faranno servizi “live” dai loro uffici di Langley.

Per i politici e la polizia iraniani la questione è delicata. Le proteste economiche sono chiaramente giustificate, con anche Khameni d’accordo. Ma i disordini nelle strade devono essere soppressi prima che aumentino ulteriormente e diventino incontrollabili. Le armi sul sito dei manifestanti potrebbero presto diventare un problema. Mossad e MEK non si fanno ad uccidere, foss’anche civili.

La Repubblica Islamica ha però un grosso supporto in vaste parti della società iraniana. Ci sono grandi organizzazioni civili che sostengono il governo – non su ogni questione, ma nel suo quadro generale. La maggior parte degli iraniani sono orgogliosi nazionalisti e sarà difficile dividerli. Se questo è davvero il tentativo di “cambio di regime” che sospetto, prevedo che fallirà.

 

Fonte: www.moonofalabama.org

Link: http://www.moonofalabama.org/2017/12/iran-regime-change-agents-hijack-economic-protests-.html

20.12-2017

Traduzione per www.comedionchisciotte.org  a cura di HMG

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