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Il vero incubo di Washington: l’America Latina unita e indipendente

Un libro svela il tallone d'achille degli Usa. Intervista all'autore Alessandro Fanetti.
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A cura di Redazione CDC
Il 17 Luglio 2024
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Il vero incubo di Washington: l'America Latina unita e indipendente

 

 Nella storia dell’umanità quest’area del mondo è sempre stata decisiva. Basti pensare alle civiltà che ivi abitavano già prima dell’arrivo di Colombo (fra le altre, Olmechi, Aztechi, Inca, Maya), le quali ci hanno lasciato saperi, tradizioni e conoscenze all’avanguardia.

E poi dal XV secolo come terreno di conquista e colonizzazione per varie potenze europee (Spagna e Portogallo su tutte) che ne hanno ampiamente sfruttato le risorse per accrescere il proprio dominio sul mondo allora conosciuto.

Per arrivare infine al 1823 con la Dottrina Monroe, riassumibile con la frase “l’America agli USA”, la quale ha garantito il dominio di Washington sul Continente. Dominio sviluppatosi certamente a scapito delle Potenze europee ma, soprattutto, a detrimento delle aspirazioni dei popoli che abitavano quelle terre.

Popoli che comunque non si sono mai arresi al controllo esterno, promuovendo forme di lotta e proposte innovative di unità e indipendenza presenti ancora oggi.

Incontriamo Alessandro Fanetti, studioso di geopolitica e relazioni internazionali, già autore del libro Russia: alla ricerca della Potenza perduta (2021) e che adesso ci porta dall’altra parte del globo con America latina & Caraibi: «Alba e cuore» del nuovo mondo multipolare. Lotte, indipendenza e unità dell’area decisiva della geopolitica globale (Eiffel Edizioni, 2024).

 

  • A proposito dell’oggi, che ruolo ha questa regione nelle dinamiche geopolitiche globali?

 

Ancora una volta, questa regione è e sarà decisiva. Infatti, nell’attuale scontro titanico fra unipolarismo e multipolarismo (in pratica fra chi aspira a mantenere intatto l’ordine internazionale sorto dopo la fine della Guerra Fredda e chi invece ne promuove uno con vari poli di potere “paritari”), l’America Latina e Caraibi hanno la “capacità strategica” di far vincere l’uno o l’altro.

Nel dettaglio, possiamo notare come l’unipolarismo a guida USA (con la NATO e le sue “propaggini” come l’AUKUS nella regione del Pacifico) mantiene la sua forza in primis grazie alla capacità di proiezione globale che Washington ha. Capacità derivatagli in primo luogo da due fattori:

  • Avere un “cortile di casa” sostanzialmente incapace di rappresentare una seria minaccia militare per gli Stati Uniti.
  • Sebbene in declino, mantenimento di una certa presa politico – economica su vari Paesi della regione a sud del Rìo Bravo.

Al contrario, il multipolarismo fatica a dispiegare tutto il suo potenziale in quanto le principali potenze che lo propugnano (Russia e Cina in primis, ma anche Iran, Turchia, India ed altre ancora) “coabitano” lo stesso Continente e non sempre hanno interessi comuni. Con Washington che ovviamente cerca di insinuarsi nelle incomprensioni e dissidi altrui per dividere il “campo multipolare”.

In quest’ottica, dunque, non è un caso che Mosca e Pechino, ma anche Teheran, si impegnino alacremente per “entrare” in America Latina e Caraibi. Impegno in primo luogo per sostenere le forme di lotta e le iniziative unitarie e sovrane dell’area in funzione anti – dominio statunitense, obbligando poi gli USA a distrarre risorse e impegno nel suo “cortile di casa” invece che globalmente.

 

  • Quali sono le forme di lotta e le iniziative unitarie e sovrane alle quali ti riferisci?

 

Fin dall’arrivo degli spagnoli nel XV secolo, sono esistite forme di resistenza che hanno avuto più o meno successo.

Forme di resistenza che hanno avuto poi nel Libertador Simòn Bolìvar la “guida suprema”. Per arrivare a un periodo più vicino a noi, basti ricordare il ‘900 con la pressione comunista sviluppatasi praticamente in tutto il continente e che ha avuto nell’italiano Antonio Gramsci il Maestro e in Cuba il faro indiscusso. Pressione comunista affiancata dall’esperienza cristiana della Teologia della Liberazione. Per arrivare poi al Terzo Millennio con il “dispiegamento delle ali” del Socialismo del XXI secolo e delle esperienze unitarie anti – imperialiste come ALBA – TCP e CELAC.

 

  • Cosa stanno facendo Russia e Cina nell’area?

 

Fedeli alla linea tenuta già nel corso del ‘900, Mosca e Beijing continuano e rafforzano il proprio sostegno ai Paesi a loro più “ideologicamente” affini, in primis Cuba, Nicaragua e Venezuela. Paesi definiti da Washington “asse del male”. In particolar modo, la Russia sostiene e sviluppa cooperazioni maggiormente in ambito militare, mentre la Cina più in ambito economico. Quest’ultima ha una penetrazione molto forte anche in economie e Paesi dell’area non direttamente vicini ideologicamente ma ai quali fanno gola gli investimenti del gigante asiatico.

In sostanza, dunque, una penetrazione a 360° che Washington giudica ostile e che obbliga quest’ultima a dover impegnare sempre maggiori risorse nel Continente americano.

 

  • In tutto questo, qual è il ruolo dell’Unione Europea e dell’Italia?

 

L’Unione Europea è un nano geopolitico che sostanzialmente non ha peso nelle dinamiche geopolitiche del continente americano. Così come l’Italia, che pure potrebbe giocare un ruolo significativo, in primis di “ponte di dialogo” fra Paesi (basti pensare alla presenza “italiana” in Argentina o alla capacità di Roma di non riconoscere l’autoproclamatosi Guaidò come Presidente del Venezuela nel 2019, nonostante le pressioni di Washington).

L’Europa, e in particolar modo alcuni dei Paesi che ne fanno parte (come l’Italia), godono di una certa simpatia nel mondo e dunque anche in America Latina e Caraibi. Simpatia, coadiuvata da capacità economiche e culturali non indifferenti, che potrebbero davvero far divenire il Vecchio Continente un faro della promozione del dialogo e del benessere nel mondo. Purtroppo, però, tutto ciò è bloccato da lacci e lacciuoli sovranazionali, nonché da modelli imposti da élite che tutto hanno a cuore tranne che la giustizia sociale e la pacificazione globale.

 

  • Un’ultima considerazione: il libro ha la postfazione di Rodrigo Rivas, intellettuale cileno che ha vissuto in prima persona molte delle cose che tratti nel libro.

 

Esattamente, Rodrigo è in primo luogo un amico ma anche un grandissimo intellettuale che conosce la sua terra come pochi altri al mondo e che ha vissuto in prima persona una parte decisiva del ‘900 latinoamericano e caraibico. In particolar modo la questione cilena, vivendo e promuovendo le speranze e le aspirazioni suscitate da Allende prima del colpo di stato di Pinochet del 1973. Colpo di stato magistralmente architettato e voluto da Washington per sedare una delle esperienze di unità e indipendenza più “pericolose” del continente.

La sua postfazione mi riempie di gioia, così come credo che diano un “quid” decisivo al libro la prefazione di Andrea Turi, Presidente del Centro Studi Eurasia e Mediterraneo CeSEM, e le due interviste all’analista geopolitico argentino Sebastiàn Schulz e alla Prof.ssa messicana Margarita Aurora Vargas Canales.

Alessandro Fanetti. Studioso di geopolitica e relazioni internazionali, autore del libro Russia: alla ricerca della Potenza perduta (Edizioni Eiffel, 2021); America latina & Caraibi: «Alba e cuore» del nuovo mondo multipolare. Lotte, indipendenza e unità dell’area decisiva della geopolitica globale (Eiffel Edizioni, 2024).

 

Il vero incubo di Washington: l'America Latina unita e indipendente

 

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17.07.2024

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